Quali sono i migliori vini d'Italia? Ecco un focus sulle etichette che hanno conquistato il premio come Bollicina dell'Anno, Bianco dell'Anno, Rosso dell'Anno, Dolce dell'Anno e Miglior Rapporto Qualità Prezzo.
Siamo arrivati al top della classifica, per la guida Vini d'Italia 2018, ovvero i vini che hanno meritato, a nostro avviso, il titolo di migliore d'Italia. Ognuno per la sua categoria: bollicine, bianchi, rossi, dolci, cui si aggiunge quello con il migliore rapporto qualità prezzo. Ve li raccontiamo qui.
Bollicina dell’Anno
È un vino che abbiamo conosciuto quando se ne producevano appena 4mila bottiglie, a metà degli anni '90. Ci venne presentato come un Metodo Classico prodotto da un enologo un po' matto, Piero Cane, all'epoca impiegato in una grande maison. Si chiama Marcalberto, come la fusione dei nomi dei figli, Marco e Alberto. Dopo 25 anni le bottiglie sono diventate 30mila, frutto di 5 ettari di vigne, tra Calosso, Loazzolo e Santo Stefano Belbo, e i figli sono entrati anche loro in azienda, al seguito di quella passione un po' matta che ha portato alla nascita di questo vino. Di cui ci piace lo stile, la pulizia, la struttura, la nitidezza, l’equilibrio e la mineralità, doti che ritroviamo sia nel Pas Dosé Blanc de Blancs, sia nel Rosé, come pure nel Sansannée e addirittura nel Nature Senza Solfiti. Ma il Marcalberto Extra Brut Millesimo2Mila12 ha una marcia in più: un bel colore paglierino scarico e brillante, e un perlage di rarefatta eleganza, frutto di ben 40 mesi di maturazione sui lieviti. Il profumo è complesso e vitale, sulle note di piccoli frutti rossi e di mela golden si innestano delicate componenti boisé e d’agrume sul finale. La bocca è profonda, sapida e fruttata, l’effervescenza cremosa e la sua vibrante freschezza l’accompagna in un finale lungo, speziato e complesso, da innamorarsene. È buonissimo, ma ha anche il sapore di una bella storia di famiglia, di una sfida vinta. E per noi è la Bollicina dell’Anno.
Marcalberto Extra Brut Millesimo2Mila12 - Marcalberto | Santo Stefano Belbo (CN) | via Porta Sottana, 9 | tel. 0141 844 022 | www.marcalberto.it
Rosso dell’Anno
La storia (travagliata) della famiglia Pelizzati Perego nel panorama enologico della Valtellina bisogna andarla a scovare indietro nel tempo, fino al 1860, anche se è solo nel 1984 che Arturo Perego ritrovò la forza di ripartire da 10 ettari di vigna. Appena un quinto rispetto al patrimonio venduto una decina d'anni prima. Erano gli anni delle prime barrique e dei vini sempre più densi. Una moda che non contagiò Arturo, che tenne dritta la barra sulla tradizione. Anche per quanto riguarda il tempo necessario al vino perché sia pronto a entrare in commercio. Oggi sono i suoi eredi, la quinta generazione, a portare avanti l'attività di famiglia con lo stesso stile, la fedeltà alla tradizione e all'ambiente, e qualche ettaro in più tra Sassella, Grumello e Inferno. La filosofia generale è improntata al massimo rispetto dell’annata e delle sue potenzialità, con etichette di punta che escono 3 o 4 volte ogni 10 anni, quando si possono effettuare macerazioni tra i 40 e i 120 giorni per vini dalla longevità pluridecennale. Il tempo è un punto chiave: maturazione di 3 o 4 anni in botti vecchie e lungo affinamento in bottiglia prima della commercializzazione. Il Rocce Rosse, alla sua prima uscita – il 1984 – entrò in commercio 6 anni dopo la vendemmia. Ed è proprio il Rocce Rosse Riserva '07 che conquista il podio come miglior Rosso dell'Anno. 18mila bottiglie, una macerazione di 41 giorni seguita da 4 anni in botti da 50 ettolitri, quindi cemento e, infine, bottiglie. Ha colore granato medio, appena evoluto e brillante, aromi intensi e complessi in cui note di tabacco e fuliggine si uniscono a richiami di prugna, catrame e liquirizia. La bocca è aggraziata ma possente e persistente, con ricca polpa e grande freschezza esaltata da tannini fitti e profondi: un’esaltante versione di nebbiolo di montagna.
Valtellina Sup. Sassella Rocce Rosse Riserva ’07 | Ar.Pe.Pe. | Sondrio | Via del Buon Consiglio, 4 | tel. 0342 214120 | www.arpepe.com
Bianco dell’Anno
Erano impiegati in altri settori, Rosanna Petrozziello, il marito Giancarlo e il fratello Piersabino Favati, ma l'eredità di un vigneto di famiglia li ha messi di fronte all'ipotesi di un'altra vita: quella con mani e il cuore nella terra. Quella dell'Irpinia, zona Atripalda. Un posto in cui, anche in una vendemmia come la 2017, la raccolta è cominciata a fine settembre. In questo territorio si appassionano al lavoro in vigna, cui aggiungono quello in cantina. È il 1999 quando cominciano a vinificare in proprio, con quel Fiano Pietramara frutto di un vigneto di 5 ettari dall'esposizione ideale. L'alba del nuovo millennio li sorprende a cambiare vita, e trasferirsi in campagna. È qui che nasce il Bianco dell'Anno. Nonostante la 2016 sia stata un'annata complicata in Irpinia, tra gelo e grandine, le uve – seppur molto ridotte in termini quantitativi – sono state ottime. E il Fiano Pietramara è un portento: vulcanico, intenso, con una traccia fumé (presente già 15 anni fa) e sempre più centrato; ha profumi cangianti e soffusi di grano, paglia e menta. La bocca è scattante e ritmata, con un crescendo finale di classe cristallina.
Fiano di Avellino Pietramara ’16 | I Favati | Cesinali (AV) | piazza di Donato Barone, 41 | tel. 0825 666898 | www.cantineifavati.it
Dolce dell’Anno
Ripartire dalla Malvasia e dal suo potenziale. Quello di un vino più elegante e fresco che muscolare. È questo lo spirito che muove il lavoro di Nino Caravaglio. Un obiettivo, il suo, che richiede grande attenzione in fase di vendemmia per portare in cantina uve mature, ma con un’acidità che permanga anche dopo l'appassimento sui graticci, evitando eccessive gradazioni alcoliche e residui zuccherini troppo alti. La storia di Nino Caravaglio, vignaiolo autentico e solare, comincia nel 1992, con un solo ettaro di vigna che vinificava praticamente nel salone di casa. Ora gli ettari sono un po’ più di 15 in 40 particelle differenti – 5 anche a Stromboli - tutti coltivati in regime di agricoltura biologica. La Malvasia delle Lipari Passito ’16 è un vino di rara eleganza, ha un profilo olfattivo ricco e complesso, dove si riconoscono agrumi canditi, albicocca, pesca, erbe officinali, fiori di lavanda, su un fondo minerale iodato. In bocca è un capolavoro di equilibrio tra il frutto dolce ma turgido, l’alcol e una fresca vena acida che amplifica la piacevolezza di beva accompagnandola per il lunghissimo e fresco finale.
Malvasia delle Lipari Passito ’16 - Caravaglio | Malfa | Isola di Salina (ME) | via Provinciale, 33 | tel. 339 8115953 – 338 2076030 | www.caravaglio.it
Miglior Rapporto Qualità Prezzo
Un vino che nasce da un progetto concreto, le cui prospettive sono state ben individuate e altrettanto ben perseguite e che oggi si muove in una direzione precisa verso la qualità e l'aderenza al territorio. Operativa sin dalla fine degli anni '50, oggi la cooperativa sociale Rocche Malatestiane conta 500 vignaioli che lavorano circa 800 ettari di vigne. Un panorama vasto di terre dominate dal sangiovese. E il sangiovese è la carta vincente: da lui, nel 2011, parte un progetto di riqualificazione della cantina; la quadra di tutto la troviamo proprio in queste uve e questo vino, un Sangiovese Superiore dedicato a Sigismondo Pandolfo Malatesta, prodotto con uve provenienti dall’entroterra di Rimini, Riccione e Coriano, terroir caratterizzato da prime colline con suoli ricchi di argille grigie e brune, piuttosto profondi. Il 2016 è molto interessante, per qualità assoluta e per stile. Ha profumi lineari e nitidi, finemente ricamati su note di frutti di bosco, anguria e arancia mentre la bocca è linfatica, succosa e fresca. Di grande beva, per giunta, il che non guasta affatto. Conquista il premio come Miglior Rapporto Qualità Prezzo.
Romagna Sangiovese Superiore Sigismondo ’16 | Rocche Malatestiane | Rimini | via Emilia, 104 | tel. 0541 743079 | lerocchemalatestiane.it