5 domeniche, 5 modi diversi di affrontare il pic nic, con la cucina di giovani chef di talento italiani e un omaggio ai prodotti del Parco del Ticino. Appuntamento a settembre all’Annunciata: i protagonisti.
L’ex convento e l’Ambasciata del Gusto. Un anno dopo
Ormai è trascorso più di un anno da quando l’ex convento dell’Annunciata, ad Abbiategrasso – nell’hinterland milanese – ha intrapreso un intenso programma di iniziative enogastronomiche a cura dell’Ambasciata del Gusto, di cui lo chef Carlo Cracco è uno degli organizzatori più influenti. All’epoca, in concomitanza con l’apertura di Expo, la vicenda della concessione gratuita dell’edificio storico da parte del comune lombardo aveva fatto molto scalpore; ma i fatti - e un bel ciclo di iniziative culturali e progetti gastronomici di alto profilo – hanno placato gli animi, smentendo i timori iniziali. E infatti anche al termine di Expo lo spazio del convento ha continuato a rinnovarsi con la partecipazione di tanti chef e sostenitori del circuito, promuovendo senza troppi clamori un gran numero di appuntamenti per gli appassionati del genere e per tutta la famiglia. Il prossimo esempio concreto prenderà il via con l’inizio di settembre, per regalare ai milanesi qualche week end all’aperto di fine estate, prima che l’arrivo dell’autunno inoltrato porti via con sé la voglia di condividere i piaceri della tavola con i piedi affondati nell’erba.
Pic nic d’autore. I protagonisti
Dal 4 settembre, e per diverse domeniche a seguire (fino al 9 ottobre) il chiostro cinquecentesco del convento si trasformerà nel palcoscenico ideale per esaltare le qualità dei giovani chef ambassador dell’Associazione Maestro Martino, protagonisti di insoliti pic nic d’autore, da consumare in loco o a portar via, muniti di cestino, lungo i sentieri del Parco del Ticino. Quasi tutti in arrivo dal territorio circostante, gli chef presenteranno cestini che valorizzano la filiera locale, ognuno affrontando il tema del pic nic a modo proprio, con personalità e originalità. Ad aprire i giochi una squadra composta da Andrea Provenzani e Lorenzo Lavezzari che proporranno un cestino ricco di sorprese, dal medaglione di Chianina al prosciutto crudo al set di Annunziamo il sushi realizzato con i prodotti del Consorzio Parco del Ticino.
Il 18 settembre sarà invece Sara Preceruti a condurre le danze in solitaria: per lei la prova dello Chic Nic con piatti a base di trota e storione per declinare quella cucina di lago che le è particolarmente congeniale. Ma chi arriverà al convento per prendere parte allo Chic Nic potrà seguire anche lo show cooking gluten free di un ospite speciale, Marcello Ferrarini (volto di Senza Glutine con gusto su Gambero Rosso Channel: qui i dettagli sulla nuova serie).
A seguire sarà la volta di Antonio Colombo (il 25 settembre), dalla Sicilia con caponata, cassata e uno speciale cous cous dedicato al Ticino, e poi di nuovo un turno a 4 mani, il 2 ottobre, con Matteo Monfrinotti ed Edoardo Fumagalli. Il 9 ottobre, dalla Campania, chiude Fabiana Scarica, con pizza rustica, crocchette di patate, panino con parmigiana di melanzane e crostata ricotta e limone. Sempre disponibile un corner gastronomico per acquistare i prodotti delle migliori aziende del Parco del Ticino.
Ambasciata del Gusto | Abbiategrasso (MI) | ex convento dell’Annunciata, via Pontida, 1 | tutte le domeniche, dal 4 settembre al 9 ottobre | www.ambasciatadelgusto.it
In costante crescita il rafforzamento del Gruppo Autogrill all’interno degli aeroporti americani. Fra nuove acquisizioni e partnership di tutto rispetto, l’azienda incrementa la sua offerta espandendosi anche nell’ambito del convenience retail.
Un mega gruppo in continuo fermento che, specialmente negli ultimi anni, continua a confrontarsi con progetti sempre nuovi e originali. È Autogrill, leader globale della ristorazione veloce, da sempre garanzia e punto di riferimento per le pause pranzo dei viaggiatori. Dal Bistrot di Autogrill, format studiato in collaborazione con l’Università di Pollenzo per garantire un pasto veloce ma di qualità, a Eataly x Autogrill, progetto parallelo che vede l’alleanza fra i due colossi made in Italy, sono diverse le iniziative che vedono protagonista il Gruppo. Ora, Autogrill si concentra ulteriormente sulla ristorazione aeroportuale e sul convenience retail, a cominciare dalle città del Nord America.
Los Angeles e Las Vegas: nuovi punti vendita
Sono ben 16 i punti vendita che vanno a estendere l’attività di ristorazione aeroportuale da parte di Autogrillnegli scali di Los Angeles Internatioanl Airport e al McCarran International Airport di Las Vegas. Il progetto è stato avviato attraverso la controllata americana HMSHost e a darne notizia è stata la stessa società italiana. Il prezzo stabilito tra le parti? 36,8milioni di dollari, ovvero poco più di 33 milioni di euro. Il trasferimento della gestione dei 16 punti vendita è stato reso effettivo a partire dal 20 agosto 2016, con una stima dei ricavi annuali delle attività coinvolte nell’operazione pari a circa 50 milioni di dollari nel 2016 e un flusso di cassa per negozio stimato in 8 milioni di dollari. L’obiettivo è chiaro: il rafforzamento continuo di HMSHost nel settore di servizi di ristorazione aeroportuale in Nord America. In aggiunta alle sue attuali attività, la controllata prende in gestione anche Panda Express, due Marmelade Café, Rolling Stone Bar, Loteria Grill, BLD e Wolfgang Puck a Los Angeles, Einstein Bros. Bagels, 360 Gourmet Burritos, Baja Fresh e Carl’s Jr. a Las Vegas.
L’accordo con Stella Partners
Ma non finisce qui. Novità anche nel settore del convenience retail, ovvero l’attività di vendita di quotidiani, merchandising e alimentari, attraverso l’acquisto di Stella Partners, società statunitense specializzata in questo ambito. Stellar Partners gestisce attualmente 38 punti vendita in 10 importanti aeroporti americani, fra cui Tampa, Orlando, Philadelphia, Miami, San Diego e Washington Dulles, con vendite annuali stimate in 38 milioni di dollari di cui circa 4 di utile. Attraverso questo accordo, da finalizzare e mettere a punto entro la fine dell’anno, Stellar Partners sarà integralmente controllata da HMSHost, mantenendo comunque la sua identità manageriale sotto la guida dell’attuale presidente Susan Stackhouse e del Senior Vice Presidente Ramon Bosquez.
“Conosco Susan Stackhouse e Ramon Bosquez da molti anni, e sarò felice di poter lavorare insieme a loro per far crescere Stellar negli aeroporti del Nord America e per rafforzare la presenza di HMSHost nel mercato del convenience retail aeroportuale statunitense, un settore dalle grandi potenzialità, il cui giro d’affari è stimato in circa 1,5 miliardi di dollari”, ha commentato Steve Johnson, Presidente e CEO di HMSHost. “Le competenze di Susan e di Ramon”, aggiunge,“daranno un contributo importante anche per rafforzare la nostra presenza retail nel canale autostradale”.
Chissà se dopo tutta questa crescita in Nord America, Autogrill vorrà portare anche al di là dell’Atlantico i progetti gastronomici che sta sviluppando in Italia come appunto il Bistrot (visto alla Stazione di Milano Centrale così come all’Aeroporto di Fiumicino) fino al progetto Bomba assieme allo chef Niko Romito.
Ce n’è per tutti i gusti: dolce, salato, a prova di intolleranze e scelte alimentari. È Streeat Food Truck Festival, il festival gastronomico itinerante dedicato al cibo di strada, che propone il meglio dello street food su due ruote. Dopo l’edizione primaverile, Streeat torna in autunno con 5 tappe.
Il festival
Sono state oltre 250 mila le persone che in pochi mesi hanno partecipato a Streeat, il Food Truck Festival dedicato al cibo di strada. Un tour iniziato il 1 aprile e conclusosi il 1 giugno che ha visto la presenza di 70 food truck per le proposte gastronomiche e 15 microbirrifici artigianali. Partito da Bari, l’evento ha fatto tappa a Langhirano, Udine, Mantova, Milano e Verona per poi concludersi a Genova. Adesso i food trucker di Streeat stanno per ripartire, con 5 nuove date che non deluderanno gli appassionati degli stuzzichini on the road.
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Molto vari i menu dei furgoncini partecipanti: dalle specialità classiche del cibo da strada, come le olive ascolane, lo gnocco fritto, i panini con lampredotto e cinta senese o la pizza fritta, a veri e propri piatti gourmet da mangiare per strada, come le lumache, i risotti, la pasta e fagioli, i ravioli. Non mancano, inoltre, proposte dolci come i cannoli o le frittelle di mele. Infine, specialità internazionali come Poff cakes, kebab di Angus, hot dog gourmet, churros, ceviche, BBQ e molto altro.
Ad accompagnare le leccornie di strada, molti birrifici artigianali che proporranno le proprie creazioni; in più, sarà presente una variegata offerta non alcolica, con centrifugati e succhi di frutta. Infine, sarà a disposizione degli avventori un’attenta selezione di vini naturali.
Le date del tour e i partecipanti
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Il successo del tour primaverile ha spinto gli organizzatori a fissare altre 5 date per l’autunno: si parte con il Trentino, dal 9 all’11 settembre. La seconda sosta sarà a Milano, al Carroponte di Sesto San Giovanni, dal 16 al 18 settembre. Dal 30 al 2 ottobre i trucker si sposteranno a Mantova, nella verde piazza Virgiliana, per poi approdare a Udine dal 7 al 9 ottobre. Infine, un lieto ritorno a Bari, ultima tappa del tour autunnale, dal 14 al 16 ottobre. Vari i trucker che partecipano alle varie tappe, fra cui Ape Scottadito, Gnoko on the Road, Italiangus, La Credenza, La Frittoria, La Lumaca a Spasso, Marchese Cannoli Siciliani, Pizza e Mortazza, Mr. Max - L'Osteria dello Gnocco Fritto, Puglia Street Food, Stars in the Street, Tortello 11 e molti altri ancora.
Quante volte abbiamo detto che l'insalata no, solo quella del nostro verduraio di fiducia che le coltiva con tanto amore. Poi puff, ecco lì che un giorno siamo così di corsa che cediamo anche noi alla verdura bella pronta da consumare. Proprio quella lì, in busta. E allora quale scegliere? Ne abbiamo assaggiate ben 16 per trovare la migliore. E il risultato vi stupirà.
Il confezionato pronto da mangiare è uno dei grandi business della nostra era fatta di ritmi frenetici e impegni continui. Ammettiamolo: magari non quotidianamente, ma ogni tanto capita a tutti di cedere alla comodità di prodotti (verdure soprattutto) già puliti e pronti da condire e mangiare: la cosiddetta IV gamma. E tra tutti, quella che ha più successo, specialmente in questa stagione, è l'insalata. Tra le decine di prodotti pret à manger ci siamo orientati sulle misticanze baby leaf, le insalatine da taglio a foglia piccola, che in genere contengono lattughino verde e rosso, lattuga romana, spinacino, nei mix più ricchi anche rucola e valerianella (o soncino), in quelli più personalizzati o esotici indivia riccia e scarola, lollo, pan di zucchero, tatsoi, mizuna. In qualche caso, ci siamo allargati a insalate a foglie grandi tagliate. Il mondo della IV gamma è una giungla nella quale perdersi, tra prodotti di aziende che ci mettono nome e braccia (coltivano e confezionano) e private label, insalate prodotte da terzisti (in stabilimenti diversi secondo la zona di distribuzione) ma in vendita con il marchio di supermercati come Coop, Auchan, Simply, Conad, Carrefour, NaturaSì, Eataly, e anche di discont: In's, Lidl, Eurospin, Todis, Tuodì.
Abbiamo deciso di trovare il prodotto migliore, e per farlo abbiamo fatto un test di assaggio alla cieca di ben 16 insalate confezionate.
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I prodotti e i criteri di valutazione
Le insalate in busta e in vaschetta sono state acquistate a Roma, appena arrivate nel banco frigo, il giorno prima della degustazione e subito conservate nelle borse termiche prima di arrivare alle celle frigorifere presso la sede del Gambero Rosso, nella Città del Gusto di Roma, dove si è tenuta la degustazione. I parametri impiegati per la valutazione: la freschezza, la pulizia e la dimensione delle foglie; l’odore (dato molto importante perché indica lo stato dei vegetali, gli eventuali prodotti usati per la pulizia) che non deve essere di chiuso e non deve avere un sentore chimico e di acido citrico; poi, l'intensità, la persistenza, l'equilibrio delle sensazioni aromatiche e gustative (con la rucola – a chi piace – che dà sprint al boccone), la consistenza, morbida ma non molle, croccante ma non coriacea, a suo modo succosa.
La nuova frontiera delle insalate pronte punta al benessere
Da un anno appena è nata la Linea Benessere Valfrutta (www.valfrutta.it), figlia della partnership tra Cultiva e Valfrutta Fresco, presentata a Milano nella fiera Fruit Innovation 2015, in contemporanea con Expo, e in vendita nei supermercati Conad. È una linea composta da insalate miste di IV gamma in busta di nuova generazione, innovative e originali, arricchite con ingredienti dagli effetti benefici, che nelle intenzioni vogliono unire gusto e salubrità. Sei le referenze: semi di girasole (anti-stanchezza), bacche di goji (antiossidante), semi di lino (carica di omega 3), mandorle (energizzante), semi di sesamo e di zucca (buona vista), anacardi e semi di canapa (fonte di proteine e magnesio). Prezzo: 0,98 euro per 120 grammi di prodotto. Al di là dei poteri salutistici sbandierati, l’insalata con semi di goji è molto interessante, un mix fresco e insolito dal gusto complesso e rotondo, con un bel bouquet aromatico e le bacche di goji che danno una dolce spinta alla base erbacea di spinacino, bietolina, crescione e gemme di piselli.
La degustazione
I prezzi indicati sono quelli medi al dettaglio. Tranne la prima classificata, le altre aziende sono in ordine alfabetico
1° e Oscar qualità/prezzo
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Naturalmente Tuo - Misticanza
Un primo posto che sorprende anche noi: la Misticanza (in vaschetta) a marchio di una delle più importanti catene discount italiane, Tuodì (già Dico, prima dell'acquisizione nel 2103 da parte del Gruppo Tuo), coltivata con la produzione integrata dall'azienda veneziana L'Insalata dell'orto (www.linsalatadellorto.it). Bellissima, freschissima, perfetta. Già alla vista svetta nel panorama delle insalate in lizza: sembra appena tagliata, anche dopo alcune ore fuori dal frigorifero. E buona. Al naso esprime note vegetali freschissime e pulite, senza sentori di chiuso o fermentato. In bocca non è da meno, anzi: tenerissima e insieme croccante, “grassa” e succosa, di una masticabilità goduriosa, equilibrata nel mix di insalatine a foglia piccola (lattughino biondo e rosso, rucola e spinacino), dolce e delicata ma complessa nel ventaglio aromatico, con la presenza della rucola che dà spinta e carattere al boccone.
Confezione da 90g,prezzo 0,99 euro
Naturalmente Tuo – Misticanza | Roma | via Raffaele Costi, 90 | tel. 06 225841 | www.gruppotuo.it
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Almaverde Bio - Insalata mista
Al Gruppo Apofruit fanno parte Almaverde Bio e Canova, società legata a oltre 800 aziende agricole biologiche in Italia, tra le quali l'azienda bergamasca Sab Ortofrutta (www.sabortofrutta.it), nel cui stabilimento di Monterotondo (RM) proviene l'Insalata mista bio a marchio Almaverde da noi assaggiata. Il mix di foglie piccole e grandi tagliate, tra le quali la rucola, emana odori erbacei coerenti e puliti, senza tracce di altri sentori. Al palato è equilibrato e offre uno spettro piuttosto ampio di sensazioni vegetali, con il radicchio che dà la nota dolce e amara e una bella croccantezza su un fondo morbido e tenero.
Confezione da 150g,prezzo 1,39 euro
Almaverde Bio - Insalata mista | Cesena (FC) | fraz. Pievesestina v.le della Cooperazione, 400
tel. 0547 414111 | www.almaverdebio.it
Auchan - Insalata mista
L'Insalata mista (riccia, radicchio e scarola) in vendita con il proprio marchio dalla catena francese di supermercati, in Italia con quartier generale a Rozzano-Milanofiori, è prodotta da Sab Ortofrutta (quella assaggiata proviene dallo stabilimento di Monterotondo, Roma). Si presenta abbastanza fresca e pulita, con vaghi odori di chiuso e di acido citrico. Al palato è piuttosto equilibrata per gusto e varietà delle tipologie scelte, con il bel dolce/amaro regalato dal radicchio e una consistenza giustamente croccante e succosa.
Bonduelle è sinonimo di insalata in busta: basta la parola! Leader mondiale delle verdure, in Italia con sede legale a Milano e amministrativa a San Paolo d'Argon (BG), propone decine di referenze presenti in tutti i canali di vendita, prodotte e confezionate in diversi stabilimenti a seconda della zona di distribuzione dove sono destinate. Quelle acquistate per la degustazione provengono dalla società agricola O.P. Oasi (www.opoasi.it), partner di Bonduelle, nello stabilimento di Battipaglia (SA). Discreti il Trio Freschezza della linea Le Selezioni (lollo verde e rossa, minilattuga verde) e Le Tenere Insalatine (lattughino verde e rosso, soncino, spinacino). Buono Primizie di Stagione (pakchoi, radicchio variegato e songino), molto buono il Mix Prezioso (lattughino rosso, lattuga romana, tatsoi): foglie piccole, fresche e tenerissime, gusto complesso, bell’equilibrio amaro/dolce. Ma a vincere la hit è il Gran Mix Gustoso, misticanza a foglia piccola composta da lattughino verde e rosso, lattuga romana, spinacino, rucola: sapore ricco e pieno, note dolci e amare, una palette di sensazioni fresche e precise che riconducono all’orto e ai sali minerali dei vegetali, e la forza pungente di una rucola particolarmente esuberante.
Confezione da 100g, prezzo 1,59 euro
Bonduelle Italia - Gran Mix Gustoso | San Paolo d'Argon (BG) | via Trento | tel. 035 4252411 - 800 903160 | www.bonduelle.it
Bontà dell’Orto - Paesanella
La Paesanella di Bontà dell’Orto, brand di Todis, è un misto di valerianella, indivia riccia e radicchio rosso, confezionato in vaschetta, prodotto nella cooperativa agricola PAC 2000 A a Fiano Romano (RM), partner di Todis per la IV gamma. Si presenta fresca all’occhio e al palato, anche se al naso si avvertono i soliti odori di chiuso che richiamano il cartone e la banana matura. Le sensazioni in bocca sono buone, con la croccantezza e l’amaro amabile del radicchio che sposano la morbidezza e la dolcezza del lattughino e della valerianella, formando un bel mix bilanciato.
Confezione da 125g,prezzo 0,99 euro
Bontà dell’Orto –Paesanella | Fiano Romano (RM) | via Tiberina, km 19,300 | tel. 0765 4621 | www.todis.it
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Ca' dell'Orto - Misticanza
Ca’ dell’Orto è un brand In’s (azienda del gruppo Pam e uno dei nomi di riferimento nel comparto discount), che per la IV gamma in vendita nei propri supermercati si affida a diversi terzisti. La Misticanza da noi assaggiata, il classico mix di insalate a foglia piccola (lattughino verde e rosso, rucola, valerianella, spinacino), è prodotta dall'azienda padovana Ortoromi (www.ortoromi.it). Fresca, precisa, corretta all’occhio e nell’odore, privo di sentori di chiuso o altro, in bocca esprime un convincente mix di aromi vegetali che richiamano l’orto, la buccia di fave e di piselli, e con la rucola che fa sentire la sua prorompente presenza. Il retrogusto è fresco e pulito, la consistenza tenera, morbida e insieme croccante, di grande masticabilità.
Confezione da 125g,prezzo 0,99 euro
Ca' dell'Orto –Misticanza | Venezia | via Istituto Santa Maria della Pietà, 6 | tel. 041 8690111 | insmercato.it
Carrefour - Granmix
Due le insalate a marchio della nota catena della GDO. Buono il Mix Esotico (lattughino verde e rosso, tatsoi e mizuma), prodotto nello stabilimento di Monterotondo (RM) da Sab Ortofrutta di Telgate (BG). Migliore il Granmix (lattughino verde e rosso, rucola, lattuga romana, spinacino), prodotto da O.P. Oasi nello stabilimento di Battipaglia (SA). Una misticanza a foglia piccola piuttosto fresca, pulita e precisa, con appena una nota di chiuso e di acido citrico all’olfatto. Al palato è morbida anche se poco umida, equilibrata nel sapore e nella scelta e quantità delle varietà vegetali, caratterizzata da una rucola potente che imprime carattere al mix.
Confezione da 125g,prezzo 1,78euro
Carrefour –Granmix | Milano | via Caldera, 21 | tel. 02 48251 | www.carrefour.it
Conad - Gran Mix
Il Gran Mix Conad, prodotto dall'azienda romagnola Il Melograno (www.ilmelograno.com), è un bel misto di lattughino verde e rosso, rucola, romana, spinacino. Fresco ed equilibrato nella presenza delle varietà, a foglia molto piccola, ha un odore vegetale corretto e fragrante. In bocca esprime un sapore complesso, coerente e armonico, con la rucola che dà intensità e il giusto sprint piccante al boccone, e una bella evoluzione di note erbacee. Masticabilità molto alta e godibile, in cui prevalgono la morbidezza, la tenerezza e la succosità.
Confezione da 125g,prezzo 1,49 euro
Conad - Gran Mix | Bologna | via Michelino, 59 | tel. 051 508111 | www.conad.it
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Coop - Insalata ricca
L'Insalata ricca, prodotta per la Coop dalla società agricola O.P. Oasi nello stabilimento di Battipaglia (SA), in vendita nei punti Coop e Doc, è un mix di rucola, lollo rosso e verde, spinacio baby e romana. Un bel colpo d'occhio freschissimo e perfetto, con un odore pulito e caratteristico delle varietà orticole a piccola foglia presenti, con appena appena un sentore citrico. In bocca è molto equilibrato nel gusto, con un amaro amabile che fa pendant con la dolcezza vegetale, e nella consistenza, morbida e insieme croccante, di grande masticabilità. E un'evoluzione al palato che allunga e arricchisce il boccone.
L'Insalata mista di Eataly (indivia riccia e scarola, radicchio rosso e bianco, pan di zucchero, tagliati e conservati in vaschetta) è prodotta per la famosa catena di negozi di Oscar Farinetti da L’Insalata dell’orto di Mira (VE). Ha un aspetto fresco e pulito e un leggero odore di chiuso ma senza note sgradevoli o estranee al prodotto. Anche le sensazioni in bocca sono piacevoli, con una bella nota dolce/amara data dal radicchio e una consistenza croccante. Manca forse un po' di complessità e prevale il dolce, ma nell'insieme è una buona insalata, coerente e originale rispetto ad altre sul mercato.
Una Misticanza ricca, caratteristica e gradevole quella prodotta e confezionata a proprio marchio da Il Melograno, azienda romagnola specializzata nella IV gamma, in vendita nei più importanti supermercati. È composta dal quintetto tipico formato da lattughino verde e rosso, rucola, romana, spinacino. All'occhio fresca e intatta, senza marciumi o difetti, ha un naso leggermente chiuso ma non sgradevole che rimanda al mondo vegetale e al fieno, tutt’al più con leggere note di lievito. In bocca è morbida e insieme croccante, equilibrata nel gusto e negli aromi, pulita e fedele al prodotto.
Confezione da 100 g,prezzo0,99 euro
Il Melograno – Misticanza | Santarcangelo di Romagna (RN) | via Bornaccino 1166 | tel. 0541 685555 | www.ilmelograno.com
Orto Pronto - San Lidano - Mista più rucola
Specializzato nella produzione della IV gamma, anche come co-packer, San Lidano propone con il proprio brand Orto Pronto i prodotti coltivati e lavorati negli stabilimenti aziendali nella provincia di Latina e di Bergamo, in vendita in numerose catene di supermercati. La sua insalata mista con rucola (indivia riccia, radicchio rosso, indivia scarola, pan di zucchero, rucola selvatica), con foglie grandi tagliate e piccole, si presenta piuttosto ricca e di bell'aspetto, fresca, pulita e precisa. Purtroppo le sensazioni olfattive e aromatiche sono migliorabili: richiamano il cartone bagnato e gli ambienti umidi chiusi. Peccato, perché la freschezza dell'insalata c'è e si avverte al palato grazie a una consistenza croccante e succosa, insieme a un bell'equilibrio di tipologie vegetali, in particolare con il radicchio che ci mette la sua zampa dolce/amara e la rucola che dà spinta al boccone.
Confezione da 200g,prezzo 0,99 euro
Orto Pronto - San Lidano - Mista più rucola | Sezze Scalo (LT) | via Migliara, 46 | tel. 0773 899595 | www.sanlidano.it
Qui! - Misticanza
Qui! è un marchio “pilastro” del Sistema Convenienza Auchan, deputato a difendere il potere d’acquisto con prodotti freschi a basso prezzo. La Misticanza è il consueto mix composto da lattughino verde e rosso, rucola, lattuga romana e spinacino, prodotto da O.P. Oasi (partner di Bonduelle) nel proprio stabilimento di Battipaglia. L’aspetto è simile a quello di altre insalate concorrenti, fresco e preciso, solo con le foglie un po’ più grandi. Come pure le sensazioni al naso e in bocca, con note vegetali un po’ chiuse, sentori di cartone e di banana matura. La consistenza è morbida e di buona masticabilità.
L’Insalata mista Simply (nel gruppo Auchan), presente nei supermercati a marchio, è composta da indivia scarola, indivia ricca e radicchio rosso tondo, con le foglie grandi tagliate. Quella assaggiata è prodotta da Sab Ortofrutta nello stabilimento di Monterotondo (RM). Si presenta discretamente fresca e corretta. Anche in questo caso l’odore richiama il vegetale “chiuso”, la banana matura e l’acido citrico. Il gusto è abbastanza equilibrato, la consistenza è un po’ fibrosa dovuta a una perdita di umidità dell’insalata, penalizzando un po’ la masticazione.
Le Terre di Ecor non è un’azienda ma un progetto di Ecor-NaturaSì in collaborazione con aziende agricole e biodinamiche produttrici di frutta e verdura bio, che appaiono in bell’evidenza sull’etichetta, tra il marchio e il nome del prodotto, ad indicare la provenienza dell’insalata e a garanzia di chiarezza e trasparenza. Il Tris acquistato in un supermercato NaturaSì romano– radicchio rosso e indivia tagliate in pezzi grandi, più la rucola – è stato coltivato a Viterbo dall’azienda agricola Filogea (via Risiere 2). L’insalata si presenta fresca e chiara, con l’odore piuttosto chiuso ma corretto. In bocca si percepiscono un bell’equilibrio di dolce/amaro, con la rucola che dà il suo supporto strong e piccante, e una consistenza di una croccantezza moderata.
Confezione da 150g,prezzo 2,53euro
Le Terre di Ecor – Tris | San Vendemiano (TV) | via Palù, 23 | tel. 0438 720410 | www.ecor.it
Vallericca- Lidl
Questa non è una vera e propria private label, ma è il marchio prodotto per Lidl dalla società cooperativa Rago di Battipaglia. L’informazione, sulla confezione, è completa: lattughino (e questo è) è il nome del prodotto “fresco, pronto da condire”; i marchietti riprendono il prodotto (lattughino verde) il fatto che è “già lavato” e che è “prodotto in Italia”. L’insalatina è ben conservata e asciugata e al naso non presenta note sgradevoli, se non una leggera sensazione di quasi troppo asciutto e pulito. In bocca, poi, ha la giusta croccantezza e l’aroma vegetale richiesto al lattughino che prende un po’ di vigore da una sensazione leggermente amara. Non esaltante, nel complesso, ma dal prezzo davvero ammiccante.
Se ne è andato all’età di 94 anni Silvano Corsini, figlio del fondatore della torrefazione Caffè Corsini di Arezzo, una delle più grandi realtà di settore a livello nazionale. Una visione imprenditoriale e una passione smodata per il caffè lo hanno portato negli anni al successo attuale.
Caffè Corsini
Era il 1950 quando Corsino Corsini poneva le basi per quella che oggi è una delle più significative torrefazioni in Italia. Dal piccolo laboratorio ad Arezzo, ancora oggi sede dell’azienda, alle innovative gamme monorigini, dalla scuola di formazione alla collaborazione con la fiorentina Ditta Artigianale, i passi mossi dalla famiglia Corsini in questo settore sono stati numerosi. A contribuire in maniera determinante allo sviluppo dell’azienda è stato il figlio del fondatore, Silvano Corsini, scomparso lo scorso 13 agosto 2016 a Siena all’età di 94 anni. Presidente del Gruppo Caffè AIIPA – Associazione Italiana Industrie Prodotti Alimentari – Presidente del Comitato Italiano Caffè e del Consorzio Promozione Caffè, Presidente dell’ANT – Associazione Nazionale Torrefattori – e “Coffee man of the world”: i ruoli ricoperti da Silvano durante la sua carriera sono stati svariati, così come i riconoscimenti ottenuti.
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Silvano Corsini, imprenditore di successo
Quella di Silvano Corsini è una storia di imprenditoria intelligente, svolta fin da giovanissimo, a cominciare dalla guida dell’azienda di famiglia subito dopo la laurea in Economia e Commercio all’Università di Firenze. Inizia il suo percorso professionale con un obiettivo ben chiaro in mente: far diventare Caffè Corsini un marchio vero e proprio, riconosciuto a livello nazionale e internazionale come simbolo del made in Italy. A ricordarlo oggi è l’attuale presidente della torrefazione, Patrick Hoffer: “Ho conosciuto Silvano da bambino e con lui ho un legame affettivo e professionale molto profondo. È il marito di mia madre ed è stato lui a insegnarmi tutto quello che so sul caffè. Per me, Silvano è un modello da imitare, nel lavoro come nella vita”.
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È stato infatti Silvano a ideare Caffè Corsini così come è oggi. “Inizialmente, la torrefazione aveva solo una miscela, Caffè Caracas. Quando Silvano ha preso in mano le redini dell’azienda, è nato il primo monorigine d’Italia, Estrella del Caribe”. Era il 1987 e l’attenzione per l’origine, per i caffè di piantagione e per i nuovi metodi di estrazione era ancora un sogno lontano. Erano anni in cui il settore del caffè in Italia era un terreno completamente vergine, anni in cui non esistevano ancora Scae – Specialty Coffee Association of Europe – o altre associazioni simili. “Silvano è stato un predecessore, uno dei primi a porre le basi per lo sviluppo di questo settore, insieme a Ernesto Illy, Emilio Lavazza, Alberto Hesse, i grandi maestri con cui si è sempre confrontato”.
I monorigini, il caffè filtro e la collaborazione con Ditta Artigianale
La notizia di un caffè monorigine fu di tale scalpore in quegli anni da uscire sulle maggiori riviste di settore e qualche grande quotidiano nazionale, “che ancora oggi conserviamo con amore”. E dopo il successo così immediato, fermarsi è impossibile. Siamo negli anni ’90 e Corsini decide di creare un’intera gamma dedicata ai monorigini, chiamata La Compagnia dell’Arabica: “Silvano è stato lungimirante e ha capito fin dall’inizio le potenzialità di un caffè 100% arabica, nonostante il gusto degli italiani in quegli anni fosse completamente diverso. L’interesse per le piantagioni e le diverse origini dei chicchi è rimasto, da allora, il motore dell’azienda”.
E se la materia prima è fondamentale per ottenere una buona bevanda, la scelta del metodo di estrazione è altrettanto imprescindibile per avere risultati sempre più soddisfacenti. E questo Silvano lo sapeva bene, lo sapeva per primo. “All’epoca Caffè Corsini era associato Scaa – Specialty Coffee Association of America – unica realtà esistente impegnata nella promozione del caffè di qualità”, racconta Hoffer. “In Italia non esisteva ancora il concetto di caffè filtro, ma i viaggi all’estero e il continuo confronto con i professionisti stranieri avevano portato Silvano a contatto con questa bevanda”. E nasce così l’American Coffee, il primo caffè filtro in Italia realizzato in accordo con Melitta, ai tempi azienda leader per la produzione di carta e macchine per caffè filtro. “Silvano aveva individuato il potenziale di quella nicchia di mercato e non voleva lasciarselo sfuggire”.
E Ditta Artigianale, nata quando Silvano si era già distaccato dall’azienda per motivi di salute, non è che “l’evoluzione di tutto questo”. Il bar/torrefazione di Firenze nasce infatti dalla collaborazione fra Hoffer e Francesco Sanapo, pluricampione italiano barista, come “progetto di diffusione della cultura dei caffè specialty”. Ditta Artigianale diventa ben presto una realtà indipendente, ma Caffè Corsini continua a supportare il team del bar per tutto quello che riguarda la parte logistica, dalla ricerca all’importazione dei chicchi: “Silvano mi ha insegnato che il legame con i coltivatori è fondamentale. Bisogna toccare con mano la vita in piantagione e il torrefattore deve essere l’anello di congiunzione fra produttore e consumatore. Io continuerò su questa linea”.
La scuola, i premi, le associazioni
E il percorso di Caffè Corsini si svolge parallelamente a quello dell’intero comparto del caffè in Italia e in Europa, che dagli anni ’80 a oggi ha visto la nascita e lo sviluppo di tante associazioni. Silvano è fra i soci fondatori di Scae Europa, del Gruppo AIIPA, ANT, e del Consorzio del Sao Café, associazione nata nel 1971 dalla volontà di diversi torrefattori italiani di unire le loro conoscenze e presentare insieme il meglio della loro produzione. Impegno importante anche nell’ambito della formazione, “tema molto caro a Silvano”, tanto da creare una delle prime scuole per baristi in Italia. La Master Bar si avvale di un gruppo di trainer Scae, fra cui Sanapo, per insegnare agli aspiranti baristi i segreti del mestiere. Oltre alla formazione, Caffè Corsini fornisce anche il proprio supporto per l’organizzazione di alcune tappe del campionato italiano baristi, valide per la qualificazione al World Barista Championship.
Un personaggio come Silvano Corsini non poteva non essere riconosciuto a livello internazionale come uno dei maggiori esponenti del settore. E infatti i premi non sono tardati ad arrivare. Nel 1994 la rivista americana Tea & Coffee Trade Journal assegna a Silvano il titolo di “Coffee man of the World”, quello che può essere considerato l’Oscar nel mondo del caffè. Quel giorno, era stato definito “Un uomo di grande cultura, dal carisma irresistibile, di gusto raffinato e con il culto per le belle cose”, un professionista dalle “grandi capacità intuitive e mosse strategiche vincenti”. Oggi, insieme a Patrick Hoffer, lo vogliamo ricordare come “un esempio di uomo e di imprenditore”.
Droni, Dispositivi Arduino e Ozono. Con l’utilizzo di nuove tecnologie per la gestione dei vigneti, in Maremma arrivano la viticoltura e l’enologia del futuro.
Un progetto di ricerca vedrà impegnati i Vignaioli del Morellino di Scansano, azienda capofila assieme ad altre realtà maremmane e in collaborazione con il DIBAF, Università della Tuscia e la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, con l'obiettivo di ridurre l’impatto ambientale in vigna e la produzione di vini salubri.
Il progetto di innovazione in vigna
Finanziato dal PIF n.8/2015 “Innovazione, Valorizzazione e Ottimizzazione della Filiera Vitivinicola dell’Area Sud della Provincia di Grosseto”, il progetto d’innovazione in vigna vede la cantina cooperativa Vignaioli del Morellino di Scansano capofila e in squadra con Fattoria Mantellassi, Fratelli Bruni, Montauto e il Consorzio di Tutela del Morellino di Scansano Docg. Lo scorso mercoledì in località Diaccialone a Scansano, si è tenuta la dimostrazione in campo attraverso l’uso di ozono, droni, sensori e Internet delle Cose (IoT). Il progetto, della durata di due anni, che permetterà di gestire la vigna minimizzando l’impatto ambientale, si avvale della direzione scientifica di Fabio Mencarelli, Professore Ordinario di Enologia presso l’Università della Tuscia e della collaborazione della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Un team di ricercatori che fanno capo a queste due istituzioni ha sviluppato prototipi e tecniche che includono l’uso dell’ozono in vigna e in cantina e le più moderne tecnologie, grazie a droni e sensori.
L’uso dell’Ozono
L’utilizzo dell’ozono e dell’acqua ozonizzata in viticoltura rappresenta una tecnica alternativa o di supporto all’utilizzo delle sostanze chimiche tradizionali nella difesa da patogeni e parassiti, e nella sanificazione delle cantine. È dimostrato che l’ozono ha una funzione disinfettante e sanificante sulle foglie e induce una maggiore resistenza sulla pianta. Viste le sue caratteristiche, l’obiettivo è quindi quello di creare un’alternativa valida e sostenibile ai trattamenti chimici. Il fatto che l’ozono non lasci residui permette poi di trattare la vigna anche pochi giorni prima della raccolta, senza alcun rischio per il consumatore. Nell'ambito del progetto è previsto lo sviluppo di un prototipo per il trattamento della vigna e il gas sarà applicato anche in cantina, sia per ridurre o eliminare l’impiego di solfiti nel vino, sia per le attività di disinfezione e sanificazione di strumenti e aree di produzione, permettendo in questo caso di recuperare le acque utilizzate e prive di residui, per una gestione ottimale delle risorse.
Il drone
Negli ultimi anni la ricerca si è rivolta sempre con più attenzione all’utilizzo dei droni nella cosiddetta Precision Farming. La viticoltura di precisione, una branca dell'agricoltura di precisione, individua i punti di forza e di debolezza di un vigneto in modo da ottimizzarne il rapporto con l’ambiente, consentendo al vitigno stesso di esprimere le sue potenzialità genetiche. Il che si traduce con produzione di vini di elevata qualità, ma con il minor impiego di risorse energetiche. L’impiego dei droni serve a descrivere in tal senso la variabilità vegetativa del vigneto, allo scopo di disegnare mappe di vigore - un indice che esprime la velocità di accrescimento dei germogli, correlato alla fertilità del suolo - che poi l'agronomo utilizza per dare indicazioni al viticoltore su come agire. Questo strumento ha la capacità di mappare un ettaro di vigneto in 6 minuti. Il drone di proprietà del DIBAF (Prof. G. Scarascia Mugnozza) è dotato di una camera iperspettrale e uno scanner 3D capace di “fotografare” il vigneto pianta per pianta, ricavando informazioni relative appunto a vigoria, stress idrico e altri dati fisiologici del vigneto. Le mappe create dal drone verranno poi assemblate in un mosaico a formare il totale del vigneto.
Internet delle cose
Se il drone acquisisce informazione principalmente di tipo remoto, la necessità di avere risposte direttamente dalle foglie, dai grappoli e dal terreno è l'altro obiettivo del progetto. In particolare saranno impiegati sensori portatili con lettura nell'infrarosso (NIR-AOTF di proprietà del DIBAF) per la mappatura della qualità delle bacche e saranno sviluppate delle piattaforme microsensoriali collegati a una scheda Arduino, una piattaforma hardware low-cost programmabile, con cui è possibile creare circuiti (quasi) di ogni tipo per molte applicazioni, soprattutto in ambito di robotica e automazione. Arduino nasce a Ivrea, nel 2005, da un'idea dell’ingegnere elettronico e professore universitario Massimo Banzi. La scheda è in grado di interagire con l'ambiente in cui si trova ricevendo informazioni da una grande varietà di microsensori. Sensori che, in questo caso, saranno selezionati dal team DIBAF (di assegnisti supportati finanziariamente dal progetto stesso) guidato dal Dott. Bellincontro. Anche questi serviranno a monitorare nel dettaglio il vigneto creando delle stazioni microclimatiche che archivieranno tutti i dati su una scheda di memoria SD (come quelle delle fotocamere) per poi comunicarli via bluetooth agli operatori, anche a distanza.
Tutti questi dati raccolti attraverso i dispositivi Internet of Things (IoT, ovvero Internet delle cose), permetteranno di costruire una mappa di prescrizione, grazie alla quale basterà impostare il trattore per intervenire solo dove e quando necessario. Ne consegue quindi un impatto ambientale minimo, visto che i trattamenti sono ridotti all’indispensabile, ma anche un’evidente riduzione dei costi dei trattamenti per proteggere le piante. E tutto questo con un vantaggio finale per il consumatore.
Del resto, come dichiarato durante la presentazione da Benedetto Grechi, presidente dei Vignaioli del Morellino di Scansano, “la tutela del consumatore per noi viene prima di tutto. È per questo che già prima di questo progetto ci siamo impegnati in questi anni per la certificazione della tracciabilità di prodotto e per misurare e ridurre l’impronta di carbonio dei nostri vini”. I Vignaioli del Morellino di Scansano sono anche fra le aziende pilota ad aver aderito al progetto VIVA Sustainable Wine del Ministero dell’Ambiente.
Uno degli aspetti più interessanti di questo progetto, oltre alla valenza innovativa e scientifica, è il fatto che vede una squadra di produttori con un obiettivo comune. Perché come ha dichiarato Benedetto Grechi “è solo in gruppo, solo lavorando in squadra che si può andare avanti e affrontare il mercato”.
Gabriele Bonci è il guru della panificazione, a Roma, in Italia e ormai anche all'estero. Ecco cosa ci ha raccontato.
Gabriele Bonci
Non c'è dubbio: Pizzarium rimane il tempio della pizza al taglio a Roma e Gabriele Bonci il ministro del culto dei lieviti. E se oggi, quasi tutte le pizzerie di livello usano farine macinate a pietra, è anche merito suo. Che in tempi non sospetti, ormai 13 anni fa, professava la qualità di queste materie prime. Il pizzaiolo, panettiere e fornaio Bonci ha fatto insomma da apri pista alla sperimentazione di impasti estremi con cereali antichi, lavorando con piccoli produttori e agricoltori, sostenendo un ciclo di panificazione naturale, recuperando pani tradizionali e esplorando i confini meno battuti del mondo della pizza. Oggi la sperimentazione continua e si proietta verso l'agricoltura e il legame con la terra. Sarà un enorme piacere poterlo ascoltare in occasione di Gourmet Expoforum, al Lingotto Fiere di Torino, dal 13 al 15 novembre. Nel frattempo ecco la sua intervista botta e risposta.
Panificatore o pizzaiolo?
Fornaio. La mia scuola è italiana, così come la mia panificazione, fatta di cornetti (e non croissant), pane sciapo, ciriole, ciabatte.
A che punto sta la panificazione nei ristoranti?
Decisamente molto avanti rispetto a due tre anni fa, oggi i ristoranti propongono un cestino del pane eccellente e finalmente hanno abbandonato la moda dei condimenti. Il cestino oggi è composto da pani fatti con cereali e tecniche meravigliosi.
Il merito è di?
Credo sia da attribuire sia ai ristoratori che ai panificatori, che grazie anche ai social, hanno reso più accessibili le tecniche di panificazione.
Non si corre il rischio che il ristoratore si sostituisca al panificatore?
No, anche perché i grandi ristoranti continuano ad affidarsi ai panificatori. Sulla tavola di Massimiliano Alajmo trovi il pane del maestro panificatore Ezio Marinato, per esempio.
E su quelle di Pascucci al Porticciolo, trovi quelli di Bonci. Ma i ristoratori che si fanno il pane da soli?
Ben vengano, così come ben vengano le persone che si fanno pane e pizza in casa. Tutto questo crea un circolo virtuoso, dove la cultura della panificazione e il rapporto intimo con la materia prima sono messe in primo piano. È una tendenza fantastica. Il danno forse è percepito dai panificatori mediocri.
Lievito madre e farine di grani antichi, quanto c'è di vero e quanto è marketing?
È tutto vero, tant'è che si è cominciato a parlare di genetisti applicati all'agricoltura, di suolo pulito, di costi che sono il triplo più alti rispetto al grano convenzionale – considerate che 1 quintale di grano convenzionale costa 18 euro al quintale, mentre la stessa quantità di grani antichi o bio, arriva a 60 euro al quintale – e di gente che è disposta a sostenere tali costi. Questa tendenza, o moda (chiamatela come volete) non fa altro che bene al futuro dell'agricoltura italiana. Può rimettere in moto l'economia.
Cosa diresti a un ragazzo che vuole intraprendere la tua carriera?
È un mestiere fatto di fatica e passione. Se togli la passione rimane solo la fatica e non ne vale la pena. Questo è un mestiere che devi amare.
Consiglio pratico?
Si dovrebbe tornare a fare gavetta.
Come vedi il settore della panificazione tra 30 anni?
Niente accademie, concorsi, club, gare o sponsor, piuttosto un pane da condividere in famiglia fatto da un panettiere appassionato e informato. Mi spiego: vorrei si tornasse alla pagnotta da 2 kg, simbolo per eccellenza della famiglia ma anche di libertà, intesa come libertà da ogni tipo di sponsor o club.
Gourmet 2016 | Torino | Lingotto Fiere, padiglioni 2 e 3 | dal 13 al 15 novembre | Tutte le informazioni per partecipare sono disponibili sul sito www.gourmetforum.it
Iniziano a trapelare le prime notizie su un futuro hotel di lusso firmato Robert De Niro a Londra. Ma il percorso della star nell’alta hotellerie è cominciato anni fa, prima a New York e poi a Manila, sempre con un occhio di riguardo per la cucina.
Nella schizofrenica Londra, capitale in costante fermento che cambia continuamente pelle, dove ristoranti, locali, hotel e strutture di ogni tipo aprono senza sosta di anno in anno, non poteva mancare l’impronta di una grande star. Come quella di Robert De Niro, attore di fama mondiale già familiare con il settore dell’hotellerie, che si prepara ora ad aprire il suo primo albergo nella capitale britannica, zona Covent Garden.
Gli alberghi di De Niro: New York e Manila
Dopo tanti soggiorni presso gli hotel più lussuosi di tutto il mondo, la star di Hollywood ha deciso di aprirne uno tutto suo nella Grande Mela. Nel 2008, inaugura il Greenwich Hotel di New York, nel distretto di Tribeca, un lussuoso albergo con 88 camere, una spa, una piscina e un ristorante d’autore, che oggi ospita oggi il Tribeca Film Festival. Il ristorante, Locanda Verde, è a cura dello chef Andrew Carmellini e si propone di coniugare il gusto della cucina francese a quello dei prodotti made in Italy. Prenotare alla Locanda Verde non è semplice e possono volerci mesi prima che si liberi un tavolo.
Altro albergo, altra parte del globo, altra sorte. Se il Greenwich Hotel ha ottenuto un successo immediato a livello mondiale, lo stesso non si può dire per il Nobu Hotel di Manila, nelle Filippine. L’hotel è stato infatti eletto dal Luxury Travel Intelligence come “Peggior Albergo di lusso” 2015, considerato deludente nel servizio e disponibilità delle camere, ma non nella cucina. Al contrario, il ristorante è proprio uno dei punti di forza dell’albergo, specializzato sulla cucina giapponese, cavallo di battaglia dello chef Nobuyuki Matsuhisa, proprietario di diversi locali di sushi e non solo (i ristoranti Nobu, appunto, di cui uno a Milano) in tutti e 5 i continenti.
L’approdo a Londra
Dopo la delusione del Nobu, De Niro non demorde e inizia un nuovo progetto, questa volta a Londra, che lui stesso ha definito come “una delle città più frizzanti e cosmopolite del mondo”. E proprio per questo motivo, “voglio sviluppare un hotel che rappresenti la forza di questa metropoli proprio nel cuore della città, a Covent Garden”. Più precisamente, all’incrocio fra Wellington Street, Tavistock Street, Burleigh Street ed Exter Street. Lo scopo del Wellington Hotel è quello di “arricchire l’area di Covent Garden con il meglio di ciò che abbiamo creato a New York”. L’attore statunitense lavora da tempo con Capital & Counties Properties (Capco), azienda londinese che si occupa di gestire le proprietà di lusso a livello finanziario. Da 10 anni a questa parte, Capco ha portato un numero significativo di nuovi retailers di lusso nel distretto londinese, anche nell’ambito dell’alta ristorazione (come nel caso di Sushisamba, prossimo all’apertura). Sarah-Jane Curtis, direttore della Covent Garden holdings all’interno di Capco, ha dichiarato che l’hotel di De Niro sarà “il primo punto di riferimento per gli alberghi del distretto”.
I piani di progetto devono essere ancora approvati dal Westminister City Council e, una volta ottenuti tutti i permessi necessari, i lavori dovrebbero iniziare fra gennaio e febbraio 2017, per essere completati entro la fine del 2019. L’albergo comprenderà 83 camere da letto, spa, 2 piscine, wine bar, caffetterie e ben 2 ristoranti. L’attore non ha ancora reso noto alcun nome per lo chef del ristorante, ma se Locanda Verde e Nobu restaurant sono i termini di paragone per la cucina secondo De Niro, sicuramente gli ospiti non rimarrano delusi e Londra avrà una nuova avvincente tavola in zona Covent Garden.
Lasciato il suo Eataly in mano ai figli e ad Andrea Guerra, Oscar Farinetti è in dirittura di arrivo di un nuovo progetto, un megastore che punta sul prodotto e l'approccio sostenibile. Prima apertura prevista: Torino, fine 2017.
OscarFarinetti ha deciso: cambia vita e si dà al green. Così emerge dalle notizie, sempre più insistenti, di una svolta verso la sostenibilità nella sua nuova impresa che dovrebbe vedere la luce a fine 2017. L'avventura su strada di Oscar Farinetti con Eataly, il megastore del buon cibo da cui è uscito da una manciata di mesi, è durata meno di 10 anni, se iniziamo a contare dall'apertura del primo negozio al Lingotto di Torino nel 2007, a circa 3 anni dalla nascita del progetto, ora saldamente in mano ai figli (che detengono circa il 60% delle quote societarie) e al presidente esecutivo Andrea Guerra. Una trentina i negozi oggi operativi, indirizzo più indirizzo meno, e tante ancora le aperture in programma a fronte di una quotazione in borsa data sempre più per imminente. Senza contare il progetto Fico di Bologna, in ritardo sui tempi previsti, che vede ancora coinvolto Oscar Farinetti a pieno ritmo.
La svolta green
Dalle prime notizie della sua uscita dal colosso di “alti cibi” (come recita l'insegna), e forse anche prima, si sono susseguite notizie sul futuro dell'imprenditore piemontese: già prima di “autorottamarsi”, lasciava intendere che una fase di stanca era in agguato “la creatività è finita: dopo 10 anni bisogna cambiare”. Così mentre inanellava aperture su aperture iniziava a lavorare al suo nuovo progetto che, pur mantenendo un richiamo con il cibo, non si occuperà di agroalimetare, ma di “beni durevoli”. Si chiamerà Green Pea (il marchio è stato registrato da quasi 3 anni) e sarà un superstore della sostenibilità, una sorta di Muji green, di Ikea solidale: biciclette, auto elettriche, abbigliamento con tessuti derivanti da coltivazioni e allevamenti biologici, cosmetici, giocattoli, complementi di arredo bio, senza collanti e da materiali scelti in modo responsabile per non gravare sull'ambiente. Ovviamente il tutto con un controllo sull'impatto ambientale già a partire dalla struttura, che metterà in atto strategie di produzione energetica da fonti rinnovabili, come fotovoltaico e mini pale eoliche, e una nuova area verde sul tetto. Fino ad arrivare alla palestra all'ultimo piano (dove ci saranno anche ristorante e Spa) collegata a un sistema di produzione energetica attraverso tapis roulant e cyclette.
Lo storytelling
Mentre ancora non è chiaro se il progetto farà sue dinamiche che sono state di Eataly (per esempio l'acquisizione, totale o parziale, delle aziende produttrici e l'assorbimento di parte della filiera; l’imprenditore è in questi giorni in Brasile e non è riuscito a rispondere alle nostre richieste di chiarimento) Farinetti fa sapere che la chiave di volta per richiamare l'interesse dei consumatori sul green è la narrazione (del resto la vulgata vuole che sia proprio grazie alla sua capacità affabulatoria che ha ricevuto non pochi favori, per esempio la concessione gratuita per 60 anni della storica sede di Carpano a Torino, a fronte di una ristrutturazione di 11 milioni di euro). Insomma: sarà lo storytelling a rendere accattivante e desiderabile il prodotto sostenibile, che finora nel mercato del non alimentare stenta a decollare come dovrebbe, nel momento in cui verrà declinata tutta la sua storia. E sembra che l'Oscar nazionale abbia iniziato a raccontarne il prologo e i temi fondamentali.
Parola chiave rispetto
Gli slogan ci sono, e sono efficaci, come quello per cui l'obiettivo ultimo e la molla di tutto deve essere il rispetto della natura e dell'ambiente, ma non solo: a leggere tra le parole dell'ex patron di Eataly si scorge un approccio più ampio, che include anche il riguardo per le cose, il bene comune, le regole. “Trasferire il valore del rispetto dal senso del dovere a quello del piacere” dice, e chiarisce “deve diventare figo comportarsi bene”. Sono parole di Farinetti che in una recentissima intervista a L’Espresso ha proprio detto chiaro e tondo di essersi “stufato” di quello che fa oggi, che mescola con abilità marketing e mosse da capitano d'impresa (si vocifera che per Green Pea il suo investimento si aggiri intorno ai 50 milioni di euro), mentre ammonisce che “l'uomo di impresa deve occuparsi dei valori della società” soprattutto dopo i molti danni che sono stati fatti negli anni '70 e '80 di cui ancora si pagano le conseguenze. Economiche, ma non solo: disparità, disuguaglianze, debito pubblico, mancanza di coesione culturale e sociale. In più occasioni Farinetti ha dichiarato che guardando all'Italia che si sta consegnando alle nuove generazioni, emerge con forza l'esigenza di un cambio di rotta e di una presa in carico di un miglioramento complessivo. Che parte proprio dal rispetto. Quel rispetto che deve diventare cool. Chissà che questo non comporti anche un cambiamento nell'approccio del Farinetti imprenditore, che ha in più riprese dichiarato di aver aperto alcune sedi di Eataly senza avere in mano tutti i permessi e le licenze necessarie. E che è stato più volte oggetto di critiche per questioni legate alle forme contrattuali applicate e alle condizioni lavorative, fino allo storico sciopero di Firenze del 2014.
Una location simbolica
Quello che molti vedono come la terza fase o il piano C di Farinetti, dopo Unieuro ed Eataly, per la sua prima apertura sceglie uno spazio simbolico, accanto alla sede storica di Eataly Lingotto, dove tutto è iniziato. A sancire una vicinanza non solo fisica, ma che definisce l'idea di un mega concept store in grado di prendere in carico tutti gli aspetti della nostra quotidianità. Chissà se gli altri negozi (il progetto non si limita certo alla città della Mole) saranno comunque affiancati alle sedi del superstore del cibo o è solo una fortunata opportunità colta al volo per tenere a battesimo quella che per qualcuno potrebbe essere un'Ikea del green, e non solo un'Eataly del non food.
Si può sostenere le zone colpite dal sisma anche attraverso la scelta consapevole di prodotti locali. Ecco quali sono quelli che aiutano la filiera locale.
Sono ore terribili queste che seguono il drammatico sisma che ha coinvolto la zona dove si incrociano i confini tra Lazio, Abruzzo, Umbria e Marche. Ci saranno da affrontare momenti durissimi per gli abitanti di quest'area e per l'Italia tutta. Mentre attendiamo che la macchina dei soccorsi finisca il suo lavoro, sperando che le stime siano meno tragiche di quanto emerge in queste ore, cerchiamo di approntare un sostegno a distanza. Ragionando su come, attraverso il mercato dell'agroalimentare, si possa far dare un contributo all'economia della zona, senza intralciare le operazioni della Protezione Civile, dei Vigili del Fuoco e di chi sta concretamente dando una mano nelle aree colpite. Senza avere la presunzione di cambiare le sorti di un evento tragico come il sisma della notte del 24 agosto, ma con l'idea, chiara, che bisogna subito mettersi all'opera per dare respiro all'economia locale. Anche a distanza.
Non dimentichiamo, infatti, l'apporto fondamentale che il mondo della ristorazione e dell'enogastronomia in generale ha dato durante e subito dopo il terremoto in Emilia, quando grazie anche all'intervento di nomi noti del panorama gastronomico, primo tra tutti Massimo Bottura, si riuscì, ad esempio, a vendere le forme di parmigiano reggiano dei caseifici danneggiati dal sisma, creando un tam tam che ha dato mercato a prodotti che rischiavano di rimanere invenduti e di deperirsi. E proprio da questo episodio che il Consorzio del Parmigiano Reggiano prende spunto per dare a sua volta sostegno alle popolazioni colpite dal sisma (come si può vedere nella sua pagina Facebook).
Pur in un territorio ben diverso (un conto è l'industria agroalimentare dell'Emilia, un conto il piccolo artigianato locale di Amatrice) iniziative di solidarietà, siamo certi, non mancheranno nei prossimi giorni, e già qualcuna è stata lanciata (da domani inizieremo a darne notizia). Ma noi iniziamo da qui: dai prodotti del territorio che potranno certo, nel loro piccolo, portare liquidità e indotto ai produttori che hanno subito tanti danni dal sisma. Un altro passaggio poi, successivo, sarà il turismo. Frequentate Norcia e Caccia, villeggiate questo inverno al Terminillo, visitate queste straordinarie montagne, il Monte Vettore, l'alta valle del Salto: è un modo per portare risorse e evitare che questi territori si spopolino a causa delle conseguenze del sisma. Torniamo ora a parlare più direttamente di cibo però.
Con la consapevolezza, in primis, che bisogna fare attenzione per non cadere in contraffazioni, specie adesso che partiranno e si moltiplicheranno catene di solidarietà vera e fasulla. Leggete sempre la provenienza di ogni prodotto, privilegiate le piccole realtà locali, indagate le aree di lavorazione. Purtroppo, in molti casi, la tutela delle denominazioni in questi territori è storia recente, e non è necessariamente garanzia di prodotto realmente locale. Del resto la legge consente, in certi casi, l'uso di materie prime provenienti da aree geograficamente (e burocraticamente) anche molto distanti, con l'introduzione sul mercato di prodotti di qualità non sempre eccelsa e non legati, se non nominalmente, alla filiera locale. Un esempio? I molti salumi realizzati con suini allevati fuori dai confini nazionali e poi facilmente spacciati per “norcini” o “amatriciani”. Per questo, e per evitare di cadere in errore e acquistare prodotti realizzati ben lontano dalle aree interessate, l'invito è ancora una volta quello di leggere l'etichetta, anche per evitare fenomeni di sciacallaggio e contraffazione. Per assicurarsi che i prodotti locali, lo siano davvero.
Allevamenti e trasformazioni delle carni e del latte
La zona di snodo tra Lazio, Umbria, Marche, Abruzzo è caratterizzata dagli allevamenti ovini (agnello del centro Italia soprattutto, mentre nel Lazio c'è la tradizione dell'Abbacchio Romano) e bovini (vitellone bianco dell'Appennino Centrale). Tra gli allevamenti di pregio del reatino quello del suino nero, che dopo anni di abbandono dagli anni '50 in poi, registra oggi un rinnovato interesse. Come per tutta l'Italia centrale è importante l'indotto legato allatrasformazione delle carni suine, dai salamini italiani alla cacciatora alla mortadella Bologna, le cui aree di produzione comprendono diverse regioni. Reatini sono il prosciutto Amatriciano Igp (si riconosce per l'ampia parte scoperta, fino a oltre metà della coscia, che conferisce maggiore compattezza e sapore più intenso per la perdita di acqua e il maggior assorbimento della concia; nell'acquistarlo se volete sostenere l'economia delle zone colpite dalla tragedia state attenti a aziende e indirizzi), e il guanciale amatriciano, dalla caratteristica forma triangolare, caratterizzato da unsapore più caratteristico e consistenza più dura rispetto alla pancetta, dalle note piccanti e leggermente affumicate.
Abruzzese (dopo una lunga disputa) è la mortadella di Campotosto che è molto più simile a un salame che alla mortadella tipo Bologna (qualcuno chiama cojoni di mulo), e umbro il prosciutto di Norcia Igp. I Monti Sibillini ospitano diversi produttori di pregio, alcuni con allevamento proprio di suini allo stato brado, come per esempio quella di porco cinturello orvietano, che potremmo definire maiali di cinta senese in terra umbra. Arriva fino ad Ascoli Piceno la zona di produzione del ciauscolo, il famoso salume spalmabile marchigiano. Per quanto riguardai formaggi, invece, ci sono il pecorino (romano e toscano) e la ricotta come per tutto il Lazio, i pecorini di fossa del teatino, i pecorini dei Sibillini e quelli dei monti della Laga, mentre la zona del Piceno è interessata dalla produzione del Formaggio di Fossa di Sogliano prodotto con latte ovino e vaccino in un'area che oggi si comprende fino a comprendere il territorio di Asoli Piceno.
Legumi e tuberi
Il fagiolo borbontino è il più noto legume del reatino, rinomato è anche il marrone Antrodocano, dal sapore dolce e delicato. Insieme alle patate di Leonessa o quella turchesa di Amatrice, al tartufo di Micigliano, e le mele di Amatrice, sono i prodotti più coltivati e i fiori all'occhiello dell'agroalimentare reatino. Neanche in questo caso immuni da contraffazioni e falsi: non è raro, infatti, incappare in prodotti che arrivano perfino da oltreoceano. Sempre in questa zona c'è il miele della Laga.
Nella parte umbra interessata dall'attività sismica c'è Castelluccio di Norcia, nel Parco dei Monti Sibillini, che è rimasto pesantemente danneggiato dal terremoto. La piana è nota per la produzione della lenticchia Igp coltivata nell'altopiano di Castelluccio su una superficie complessiva di circa 20 Kmq (nelle gastronomie migliori delle nostre città si trova facilmente: acquistatela e aiuterete un indotto molto prossimo alle aree colpite). Monteleone da Spoleto, invece, è rinomata per la produzione di farro, con cui vengono realizzati prodotti da forno e zuppe tipiche: una delle Dop regionali, insieme alla patata rossa di Colfiorito. Le olive ripiene all'ascolana danno invece conto della presenza di olive e di olio extravergine sul territorio, benché sia molto più vivace la produzione in Sabina e in provincia di Perugia.
Marchio Igp in arrivo per l’olio extravergine di oliva calabrese. Quasi concluso il percorso di certificazione, che dovrebbe terminare entro i prossimi 5 mesi.
Si avvia alla conclusione l’iter dell’olio extravergine di oliva calabrese verso il riconoscimento di Indicazione Geografica Protetta (Igp). Dopo la Sicilia è ora la volta della Calabria di valorizzare i suoi prodotti agroalimentari. La domanda effettiva di registrazione dell’Igp è stata pubblicata il 20 agosto 2016 nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea (C 304/08), come reso noto dal Presidente della Regione Mario Oliverio.
Il marchio
Quello dell’Igp è “un marchio che premierà l’impegno, i sacrifici e la serietà degli agricoltori calabresi che producono olio di grande qualità”, ha commentato Oliverio, “un marchio che certificherà che la coltivazione, la molitura e il processo di produzione vengano realizzati interamente in Calabria”. Una certificazione a tutela del comparto oleario calabrese ma anche, e soprattutto, del consumatore finale, “poiché sarà garantita la tracciabilità su tutta la filiera produttiva”. La procedura comunitaria prevede ora cinque mesi di tempo per permettere agli altri Stati Membri di presentare eventuali domande di opposizione. Dopo la registrazione, il marchio Igp dell’Olio di Calabria diverrà operativo a tutti gli effetti.
Ma l’approvazione dell’Igp è solo un primo passo verso la rivalutazione e la promozione dell’extravergine calabrese di livello. La Regione, infatti, si impegna a perseguire una politica di “rilancio della qualità, sostenendo l’aggregazione tra i produttori, favorendo l’aumento di imbottigliamento dell’olio calabrese e tutelando le eccellenze”, ora e dopo l’autorizzazione del marchio. Il marchio non è dunque un punto di arrivo, piuttosto quello di partenza, “il passo iniziale per la costruzione di un “sistema olio” nella nostra regione”, e, più genericamente, un sistema agricolo. Perché l’olio è solo una delle tante ricchezze di questa terra, un luogo dove la comunicazione del territorio è ancora una sfida aperta, rivelante in tutta la Penisola ma ancora di più in una regione difficile come questa. Una battaglia considerevole che può partire proprio dall’agroalimentare, a cominciare dall’olio.
Le aziende migliori
Certificazione a parte, l’olivicoltura calabrese ha da anni i suoi punti fermi in fatto di qualità. La nostra guida Oli d’Italia raccoglie il meglio della produzione nazionale e, in quest’ultima edizione, ha individuato ben 11 aziende valide nella regione Calabria.
Roberto Ceraudo(Strongoli, KR): Sviluppata su 40 ettari di oliveto, la produzione di Roberto Ceraudo è incentrata su varietà autoctone, carolea e tonda di Strongoli, per un totale di 7mila piante.
Frantoio Converso(Rossano, CS): Azienda a conduzione familiare, oggi nelle mani di Guglielmo Converso. Carolea, nocellara, dolce di Rossano e coratina sono le cultivar principali presenti in azienda.
Francesco Corigliano Badia(Limbadi, VV): Circa 6mila piante distribuite in 33 ettari di terreno compongono la produzione di questa azienda, la cui storia risale all’inizio del secolo scorso. Le varietà principali sono nocellara messinese, ottobratica e carolea, tutte a coltivazione biologica.
Diana(Cosenza): Biagio Diana ha scelto metodi di agricoltura biologici per i suoi 9 ettari di oliveto, che comprendono 4600 piante. Le cultivar principali sono Roggianella, Tondina e Coratina.
Doria(Cassano Allo Ionio, CS): Si estendono nella piana di Sibari i 130 ettari dell’azienda, di cui 13 a uliveto. Le 6500 piante sono di diverse varietà, fra cui ottobratica, coratina, nocellara del Belice, cassanese.
Frantoio Figoli(Corigliano Calabro, CS): 45 ettari totali, di cui 32 di uliveto, costituiscono la produzione dell’azienda. Con 13mila piante di diverse varietà – frantoio, coratina, carolea – Frantoio Figoli suddivide la sua coltivazione in tradizionale e biologica.
Grimoli(Botricello, CZ): Una delle realtà cooperative più importanti della regione. Grimoli (Gruppo Imprese Olivicole Italiane) conta 200 soci che si dividono circa 3mila ettari di uliveti. Carolea, dolce di Cassano, nocellara e coratina fra le cultivar principali.
Rosa Laino(Cerchiara di Calabria, CS): L’azienda si estende su 9 ettari di terreno nella piana di Sibari, a ridosso del Parco Nazionale del Pollino. 3mila piante a coltivazione biologica costituiscono la produzione di Rosa Laino.
Tenute Librandi Pasquale(Vaccarizzo Albanese, CS): 153 ettari di uliveti a coltivazione biologica per questa realtà fondata nel 1967. Dolce di Rossano, Frantoio, Nocellara Messinese, Nocellara Etnea, Carolea, Nocellara del Belice sono le varietà principali presenti in azienda.
Olearia San Giorgio(San Giorgio Morgeto, RC): Fondata nel 940 da Domenico Fazari, l’azienda è ancora oggi a gestione familiare. 140 ettari di uliveto con ben 25mila piante d’ulivo di varietà carolea, roggia nella, ottobratica e sinapolese.
Sorelle Garzo(Seminara, RC): Consuelo, Alessia e Maria sono le 3 sorelle a capo dell’azienda, fondata da Pietro Garzo nel ’65. 45 ettari di uliveto coltivati con metodo tradizionale vanno a comporre le tenute dell’azienda, che si estende fra la costa Viola e le pendici dell’Aspromonte.
La filiera dell'agroalimentare si mette in moto per aiutare le popolazioni colpite dal sisma. Ecco alcune iniziative che coinvolgono cuochi, produttori, ristoratori e agricoltori. Per ognuna di queste c'è bisogno di partecipazione per dare sostegno in questa fase di emergenza e in quella, successiva, di ricostruzione.
“Come rendersi utili?” Questa è la domanda che ci si pone all'alba del giorno dopo un evento catastrofico come il terremoto che ha colpito il centro Italia. Molte le iniziative di beneficenza che stanno nascendo, in forma talvolta spontanea, in tutta Italia. Ne abbiamo segnalate alcune (ma siamo certi che le iniziative aumenteranno col passare dei giorni) che coinvolgono cuochi, clienti, agricoltori e produttori che possono così dare il proprio contributo.
Amatriciana per Amatrice
Inizia dall'amatriciana la gara di solidarietà che sta prendendo forma in modo spontaneo in queste ore: moltissimi locali (dopo poche ore da che l'idea era stata diffusa erano già più di 700, ma il numero aumenta di ora in ora) fanno sapere che aderiscono all'iniziativa AMAtriciana, lanciata dal blogger Paolo Campana: per ogni piatto di amatriciana ordinato verranno devoluti 2 euro (uno a carico dal cliente, uno del ristoratore) alla Croce Rossa Italiana (L'IBAN per le donazioni è IT40F0623003204000030631681. Croce Rossa https://www.cri.it/terremoto-centro-italia); cercate le locandine esposte nei locali e pubblicate suicanali social dei ristoranti: per ora non c'è un elenco completo, ma tanta spontanea partecipazione. Simile la proposta di Fausto Costagli della Condotta Slow Food del Monteregio che invita a usare i canali Slow Food per coordinare l'iniziativa: Ama Amatrice con l’Amatriciana, che propone ai ristoratori di inserire nel menù la pasta all'amatriciana e dare un contributo di 50 centesimi che potrebbero raddoppiare con la partecipazione del cliente. Info: https://www.facebook.com/fausto.costagli?hc_ref=NEWSFEED.
Sulla stessa linea l'idea di Pasqualino Rossi della pizzeria-élite Rossi (http://www.pizzeriaeliterossi.com/ e https://www.facebook.com/profile.php?id=1118760778) chepropone una pizza all’amatriciana al prezzo di 5 euro, devoluti alle popolazioni colpite dal terremoto. Questa è una sua iniziativa, ma molti altri pizzaioli stanno già seguendo il suo esempio con la stessa proposta.
Sono i primi passi di una marcia che speriamo sarà lunga quanto basta per raggiungere tutte le popolazioni colpite dal sisma. Purtroppo non ne annullerà le conseguenze più tragiche, ma sarà di aiuto, aiuto concreto, a chi nella notte del 24 agosto ha perduto beni materiali e non intravede neppure nel medio periodo un ritorno ad una ordinaria dinamica economica fatta di acquisti, di stipendi, di disponibilità. Le difficoltà ci sono, e sono enormi. Serve rimboccarsi le maniche per far arrivare fondi alle popolazioni, e a chi si sta occupando delle operazioni di soccorso. Servono azioni collettive, per non disperdere energie e fondi. Ci sarà da lavorare, e tanto.
Il produttori del Consorzio Parmigiano Reggiano
Lo sa bene chi, poco più di 4 anni fa, si è trovato nella stessa situazione e ha avuto potuto contare sulla solidarietà e il sostegno economico per rimettere in marcia l'economia e il mercato agroalimentare colpito duramente dal sisma in Emilia. In queste ore il Consorzio Parmigiano Reggiano fa sapere dai suoi canali social che è in viaggio una fornitura per la cucina di emergenza allestita nelle zone colpite e che è stata lanciata l'iniziativa 1€/kg per rinascere come già nei giorni successivi terremoto in Emilia: per ogni chilogrammo di parmigiano reggiano acquistato verrà devoluto 1 euro alle città danneggiate dal sisma, la lista dei caseifici aderenti all'operazione sarà consultabile sul sito del Consorzio. Inoltre il Consorzio si fa promotore della raccolta di donazioni libere sul conto corrente Banco Popolare San Geminiano e San Prospero n.111000 intestato a "CFPR SOLIDARIETA' CENTRO ITALIA", IBAN IT29-Q-05034-12803-000000111000. Perché la solidarietà non si dimentica.
I cuochi in campo
La Federazione Italiana Cuochi ha attivato il suo DSE-Dipartimento di Solidarietà ed Emergenze, già operativo negli ultimi due drammatici terremoti, quello de L'Aquila e quello in Emilia: si tratta di un’organizzazione strutturata, con tanto di atto costitutivo (il cui presidente è Roberto Rosati, affiancato da Alessandro Circiello) che opera in situazioni di particolare criticità. A questo progetto hanno già aderito circa 200 chef in 18 regioni per intervenire nelle aree interessate o in quelle più vicine in modo repentino e organizzato. La FIC al momento sta raccogliendo prodotti, alimentari e non solo, di prima necessità per questa fase iniziale che verranno consegnati non appena i permessi per operare nelle zone del sisma verranno emessi. La FIC, nei suoi coordinamenti regionali, organizzerà il lavoro di chi volontariamente mette a disposizione il proprio operato per aiutare le popolazioni. La prima cena a Illica, una frazione di Accumoli, è stata organizzata la sera del 25 agosto: la macchina è partita. Servono comunque altri cuochi, persone valide e volenterose, per assicurare una presenza a lungo termine sul campo. Cuore Amatriciano è invece l'iniziativa che coinvolge ristoranti che aderiscono con una donazione di 5 euro per ogni piatto di pasta all'amatriciana venduto. La delegazione FIC di Rieti, che è sul campo a distribuire pasti a chi è stato colpito dal sisma, si occuperà della gestione dei contributi. Per aderire basta fare un bonifico sul conto dell’Associazione Provinciale Cuochi Rieti, Iban: IT73W0306914607100000000433. Facebook https://www.facebook.com/profile.php?id=100013011677570&fref=ts
I cuochi che si trovano nell’area colpita dalla scia sismica e vogliono dare il proprio aiuto possono contattare la FIC al numero 3408288154, mentre i coordinatori regionali DSE il numero è 3496477481. Mail: emergenze@fic.it.
Gli agricoltori
La Cia-Agricoltori italiani, attraverso il presidente nazionale Dino Scanavino annuncia il proprio impegno al fianco delle popolazioni colpite dal sisma per facilitare, per quanto possibile, un veloce ritorno alla normalità dopo lo stato di emergenza, come già fatto in Abruzzo ed Emilia Romagna. In questa prima fase si predispongono aiuti immediati di tipo materiale, e si progetta un intervento più a lungo termine. Come quello di uffici mobili per dare supporto alle aziende agricole così che possano tornare in attività nel più breve tempo possibile: servizi, supporto per la gestione e la ricostruzione delle strutture.
Mangiare e donare
Da Porto San Giorgio il giovane chef de L'Arcade,NikitaSergeev, ha fatto sapere che devolverà l'incasso del prossimo fine settimana, dal pranzo di venerdì 26 alla cena di domenica 28. In programma un menu che pur nello stile del giovane chef, russo di nascita e marchigiano di adozione, mantiene un filo teso con la tradizione (vincisgrassi 2.15; mezzo pacchero all'amatriciana; arista, melanzane e aglio nero; pannacotta, meringa e passion fruit; vino Lacrima di Morro, caffè). Il costo di tale menu sarà quello che ogni cliente riterrà di poter e voler pagare. Tutto l'incasso sarà versato su conti correnti appositamente aperti per la raccolta dei fondi dopo il disastroso terremoto. Info: http://www.ristorantelarcade.it/
Bruno Barbieri, alla riapertura stagionale del suo Fourghetti, fa sapere che devolverà l'incasso della sera del 1 settembre a chi è stato colpito dal sisma; e aggiunge che è solo un primo piccolo gesto d'aiuto. Info: http://www.fourghetti.com/
Parte da un giornalista, Marco Gemelli, l'invito ai cuochi fiorentini, toscani e non solo, a unire le forze per organizzare un'iniziativa coordinata. Il tema, inutile dirlo, sarà quello della pasta che dal centro più colpito dal sisma, Amatrice, prende il nome. AmatricianaDay è il titolo per questa serata di raccolta fondi che dovrebbetenersi a metà settembre sulla terrazza del Forte Belvedere. Circa 300 i posti disponibili, offerta minima di 20 euro. I dettagli sono ancora in fase di definizione, ma chiunque fosse interessato a dare una mano fornendo risorse (produttori di vino o altre materie prime), talenti o semplicemente il proprio tempo come volontari, può contattarmi a marco@ilforchettiere.it
a cura di Antonella De Santis
Foto: l'amatriciana dell'Osteria Fernanda di Roma (aderente all'iniziativa AMAtriciana)
Scoprire il vino e la società del '900 attraverso le liriche di 4 grandi poeti. In tutti c'è una matrice ermetica, ma ognuno la sviluppa in modo personale, e ognuno, infine, parla di vino.
Sono quattro i poeti che leggiamo oggi per conoscere la poesia italiana del '900 e scoprire come, nell'Italia moderna, quella in cui riconosce più da presso il mondo in cui viviamo noi ora, i poeti cantavano il vino. Sono modi diversi di usare il linguaggio poetico. Ma i temi sono spesso simili
Eugenio Montale
Come endoscheletri abbandonati sulla spiaggia. Così sono gli uomini moderni: logori, inanimati, relitti abbandonati. Ovvero Ossi di seppia. Per Eugenio Montale (1896 – 1981) si vive in un'epoca in cui i poeti possono solo testimoniare di questa condizione esistenziale, e farlo principalmente per negazione. Così è per lui, sorretto da una ricerca di dignità morale senza per questo porsi a guida, illuminato da emozioni, idee e richiami simbolici che trasformano l'esperienza in testimonianza. Sono immagini che talvolta sembrano dare una risposta al male di vivere.
Bibe a ponte all’asse
Bibe, ospite lieve,la bruna tua reginetta di sabato
mesce sorrisi e Rufina di quattordici gradi.
Si vede in basso rilucere la terra fra gli aceri radi
e un bimbo curva la canna sul gomito della Greve.
Giorgio Caproni
Poeta, critico letterario, traduttore, per Giorgio Caproni (1912 – 1990) tutto gira intorno alla parola. E con la consueta metrica spezzata cerca di fermare in immagini una realtà sfuggente. Fino a trasformare questa inadeguatezza a tema poetico, nell'ultima fase della sua attività artstica. Vorace lettore, oltre che fecondo scrittore, si appassionò allo studio dei suoi contemporanei, primi tra tutti Montale, Cardarelli e Sbarbaro.
Borgoratti
Anche le vampe fiorite
ai balconi di questo paese,
labile memoria ormai
dimentica la sera.
Come un’allegoria,
una fanciulla appare
sulla porta dell’osteria.
Alle sue spalle è un vociare
confuso d’uomini – e l’aspro
odordel vino.
Libero De Libero
Nelle liriche di Libero De Libero (1906 – 1981), l'ermetismo è saldamente legata alla terra, così come altri poeto (il più noto Salvatore Quasumodo) che si riconducono alla linea meridionale dell'ermetismo. Qui il legame con il la natura e i luoghi della sua vita si fanno saldi e concreti, capaci di restituire paesaggi solenni (quelli della Ciociaria) e sentimenti intensi, tra le fila di una sintassi ellittica e allusiva che muove versi densi e pieni di emozioni.
Convegno con brindisi
Bevo e tu, luna compagna, mi dai l’ombra
e a bere il nostro vino siamo in tre,
a goderci nel breve recinto.
Ma presto tu , luna, anneghi nel bosco ,
strappandomi l’ombra dalle spalle,
e il brindisi si chiude del convegno.”
Questo breve componimento ci fa tornare in mente il grande Li Po
Piero Bigongiari
Al contrario di Libero De Libero, fu uno degli esponenti dell'ermetismo purista, la variante più astratta, mistica e religiosa dell'avanguardia non codificata, come lo stesso Piero Bigongiari (1914 – 1997) definiva l'ermetismo. Accentuò la tendenza metafisica, tessendo liriche sul tema dell'assenza che solo nella sua produzione più tardiva trovarono un equilibrio tra la realtà e a sua rappresentazione simbolica.
Le tue labbra
Le tue labbra di crosta hanno baciato il fuoco,
o splendore dei fulmini scosceso
nell’imo minerale della terra:
non è un giuoco qui vederti, inatteso tragico chiarore
che dire giorno è tentare di accendere con due pietre le foglie secche
che il vento, se non stai attento, sparpaglia
quand’ecco , inatteso tra le ciglia accese e spente del mare,
il tuo sguardo acciarino e bagna il fuoco
d’un nero porporino.
Oh, non lasciarti amare
che da un altro elemento. Obliamo nel tuo vino.”
a cura di Giuseppe Brandone
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Abbiamo chiesto a 12 chef dediti alla cucina di pesce di regalarci una ricetta ciascuno. Oggi tocca a Mauro Uliassi, Moreno Cedroni e Gianpaolo Raschi. Due marchigiani e un romagnolo doc.
Guido
Quest'anno Guido compie ben 70 anni. E grazie alla passione e alla perseveranza dei fratelli Gianpaolo e Gianluca Raschi, oggi è uno dei locali più quotati e stimati non solo del capoluogo ma di tutta la Riviera romagnola. Sì perché qui si trova il miglior pesce dell'Adriatico, manipolato con equilibrio, armonia, leggerezza. Con grande capacità di esaltare ogni ingrediente attraverso la creatività, le cotture ridotte all'essenziale e la cura nella presentazione. Ne è un esempio la ricetta proposta da Gianpaolo: “Questo piatto rappresenta il mare, in tutta la sua natura. Niente grassi aggiunti, niente sale aggiunto, l'adriatico cosi come io lo ascolto nelle mie lunghe camminate lungo il bagno asciuga”. Ecco a voi la Bassa marea in Adriatico.
La sera prima raccogliere un piccolo secchio di acqua di mare, portare a ebollizione, abbattendo in positivo, e lasciar decantare tutta la notte in una cella frigorifera. La mattina filtrare l'acqua con una garza fine e diluire con una percentuale di acqua naturale pari al 35% della quantità di acqua marina, per abbassare il punto di salinità. Pulire accuratamente tutti i frutti di mare, considerando che le conchiglie vanno immerse per 30 secondi in acqua bollente e aperte, una ad una, con l'aiuto di un piccolo coltello. Servire i frutti di mare in un piatto fondo, possibilmente di vetro, e ricoprire cin l'acqua di mare ghiacciata. Decorare con alghe fresche e alici.
Uliassi
La personalità di Mauro Uliassi, grande interprete della cucina di mare e della tradizione marchigiana, è conosciuta ormai oltre i confini regionali. E a ragione, dato che il suo è uno dei migliori ristoranti d'Italia, per giunta sul mare. La qualità dei piatti oscilla tra l'ottimo e lo strepitoso, sarà per via della sua cucina coraggiosa nei sapori e tecnicamente perfetta. Una combinazione riconoscibile anche nella ricetta proposta ai lettori del Gambero: la Sogliola alla Maitre d'hotel.
Uliassi | Senigallia (AN) | via Banchina di Levante, 6 | tel. 071 65463 | www.uliassi.it
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Sogliola alla Maitre d'hotel (per 4 persone)
Per la crema di prezzemolo
1000 g di prezzemolo
5 g di agar agar
Lavare il prezzemolo con gambi e foglie. Scottarlo un po' alla volta in acqua bollente per 5 secondi e raffreddare in acqua e ghiaccio. Passare al greenstar (estrattore) e lasciare coagulare a temperatura ambiente per 1 ora. Con una piccola ramina raccogliere la "cagliata" di prezzemolo e passarla, per farla scolare meglio, sopra un setaccio. Dopo una notte in frigorifero prendere la polpa ben scolata e legarla con 0,5g di agar agar per 100g di polpa di prezzemolo, far raffreddare e frullare con un minipimer.
Per la polvere di prezzemolo (da preparare il giorno prima)
1000 g di prezzemolo
Stendere la polpa di prezzemolo ottenuta come sopra, ma senza agar agar, su un foglio di carta forno e far asciugare in forno a 50° C per una notte. Frullare la purea secca il giorno dopo.
Per la crema di aglio
500 g di aglio
100 g di scalogno
700 g di panna
700 g di acqua
125 g di vino bianco
Olio di oliva
2 g di xantano
Rosolare lo scalogno tritato in un po' di olio di oliva. Aggiungere l'aglio pelato, privato dell'anima e sbianchito tre volte in acqua, e far appassire per un paio di minuti. Sfumare con il vino bianco e aggiungere panna e acqua, portare a bollore e cuocere per 20 minuti. Frullare e aggiungere lo xantana. Raffreddare.
Per la schiuma al burro
150 g di burro demì-sel
300 g di fumetto
20g di procrema
4 g di lecitina di soia
Frullare tutti gli elementi e mettere in un sifone.
Per il concentrato di limone
1 kg di limoni
Lavare i limoni e centrifugarli con buccia e tutto. Passare al rotovac e ridurre di 1/10
Per la sogliola
200 g di filetto di sogliola (preferibile sogliole da 1 kg circa)
Croste di pane medie
Burro chiarificato
8 g di polvere prezzemolo
80 g di crema di prezzemolo
50 g di crema di aglio
8 g di concentrato limone
50 g di spuma al burro
24 foglie di spinaci
Panare e friggere al burro i filetti di sogliola e procedere all'impiattamento: mettere la polvere di prezzemolo sul fondo, poi la crema di prezzemolo; al centro disporre la crema di aglio, il concentrato di limone e sopra la sogliola. Completare con la schiuma di burro e gli spinaci.
La Madonnina del Pescatore
La Madonnina è il punto di riferimento per provare la cucina di Moreno Cedroni, fatta di cuore, passione e tradizione, in un giro di fantasia e classe. Si può sintetizzare così la cucina del grande chef marchigiano, che con padronanza della tecnica e conoscenza di una materia prima di qualità assoluta conquista tutti. Conquista, e di volta in volta stupisce, grazie alla capacità di coniugare la tradizione marchigiana con elementi provenienti da tutto il mondo, anticipando mode gastronomiche e concept restaurant, inventando formule innovative che segnano la strada di un'avanguardia ristorativa. Oltre alla Madonnina, c'è infatti il Clandestino susci bar nella baia di Portonovo, che ha aperto la strada a una forma nostrana di crudo di pesce, e Anikò salumeria ittica, una pizzicheria in cui fermarsi per un aperitivo a base di bocconi golosi, salumi di mare, anche in vendita. Venendo a noi, la ricetta del momento alla Madonnina è Ricordo di un viaggio in Vietnam: ostrica alla griglia, mangia e bevi.
La Madonnina del Pescatore | Senigallia (AN) | Località Lido di Marzocca, Lungomare Italia, 11 | tel. 071 698267 | www.morenocedroni.it
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Ricordo di un viaggio in Vietnam: ostrica alla griglia, mangia e bevi (per 4 persone)
4 ostriche
1 cipolla
Acqua
Zucchero
Succo di 1 limone
Peperoncino
Acqua di prezzemolo
Aprire le ostriche e metterle per un paio di minuti alla griglia, poi aggiungere la cipolla fritta e il liquido ottenuto emulsionando acqua, zucchero, succo di limone, peperoncino e gocce di acqua di prezzemolo. Servire e godere.
a cura di Annalisa Zordan
Per leggere Ricette di pesce d'autore. Balzi Rossi, Lorenzo e La Pineta clicca qui
Per leggere Ricette di pesce d'autore. Pascucci al Porticciolo, Monastero Santa Rosa e La Torre del Saracino clicca qui
Testicoli che passione: non è una battuta di cattivo gusto, ma un dato di fatto a Lipovica, cittadina serba a 150 chilometri da Belgrado. Qui, infatti, ogni anno si svolgono i campionati mondiali di cucina di testicoli, il World Testicle Cooking Championship, una vera e propria gara di cucina giunta ormai alla tredicesima edizione.
Il festival che celebra i testicoli
Dai testicoli di toro a quelli di orso, dal canguro al cavallo, passando per il gallo, lo struzzo, lo squalo e il muflone: sono oltre 19 le specialità di testicoli cucinati durante il World Testicle Cooking Championship - powerful aphrodisiacs properties. L’accento è proprio sulle proprietà afrodisiache della pietanza: sembra che i testicoli siano infatti al centro di alcune teorie olistiche che gli attribuiscono capacità di rinvigorimento della vita sessuale. Non è provato scientificamente, ma i partecipanti al festival ne sono sicuri: mangiare testicoli di animali come il toro o l’orso dona una nuova energia a tutto il corpo. Una credenza che affonda le radici in diverse culture antiche pre-cristiane, per cui i testicoli erano simbolo di fertilità e prosperità. Ci crede sicuramente lo chef Ljubomir Erovic, ideatore e organizzatore dell’evento e autore del libro Cooking with balls.
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La competizione
A Lipovica, tutto è basato sull’ironia e sul buonumore: una competizione a cui partecipano squadre di cuochi da tutto il mondo, dalla Norvegia all’Australia, dall’Ungheria agli Stati Uniti. In un curato parco, i cuochi si sfidano per ore, dilettandosi nelle specialità basate sui testicoli, che poi verranno assaggiate da pubblico e giuria. Sono tre le gare a cui i cuochi possono prendere parte durante il World Testicle Cooking Championship: la prima è “Tastiest dish”, il piatto più gustoso, la vera e propria gara di cucina. Qui, gli chef si sfidano in abbinamenti classici o azzardati, realizzando piatti tradizionali come il goulash o pietanze più creative e innovative. La seconda gara è “The most powerful aphrodisiacs made of testicles”, il piatto più afrodisiaco, competizione in cui una giuria speciale valuta i piatti controllando gli effetti afrodisiaci in una zona separata, utilizzata esclusivamente a tale scopo: i partecipanti al festival possono accedervi, ma solo dopo aver dichiarato di assumersene ogni responsabilità. Infine, “The Ballsiest Man in The World", l’uomo più coraggioso del festival: una sorta di premio della critica al cuoco che ha azzardato maggiormente. Il tutto è condito con tanta musica a tema, gite e percorsi naturalistici nella splendida valle di Resava, laboratori didattici sulla cucina dei testicoli e attività come il parapendio e corse in fuoristrada.
World Testicle Cooking Championship | Serbia | Lipovica (Despotovac) | dal 2 al 4 settembre 2016 | www.ballcup.com
Una nuova ricerca della Società Italiana Pediatria mette in luce tutte le proprietà del gelato industriale, che risulta essere adatto per l’alimentazione infantile. Tutto lo studio in un’infografica realizzata dall’Istituto Gelato Italiano.
È una delle merende più gettonate dagli italiani di tutte le età, ma specialmente dai bambini. Fra i prodotti più rappresentativi del made in Italy, il gelato è da sempre lo snack preferito dei più piccoli durante la stagione estiva. Ma a che età è giusto dare il primo gelato ai bambini? La risposta arriva dall’Igi – Istituto Italiano Gelato (a dispetto del nome non una istituzione pubblica, ma un organizzazione creata 25 anni fa dalle industrie gelatarie) – che in collaborazione con Sip – Società Italiana di Pediatria – ha realizzato una campagna di informazione per dare la risposta a tutti i genitori che si interrogano sull’argomento.
“Piacere, gelato”
Si chiama “Piacere, gelato” ed è una locandina che racconta, attraverso un’infografica, caratteristiche e principi nutritivi del gelato. Ma non finisce qui: consigli anche su conservazione e tempi di consumo di questo prodotto, oltre a una tabella con relativo contenuto calorico. Secondo il professor Pier Antonio Migliaccio, esperto dietologo clinico, il primo gelato può essere consumato dai 12-8 mesi di vita in poi. Da preferire i gusti più delicati, come fiordilatte e yogurt, ma anche quelli alla frutta. Il momento più adatto sembra essere lo spuntino di metà mattina o metà pomeriggio e la quantità di gelato indicata è di circa 40 grammi.
“Con questa iniziativa”, ha commentato il responsabile di Igi Mario Piccialuti, “vogliamo parlare in particolare ai genitori impegnati nella scelta della migliore alimentazione per i propri figli”, sfatando falsi miti e leggende che vedono il gelato come un alimento grasso. Specialmente quello industriale, preso in esame dall’Igi e dalla Sip, che invece sembra essere sano e genuino, perfettamente adatto alla dieta dei più piccoli. Il gelato confezionato infatti, spiegano gli esperti nella locandina, non contiene alcun conservante perché sono le temperature fredde a mantenerlo in perfetto stato anche per diverso tempo. Inoltre, i gelati industriali sono sottoposti a dei processi produttivi certificati e controllati, per cui sono sicuri da un punto di vista igienico e di sicurezza alimentare. La locandina è fruibile a tutti e disponibile, in versione animata, sul sito www.istitutodelgelato.it, da poco rinnovato. Fra le varie iniziative dell’Igi, il test “Dimmi che gelato mangi e ti dirò chi sei”, cui hanno partecipato anche personaggi del mondo dello spettacolo come la cantante Tosca e l’attore Stefano Fresi. Insomma, vi siete convinti di convertirvi dalla coppetta rigorosamente naturale e artigianale a un gelato confezionato?
Mantova, una città che pare sospesa tra la terra e il cielo, per cui molti scrittori hanno speso parole struggenti. È grazie ai suoi tre laghi se Mantova splende, eterna e inafferrabile, adornata di giunchi e salici che fanno da cornice alle sue sponde. Per la guida ai laghi minori d’Italia, oggi vi raccontiamo cosa vedere e cosa mangiare nei pressi dei laghi di Mantova.
Mantova, la città nata dall’acqua
La città di Mantova deve questo suo fascino evocativo non solo alla natura, bensì a un’opera di ingegneria idraulica nata 8 secoli fa. Il suo assetto è del 1190, cosa che fa credere a molti che i suoi laghi siano naturali: in realtà a pensare questa monumentale e innovativa opera fu l'ingegnere bergamasco Alberto Pitentino, con l’obiettivo di evitare l’impaludamento della zona. Gli sbarramenti artificiali, in realtà, crearono in origine 4 laghi: il lago Paiolo fu poi prosciugato alla metà del '700, lasciandoci solo il Lago Superiore, il Lago di Mezzo e quello Inferiore. Così la città di Mantova divenne una penisola.
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La città fu prima etrusca, poi romana, infine fu occupata prima dai Goti, poi dai Bizantini, dai Franchi e dai Longobardi. L’esperienza da “libero comune” finì con la Signoria dei Bonacolsi, scalzata poi da quella dei Gonzaga. È in questo periodo che Mantova tocca l’apice del suo splendore quando, durante il rinascimento Federico II Gonzaga, figlio del marchese Francesco II e di Isabella d’Este, fu insignito dall’Imperatore Carlo V, del titolo di Duca di Mantova.
Cosa vedere nei dintorni dei laghi
Città d’arte celebre in tutto il mondo, Mantova deve molto ai suoi laghi: il Lago Superiore è il più grande ed è collegato agli altri due dal manufatto di sostegno del Vaso di Porto, chiamato anche Vasarone. Il lago di Mezzo è il più piccolo ma anche il più profondo, toccando i 15 metri. È diviso dal Lago Inferiore dalla diga e dal ponte di San Giorgio, che risale al 1199. Qui vive una pianta autoctona caratteristica, Trapa natans, conosciuta anche come castagna d’acqua. Il Lago Inferiore è il meno profondo dei tre, separato dalla Valle (Vallazza) e dal corso del fiume Mincio dalla diga Masetti.
Vivere la natura
Tralasciando i celebri monumenti e i palazzi di Mantova, come palazzo Ducale, palazzo Te o il Duomo (Cattedrale di San Pietro), ci concentreremo sulle attività da fare intorno ai laghi. La città infatti pullula di iniziative e appuntamenti naturalistici, in particolare dedicati alla pesca sportiva: il Lago di Mezzo e il Lago Inferiore sono ricchi di pesci siluro, mentre la parte del Mincio e le paludi del Po abbondano di carpe, pesci gatto, lucci, persici, tinche e anguille. Sono diversi i momenti in cui ci si può fermare ad osservare la natura che regala scenari incantevoli, come quando cala il sole e molti animali arrivano ad animare il lago, tra gli altri fagiani, volpi e lepri. Un momento particolare dell’anno è l’estate: tra luglio e settembre il Lago Superiore si riempie di fiori di loto, visibili dalla riva del parco di Belfiore; la leggenda vuole che un innamorato, avendo perso la sua amata proprio in uno dei laghi, sparse semi di loto per avere un ricordo del suo volto a ogni fioritura.
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A soli 5 chilometri dalla città c’è poi il Bosco della Fontana, antica riserva di caccia dei Gonzaga, attualmente sede di molte attività di bird e insect-watching. Visitabile solo a piedi o in bici, ed esclusivamente d’estate, il bosco di estende per circa 220 ettari ed è un perfetto habitat per uccelli, tassi, puzzole, scoiattoli e cinghiali.
Cosa mangiare a Mantova
La cucina mantovana nasce dalla tradizione contadina, ma allo stesso tempo risulta ricca e creativa anche grazie all'eredità della cucina di corte: è oggi una perfetta sintesi fra tradizione lombardo-emiliana con piatti che risalgono ai tempi dei Gonzaga ed elementi moderni. Due prodotti simbolo della gastronomia locale sono riso e zucca: il primo è spesso condito con la salamella mantovana, una salsiccia spellata e sbriciolata, mentre la zucca diventa il perfetto ripieno per i tortelli, spesso agli amaretti, alla mostarda di frutta locale e alla noce moscata. Altri primi celebri sono gli agnolini mantovani, serviti nel brodo di carne come antipasto, e i bigoli con le sardelle, cioè spaghetti lavorati al torchio, che danno vita alla Sagra della Bigolada, che si tiene durante le celebrazioni del mercoledì delle ceneri. Tra i secondi piatti ci sono gli ottimi bolliti accompagnati da mostarda, lo stracotto mantovano, fatto con carne d’asino accompagnato spesso dalla polenta, diversi tipi di frattaglie, cotechini e lumache. Spazio naturalmente anche al pesce di lago, in particolare l’anguilla e il luccio. Impossibile non ricordare poi le torte mantovane: due su tutte, la sbrisolona e l’Elvezia,o Helvezia.
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CONSIGLI DALLA GUIDA RISTORANTI D’ITALIA 2016
Antico Mulino (Villimpenta)
Trattoria nata all’interno di un mulino ristrutturato, arredata in maniera caratteristica e accogliente, con una cucina che mette al centro la tradizione locale, soprattutto per il pesce d’acqua dolce e il riso. Servizio cordiale, vino della casa e qualche buona etichetta in carta, possibilità di cerimonie all’aperto nel periodo estivo.
Aquila Nigra (Mantova)
In pieno centro storico, i coniugi Giorgio Bini e Vera Cassini offrono piatti tratti dalla tradizione mantonava, con ingredienti sempre freschi e genuini. Un locale suggestivo e raffinato, anche grazie al camino di marmo rosso che domina la sala e ai numerosi affreschi. Ottima la selezione dei formaggi e i dolci fatti in casa, servizio attento e premuroso.
Carlo Govi (Mantova)
A pochi passi da Palazzo Te, Carlo Govi propone piatti tratti dalla tradizione dei Gonzaga rivisitati in chiave creativa e moderna, in un ambiente reso elegante e intimo anche dai pochi coperti. Dominano le paste, fresche e ripiene, ma anche il pesce d’acqua dolce: buoni anche i dolci della casa, attenta la selezione dei vini che comprende sia prodotti locali che nazionali. In estate, possibilità di prenotare un tavolo nel giardino del ristorante.
Corte Matilde (Pieve di Coriano)
Piatti di terra e grande attenzione alla stagionalità dei prodotti, per questo ristorante immerso in una corte di campagna restaurata. Alla guida ci sono Marco Fincatti e Sabrina Guidetti. In tavola tanti prodotti locali: qui regnano parmigiano, aceto balsamico, salame mantovano e tartufo. Carni biologiche locali, formaggi accompagnati da mostarde e giardiniere di propria produzione; carta dei vini ragionata e ampia scelta di birre artigianali completano l’offerta.
Da Pietro (Castiglione delle Stiviere)
Grandi classici della cucina mantovana, in un locale dall’atmosfera accogliente e vivace. Prodotti freschi e genuini, che diventano piatti invitanti e molto curati. Menù “leggero” dal lunedì al venerdì, con qualche proposta più originale nel fine settimana. Carta dei vini che si consulta tramite iPad, servizio attento e cordiale, possibilità di pranzare in terrazza durante la bella stagione.
Del Pescatore (Canneto sull’Oglio)
La storia ultratrentennale della famiglia Santini non ha bisogno di presentazioni: qui regnano l’eleganza, la pulizia delle linee, i sapori raffinati e i piatti studiati in ogni dettaglio. La cucina della chef Nadia e l’accoglienza del patron Antonio sanno rendere l’esperienza unica: oltre ai piatti simbolo del ristorante, potrete assaggiare degli ottimi i dolci, e scegliere una bottiglia da una carta dei vini ricca di proposte interessanti. Tre Forchette nell’edizione 2016 della guida Ristoranti d’Italia.
Due Cavallini (Mantova)
Una trattoria dall’aspetto familiare, che da oltre 70 anni è un punto di ritrovo per gli amanti dei sapori mantovani. Ambiente accogliente e curato, in un palazzo d’epoca in pieno centro, Due Cavallini propone una cucina tradizionale, accompagnata da un buon vino della casa e da qualche etichetta nazionale. Servizio cordiale ed efficiente.
Il Rifugio (Mantova)
Situato sulle sponde del Lago Superiore, con un comodo approdo per le barche, Il Rifugio è una trattoria che non deluderà gli amanti della cucina locale. Alla guida del locale Francesco Panza, che offre agli avventori piatti tratti dalla tradizione lombarda con ingredienti sempre freschi e genuini. Un servizio famoso per essere impeccabile e una carta dei vini sintetica ma ragionata completano l’offerta.
Hostaria del Teatro (Castiglione delle Stiviere)
Cresce di anno in anno la proposta dello chef Claudio Truzzi, che in cucina riesce ad esaltare la materia prima senza mai stravolgerla. L’Hostaria del Teatro accoglie i suoi clienti in un ambiente elegante, raffinato e accogliente, anche grazie alla sapiente guida della sala a cura della moglie Elena. Carta dei vini notevole e originale, servizio attento e premuroso e un curatissimo dehors dove accomodarsi nelle giornate più calde.
Hostaria Viola (Castiglione delle Stiviere)
Una trattoria nata nel 1909, gestita dall’ultima delle 4 generazioni che si sono succedute alla sua guida: l’Hostaria Viola è una garanzia per chi vuole gustare l’espressione più autentica della gastronomia mantovana. Piatti semplici ma curati nel dettaglio, ottimi dolci fatti in casa, ambiente accogliente: completano il tutto un servizio premuroso e una carta dei vini non abbondante ma ben strutturata, con molte etichette nazionali, qualcuna locale e diverse proposte di vini naturali.
La Locanda delle Grazie (Curtatone)
Una trattoria che attrae clienti da tutta la penisola, dove trionfano i prodotti di terra simbolo della bassa padana: è la Locanda delle Grazie di Daniela e Fernando Aldigheri.Elevata qualità dei prodotti, cura dei dettagli, accoglienza familiare e servizio impeccabile: tutto qui è creato per il benessere dell’ospite. Ottimi i dessert, mentre la carta dei vini è ampia con diverse proposte decisamente abbordabile. Tre Gamberi nella Guida Ristoranti d’Italia 2016.
La Stella (Porto Mantovano)
Cucina tradizionale di alta qualità, per una trattoria centenaria: immersa nel parco del Mincio, alla Stella potrete trovare un’atmosfera familiare e rilassante, resa ancora più piacevole da un ottimo servizio. In carta piatti della gastronomia mantovana realizzati con ingredienti genuini e locali, ottimi dolci fatti in casa da accompagnare a una carta di vini curata e variegata.
Osteria delle cinque lire (Roncoferraro)
Un’ampia offerta gastronomica per questa trattoria situata a due passi dal fiume Mincio: menù che cambia ogni giorno secondo le disponibilità locali, solida reputazione per quanto riguarda paste fresche e carni, servizio cordiale e diretto. Cantina non fornitissima ma affidabile, ottimi i dolci fatti in casa.
CONSIGLI DALLA GUIDA PASTICCERIE D’ITALIA 2016
Antoniazzi (Bagnolo San Vito)
Laboratorio e pasticceria di elevata qualità immersa in una villa al centro del paese: dal 1968 Enzo Antoniazzi è un punto di riferimento per gli amanti dei dolci. Qui si possono trovare cornetti fragranti, mignon, torte classiche e moderne, biscotteria: tutto rigorosamente realizzato rispettando la stagionalità degli ingredienti.
Pasticceria Atena (Sabbioneta)
Un locale accogliente, con piccolo dehors fuori e diverse sale interne, per la pasticceria di Gianni Margini. Magistrale il suo tiramisù, accompagnato da un ottimo caffè, ma anche i lievitati classici, i mignon e biscotti di tutti i tipi. Tradizionali e gustose le torte da forno e i semifreddi: completa l’offerta un assortimento di snack salati come tramezzini, pizzette e panini.
CONSIGLI DALLA GUIDA BAR D’ITALIA 2016
Bar Venezia (Mantova)
Storica insegna sul corso principale di Mantova, con spazio esterno e diverse sale interne. Ottimo il caffè e il cappuccino, serviti con professionalità: buona e variegata la proposta dei lieviti, delle torte classiche e della biscotteria. Cocktail di livello per l’aperitivo, grazie agli esperti barman.
Caffè Borsa Antoniazzi (Mantova)
Altro locale della famiglia Antoniazzi, vicino l’isola pedonale di Mantova. Solida reputazione su caffè e cappuccini, ricca scelta di creazioni dolci e salate, secondo l’orario. Ottime le brioche ripiene per la colazione, torte da forno e mignon direttamente dal laboratorio di Bagnolo San Vito. Cocktail e offerte per pranzo, possibilità di acquisti golosi in uno spazio apposito del locale.
Caravatti (Mantova)
Famoso per l’aperitivo della casa, il celebre Caravatti appunto, questa insegna storica si affaccia su una delle piazze più delle della città. Buoni i caffè e i cappuccini, variegata l’offerta di brioches e torte tipiche come la Sbrisolona o l’Elvezia. A pranzo snack e proposte salate, mentre per la sera cocktail e serate a tema.
Centrale caffè e gelato (Marcaria)
Gestito dalla famiglia Araldi, è un punto di riferimento per la raffinatezza delle sue proposte. Caffè e cappuccini di elevata qualità, ottime torte e lievitati, marmellate e creme fatte in casa con ingredienti di qualità indiscutibile. Discreta offerta anche a pranzo, con snack salati e panini.
Viennoiserie Gian (Castiglione delle Stiviere)
Gianluca Musatti è un pastry chef noto agli appassionati, che non ha bisogno di molte presentazioni: dopo le esperienze in ristoranti storici ha aperto i suo locale dal design elegante e raffinato. Eccellenti i caffè e i cappuccini, di classe l’offerta di lievitati mignon e torte da forno, cui si aggiungono proposte come pan au chocolat o all’uva, o grissini al cioccolato: anche in pausa pranzo piatti sfiziosi e originali. Tre Chicchi e Tre Tazzine nella Guida Bar d’Italia 2016.
Vi piacerebbe aprire un’attività in una malga sui monti del Nord Italia? Dal 2017 sarà possibile farlo, tramite l’adesione a un bando pubblico dell’Ersaf, l’Ente regionale per i servizi all’agricoltura della Lombardia. Sono 8 infatti le malghe da dare in concessione, tutte in territorio lombardo: una in Valtellina, una in provincia di Bergamo e sei nel bresciano.
Il progetto di concessione Ersaf
La malga è un insieme di fattori che servono a portare avanti la monticazione, cioè la fase iniziale della transumanza, che permette il trasferimento di animali e pastori dalle zone di pianura ai pascoli di alta quota nel periodo estivo. Più in generale, il termine malga è diventato sinonimo di baita, intesa nel linguaggio comune come la struttura di pietra e legna dove il pastore risiede e produce da maggio a settembre. Di malghe nelle zone alpine e prealpine del nostro paese ce ne sono molte: alcune fra queste sono abbandonate o in disuso.
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Per rimettere a nuovo questo patrimonio e permettere alle aziende di ripartire, l’Ersaf lombardo ha deciso di pubblicare un bando per concedere l’uso di 8 malghe, strutture con caratteristiche e ampiezza diverse. Inoltre, con lo scopo di agevolare le richieste dei giovani allevatori, l’Ersaf ha modificato le regole delle concessioni, semplificandole e rendendole più incentivanti: l’obiettivo è stimolare la crescita di allevamenti e colture, per tutelare la biodiversità e l’ecosistema delle zone alpine.
Le malghe in concessione
Le strutture messe in concessione fanno parte del patrimonio che ERSAF gestisce per conto di Regione Lombardia nelle 20 foreste regionali. Nel Comune di Valmasino, Sondrio, sarà disponibile la Malga Pioda-Cameraccio, mentre in provincia di Bergamo, nella Foresta Azzaredo Casù, Comune di Mezzoldo, ci sarà la Malga Azzaredo. Le malghe in provincia di Brescia invece sono: Malga Campolungo (Foresta Valgrigna, Comune di Bienno), Malga Cigoleto (Foresta Valgrigna), Malga Vesta di Cima (Foresta Gardesana), Pascolo Glisuner (Foresta Valle di Scalve, Comune di Angolo Terme), Pascolo Scandolaro, (Foresta Valgrigna, Comune di Esine) e Pascolo Dos Boscà (Foresta Gardesana, Comune di Valvestino).
La data ultima per iscriversi al bando è il 9 settembre 2016.
Per alcune attività, quelle colpite meno duramente dal sisma del 24 agosto, è già tempo di ripresa. Ecco quali sono e quali problemi incontrano.
Mentre ancora si scava tra le macerie e si definiscono, ora dopo ora, i confini di questa tragedia, lentamente l'Italia colpita dal sisma inizia a cercare, dove possibile, di tornare alla normalità. Non è facile, e non solo per la tragedia che si sta vivendo, ma anche per le difficoltà che si incontrano e con cui ci si deve misurare. Non è raro, infatti, che fuori dalla zona colpita in modo più tragico dal terremoto, ci siano realtà che fanno la conta dei danni e cercano di organizzare una ripresa delle attività.
Mano d'opera
Quali sono le maggiori difficoltà che incontrano? Le lesioni alle strutture, soprattutto, come nel caso di CasaleNibbi, azienda Agricola alle porte di Amatrice che, pur danneggiata non in modo grave, attende una valutazione della sicurezza delle proprie strutture, i laboratori di trasformazione e gli spazi abitativi, per metterli in sicurezza quanto prima. In attesa di questo si dorme nella automobili e l'attività è ferma: la raccolta della frutta e la produzione di formaggi. Dovevano partire proprio oggi le prime consegne di frutta, ma la condizione dei collegamenti stradali lo ha reso impossibile. Non solo: un altro dei problemi è anche la carenza di mano d'opera. Dopo il sisma molti hanno dovuto abbandonare le proprie abitazioni cercando ricoveri di fortuna, in questa situazione di precarietà non si è certo nella condizione di riprendere una vita normale, mentre è per ora tutto da organizzare un eventuale intervento di mano d'opera dall'esterno, proprio per i problemi che riguardano trasporti e alloggi.
Lo confermano anche dall'azienda agrituristica GriscianoSerafino, che stando fuori dal centro di Accumoli non ha subito danni importanti. La loro attività non si è fermata, ma alcuni dei loro collaboratori vivono il dramma dello sfollamento. Per questo le difficoltà aumentano impedendo un rapido ritorno alla normalità, ma la ripresa delle attività è un passaggio fondamentale per quelle aziende ancora in piedi e per tutta la regione. Nel caso di Grisciano Serafino, la vendita dei salumi al momento continua attraverso alcuni punti vendita Eataly e a Roma al mercato di Garbatella sabato 27 agosto.
Trasporti
L'agriturismo LoScoiattolo, a un passo da Amatrice, per quanto danneggiato è diventato parte integrante della macchina dei soccorsi, al fianco della Protezione Civile, la struttura è infatti operativa nella distribuzione di pasti e caffè. È un modo per ricominciare anche questo, mentre dal loro profilo Facebook fanno sapere man mano cosa serve. Per esempio bici elettriche per spostarsi agevolmente senza ingolfare ulteriormente la circolazione già compromessa nella cittadina reatina. La produzione dell'annesso salumificio Berardi, invece, riprenderà come di consueto a ottobre, perché al momento pare che le strutture a essa destinata (in località Campotosto) sono salve.
Vendita e partecipazione ai soccorsi
L'azienda ReginadeiSibillini ha messo a disposizione della Protezione Civile la pasta di semola che produce con il proprio grano coltivato sui Monti Sibillini. Sempre sui monti Sibillini c'è la tipica mela rosa che si consuma fresca e in conserva. Nell'azienda LeSpiazzette in località Amandola si cerca di tirare le fila di quanto è accaduto. La loro produzione di confetture di mele rosa è ferma al momento, dovrebbe ripartire tra qualche settimana con la raccolta delle mele, ma la vendita continua, e a breve sarà possibile trovare sul sito i negozi dove acquistare i loro prodotti.
Oggi e domani ultime due date per l’Heinz Beck Food Festival - Sardinian Edition a Poltu Quatu: cena a 10 mani con chef sardi e una giornata interamente dedicata allo street food.
Heinz Beck torna a Poltu Quatu per il terzo appuntamento dell’Heinz Beck Food Festival - Sardinian Edition, previsto per oggi e domani. Dopo i primi due eventi di giugno e luglio, la kermesse estiva organizzata dallo chef tedesco fa di nuovo tappa in Sardegna per una due giorni di dibattiti e idee sul mondo della cucina, show cooking e cene a più mani.
Heinz Beck Food Festival
È stato scelto Poltu Quatu, che in sardo vuol dire “porto nascosto”, come sede dell’Heinz Beck Food Festival: un gioiello sul mare della Costa Smeralda, meno conosciuto e affollato di Porto Cervo. Il 26 e il 27 giugno lo chef triforchettato della Pergola, ristorante dell’hotel Rome Cavalieri, ha dato il via al festival in cui nomi di alto livello della cucina contemporanea hanno celebrato i sapori e i piatti sardi: si sono avvicendati ai fornelli nomi come Enrico e Roberto Cerea del ristorante Da Vittorio di Brusaporto, Moreno Cedroni della Madonnina del Pescatore di Senigallia, Ciccio Sultano del Duomo di Ragusa.
Non è stato da meno il secondo dei tre appuntamenti: fra il 17 e il 18 luglio nello splendido borgo della Gallura sono stati protagonisti Mauro Colagreco del ristorante Mirazur di Mentone, Paolo Casagrande del Lasarte di Barcellona, Jacob Jan Boerma del ristorante olandese De Leest e infine Joachim Wissler del ristorante Vendome vicino Colonia.
Il terzo appuntamento
Per concludere il suo Food Festival, Heinz Beck ha previsto per oggi una “cena a dieci mani” presso Blubeck, noto ristorante di Poltu Quatu. Al centro della cena l’esperienza gastronomica dell’alta cucina: ai fornelli, i cuochi sardi Luigi Pomata dell’omonimo ristorante di Cagliari, Gianfranco Pulina del Golden Gate a Bortigiadas,Max Atzori di Villa di L’Abbiu e, direttamente dall’Acqua Restaurant in Thailandia, Alessandro Frau.
La giornata di domenica invece sarà interamente dedicata al sempre più florido settore dello street food: la marina di Poltu Quatu sarà letteralmente invasa di prelibatezze di strada, realizzate dagli chef in strutture affacciate direttamente sul mare. Con questo evento si concluderà ufficialmente la kermesse di Beck in terra sarda. Per partecipare alla cena, è indispensabile prenotare, e per gli appassionati non si trovano in Sardegna, il festival può essere seguito on line, sulle dirette Facebook, Instagram, Twitter e YouTube, tramite l’hashtag #HBFF16.