Si chiama The Extraordinary Italian Taste, un marchio unico per proteggere i prodotti nazionali sui mercati esteri, e l'Italia l'aveva presentato in occasione di Expo. Ora il progetto raccoglie l'adesione di importanti partner statunitensi.
Parmesan batte Parmigiano 1 a 0. Il report Coldiretti
Non è affatto rincuorante l'ultimo bollettino diffuso da Coldiretti sul mercato dei formaggi italiani in territorio statunitense, dove il 99% dei prodotti caseari marchiati con il tricolore è in realtà un tarocco made in USA. Nonostante i nomi che spesso richiamano esplicitamente specialità protette da certificazioni di autenticità, dalla mozzarella alla ricotta, dal gorgonzola al provolone, all'Asiago. Solo nel 2014 le aziende a stelle e strisce (California e Wisconsin in testa) hanno riversato sul mercato nazionale 2228 milioni di chili di formaggi “italiani”, imitazioni che vincono la competizione con le specialità locali – Cheddar, Monterray, Jack – ferme a quota 2040 milioni. Peccato si tratti di falsi che non portano nessun vantaggio all'indotto dell'agroalimentare italiano, e anzi danneggiano l'iniziativa delle aziende desiderose di aprirsi al mercato statunitense. Basti pensare che solo il Parmesan raggiunge quota 144 milioni di chili, circa la metà del quantitativo di autentico Parmigiano prodotto sul suolo italiano.
E l'export vola
E se nel 2014,l'export di formaggi in arrivo dal Belpaese aveva subito un brusco calo, attestandosi al -6% rispetto all'anno precedente, i primi mesi del 2015 hanno fatto registrare un trend in crescita per tutto il comparto alimentare, con un aumento complessivo delle esportazioni del 24%, olio d'oliva, formaggio e pasta in primis. Dal canto suo il Governo italiano ha avviato in Stati Uniti, Canada e Messico una nuova campagna per contrastare la piaga dell'italian sounding. Ma a credere nel valore aggiunto del made in Italy sono anche nuovi ambasciatori che si presentano al pubblico in formazione insolita.
L'alleanza per il marchio unico
Proprio in questi giorni l'agenzia ICE (per la promozione all'estero delle aziende italiane) in collaborazione con il canale televisivo Food Network e con l'editore americano Hearst, rilancia l'iniziativa The Extraordinary Italian Taste, per dire basta a parmesan e salami e accorrere in soccorso del patrimonio enogastronomico made in Italy. Il progetto è stato presentato la scorsa settimana davanti alla platea dell'Hearst Building, a Manhattan, e prova a proporre un marchio unico per tutelare le produzioni agricole e alimentari italiane distribuite all'estero, un segno distintivo che le identifichi con facilità. Una grandissima opportunità che necessita di investimenti, sostiene Maurizio Forte, presidente ICE; e rincara la dose Michael Clinton, presidente di Hearst Magazine, che dal canto suo si è impegnato a dare massimo visibilità ai prodotti italiani sui suoi periodici, per formare consumatori consapevoli capaci di rifiutare le imitazioni. Il progetto, promosso dai Ministeri delle Politiche Agricole e dello Sviluppo Economico, era stato presentato la primavera scorsa a Expo e ora varca la frontiera forte dell'alleanza con nuovi partner internazionali. Sarà la volta buona per allontanare lo spauracchio dell'italian sounding?
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