Nel numero di agosto del mensile del Gambero Rosso, siamo andati nella patria di Nelson Mandela a 100 anni dalla sua nascita. Sono lontani i tempi dell’apartheid e le quattro principali città del paese, oltre a colline, savane, vigneti, sono un instancabile crogiuolo di novità e tendenze. Qui un'anticipazione del viaggio.
Sono trascorsi cento anni dalla nascita di Nelson Mandela. Madiba, come lo chiamano qui, sarebbe soddisfatto del suo Sudafrica: un paese dal carattere cosmopolita frutto delle diverse etnie e culture che qui si incontrano e convivono. A lui si devono l’integrazione e la contaminazione diffusa, per anni annientate dall’apartheid. Oggi design, arte, cultura e nuove tendenze si sviluppano ed evolvono tra le sue principali città: Cape Town (capitale legislativa), Durban, Johannesburg e Pretoria (capitale amministrativa), incubatori di nuovi talenti, mete che attirano sempre più visitatori da tutto il mondo.
Il paese del vino
Diversi possono essere i tagli di viaggio lungo la “Nazione Arcobaleno”: un itinerario enogastronomico potrebbe rappresentare un’ottima scelta. Il Sudafrica è uno dei paesi più vocati alla coltivazione della vite; eleganti e saporiti vini provengono dai vigneti concentrati quasi tutti a sud-ovest, nella regione di Boland Basin, a 80 km da Città del Capo: Cape Winelands, dove Stellenbosch con le sue 60 tenute vinicole è considerata la capitale per eccellenza del vino sudafricano. Ricca di ville coloniali del Settecento, è abbracciata da una corona di montagne da un lato e l’Oceano Indiano dall’altro; la prima strada del vino del comprensorio fu inaugurata nel 1971 e si snoda all’interno di un’affascinante valle particolarmente adatta alla viticoltura. Constantia Wine Route è invece la più antica del paese e ospita alcune delle tenute più famose tra cui Groot Constantia, Klein Constantia e Buitenverwachting. Poi, la celebre Route 62: la più lunga strada del vino al mondo che si snoda dal Western all’Eastern Cape passando attraverso caratteristiche cittadine come Oudtshoorn, Langkloof e Barrydale. E se il paesaggio richiama numerosi amanti del bello, lo stesso vale per gli appassionati del buono. Già gli olandesi capirono che c’era terreno fertile quando nella seconda metà del seicento introdussero la viticoltura ricorrendo alle varietà francesi. Storicamente il vitigno più diffuso era il pinotage (incrocio di pinot nero e cinsault) oggi soppiantato da uve internazionali anche se alcuni produttori continuano a mantenerlo in vita con espressioni ricchissime.
Tra le cultivar a bacca bianca eccelle lo Chenin Blanc, scarsamente diffuso in Europa, ma notevole per eleganza, sapidità e freschezza grazie alla sua acidità vibrante. Tra le varietà d’uva nera sono diffusi shiraz e cabernet sauvignon che traggono beneficio da un clima mediterraneo con inverni miti e piovosi, estati soleggiate, temperatura media fresca dovuta alla corrente del Benguela con acqua fredda che arriva direttamente dall’Antartico e vento scirocco utile contro umidità e muffe. Le cantine più interessanti? Rispondono ai nomi di: Jordan, Meerlust, Demorgenzon, Rustemberg, Delaire Graff, Morgenster, Hamilton Russell, Altheit Vineyards, Sadie, Crystallum, Boekenhoutskloof, Silwervis, Testalonga e Lomond.
Piatto di Luke Dale-Roberts di Test Kitchen
La grandi cucine sudafricane
Certo è che un buon calice chiama una cucina di carattere. A tal proposito il Sudafrica è un ventaglio di culture diverse che hanno dato e danno vita a piatti cangianti e variegati. L'incredibile cucina Cape Malay del Western Cape e il Durban Indian Food della east coast, possono essere definite le "due facce" della gastronomia sudafricana. “Le cucine della costa orientale e occidentale del Sudafrica sono arrivate a definire la nostra terra, in particolare la cucina indiana di Durban e quella del Capo Malese – racconta la giornalista enogastronomica Ishay Govender-Ypma originaria di Pietermaritzburg (capoluogo della provincia del KwaZulu-Natal, ad est) – Non si può visitare questo paese e non provare un bunny chow di Durban per esempio (pagnotta scavata e ripiena di curry) o gli stufati di carne di Cape Malay e le koesisters (ciambelle speziate e spolverate di cocco). Se si è a Durban è assolutamente da assaggiare il magnifico buffet al curry del ristorante Oyster Box e lo stesso vale per le specialità di Cape Malay da rintracciare all’interno delle piccole insegne capitoline come il Bo-Kaap in cui gustare il curry di agnello”.
Il viaggio alla scoperta delle tendenze gastronomiche sudafricane continua nel numero di agosto del mensile del Gambero Rosso.
a cura di Giovanni Angelucci
foto di Sintesi
QUESTO È NULLA...
Nel numero di agosto del Gambero Rosso, un'edizione rinnovata in questi giorni in edicola, trovate il racconto completo con le altre specialità sudafricane, dai bredies (stufati a base di pomodori e fagioli) ai bobotiedi carne tritata con curry, uova e cipolle, serviti con riso. E un focus sullacucina gourmet di Cape Town, Paternoster e Pretoria, con le testimonianze di Scot Kirton di La Colombe, Luke Dale-Roberts di Test Kitchen, Kobus van der Merwe del ristorante Wolfgat e Chantal Dartnall del ristorante Mosaic at the Orient. Un servizio di 10 pagine che include anche le 10 specialità da non perdere, le testimonianze dell'enologo Giorgio Dalla Cia e dello chef di 95 Keerom Giorgio Nava, un'interessante timeline con tutte le date principali della storia sudafricana e gli indirizzi utili dove mangiare e dormire.
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