Sette chef uniti per promuovere il proprio territorio. Una due giorni dedicata ai sapori e alla tradizione gastronomica palazzolese. Un bell’esempio di come unire risorse ed energie per un obiettivo comune: valorizzare la propria terra.
Tornando da una visita a Palazzolo Acreide ci si sente un po’ disorientati, perché ci si trova ad accogliere una quantità inaspettata di immagini, voci, storie. Le chiese barocche, i vicoli, i palazzi ottocenteschi, i balconi ricolmi di vasi e fiori. Le pietre antiche del teatro greco, le colline, le campagne circostanti con gli animali che brucano indolenti. Gli alberi carichi di frutti che invitano all’assaggio, le stradine sterrate e quelle lastricate. Il paese che sembra possedere due volti: di giorno stanco e assolato, con le piazze che sembrano immense, semideserte. Al calar del sole si trasforma: le piazze si animano e sembrano rimpicciolirsi, con i tavolini dei bar, la musica che riempie le strade, il chiacchiericcio della gente che passeggia per il corso, il fare operoso e fiero delle persone dietro ai banconi, nelle cucine, nei negozi. Succede spesso, tornando dalla Sicilia, di portarsi addosso quella sensazione di pienezza, come di chi è rimasto, per un istante, “abbagliato”. Sarà per la luce che sembra deformare colori e forme, spiazzando chi arriva dalle grandi città. A Palazzolo Acreide forse risulta tutto più inatteso perché si tratta di un paese che, pur nella sua bellezza, è ancora fuori dai grandi circuiti turistici. Eppure, una volta visitato, non si può immaginare un itinerario della Sicilia sud orientale che non passi per Palazzolo.
Palazzolo Acreide
Akrai, così si chiamava il paese fondato dai siracusani nel 664 a.C sull’Acremonte, la collina che divide le valli del Tellaro e dell’Anapo. Luogo affascinante che ancora conserva le testimonianze delle numerose dominazioni che si sono succedute nel corso dei secoli: romana, bizantina, araba, normanna. In provincia di Siracusa, Palazzolo Acreide fa parte del comprensorio dei monti Iblei e nel 2002 è stata insignita del titolo di Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco e inclusa fra le “Città Barocche del Val di Noto" (insieme a Caltagirone, Catania, Modica, Militello Val di Catania, Noto, Ragusa Ibla, Scicli). Si tratta di città ricostruite mirabilmente in seguito al terremoto del 1693. Palazzolo stupisce per la ricchezza dei suoi paesaggi, con le molteplici possibilità che questo territorio offre al visitatore per scoprire le sue bellezze. Dalla zona archeologica, fra le più antiche in Italia, con il bellissimo teatro greco e le rovine della polis, ai percorsi naturalistici, con la Riserva naturale Valle dell’Anapo-Pantalica e la Riserva Naturale Orientata di Cava Grande. E ancora la possibilità di osservare un mulino ad acqua funzionante e di visitare il Museo della macina che vi è annesso.
La tradizione gastronomica
La ricchezza di questo territorio si ritrova anche nella sua tradizione gastronomica: Palazzolo infatti è un paese incredibilmente “denso” anche da questo punto di vista, con oltre 30 ristoranti per circa 9000 abitanti. La cucina è legata soprattutto alla terra: valorizza le materie prime locali, quelle provenienti dalle campagne come gli ortaggi e la frutta, ma anche i formaggi e la carne degli allevamenti delle campagne circostanti. Fra i prodotti tipici spicca la salsiccia palazzolese, presidio Slow Food che omaggia l’antica tradizione norcina di questa terra. La ricetta originaria prevede che questa salsiccia venga preparata con nove tagli diversi di suino nero: lardo, coppa, gola e guancia, la lonza o il lombo, la pancetta, la coscia, lo zampino e una parte di grasso. Alla carne, che la tradizione vuole tagliata rigorosamente al coltello, si aggiunge poi il sale, il finocchietto selvatico, il peperoncino e il vino rosso del Val di Noto che ha la funzione principale di sciogliere il sale, ma conferisce anche un profumo particolare. La salsiccia palazzolese si mangia fresca o essiccata e con il suo gusto deciso e intenso ben rappresenta questa terra. Fra gli altri prodotti che caratterizzano la gastronomia di Palazzolo Acreide vi è poi il tartufo, che si trova in abbondanza in questo territorio grazie anche alla natura calcarea del terreno e al clima umido che ne favoriscono la crescita. Diverse sono le specie che si possono trovare in questi territori, a seconda delle stagioni, tutte apprezzabili. La scoperta dei tartufi a Palazzolo Acreide è piuttosto recente (risale agli anni Novanta) e ha avuto il merito di stimolare la curiosità dei ristoratori locali che hanno iniziato a utilizzarlo nei loro piatti, nel tentativo di avvicinare anche i visitatori talvolta poco avvezzi a sentir parlare di tartufo nel sud Italia. Un esempio di utilizzo originale del tartufo palazzolese ce lo fornisce lo chef Andrea Alì che nel suo ristorante “Da Andrea – Sapori montanti” fra i dessert propone un soffice di ricotta, olio Evo e tartufo, mettendo insieme tre ingredienti semplici di ottima qualità che rappresentano un vero e proprio omaggio al territorio.
Vicoli & Sapori
Proprio con lo scopo di valorizzare il territorio e rilanciarlo con iniziative ed eventi ad hoc, lo scorso anno nasce l’associazione “Vicoli e Sapori”, costituita da sette Chef di Palazzolo Acreide: Paolo Di Domenico (Lo scrigno dei Sapori), Giorgio Migliore (La corte di Eolo), Massimo Iacono (La taverna di Bacco), Andrea Alì (Da Andrea – Sapori montani), Marco Giuliano (Settecento), Calogero Maltese (agriturismo Giannavì) e Gianni Savasta (Trattoria del Gallo). Sette cuochi illuminati che hanno compreso la necessità di associarsi, senza antagonismi né inutili protagonismi. Il loro impegno, naturalmente, si attua nel settore enogastronomico che, tuttavia, agisce poi da volano per veicolare le bellezze di Palazzolo Acreide nella sua interezza, fra tradizione, storia e cultura. Fra gli eventi promossi dall’associazione, spicca Vicoli & Sapori – Vivere gli Iblei, che il 29 e 30 luglio scorsi ha animato l’antico quartiere dell’orologio di Palazzolo Acreide. Due serate per scoprire sapori e tradizioni di questi luoghi in un’atmosfera gioiosa e rilassata: attraversare i vicoli e le piazze del paese, illuminate dalla luce delle lanterne, fermarsi ad ascoltare un po’ di musica eseguita dal vivo da piccoli gruppi, assaggiare i prodotti o i vini locali e, naturalmente, i piatti proposti dai sette chef. Questo è il clima in cui si svolge una manifestazione che, alla sua terza edizione, quest’anno ha raddoppiato le presenze rispetto al 2017 (2800 fra sabato e domenica). La chiave del suo successo si trova proprio nella passione vera e spontanea dei ristoratori che l’hanno ideata e nel fatto che siano loro a promuoverla e animarla in prima persona. A dimostrare che non esiste modo di migliore di conoscere un luogo con le sue tradizioni e il suo bagaglio gastronomico se non quello di viverlo attraverso l’esperienza e il racconto delle persone che lo vivono.
a cura di Valentina Ferraro