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Italia in Rosa 2018 report. Come vanno i vini rosati in Italia?

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L'undicesima edizione di Italia in Rosa ha tratteggiato un panorama in lenta ma costante crescita per qualità e interesse nei confronti dei vini rosati.

 

Si è chiusa con un grande successo di pubblico l’undicesima edizione di Italia in Rosa, la più importante rassegna italiana dedicata al mondo dei vini rosé. Sono stati oltre 8000 gli appassionati che dall’1 al 3 giugno hanno affollato, calice alla mano, i banchi d’assaggio del parco del Castello di Moniga del Garda. Quest’anno la presenza delle Cantine ha superato quota 150 con più di 200 vini in degustazione, provenienti da quasi tutte le regioni italiane: Lombardia, Piemonte, Veneto, Trentino Alto-Adige, Emilia Romagna, Toscana, Abruzzo, Molise, Campania, Calabria, Puglia e Sardegna. Uno dei dati più incoraggianti dell’ultima edizione è il crescente interesse del pubblico giovane per i rosé. Anche in Italia i millennials sembrano vedere nel rosato un vino piacevole, informale, facile da bere per chi si sta avvicinando a questo mondo per la prima volta. Speriamo sia un segnale positivo, che possa indicare un cambiamento nelle abitudini del nostro Paese in cui aumentano le manifestazioni dedicate, come I Drink Pink in programma in diverse città di Italia fino alla metà di luglio

Rosati: produzione e consumo in Italia

Nonostante l’Italia, dopo Francia e Spagna, sia il terzo produttore europeo di vini rosati, il consumo nazionale fatica a superare il 5%, rispetto a una media mondiale del 10% e con la Francia che viaggia ormai oltre il 30%. Italia in Rosa ha confermato il buon livello dei nostri vini e la presenza di molte denominazioni, che possono vantare un’antica tradizione nella produzione di rosati. La pratica del salasso, il prelievo del mosto durante la produzione di vini rossi per realizzare rosé, è stata quasi ovunque abbandonata in favore di una vinificazione con un breve contatto sulle bucce. In molti territori i vini rosé nascono già in campagna, con la scelta delle vigne che possono fornire le uve più adatte e con vendemmie leggermente anticipate per preservare la necessaria freschezza. In Valtènesi il Chiaretto è addirittura il primo vino e il più importante in assoluto della denominazione. Grazie alla crescente attenzione dei produttori, la qualità dei rosati italiani è cresciuta molto negli ultimi anni e oggi possono competere con quelli delle più famose regioni del mondo senza alcun timore reverenziale. Una conferma in questo senso arriva anche dal direttore del Consorzio Valtènesi Carlo Alberto Panont: “L’edizione 2018 di Italia in Rosa” dice Panont“ha messo in luce un forte incremento nella coscienza produttiva dei rosé: prende piede un aspetto identitario che, sostenuto da un profilo qualitativo sempre più elevato, sembra ormai essere alla base di una vera e propria scuola di pensiero”.

 

I rosé italiani fanno squadra

La novità più importante della tre giorni di Moniga del Garda è senza dubbio il patto a cinque sottoscritto dal Consorzio Valtènesi con altri quattro importanti Consorzi storicamente vocati alla produzione di vini rosati: Chiaretto di Bardolino, Cerasuolo d’Abruzzo, Castel Del Monte e Salice Salentino. Dopo le degustazioni e le iniziative comuni messe in campo all’ultima edizione del Vinitaly, la collaborazione tra le principali denominazioni italiane produttrici di rosé prende forma in modo più strutturato e istituzionale. Le basi dell’accordo si fondano sulla comune tradizione storica legata alla produzione di vini rosati, con l’utilizzo di vitigni autoctoni del territorio.

Un accordo che nasce per fare sistema e affrontare la sfida dei mercati internazionali con maggiore forza. I cinque Consorzi possono contare su una produzione complessiva superiore ai 16 milioni di bottiglie e soprattutto rappresentano cinque espressioni di rosé diverse, che offrono al consumatore una vasta gamma di scelta. L’area gardesana può proporre il Valtènesi Chiaretto, elegante, morbido e fruttato o il Chiaretto di Bardolino più fresco, sapido e agrumato. Il centro Italia un rosé importante, ricco e strutturato come il Cerasuolo d’Abruzzo e la Puglia la finezza dei vini di Castel del Monte, a base di bombino nero, o la fragranza intensa e avvolgente dei rosé della zona del Salice Salentino, prodotti con negroamaro. Cinque sfumature di rosa diverse tra di loro, che non rischiano di entrare in competizione, ma anzi si presentano come perfettamente complementari. Vini dai colori e dai profili molto caratteristici, che esprimono la sfaccettata ricchezza della nostra produzione nel campo dei rosati. Le parole del presidente del Consorzio Valtènesi Alessandro Luzzago confermano l’importanza dell’accordo e la necessità di fare sistema: “Abbiamo stretto un’alleanza che avrà forti conseguenze nell’affermazione della cultura del rosé Italiano. Un patto di alto valore simbolico e fondativo: essere uniti insieme sotto il segno della storicità e dell’utilizzo di uve autoctone è senza dubbio la strada vincente”.

 

I nostri migliori assaggi a Italia in Rosa:

Valtènesi Riviera del Garda Cl. Chiaretto' 17 - Le Chiusure

Valtènesi Riviera del Garda Cl. RosaGreen '17 - Pasini San Giovanni

Valtènesi Riviera del Garda Cl. San Donino '17 - Selva Capuzza

Bardolino Chiaretto '17 - Cavalchina

Bardolino Chiaretto Rodon '17 - Le Fraghe

Bardolino Chiaretto '17 - Vigneti Villabella

Castel del Monte Rosato Pungirosa '17 - Rivera

Est Rosa '17 - Pietraventosa

Tramonto '17 - Donna Viola

Cerasuolo d’Abruzzo '17 - Il Feuduccio

Cerasuolo d’Abruzzo Baldovino '17 - Tenuta i Fauri

Cerasuolo d’Abruzzo '17 - Talamonti

Maremma Toscana Rosato San Michele n°3 '17 - Poggio L’Aparita

Fertuna Rosé '17 - Tenuta Fertuna

Albarese Rosé '17 - Vini di Maremma

 

a cura di Alessio Turazza


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