L’esposizione fa parte delle iniziative promosse in città in occasione del Bocuse d’Or Off 2018, e offre un interessante punto di vista sul rituale della tavola alla corte dei Savoia, ricostruendo al contempo la tradizione gastronomica piemontese, attraverso ricettari inediti datati ai Sei e Settecento. Un racconto che si snoda tra oggetti preziosi e manoscritti rari, in mostra fino a settembre 2018.
Alla tavola di corte. La mostra
La cronologia scandisce un percorso che si snoda tra il Seicento e l’Ottocento, ed è quello di riferimento del regno di Savoia, visto attraverso l’arte della tavola a corte. Ed è questo il primo obiettivo della mostra appena inaugurata ai Musei Reali di Torino nell’ambito delle iniziative promosse nel circuito del Bocuse d’Or Off 2018, mentre l’appuntamento con la finale europea del premio, prevista per la prima metà di giugno, si avvicina. I Musei Reali, dunque, partecipano all’attesa con l’esposizione La Cucina di Buon Gusto, allestita nel salone monumentale della Biblioteca Reale e visitabile fino all’8 settembre 2018. Un viaggio tematico tra reperti che raccontano l’etichetta di corte a tavola, le invenzioni mirabolanti dei cuochi di palazzo per stupire gli ospiti dei banchetti, i preziosi servizi di stoviglie, anch’essi funzionali a magnificare il prestigio dei sovrani. E anche l’origine di ricette che oggi sono radicate nella tradizione gastronomica piemontese, come il bagnetto verde, o i grissini torinesi. La mostra, articolata in tre sezioni, presenta libri, disegni, documenti, oggetti preziosi: ricettari settecenteschi, porcellane, cristalli e argenti, manoscritti che portano memoria del gusto (a tavola) di un’epoca.
Tra stoviglie, cristalli e manoscritti
All’allestimento hanno contribuito in egual misura i Musei Reali – da cui provengono gli oggetti in esposizione, per esempio le porcellane in uso nella sala da pranzo della residenza, molte in arrivo da prestigiose manifatture europee, da Meissen a Baccarat e Vienna, senza dimenticare Richard-Ginori – e la Biblioteca, che invece ha focalizzato l’attenzione su documenti e testi delle collezioni che trattassero la produzione di cibo – dallo stato dell’agricoltura all’evoluzione delle tecniche alimentari – e l’arte della buona tavola. La prima sezione, focalizzata sugli oggetti, è stata ribattezzata Tavole Reali, e propone, tra gli altri, oltre ad alcuni pezzi scelti del servizio da dessert detto delle “Donne più celebri d’Europa di tutti i tempi”, dipinto dall’Atelier di Boyer e appartenuto a Maria Adelaide Asburgo Lorena, moglie di Vittorio Emanuele II: la particolarità del servizio è quella di ritrarre donne della Bibbia, regine, attrici, eroine, scrittrici e muse ispiratrici di opere letterarie (sulla zuccheriera c’è Beatrice, la donna amata da Dante Alighieri). Provengono invece dalle manifatture francesi di Niderviller, Sèvres e Nast il vaso e le statuine in biscuit. Completano la sezione alcuni esemplari degli eleganti argenti realizzati nel XIX secolo nelle botteghe piemontesi dai membri della Corporazione degli argentieri. Poi la visita prosegue nei caveau.
La visita ai caveau. All’origine delle ricette tradizionali
La seconda sezione è intitolata ai Saperi e Sapori, raccontati attraverso manoscritti inediti sulle attività agricole, la caccia, la pesca, e trattati dedicati alle eccellenze piemontesi, come il vino (c’è pure la prima traduzione italiana del trattato teorico sulla coltivazione della vite, o l’opera di zoologia più famosa del Rinascimento, Aquatilium Animalium, con la raffigurazione puntuale delle specie ittiche, realizzata a incisione). Tra questi anche un raro testo settecentesco emblematico per evocare la nascita della cultura del caffè, Lettre a m. Le Monnier sur la culture du café. La terza e ultima sezione, Invito a tavola, è forse quella più curiosa, perché ricostruisce nelle vetrine della Sala Leonardo due ipotetici menu. Da un lato il rituale di corte, attraverso la testimonianza di due banchetti serviti nel 1865, dall’altro le ricette della tradizione piemontese. Del resto la collezione di ricettari della Biblioteca è ingente: ben 53 raccontano i gusti ottocenteschi, 15 si riferiscono alla tavola del Settecento, due risalgono al Seicento, tre sono i testi che riassumono le preparazioni cinquecentesche. I curatori hanno scelto di offrirne ai visitatori uno spaccato significativo, dal celebre ricettario di Bartolomeo Scappi al manoscritto anonimo di un cuoco piemontese sulla cucina della seconda metà del Settecento (1766), che ebbe grande diffusione; dal celeberrimo testo di Brillat Savarin al Grand Dictionnaire de Cuisinedi Alexandre Dumas: anche l’inventore dei moschettieri si dedicò a lungo a censire la tradizione gastronomica francese, restituendo un ricettario enciclopedico sulla cucina e le abitudini a tavola dei suoi connazionali. Circa 150 pezzi in tutto e visita compresa nel biglietto di ingresso ai Musei Reali.
a cura di Livia Montagnoli