Vinitaly è l'evento dei grandi e grandissimi numeri, ma non solo. C'è una corrente sotterranea che sta cambiando il volto della più grande fiera del vino italiana.
C'è un aspetto del Vinitaly che si vede poco, che è meno appariscente, meno sottoposto alla lente di ingrandimento sia dei mezzi di comunicazione sia degli utenti. Ed è quello legato alla lenta e progressiva trasformazione di questo grande evento veronese in una fiera del business a forte vocazione internazionale, sul modello del tanto decantato Prowein di Düsseldorf.
Vinitaly in cifre: meglio meno ma più efficaci
Nei numeri, questo trend è in corso da qualche tempo. In particolare dal 2015, anno in cui i visitatori furono 150 mila e in cui venne annunciata la decisione di operare una scrematura del pubblico, dando vita al progetto parallelo di Vinitaly and the city. E così, nei padiglioni della fiera di Verona, nel 2017 i visitatori sono scesi a 128 mila, ma al contempo gli organizzatori hanno visto aumentare la percentuale di quelli esteri fino al 38%, con 48 mila presenze e 30 mila buyer da 142 nazioni. Obiettivo raggiunto, per il presidente di Veronafiere spa, Maurizio Danese: "Siamo stati una delle poche fiere ad annunciare l'intenzione di diminuire i visitatori di una rassegna. Mi riferisco a quelli generici, per aumentare al contempo le presenze internazionali e dei professionisti".
Vinitaly directory
Tuttavia, il lavoro non è finito. C'è un altro aspetto importante su cui stanno lavorando gli organizzatori del Vinitaly, giunto quest'anno alla 52esima edizione. E riguarda lo sviluppo dei programmi per la profilazione e la selezione dei visitatori professionali e dei media: "Uno dei piani strategici" riferisce il dg di Veronafiere, Giovanni Mantovani "attuati con la digital innovation del nostro piano industriale. E, in particolare la Vinitaly directory". Ovvero, un portale in inglese, cinese e italiano, che sostituisce il catalogo online e mette in evidenza le principali informazioni richieste dai buyer per semplificare le proprie ricerche, in modo da favorire al massimo l'incontro con le aziende. Circa 4.500 gli espositori registrati e più di 13 mila vini inseriti. "I vantaggi sono notevoli anche per le imprese, che possono promuovere eventi e iniziative legate ai vini italiani all'estero".
Parola chiave: estero
L'estero è, infatti, un altra parola chiave nelle nuove strategie di Vinitaly. Sia all'interno della fiera, dove l'International Wine Hall quest'anno è cresciuto del 50%, sia al di fuori. Come dimostrano le ultime alleanze e acquisizioni in ottica internazionale. Prima tra tutte quella con Cibus di Parma, che ha portato alla nascita della nuova società chiamata Verona Parma Exibitions (Vpe), che promuoverà nel mondo il binomio wine&food attraverso i due brand di riferimento, Vinitaly e Cibus. Un’iniziativa rafforzata dall'acquisizione, proprio da parte di questa newco, del 50% del gruppo Bellavita Expo con sede a Londra. L'obiettivo? “Potenzieremo la nostra presenza internazionale e il made in Italy nel mondo” spiega Mantovani “attraverso altri importanti eventi in sette piazze strategiche: Londra, Chicago, Toronto, Città del Messico, Amsterdam, Varsavia e Bangkok. Ma soprattutto, riserveremo una particolare attenzione al canale distributivo su cui è più focalizzato Bellavita e che noi riteniamo indispensabile: l'Horeca”.
Tutti tasselli che di fatto arricchiscono il mosaico Vinitaly per farne un punto di riferimento in Italia e anche all'estero.
a cura di Gianluca Atzeni e Loredana Sottile