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Elezioni 2018. Cosa chiedono i ristoratori alla politica?

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A meno di 24 ore dall'apertura delle urne cerchiamo di capire quali sono le richieste che i ristoratori rivolgono alla politica.

Ci siamo occupati delle proposte della politica per il settore del vino e per quello della ristorazione e del cibo più in generale, facendo delle interviste e spulciando i programmi elettorali delle maggiori forze politiche (Movimento 5 Stelle, coalizione di Centrodestra, coalizione di Centrosinistra) per mettere in fila tutte quelle proposte che potrebbero essere di interesse – diretto o indiretto – per il settore. Oggi guardiamo le cose dal lato opposto, cioè puntando l'attenzione sulle ciò che gli operatori del settore vorrebbero dalla politica. Parliamo di un settore con oltre 320.000 imprese, un milione di occupati e che genera un valore aggiunto di oltre 41 miliardi di euro, secondo i dati Fipe, la Federazione Italiana Pubblici Esercizi che, in questa occasione, ha definito una serie di questioni prioritarie sulle quali ritiene ci sia l'urgenza di intervenire. Si tratta di suggestioni lanciate a tutte le forze politiche, per definire un'agenda di iniziative che possano sostenere un comparto, quello legato alla somministrazione e al cosiddetto fuori casa strettamente collegato al turismo, con enormi potenzialità e altrettante difficoltà. Un settore in cui i riflettori accesi sulle sue eccellenze lasciano in ombra incertezze economiche, concorrenza sleale (quando non illegalità vera e propria), mancanza di leggi adeguate e certe, burocrazia assassina.

Per voce del presidente Andrea Terraneo,Vinarius – l'associazione delle enoteche italiane – propone l'istituzione presso i Ministeri competenti di un tavolo di lavoro che metta insieme i vari operatori che sono a più stretto contatto con i turisti “per offrire un servizio sempre più adeguato per presentare professionalmente le eccellenze dell’agroalimentare italiano dell’arte e della cultura legate ai territori”. Con la proposta di affidare alle enoteche con funzioni di presidi territoriali, l'impegno di colmare i vuoti lasciati dalle APT non più in grado di tenere aperti gli uffici turistici; e di definire “misure atte a controllarela professionalità di tutti gli operatori della filiera vino”, soprattutto chi è a contatto con il pubblico, predisponendo magari attraverso i Consorzi di Tutela attività utili alla crescita professionale. Infine l’auspicio che nel prossimo governo sia presente una persona che possa rappresentare al meglio il comparto vino in tutte le sue varie componenti.

 

La Fipe, invece, ha scritto un vero e proprio manifesto in 6 punti delle questioni più urgenti da affrontare.

 

Stesso mercato, stesse regole

Nel campo dei pubblici esercizi numerosissime realtà di fatto esercitano attività di ristorazione e/o di intrattenimento a tutti gli effetti, sotto mentite spoglie, senza sottostare ai vincoli di legge. Per questo la Fipe chiede un piano strategico nazionale di contrasto alla concorrenza sleale che genera una distorsione del mercato a discapito di chi opera nella piena legalità.

1. Inserire all’interno della recente normativa relativa al III settore, l’introduzione della registrazione dei corrispettivi e controlli mirati con sanzioni specifiche per punire seriamente chi svolge attività commerciale sotto la copertura di iniziative a scopo sociale;

2. Abolire i privilegi concessi ad altri settori, come ad esempio l’agricoltura, per la realizzazione di attività di ristorazione, applicando stesse condizioni allo stesso mercato;

3. Definire le caratteristiche quadro che eventi quali sagre e/o manifestazioni pubbliche devono avere per poter essere autorizzate (ad es. legame con le tradizioni del territorio), riprendendo al riguardo la normativa introdotta dalle Regioni Lombardia e Toscana;

4. Fissare regole chiare per differenziare la somministrazione assistita da quella non assistita, con particolare riferimento alla vendita di bevande alcoliche e alla disponibilità di servizi igienici per la clientela;

5. Previsione dei requisiti, morali, professionali e igienico sanitari da applicare a chiunque nel nostro Paese somministri al pubblico alimenti manipolati, anche in via temporanea (cfr. D.l. n. 5/2012) senza differenziazione del settore di provenienza o la finalità dell’attività.

6. Introdurre limitazioni e divieti per il commercio su aree pubbliche del settore alimentare svolto in forma itinerante (c.d. Street Food) per comprovati motivi di: viabilità, igienico-sanitari o per altri motivi di pubblico interesse, tra i quali il divieto di svolgere l’attività ambulante nelle zone aventi valore archeologico, storico, artistico e ambientale ai fini della salvaguardia delle zone medesime, prevedendo anche zone di rispetto a tutela degli operatori in sede fissa.

 

I pubblici esercizi come leva strategica del turismo

I pubblici esercizi contribuiscono a rendere attrattiva l’offerta turistica italiana e costituiscono una delle ragioni principali che spinge i turisti a visitare l’Italia. La Fipe chiede che gli operatori di questo settore possano accedere ai benefici e agli incentivi previsti per chi intende investire nell'innovazione dei locali.

1. Estendere anche al settore dei pubblici esercizi la “tax credit“ per gli investimenti in innovazione tecnologica ed adeguamento dei locali, per promuovere ed incentivare gli imprenditori di questo settore nei loro piani di ammodernamento/miglioramento dell’offerta.

2. Lavorare sulle modalità e sui costi dei pagamenti elettronici, fissando, come nel caso delle commissioni interbancarie dei limiti alle commissioni che gli esercenti sostengono, incentivando in questo modo la piena trasparenza del settore.

3. Definire una giornata nazionale dedicata alla ristorazione italiana, con eventi dedicati alle eccellenze italiane del settore e alla corretta educazione alimentare da tenersi anche nelle scuole.

4. Vincolare una quota del bilancio promozionale degli enti di promozione italiana all’estero (Enit/ICE) alla valorizzazione della ristorazione italiana, attraverso accordi di programma con il mondo associativo.

 

Per un carico fiscale più equo

Le imprese italiane sono soggette ad un carico fiscale elevatissimo e molto complesso, anche per le aziende di dimensioni ridotte. Tra le richieste della Federazione italiana del Pubblici Esercizi, c'è di intervenire in materia di tassazione e semplificazione.

1. Sterilizzazione degli aumenti dell’IVA previsti nel 2019 e nel 2020 e mantenimento dei livelli esistenti al fine di sostenere la ripresa dei consumi.

2. Attivazione della riforma dell’IRPEF, attraverso una riduzione del prelievo ed una semplificazione del tributo con l’introduzione di poche aliquote, e l’introduzione di una “no tax area” uguale per tutti i lavoratori, siano essi dipendenti o autonomi eliminando disparità di trattamento fiscale.

3. Introduzione di un’unica “Local Tax” per gli adempimenti locali, un’unica imposta comunale omnicomprensiva e deducibile per gli immobili strumentali.

4. Possibilità di riporto delle perdite per le imprese che adottano il nuovo “regime di cassa”, uniformandolo a quanto già consentito alle società di capitali.

 

La persona al centro dell’impresa

La Fipe chiede un quadro normativo in materia giuslavoristica stabile nel tempo e in grado di adeguarsi alle peculiari necessità di un settore caratterizzato da stagionalità, flessibilità, alternarsi di picchi di richiesta di forza lavoro aggiuntiva, dovuti a festività, eventi.

1. Reintroduzione del lavoro occasionale accessorio (cd. voucher) quale strumento utile e funzionale a un mercato del lavoro flessibile. La richiesta della Federazione si lega in particolare alla necessità di organizzare il lavoro caratterizzato da improvvise intensificazioni e che costituisce una prerogativa "fisiologica" per bar, ristoranti, stabilimenti balneari e in generale per tutto il settore del fuoricasa che la Fipe rappresenta.

2. Incentivare l'accoglienza dei giovani per la realizzazione di positive esperienze di formazione, favorire la co-progettazione dei percorsi di alternanza con le scuole;

3. Sviluppare politiche attive uniformi su tutto il territorio nazionale:

definire iniziative e attività per la realizzazione di percorsi formativi e lavorativi in aziende ed imprese del settore turismo;

individuare iniziative volte a favorire l’inserimento lavorativo di: donne, giovani, NEET, disoccupati di lungo periodo, disabili, lavoratori extracomunitari;sviluppare un’offerta formativa di qualità attenta ai fabbisogni delle imprese, dei lavoratori e del territorio, nell'ottica di uno sviluppo sostenibile;

rendere coerenti i percorsi formativi con i bisogni occupazionali per una più proficua competitività.

4. Favorire l’ingresso in azienda di giovani in apprendistato per il conseguimento di un Titolo di studio anche attraverso una semplificazione dei meccanismi burocratici e l’adozione incentivi a favore delle imprese.

5. Favorire lo scambio di professionalità provenienti da altri paesi, migliorando la normativa degli stage con particolare riferimento all’inserimento di lavoratori stranieri al fine di superare i limiti che riguardano il numero di stagisti che un impresa può assumere in proporzione ai lavoratori occupati.

 

Norme chiare e certe per le concessioni demaniali

Riguardo l'applicazione della direttiva Bolkeinstein, nei diversi ambiti economici, come la concessione delle aree demaniali marittime, la Fipe chiede un impegno nell'adottare un nuovo quadro normativo che contenga i seguenti principi cardine.

1. Riconoscimento di un adeguato periodo transitorio (nel minimo pari a trenta anni) per le concessioni in essere legato al principio del legittimo affidamento;

2. Prevedere un equo indennizzo per gli imprenditori uscenti dalle concessioni in grado di compensare gli investimenti e l’avviamento sostenuti dagli uscenti;

3. Superamento dell’attuale meccanismo di calcolo del canone con l’eliminazione dei valori OMI per le pertinenze demaniali e definizione delle situazioni pregresse.

4. Una interpretazione definitiva e moderna al concetto di facile e difficile rimozione così da evitare che le iniziative di incameramento, comunque e a qualsiasi costo in corso da parte di varie Agenzie del Demanio, diano luogo ad un esteso contenzioso;

5. Il superamento della stagionalità nel mantenimento delle opere e delle attrezzature balneari per un utilizzo maggiore e per tutto l’anno della risorsa spiaggia;

6. Revisione ed armonizzazione fiscale per le imprese balneari che parta dalla modifica del loro codice ATECO che attualmente non le inserisce nel Turismo, alla conseguente revisione dell'aliquota IVA adeguandola a quella stabilita per tutte le imprese turistiche (10%), nonché ad una definizione coerente ed omogenea a livello nazionale delle imposte locali (TARI e IMU).

 

Più qualità nelle gare per la ristorazione

La Fipe chiede di ridefinire i criteri delle gare che regolano il mercato dei buoni pasto, della ristorazione collettiva, autostradale e museale.

1. Una rivisitazione delle norme che regolano le gare d’appalto nel settore dei servizi sostitutivi di mensa, per assicurare che il livello degli sconti concessi dalle società emettitrici non si ripercuota sulle commissioni che vengono chieste agli esercenti. Si tratta di garantire la difesa del valore facciale del buono pasto lungo tutta la catena del valore. Al contempo occorre assicurare che per il buono pasto elettronico si vada verso un POS unico.

2. Favorire nei bandi di gara per i servizi di ristorazione museali, una quota per la partecipazione a rete di operatori della ristorazione tradizionale, per valorizzare l’offerta legata al territorio.


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