Lavoro, piccola e media impresa, made in Italy. Quali sono le proposte dei partiti che potrebbero interessare il settore della ristorazione? Abbiamo cercato di orientarci nella giungla dei programmi elettorali e ne è uscita un'analisi in tre puntate. Ecco la prima.
Orientarsi non è facile. Non solo per questioni di coalizioni e di cambi di maglia, di complessità di un panorama politico instabile come quello che si presenta all'appuntamento con le elezioni del 4 marzo 2018. Lo è anche perché il più delle volte, analizzando i programmi dei partiti, ci si trova di fronte più a proclami e principi generali che a proposte concrete e verificabili. Quelle di cui, l'indomani delle elezioni e con regolarità nel tempo, si dovrebbe chieder conto a chi ci governa. E di questo non è solo il sentire comune ad accorgersene, ma anche l'Istituto di studi e ricerche Carlo Cattaneo che quantifica al 25% le proposte concrete nei programmi elettorali. Il resto sono linee di principio. Importanti, per carità, ma poi difficilmente verificabili nella loro realizzazione.
Le risposte della politica
Trovandosi poi nella condizione di chiedere delle delucidazioni, la situazione non migliora. Muovendosi da persona comune, dunque da elettore comune, cercare un interlocutore è pressoché impossibile. Indirizzi mail o form per avere informazioni sono pochi, e le risposte alle domande, ancor meno. Lo abbiamo sperimentato sulla nostra pelle. In 10 giorni di richieste, abbiamo avuto una sola risposta, del tutto generica e non in grado di rispondere ai quesiti che abbiamo posto.
Volevamo sapere se e quali sono le proposte dei vari partiti per il settore della ristorazione. I primi tentativi sono stati un buco nell'acqua; la ricerca di un referente specifico e del contatto con gli uffici stampa, ancor peggio, a nulla sono valsi anche i tentativi di avere risposte (e per risposte intendiamo proprio che rispondessero al telefono, che invece ha squillato a vuoto per mattinate intere) dagli uffici stampa di maggiori gruppi alla Camera (fatta eccezione per due casi isolati). Se questa è la (mancata) risposta alla stampa, possiamo immaginare quale sia quella ai privati cittadini.
Non ci è restato che guardare i programmi, a partire da quelli depositati al Ministero degli Interni, per lo più elenchi di massima di punti programmatici, per continuare con quelli completi, scorrendo – foglio dopo foglio – tra centinaia di pagine. Potrebbe essere sfuggito qualcosa, come potremmo non aver percepito la ricaduta di alcune proposte di più ampia applicazione nel settore specifico. Del resto è questo il motivo per cui abbiamo cercato – inutilmente - un interlocutore diretto.
Ancora: costi e coperture economiche sono uno snodo fondamentale per capire l'effettiva fattibilità di certi programmi e il reale peso che avrebbero sulla società. Questo esula dal nostro specifico, dunque non ce ne siamo occupati; ma un interessante ciclo di analisi firmato dall'economista Roberto Perotti su Repubblica fa un bel lavoro di fact cheking sui programmi delle maggiori forze politiche.
Noi ci siamo limitati a spulciare i programmi, lunghi e corti che fossero, e a raccoglierne le suggestioni, in tre puntate. Ma andiamo per ordine, in questo caso un ordine alfabetico. E cominciamo con il programma dei 5 Stelle. Continueremo poi con Centrodestra, e Centrosinistra.
Smart Nation
Nell'ottica di una semplificazione, la proposta – per ora generica - di eliminare 400 “leggi inutili” e il cammino in direzione della cosiddetta Smart Nation con la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione dovrebbero essere gli strumenti per migliorare i rapporti dei cittadini con l'Amministrazione anche nell'ottica di “ridurre le duplicazioni di attività e controlli” che attualmente pesano molto in termini di dispendio di tempo ed energie. Dunque nel programma si legge di puntare sugli Open Data per una maggiore trasparenza amministrativa “intesa come libero accesso al patrimonio informativo detenuto dalle pubbliche amministrazioni”, con l'obiettivo di un miglioramento dell'efficienza e dell'efficacia dell'azione delle pubbliche amministrazioni.
Lavoro e impresa
E se la proposta di “ridurre l'orario di lavoro” chissà come potrebbe applicarsi al settore della ristorazione, gravato come sappiamo da ritmi infernali e turni che, nella realtà, superano spesso le 10 e più ore, alcune delle proposte legate allo sviluppo economico possono coinvolgere il comparto nel “favorire la nascita e la crescita di nuove imprese attraverso la sburocratizzazione e la riduzione degli oneri fiscali“.
La proposta è quella di una “manovra choc per le piccole e medie imprese con riduzione del cuneo fiscale nella componente Inail, dimezzamento dell'Irap e sua esenzione per le imprese con meno di 10 dipendenti e con un fatturato annuo o un totale di bilancio annuo non superiore a 2 milioni di euro” e riduzione del contributo minimale Inps. Il fine è riattivare gli investimenti privati e con essi l’occupazione. Sulla stessa scia il blocco dell’imposizione fiscale per imprese e professionisti per due o tre anni stabilizzandola su quanto dichiarato dall'ultima dichiarazione dei redditi anche in presenza di aumento di imponibile. A questo si aggiunge la proposta di un aumento della deducibilità dell’Imu su immobili strumentali dal reddito di impresa per le Pmi, un po' sulla scia di quanto giàavvenuto per i terreni agricoli (che il 5 Stelle vogliono estendere anche per i terreni agricoli non di proprietà). Ridurre l'Iva al 5% sulle attività turistiche e di somministrazione e rimodulare l’entità della tassa sui rifiuti (TAari) in base all’effettiva produzione di rifiuti. Mentre artigiani e commercianti dovrebbero godere delle disposizioni a tutela del lavoratori autonomi. Tra le voci, anche la creazione di una banca pubblica per gli investimenti per piccole imprese, agricoltori, famiglie e l'erogazione del “microcredito per micro, piccole e medie imprese”. Che di queste proposte possano beneficiare anche le attività legate alla somministrazione ovviamente non viene specificato, di sicuro, inceve, potrebbe interessare il comparto ittico.
Ristorazione in casa e commercio ambulante
Si parla anche di home restaurant o home food, insomma le attività di ristorazione in case private,con lo scopo di “valorizzare e tutelare il patrimonio enogastronomico locale e nazionale, creando nuove opportunità reddituali di tipo complementare”e, al tempo stesso, di “sanare un gap normativo generato dalla vigente diffusione del fenomeno”. Non si spiega però come né in quale direzione. Certo è invece il sostegno al commercio su strada: “Alzare le barricate senza se e senza ma contro la Direttiva Bolkestein”, nel nome della tutela “della tipicità del commercio ambulante italiano”a noi, però, non è ben chiaro quale sia la tipicità tutta italiana di questa forma di commercio e cosa ci sia di tipico nel tenere un mercato bloccato impedendo a chi ha qualità di entrare e tutelando solo i privilegi di chi è già dentro.
Commercio con l'estero
Riguardo al commercio (non solo) internazionali la posizione è di decisa opposizione ai trattati Ceta, Ttip, Tisa, da cui si chiede il ritiro, “preoccupa il riconoscimento del Mes, lo status di economia di mercato alla Cina”. Tra le proposte “la ristrutturazione e l'aggiornamento degli strumenti di difesa commerciale (anti-dumping, anti- sussidi)”, l'etichettatura di origine obbligatoria per i prodotti provenienti da paesi terzi, “il coordinamento delle politiche e dei controlli doganali tra Stati UE per evitare squilibri nel trattamento delle merci in entrata e in uscita”. Il sostegno del made in Italy passa anche per italia.it - vista come possibile piattaforma di e-commerce per i prodotti tricolori (sic!) - e il miglioramento dell'efficienza delle dogane per agevolare il commercio. Tra le operazioni a tutela dell'agroalimentare l'adozione, anche per le carni suine, di un sistema analogo a quello previsto per la filiera degli oli di oliva vergini, “per garantire la completa accessibilità delle informazioni sulle importazioni e sui relativi controlli, eventualmente con la creazione di collegamenti a sistemi informativi e a banche dati elettroniche gestiti da altre autorità pubbliche”. Altre proposte riguardano etichettature (per esempio integrando l’etichettatura Made in Italy, con un codice a barre con dati fiscali del produttore e del distributore) e tracciabilità, promozione del commercio equo e solidale.
Ci pare, infine, interessante l'incentivo all'uso di strumenti elettronici di pagamento sia con l'abbattimento dei costi fissi e delle commissioni bancarie sui pagamenti, sia con l'apertura verso i nuovi sistemi di pagamento elettronico, “quali, a solo titolo esemplificativo, il Quick Image Payment e i Bitcoin”.
Agricoltura
Dalla filiera trasparente al sostegno delle produzioni biologiche, dalla limitazione e controllo dell'importazione dei paesi extra UE alle politiche fiscali per gli agricoltori, da temi come sburocratizzazione e semplificazione all'accesso al credito: anche l'agricoltura ha un suo programma specifico che include anche una serie proposte - per lo più riguardanti etichettature, ammodernamento di pratiche e impianti, tracciabilità, ricerca – riguardanti settori specifici come olivicoltura, cerealicoltura, produzione di proteine vegetali, allevamenti, passando anche per il settore caseario-lattiero, quello ittico. Non mancano apicoltura, settore brassicolo (con un programma che include anche la creazione di maltifici e l'incentivo alla produzione di luppolo) e funghi, sempre in direzione del sostegno a questo tipo di imprese agroalimentari e della copertura di vuoti legislativi. Talvolta in modo dettagliato e concreto, spesso molto meno. Decisa è invece la posizione sugli Ogm: “Il movimento 5 stelle è contrario alla introduzione di qualsiasi coltivazione Ogm. Ora l'attenzione si sposta verso le nuove biotecnologie, soprattutto cisgenesi e genome editing”, mentre si pone l'accento sull'agricoltura di precisione.
a cura di Antonella De Santis