Lo sfratto è arrivato per fine locazione, ma le cose non sono mai semplici come sembrerebbero. Perché dietro a questo sgombero ci sono anni di battaglie legali.
A sgomberare i locali dell'Osteria della Frezza è arrivata la forza pubblica (come raccontato da Repubblica), dando seguito a un'ordinanza di “sfratto per fine locazione”, spiega Alessandra Marino, che di quell'osteria è stata la creatrice. È la stessa Alessandra Marino che ha dato vita, 20 anni fa, al progetto 'Gusto che occupa quell'edificio tanto su via della Frezza, con il wine bar, quanto sotto i portici di piazza Augusto Imperatore, con il ristorante, la pizzeria, l'emporio-libreria da una parte e 'Gusto al '28 sull'altro lato; ed è la stessa che ha realizzato il progetto Fòndaco che occupa buona parte dell’altro ‘versante’ di via della Frezza: un'idea visionaria di concept street che ha, di fatto, riqualificato una delle traverse che uniscono via del Corso con via di Ripetta a suon di negozi di vario genere (dall'abbigliamento all'arredo, dagli articoli per l'ufficio alla galleria d'arte, dalla libreria al barbiere) in dialogo tra loro per l'altissimo livello delle attività come del design che le identifica, una rivoluzione per la città che sta facendo rinascere una via finora depressa del centro storico.
Vista di Fòndaco di via della Frezza
Arredo urbano, tranquillità, bellezza, eleganza. E tutto questo a partire dal nucleo iniziale di tutta l'attività che è nata con il primo 'Gusto. Era il 1998 e l'area non versava in buone condizioni. “Abbiamo corso molti rischi investendo in questa zona”, all'epoca senza grande appeal dal punto di vista commerciale “anche perché ci sentivamo tutelati dal fatto che eravamo locatari di un ente pubblico”. Tutto questo mentre altri accordi commerciali erano in ballo e dopo le molte voci che, negli anni passati, avevano interessato questi immobili, come l'arrivo di un Hotel Bulgari mai avvenuto.
'Gusto i tavoli sotto i portici di piazza Augusto Ipperatore
L'edificio
L'edificio, di proprietà dll'INPS, qualche anno fa – nel 2004 - viene affidato al Fondo Immobili Pubblici gestito dalla società Investire Sgr, che doveva occuparsi della sua cartolarizzazione, con l'obiettivo, dichiarato, di far cassa. I locali non vengono venduti ma affittati e il 70% degli introiti avrebbe dovuto essere versato nelle casse dello stato, il condizionale è d'obbligo come emerge da un'interrogazione presentata al Senato della Repubblica. Attualmente l'edificio – 17mila metri quadrati – risulta affittato al Demanio (come si vede dal sito della Fip), che paga a Investire 6 milioni di euro l'anno. Una cifra considerevole, peccato però che a pagarla è quello stesso Stato che dovrebbe avere degli utili dall'immobile oggi non venduto e in gran parte sfitto. Una partita di giro a perdere. Dunque la cartolarizzazione non ha ancora dato gli esiti auspicati ma Investire preme per mandare via i locatari delle attività commerciali (che pure portano reddito) “perché” spiega Alessandra Marino “vogliono vendere l'immobile cielo-terra e sono obbligati a farlo entro il 2018”.
Osteria della Frezza, tavoli nella strada chiusa
Lo sfratto
Lo spauracchio dello sfratto è stata una costante degli ultimi anni, e non solo per la fondatrice del gruppo ‘Gusto Alessandra Marino, che ha assistito alla chiusura di altre attività vicine di casa, come per esempio lo storico negozio di articoli nautici Dentice (che la Marino ha ospitato per consentirgli almeno di affrontare le vendite natalizie e i saldi prima di chiudere l'attività). Non appena si cominciò a paventare l'ipotesi di sfratto - “il 22 dicembre di non so più quale anno, ormai, so solo che è stato uno dei Natali peggiori della mia vita” - e dopo la prima causa, “non dando seguito alle rassicurazioni che venivano date dalla proprietà, ci siamo opposti. In quel caso il giudice ci ha dato ragione con provvedimenti a noi favorevoli da parte dell'autorità giudiziaria.Solo per questo siamo ancora qui”. Di cause, negli anni, ce ne sono state diverse, “tuttevinte”. Il 30 novembre 2017 l'ordinanza di sfratto sulla cui legittimità hanno posto una serie di rilievi, “avevamo chiesto e ottenuto una sospensiva di primo grado da parte della Corte d'Appello, poi rimessa in discussione da un giudice e in soli due mesi dall'ingiunzione è intervenuta la forza pubblica per sgomberare”. Per una città nota per le lungaggini della burocrazia, un tempo record. Soprattutto se si pensa che il 3 maggio ci sarà una causa proprio riguardo i locali dell'Osteria, quegli stessi oggetti di sgombero solo qualche giorno fa.
Piazza Augusto Imperatore
La causa del 3 maggio
Si tratta di una causa di merito davanti alla Corte d'Appello di Roma sulla legittimità di questa operazione: “ci sono tre punti importanti da analizzare: la prima è che lo sfratto dovrebbe dovuto essere azionato dal Demanio, legittimo conduttore dello stabile, la seconda è che il contratto potrebbe essere rinnovato fino al 2024, l'ultima è che – in ogni caso – vorremmo esercitare il nostro diritto di prelazione (come già ci diceva quasi tre anni fa ndr), in quanto conduttori, a maggior ragione quando ad affittare è un ente pubblico”. Dunque potreste essere interessati alla struttura? “Ho manifestato l'interesse ad acquistare sia la porzione che ci riguarda, sia l'intero stabile, mettendo in campo una cordata di imprenditori”. Quale è stata la risposta? “Nessuna risposta, e, per un'operazione simile occorre avere una documentazione che non mi è stata fornita” per esempio capire se c'è stato un cambio di destinazione d'uso ovvero cosa si può ragionevolmente fare nell’edificio una volta acquistato. Può diventare davvero un albergo? O questo è impossibile?
Osteria della Frezza: vista sulla formaggeria
Gli scenari
Sgomberata il 21 febbraio, con 60 giorni di tempo (il doppio rispetto ai 30 chiesti in prima battuta) per consegnare i locali vuoti: “neanche il il tempo di trovare una soluzione alternativa per spostare parti degli arredi e installazioni, che nel caso di un locale come l'Osteria non sono così facili da togliere”. Se la causa dovesse andare a favore di Alessandra Marino e l'Osteria della Frezza non dovesse più andare via cosa accadrebbe? Rientrerebbe con tutti gli arredi pochi giorni dopo averli tolti dai locali? Pagherebbe un risarcimento danni? Perché non attendere l'esito di questa causa di merito? “Abbiamo chiesto anche questo, per evitare l'eventualità di svuotare l'Osteria prima della definitiva conclusione di questa vicenda” ma anche qui inutilmente.
Nel caso di sconfitta, invece, l'edificio potrebbe essere venduto? “No, perché in quello stesso edificio, all'angolo opposto, c'è anche il più grande dei 'Gusto, il primo nato” e lì non c'è sfratto? “Il 2 gennaio il tribunale si espresso dichiarando illegittimo lo sfratto, ottenendone la sospensione. Il contratto è valido fino al 2024”. Anche alla luce di questo la convinzione che potesse esserci una dilazione. Incertezza la vive l'ultimo locale del gruppo: 'Gusto al '28, sull'altro lato della piazza (vicino ad Alfredo e ad altre attività che si trovano nella stessa situazione, con l'aggravante che alcuni locali sono stati nel frattempo venduti dalla società Investire) che ha fissato una causa per ottobre 2018. Si tratta – un triste grande classico della giustizia italiana - di cause parallele che riguardano lo stesso edificio, e che hanno dato esiti opposti. Forse occorrerebbe farle convergere.
Il futuro
Denuncerà a tutti gli organi di competenza, Alessandra Marino, “ho anche proposto, sia prima dello sfratto che dopo, di rimanere fino a dicembre 2018, e poi rinunciare alle cause, cosa che finora non ho fatto per una questione di principio, ritenendo con i legali di avere ragione, anche visti gli esiti avuto finora” anche questa offerta caduta nel vuoto: “non mi hanno mai risposto né con sì né con no”. Sembrerebbe un atteggiamento quanto meno ostile rispetto a un'imprenditrice cui, non dimentichiamolo, si deve gran parte della rinascita di questa area, sia quella attuale che quella che si prevede ci sarà nel futuro prossimo, con la conclusione dei lavori di ristrutturazione della piazza, anche se le serrande chiuse non contribuiscono certo al decoro urbano.
Le alternative
“Negli anni abbiamo più volte manifestato la disponibilità a cercare delle soluzioni” spiega l'avvocato di Alessandra Marino, Gianfranco Passalacqua. Ma se anche c'è stata una risposta affermativa, poi non è mai seguita alcuna proposta che non fosse quella di lasciare i locali. Dunque nessuna alternativa concreta. E il Demanio, invece? “A tutt'oggi è totalmente silente”. Sarebbe da capire perché un ente pubblico paghi 6 milioni di euro l'anno per l'affitto di un edificio che non usa e che era destinato alla vendita per ricavarne liquidità. Non solo: “nell'aprile del 2017 il Demanio voleva riconsegnare l'immobile a Investire” ponendo fine a questo contratto di affitto così oneroso, che – ricordiamolo - riguarda tutti i cittadini dato che si tratta di soldi pubblici, “ma Investire non ha accettato la riconsegna del bene”.
'Gusto al 28
Dunque la situazione è questa: nell'edificio ci sono ancora il Demanio e 'Gusto (ristorante, wine bar, pizzeria, concept store), quest'ultimo fino al 2024 come stabilito un paio di mesi fa, a conclusione della causa di sfratto cominciata nel 2014. Per quanto riguarda invece 'Gusto al '28 e gli altri locali vicini, questa vicenda comincia ancora prima, nel 2012, e registra una sentenza di sospensione di primo grado. Nel frattempo alcuni locali sono stati venduti, anche in questo caso senza rispettare il diritto di prelazione. “In questi casi” conclude l'avvocato Passalacqua “avrebbe avuto più senso sedersi attorno a un tavolo e cercare una soluzione”.
Fare impresa in Italia
Certo, oggi la piazza fa gola a molti grandi gruppi, ma fare impresa, in Italia, è sempre più difficile. La storia di Alessandra Marino ne è testimonianza con i moltissimi impedimenti e le complicazioni burocratiche avute per lo strabiliante progetto Fòndaco che è un'operazione non solo commerciale, ma di risanamento urbano di incredibile visionarietà e che ha subìto intoppi di ogni genere, “è tutto difficile e costoso, ci sono state delle persone magnifiche che hanno cercato di sostenerci e che hanno voglia di cambiare le cose, ma anche loro bloccate dalla burocrazia”. Un imprenditore, italiano o straniero, si trova di fronte a una marea di ostacoli e spesso il successo delle operazioni imprenditoriali è strettamente legato ai tempi di realizzazione.
a cura di Antonella De Santis