Weekend all’insegna della birra a Rimini, dove per Beer Attraction si è riunito il gotha del comparto brassicolo italiano. Incoraggianti i dati di Coldiretti sulla crescita del settore, l’attenzione si è concentrata sulla competizione promossa da UnionBirrai. In gara 1650 birre d’Italia, a trionfare un birrificio veneto.
La birra in Italia. Un affare da 6 miliardi di euro
+535% è il dato esorbitante che racconta gli ultimi 10 anni del mondo dei microbirrifici in Italia: a tanto è stimata la crescita degli impianti di produzione brassicola sul territorio della Penisola nel periodo compreso tra il 2008 e il 2017, che ha visto aumentare la rete dei birrifici artigianali nazionali da 113 a 718 unità. Calano dunque le importazioni dall’estero, e diminuisce specialmente il consumo di birre inglesi in Italia (-79%), mentre la produzione complessiva degli impianti made in Italy si assesta sui 50 milioni di litri all’anno. Sono questi i dati divulgati da Coldiretti in occasione della più importante fiera della birra organizzata sul suolo nazionale, Beer Attraction, di scena lo scorso fine settimana a Rimini (si conclude oggi). Oggi, dunque, la filiera è arrivata a valere circa 6 miliardi di euro, e al contempo si è diversificata a comprendere molti stili birrari differenti, configurando un quadro complessivo di alta qualità e originalità, che dà occupazione a molti appassionati under 35, stimola l’innovazione e la nascita di attività collaterali, dal brewpub alle birrerie specializzate in artigianali italiane. Dati che confermano il buon momento del comparto brassicolo, di fatto costantemente in ascesa negli ultimi anni, e rincuorano soprattutto gli appassionati del genere, sempre più messi nella condizione di scegliere tra un gran numero di proposte di qualità. Proprio Beer Attraction, come ogni anno, sancisce i migliori, in occasione dell’appuntamento con il concorso Birra dell’Anno, alla tredicesima edizione, organizzato da UnionBirrai.
Birra dell’anno 2018, chi vince
Il 2018 premia il birrificio padovano Cr/Ak Brewery, di Campodarsegno, che conquista il punteggio finale più alto dopo le prove d’assaggio di tutte le birre presentate in gara dai tre giovani soci Marco Ruffa, Anthony Pravato e Claudio Franzolin, che anni fa cominciavano a muovere i primi passi come beerfirm, e dal 2014 hanno fondato il birrificio (l’ultimo investimento riguarda la commercializzazione in lattina, presto sul mercato). La gara, valutata da una giuria di 84 esperti internazionali, ha visto la partecipazione di 279 produttori in 41 diverse categorie: ognuna ha premiato le tre migliori birre dell’anno, ma alla fine è stato il birrificio veneto ad aggiudicarsi il titolo più ambito, vincendo in tre diverse competizioni di categoria, con la Mundaka tra le Pale Ale, la NeIpa Ddh Amarillo per le New England Ipa e la Cantina BV05 tra le English Barley Wine, grazie a un lavoro, quest’ultima, che ha richiesto grande cura all’affinamento in barrique. 1650 in tutto le birre assaggiate dai giurati, il 20% in più rispetto all’anno precedente, e anche questo è un dato che conferma le evidenze delle statistiche. La peculiarità più incoraggiante del panorama brassicolo italiano, ha confermato il presidente di UnionBirrai Alessio Selvaggio, è proprio quella di confrontarsi con giovani realtà in grado di fare qualità in diversi stili, a dimostrazione del coraggio di sperimentarsi con ricette e innovazioni sempre nuove (e infatti quest’anno le categorie in concorso sono passate da 30 a 41). E il concorso, di pari passo, cresce in fama e prestigio internazionale, attestandosi come una delle più seguite competizioni brassicole nel mondo.