Chiuso fino a data definirsi il Mercato Centrale di Termini, punito per inadempienze di carattere tecnico e igienico-saitario dopo diversi sopralluoghi della Asl. Ma come sono andate le cose? E cosa succede adesso? La parola a Umberto Montano.
Sigilli al Mercato Centrale
Chiuso per inadempienze igienico-sanitarie il Mercato Centrale di Roma. La notizia è di quelle che bucano rapidamente il web, specie perché a essere coinvolto è l'ambizioso spazio messo in piedi da Umberto Montano alla stazione Termini per condensare una serie di esperienze gastronomiche degne di nota – tra cui la cucina di Oliver Glowig, il laboratorio di Gabriele Bonci, la pizza di Pier Daniele Seu – in una zona della città piuttosto sprovvista di ritrovi di qualità. E infatti, questo è indubbio, in oltre un anno di attività (il Mercato esordiva nella Capitale nell'autunno 2016) l'operazione è riuscita a riabilitare quella Cappa Mazzoniana a lungo abbandonata al proprio destino, gettando nuova luce su un'area altrimenti caratterizzata da degrado e illegalità. Poi ci sono i numeri, 200 persone impiegate e un'affluenza giornaliera di 5-7mila persone durante la settimana, con picchi di 12mila accessi quotidiani nel weekend. La cronaca recente, però, solleva il dubbio sull'effettivo rispetto delle norme igienico-sanitarie della struttura, sottolineando carenze di tipo tecnico strutturale e igieniche rilevate dalla Asl Roma 1 durante reiterati sopralluoghi al mercato.
Le carenze tecniche e igieniche del Mercato
Ma cos'è successo, di preciso? “Qualche tempo fa, dopo un primo sopralluogo, ci sono state contestate alcune carenze tecniche relative al piano dei magazzini” spiega adesso Umberto Montano, amareggiato, ma fiducioso che tutto posso presto risolversi nel migliore dei modi. Due le problematiche riscontrate, “facilmente sanabili, ma giustamente segnalate”: piani di lavoro non lavabili e pavimentazione da adeguare alle norme vigenti. Adeguamenti di natura strutturale, dunque, che si sommano però alla contestazione che avrebbe fatto scattare il provvedimento delle ultime ore: la pulizia dei carciofi nel corridoio di passaggio - “un elemento che ci è sempre piaciuto per il folclore del gesto” - non è conforme alle regole sanitarie, dunque non praticabile. “Alla prima reprimenda della dottoressa Cappiello, nostro principale interlocutore, abbiamo pensato di rimediare spostando la pulizia dei carciofi all'interno della bottega di pertinenza, comunque a vista, ma separata da una vetrata. E qui faccio ammenda, perché ho creduto che la soluzione fosse sufficiente, senza chiedere un ulteriore confronto con la Asl”. A questo si è aggiunto un ritardo nell'adeguamento dei magazzini, “dovuto pure ai rallentamenti nell'arrivo delle vernici durante il periodo festivo, ma questo non ci giustifica, avremmo dovuto chiedere una proroga, invece ho sottovalutato la questione”, precisa Montano.
La sanzione della Asl
Fatto sta che l'ultimo sopralluogo, a scadenza del periodo fissato per l'adempimento delle prescrizioni comminate, ha trovato la situazione nei magazzini immutata. Ma il disappunto delle autorità è cresciuto specialmente a proposito dell'affaire carciofi, “e questo a mio avviso è il motivo per cui ora ci troviamo a parlare di una punizione smodatamente elevata rispetto alla risibilità delle carenze contestate”. Insomma, piena ammissione di colpa da parte di Montano, che però non nasconde lo stupore con cui ha recepito il provvedimento di chiusura temporanea (fino a data da definirsi) del Mercato. Una decisione certo grottesca, se calata nel contesto di riferimento dell'Esquilino, dove ben poche attività passerebbero indenni i controlli sanitari. Però Montano è chiaro: “Il funzionario ha l'obbligo di verificare, e noi non possiamo pretendere di aver ragione se abbiamo sbagliato, né tanto meno assolverci nel confronto con chi ci circonda. Indubbiamente hanno fatto il proprio dovere, mi duole che la pena sia così salata”.
Nel frattempo, “in una notte i lavori in magazzino li abbiamo portati a termine; porteremo il verbale di chiusura alle autorità e poi ci affideremo ai tempi della burocrazia, aspettando con ansia che tutto si risolva per il meglio”. E continua facendo appello alla diplomazia l'imprenditore fiorentino: “Se questa è una ragione per riflettere sui rapporti con la città e costruire sinergie efficaci con le autorità locali, ben venga il provvedimento. Trasformiamo l'accaduto in positivo, e torneremo presto più forti di prima”. Ma quando?
a cura di Livia Montagnoli