Aveva ereditato l’attività di famiglia impegnandosi a portare in tutto il mondo la fama del suo Piemonte e dei paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato, che anche grazie al suo interessamento dal 2014 sono Patrimonio Unesco. Poi, nel 2012, aveva venduto Gancia ai russi, perché l’azienda potesse brillare sui mercati internazionali. Scompare a 87 anni, nella sua Canelli.
Gancia. La storia del primo spumante italiano
Imprenditore illuminato. Un concetto che Lorenzo Vallarino Gancia aveva fatto proprio in anni difficili, quando durante le contestazioni anti-industriali si era messo alla guida di un gruppo di giovani imprenditori con l’idea di ripensare dall’interno il mondo dell’industria italiana, donandole nuovo slancio e trasparenza. Dopo la carica di primo presidente dei Giovani Industriali, nel 1970 sarà pure vicepresidente di Confindustria. Ma è il suo cognome a tradire immediatamente il legame con una delle dinastie più importanti della spumantistica italiana. Fondata alla metà dell'Ottocento a Chivasso da Carlo ed Edoardo Gancia (era il 1850, e Carlo tornava da un soggiorno a Reims, dopo aver appreso le tecniche di lavorazione dello Champagne), la Fratelli Gancia ha fatto conoscere il Piemonte vinicolo in tutto il mondo: sfruttando le nozioni apprese, Gancia le applicò alle uve moscato del territorio astigiano, ideando il primo Spumante Italiano. Era il 1865, già nel 1866 inizia l’esportazione all’estero. Lorenzo Gancia aveva assunto la guida dell’azienda molti decenni fa, promuovendo non solo l’attività di famiglia – il primo spumante metodo classico nella storia della Penisola – ma l’intero sistema culturale enologico dell’astigiano, e forte, negli anni passati, è stato l’impegno affinché il riconoscimento dell’Unesco arrivasse a premiare la cosiddette cattedrali di Canelli e i paesaggi vinicoli di Langhe-Roero e Monferrato (dal 2014 tutelati come patrimonio dell’umanità).
Addio a un grande imprenditore
Perché nel valore culturale della tradizione vinicola – come dell’attività imprenditoriale in genere – Lorenzo Gancia credeva moltissimo, e oggi, all’indomani della sua scomparsa all’età di 87 anni, tanti ne ricordano l’alto profilo morale e intellettuale, dal presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino, che sottolinea “l’importante ruolo avuto nella crescita economica italiana”, a Oscar Farinetti, che di lui ricorda “la grandissima intelligenza, ironia e sensibilità”. Ai fratelli Bosca – Pia, Polina e Gigi – sesta generazione della famiglia che con i fratelli Gancia fondò una delle più antiche case spumantiere canellesi, che oggi piangono “uno degli ultimi grandi maestri di vita e d’impresa”. La sua capacità di visione, infatti, ne faceva soprattutto un grande uomo d’affari.
Come quando nel 2012 scelse di vendere la Gancia ai russi della multinazionale Russian Standard di Roustam Tariko, intuendo che solo così il marchio avrebbe retto la sfida con i mercati internazionali (oggi l’azienda esporta in 60 Paesi del mondo, e produce ogni anno circa 25 milioni di bottiglie tra spumanti, vini e aperitivi, come il Bitter, ideato nel 1950). Facendo un passo di lato, dunque, ma senza rinunciare a schierarsi in prima linea per la valorizzazione e la tutela di Canelli e della sua tradizione vitivinicola. In passato fu pure consigliere di Riso Gallo, Buitoni, Perugina, e presidente del Sole 24 Ore per 12 anni, dal 1971. È morto nella sua Canelli, malato da tempo.
a cura di Livia Montagnoli