Una legge all'avanguardia, quella che l'Italia varava un anno fa per favorire la lotta allo spreco alimentare. E tanti incentivi per i donatori. Ma oggi, tra le mura domestiche, si spreca ancora molto. I risultati dell'indagine campione.
Un anno di Legge Gadda
Spreco alimentare, un anno dopo. Il 14 settembre 2016, dopo un iter legislativo piuttosto articolato, entrava in vigore la Legge Gadda (166/2016), moderna sintesi dei provvedimenti necessari per arginare una delle piaghe più assillanti dei nostri giorni. Una normativa subito apprezzata per la sua capacità di incentivare il riuso, e la donazione delle eccedenze alimentari, tramite semplificazioni burocratiche, sgravi fiscali e bonus per i donatori (privati cittadini, attività commerciali, enti pubblici). Negli ultimi dodici mesi, con buona ricezione da parte della distribuzione organizzata e delle associazione solidali, i primi risultati sono arrivati – si veda, tra i casi più recenti, l'accordo tra Costa Crociere e il Banco Alimentare – e proprio qualche settimana fa si è chiuso il bando promosso dal Mipaaf, che mette sul piatto 500mila euro per contrastare lo spreco alimentare, finanziando idee intelligenti per gestire il recupero del surplus e sviluppare packaging innovativi (i vincitori saranno resi noti nei prossimi mesi). Eppure gli ultimi dati sulla spazzatura alimentare prodotta dagli italiani continuano a preoccupare.
Lo spreco in famiglia
L'indagine è stata condotta dall'associazione Last Minute Market in collaborazione con l'Università di Bologna, e fotografa soprattutto le abitudini alimentari delle famiglie tra le mura domestiche: 15,5 miliardi di euro è l'ammontare complessivo di cibo sprecato, in termini di ricaduta economica sul Pil nazionale (lo 0,94%). E ben 8 miliardi sono addebitabili alle cattive abitudini casalinghe, almeno a giudicare il questionario sulla gestione del cibo compilato da 400 famiglie campione. Ma si auspicano buoni margini di miglioramento: l'Osservatorio Waste Watcher informa che oggi 7 italiani su 10 sono a conoscenza della Legge Gadda, e il 91% di loro considera allarmante la questione. Anzi, da qualche mese, chi vuole impegnarsi in prima persona, ripensando la gestione dei pasti e della dispensa di casa, può scaricare online il diario Waste Notes, da compilare con frequenza settimanale per fare il punto sulle proprie abitudini di consumo. Per contro, lo spreco alimentare della filiera - dai campi alla produzione industriale, alla distribuzione – vale 3,5 miliardi di euro, un quinto del totale. Pesano sul dato anche realtà come le mense scolastiche, dove si continua a buttare un terzo del cibo cucinato e servito agli studenti. E proprio sul nodo dell'educazione alimentare insiste la campagna istituzionale, perché i giovani siano educati all'ottimizzazione delle dispense, incentivando al contempo i processi produttivi sostenibili. In questo senso, un dato decisamente incoraggiante lo riporta Andrea Segrè, direttore scientifico dell'associazione Spreco Zero: “Il 96% degli italiani insegna ai propri figli a non sprecare”.
Io Spreco Zero. Il libro
Sulla sensibilizzazione scommette l'iniziativa Io Spreco Zero, che il 23 e 24 settembre distribuirà in 1000 piazze italiane il libro antispreco realizzato dalla Comunità Papa Giovanni XXIII. Il vademecum – sessanta pagine con consigli per ripensare la propria giornata in chiave sostenibile, pasti compresi - sarà proposto in cambi di una donazione per finanziare il progetto Un pasto al giorno. E al capitolo contro lo spreco di cibo propone dieci ricette per valorizzare gli scarti, oltre a molti suggerimenti utili per limitarli, per esempio imparando a conservare meglio gli alimenti in frigo. Perché sprecare “significa letteralmente mandare in malora, e il rischio è quello di buttare il nostro futuro”.
Io spreco zero | nelle piazze italiane il 23 e 24 settembre 2017 | unpastoalgiorno.apg23.org/it/il-libro/
a cura di Livia Montagnoli