L'ultimo decreto firmato dal presidente del Cremlino scatena la protesta internazionale: già distrutte quasi 300mila tonnellate di cibo. In Italia si contano i danni sul blocco delle esportazioni agroalimentari.
Spreco alimentare. Ruspe in azione in Russia
La Russia, Putin e l'embargo dei prodotti importati dall'Europa e dagli USA. Tema caldo dei mesi scorsi (da quando un anno fa, nell'agosto 2014, il provvedimento rispondeva all'“intromissione” dell'UE e degli Stati Uniti nella vicenda ucraina), l'attenzione mediatica sul congelamento dei rapporti tra Mosca e la Comunità Europea ha finito per affievolirsi, rientrando nel novero delle notazioni di cronaca. E allora ci pensa il presidente Vladimir Putin in persona ad accendere nuovamente gli animi, sollecitando la coscienza internazionale sul tema dello spreco alimentare, che - guarda il caso – è da qualche mese al centro del dibattito di Expo.
Lontano da Milano (per spirito e latitudine) il capo del Cremlino firma un decreto che autorizza la distruzione delle derrate alimentari fermate dall'embargo e spedite per vie di contrabbando (con certificati e documenti falsi), fino ad oggi bloccate alla frontiera e rinviate al mittente. Il provvedimento, entrato in vigore da poco più di 24 ore, ha finora riguardato oltre 290 tonnellate di frutta, verdure e formaggi, come testimoniano le immagini circolate in rete che vedono in azione le ruspe. E la polemica non ha tardato a divampare in tutto il mondo, mentre sul fronte interno le associazioni locali hanno già raccolto 300mila firme per chiedere che il cibo sia distribuito ai più bisognosi, in un Paese che conta oltre 20 milioni di persone sotto la soglia di povertà.
Il futuro dell'embargo
Ma il Ministro dell'Agricoltura Tkachev difende il decreto, adducendo priorità di tipo sanitario: “Non possiamo permettere che vengano venduti prodotti nei nostri negozi, rischiando la salute dei nostri cittadini”,sostenendo la qualità discutibile del cibo in arrivo dall'estero. Poi chiama in ballo una pratica internazionale relativa alla merce di contrabbando – che “deve essere distrutta” - e annuncia un inasprimento dell'embargo: nei prossimi mesi l'elenco dei prodotti coinvolti è destinato ad aumentare. Prima però sarà necessario adeguare la produzione russa per rimpiazzare i prodotti in questione.
Effetto embargo. Perdite e italian sounding
Intanto, trascorso un anno dall'inizio dell'embargo, l'Italia (e Coldiretti) stimano le ripercussioni sul sistema agroalimentare made in Italy, che dal mancato export di prodotti verso la Russia ha perso 240 milioni di euro. Tra i prodotti più colpiti frutta fresca, carne e formaggi, in particolar modo specialità nazionali come il Parmigiano Reggiano e il Grano Padano. Parallelamente, in Russia, è esploso la produzione di specialità made in Italy taroccate, per rispondere alla richiesta di un mercato interno che vuole mozzarella, parmesan, robiola: falsi alimentari che spesso travalicano i confini russi per arrivare sui mercati internazionali, incentivando così il fenomeno dell'italian sounding.