Mauro Vannucci e sua figlia Silvia, a Poggio a Caiano, in venti vendemmie hanno creato un classico tra i rossi toscani: Piaggia, Carmignano Riserva.
Non è facile emergere in un panorama affollato come quello dell’enologia toscana. Ma Mauro Vannucci non è un personaggio timido. Tutt’altro. Piaggia e il suo vino nasce quasi per caso, come spesso accade. Mauro, imprenditore in tutt’altro settore, cercava un terreno per costruire casa. Era il 1975, e sull’appezzamento che scelse, a Poggio a Caiano, c’era anche una vigna, che per qualche anno fu data in comodato d’uso. Poi, nel ’91, la voglia di fare un po’ di vino per casa, i ricordi dell’infanzia e delle vendemmie in famiglia, nel vicino Montalbano, lo spingono alla sua prima vinificazione. Il risultato era confortante, e così poco a poco è nata l’azienda. “Il punto di svolta fu nel 1993, quando conobbi Alberto Antonini. Assaggiò il mio vino a Verona, durante Vinitaly. A lui piacque il vino e a me piacque lui”.
Iniziò così, dalla vendemmia ’94, una collaborazione fruttuosa, che non s’è mai interrotta. Vigna dopo vigna Mauro, che ha una sua idea di qualità e non si accontenta facilmente, è arrivato a 20 ettari, scelti con attenzione estrema con Federico Curtaz, che cura la parte agronomica di Piaggia. “Siamo in un territorio vocato, ma le vigne vanno piantate con cura nei posti giusti. Le nostre hanno una densità tra le 5.500 piante e le 6.000. Di più, qui da noi, sarebbe controproducente, e con meno piante non si sfrutterebbe il potenziale del terroir. Ho scelto belle posizioni collinari, terreni galestrosi, drenanti, tra i 190 e i 230 metri di quota, ben esposti. Le vigne le ho piantate io, una per una, con criteri qualitativi. Se non si parte dalla vigna”.
La Docg Carmignano
Carmignano è il nome di un comune tra Firenze e Prato: dà il nome al vino Docg che si produce nel territorio del comune e della vicina Poggio a Caiano, entrambi comuni in provincia di Prato. La base di vinificazione è sangiovese che deve essere presente almeno al 50%; è ammesso anche il canaiolo nero fino al 20%; il cabernet (franc e sauvignon) dal 10 al 20%; il trebbiano toscano, il canaiolo bianco e la malvasia del Chianti fino ad un massimo del 10%. Sempre da disciplinare, i vigneti devono essere in terreni collinari e derivati da calcari marnosi di tipo alberese e scisti argillosi (eocene) e arenarie (oligocene) a un’altitudine non superiore ai 400 metri. È vietata ogni pratica di forzatura ed è consentita l'irrigazione di soccorso. Il vino richiede un invecchiamento almeno fino al 1º giugno del secondo anno successivo a quello di produzione delle uve e deve essere effettuato in botti di rovere e/o di castagno, per almeno otto mesi. Tutte le operazioni di vinificazione, invecchiamento e imbottigliamento, debbono essere effettuate nella zona Docg.
Il Carmignano di Vannucci
Mauro sa quello che vuole esprimere nei suoi Carmignano. Potenza, ricchezza e struttura, senz’altro, ma figlie di un frutto sano e di perfette maturazioni fenoliche; e allo stesso tempo anche finezza e beva. E non ha paura di confrontarsi con i migliori. Come gli è capitato qualche anno fa a Château Margaux, dove in visita disse a Paul Pontallier “Il suo vino è molto buono, ma anche il mio...”. L’enologo – storico direttore della cantina deceduto un anno fa – incuriosito, gli chiese chi fosse e che vino facesse. Senza scomporsi Mauro tirò fuori una bottiglia di Piaggia e la fece assaggiare. La leggenda (che tale forse non è...) vuole che Pontallier si complimentasse con lui e glie ne chiedesse una bottiglia da bere quella sera con alcuni colleghi. Diable d’un Italien!
“Di strada, in vent’anni, ne abbiamo fatta molta noi a Piaggia, ma anche tutto il territorio”continua Mauro “La zona è cresciuta, sono nate nuove aziende, sono arrivati enologi competenti, e il mercato ha cominciato a conoscerci. Il Carmignano piace sempre di più, con il suo profumo di Supertuscan”. La sua formula? “70% sangiovese, un 20% tra cabernet franc e sauvignon, merlot per il restante. Legno nuovo di buona qualità, e una cura estrema in ogni particolare, dall’igiene ai tappi, alla scelta dei fornitori dei legni, tutto deve essere monitorato ed analizzato. I rischi sono dietro ogni angolo, e le distrazioni si pagano...“.
La barricaia
L'azienda: un affare di famiglia
Da qualche anno accanto a lui, a costituire quest’azienda prettamente familiare, c’è sua figlia Silvia, oltre al cognato Paolo (che segue la cantina) e alla moglie Rita. Silvia, messa nel cassetto la laurea in giurisprudenza, s’è dedicata con passione a Piaggia e allo sviluppo dei mercati. “Abbiamo costruito una bella squadra di lavoro, completata da Emiliano Falsini, enologo. La gamma delle etichette è cresciuta insieme alle vigne, e oggi siamo a più di 80mila bottiglie. Accanto al Piaggia, Carmignano Riserva, il nostro grand vin, c’è il Carmignano del Podere Il Sasso, e poi il Poggio de’ Colli, un Cabernet Franc in purezza che ha raccolto un grande consenso di pubblico e di critica. Il Pietranera invece è un Sangiovese dal taglio più fresco e spigliato che nasce dalle vigne più giovani”ci racconta Silvia.
L'aspetto commerciale
“A questo punto della nostra storia il problema non è vendere il vino, ma distribuirlo bene nel mondo. E questo è il lavoro che mi appassiona, e mi porta tutto l’anno dal Giappone a New York, dalle Hawaii a Londra senza trascurare Chicago e Canada. Il 60% della produzione lo vendiamo nel mondo, e pian piano cresceremo. L’importante”aggiunge Silvia, che è stata anche presidente del Consorzio del vino Carmignano“è inserirlo nei posti giusti, nelle più belle enoteche e nei migliori ristoranti del mondo”. Quali sono i margini di crescita? “Quantitativamente”ammette Silvia “trovando con Curtaz le vigne giuste, potremmo superare le 100mila bottiglie nei prossimi anni, seppure non di molto”. Qualitativamente? “Mio padre ha una sua idea di vino, ma anch’io. Viaggiando visito aziende e assaggio molto. Mi piace confrontarmi con i colleghi di tutto il mondo, e riporto queste esperienze a casa. Anche al babbo piacciono le sfide, e per lui ogni aspetto è perfettibile. Siamo sempre in discussione, assaggiamo, sperimentiamo per migliorare, anno dopo anno, nell’interpretazione del territorio, delle vendemmie, del gusto del consumatore. È lo spirito di Piaggia: mai accontentarsi!”.
Piaggia | Poggio a Caiano (PO) | www.piaggia.com
Carmignano Riserva Piaggia -la degustazione
2013
Rubino cupo dai bei riflessi violacei sull’unghia, è profondo e fitto fin dal colore. Al naso, giovanile e lontano dall’essere risolto, offre note di frutti rossi e neri maturi, con la mora, la marasca e la prugna in primo piano, che virano poi su note speziate, mediterranee, con un delicato tono boisé. Al palato è grasso, ricco e fitto, ma ha anche gran nerbo, freschezza, una polpa integra e offre accattivanti nuance di mora, cioccolato, ribes nero e mirtillo. Fa mostra di tannini levigati e risolti, ha grande integrità di frutto. Ancora indietro nello sviluppo, ha bisogno di maturare qualche anno per esprimere tutto il suo potenziale. Lunga e fascinosa chiusura sul frutto nero e sulle note balsamiche.
Valutazione: 93
2012
Rubino cupo, fitto, limpido, bel naso d’inchiostro e frutti rossi e neri, una venatura balsamica e di macchia mediterranea, intenso, ancora indietro, quasi crudo... La bocca è densa e tesa... Un vino materico che non è estrattivo, di grande equilibrio, con tannini levigati e morbidamente astringenti. Un racconto del terroir, un frutto rosso turgido, gran nerbo, lunga persistenza aromatica. Potente e davvero seducente.
Valutazione: 94
2011
Rubino cupo, quasi nero, il naso è intenso, ricco, folto di frutto rosso e nero con la classica vena balsamica, e netta una nota di mora. In bocca è denso e fitto, polposo, grasso, ha note di cioccolato e fumé, ma la bocca si risolve fresca e tonica, di bella spinta acida, integro. Un vino articolato, sapido, equilibrato anche se assertivo, potente e ricco. Bel finale morbido e lungo, sul frutto, con una tannicità importante ma finissima. E la mora che ritorna... Grande equilibrio di legni.
Valutazione: 93
2010
Bel rubino intenso e ricco, naso di prugna perfettamente matura, sfumature di melograno e macchia, mora di rovo... Il vino inizia a trovare una sua dimensione. Ricco, polposo, materico ma con una silhouette che si allunga e snellisce in un dialogo tra frutti rossi e neri e una decisa vena acida che si traduce in un finale persistente di mora e ribes nero, dove il caffè e il tostato sono ancora solo un’idea. Riassaggiato è uno dei più ricchi, completi e complessi. Un naso strabiliante e persistente. Appassionante.
Valutazione: 95
2009
Rubino cupo, intenso, profondo. L’unghia ancora non cede. Un naso mediterraneo che sa delle erbe e dei fiori della campagna toscana, del profumo della terra arsa dal sole estivo, ma anche delle note dolci della mora e della prugna mature. Un bouquet ricco d’erbe officinali, la bottega dell’erborista... Poi un’idea di cacao amaro, una sfumatura di liquirizia. In bocca la consueta impalcatura maestosa, ma con un equilibrio che il tempo inizia a conferire. Note di frutto rosso, di torrefazione, un tocco appena di liquirizia e pepe, a rendere ancora più affascinante e complesso il mix. Di lunga persistenza, è austero e serioso, ancora un po’ marcato dal legno.
Valutazione: 92
2008
Rubino cupo e fitto. Ciliegia e marasca fresche e turgide al naso, un vino di grande vitalità, dalle sfumature di tabacco, di cioccolato amaro e liquirizia dolce, appena appena accennate. Il frutto ancora domina, e la bocca è ampia, serica, ricca e tesa. Ha tannicità importante ma di vellutata eleganza. È sapido, progressivo, avvolgente. Ci fa capire che Piaggia è un vino che vale la pena aspettare. Un filo forse di astringenza, ma una bella e grande materia. Profondo, carnoso, mai pesante, chiude sulle note lunghe del bouquet garni e della vaniglia.
Valutazione: 91
2007
Rubino carico, fitto e teso, è denso e ricco al naso, dove espone note calde di terra asciutta e arsa, note di fieno, sfumature boisé e di legni tostati, toni di caffè appena avvertiti. Bocca strutturata e calda, frutto maturo e dolce, all’insegna di marasca, mora e prugna, poi erbe aromatiche, fieno e fiori di prato estivo. Un rosso che approccia la maturità, elegante fruttato, solido, con bella chiusura astringente e imperiosa, nessuna sgranatura o cedimento, fitto, ricco di polpa. I tannini sono dolci e levigati. Note di pepe e liquirizia. Legni di livello, mai troppo insistiti. Struttura poderosa senza essere troppo muscolare o estrattiva. L’annata è calda ma il vino esprime succosità di polpa. Bei toni, in chiusura, di legno e spezia. Un vino possente ma anche dolce di frutto, equilibrato.
Valutazione: 91
2006
Vino elegante e disteso, dove l’unghia ancora non cede. Note di frutto, incenso e balsamico, introducono a una bocca più ampia e soave delle annate più recenti. All’attacco il palato è meno travolgente, ma trova subito ritmo e misura, e compare un’impressione di sottobosco e fungo porcino; nerbo e freschezza a sorreggere il tutto. Vino più fresco, che evoca i primi venti autunnali. Suggestivo e raccolto, è un racconto più intimo. Grande classe. Riassaggiato migliora, e si delinea armonico, lungo, di bell’equilibrio.
Valutazione: 93
2005
Rubino cupo e fitto. Spettacolare. Sembra un’annata recentissima per forza espressiva e vitalità. Elegante teso e concentrato all’attacco, è armonico ed ampio. È la prima di queste annate ad avere un carattere equilibrato di vera e vitale maturità. Frutto rosso e nero in primo piano, maturi ma non troppo ancora, con mora, mirtillo, lampone e marasca in successione. Bel sottofondo boisé, non ipertrofico e tostato, bella densità, offre polpa, dall’attacco alla delicata ma perentoria nota finale, che dalla marasca finalmente accenna al caffè e alla liquirizia con una certa decisione. Elegante, pieno, ricco lungo. Una delle migliori annate di Piaggia di sempre.
Valutazione: 95
2004
Rubino cupo, ancora. E fitto e pieno. Naso intenso, toscano, terroso e minerale. Fieno fresco, erbe di campo sotto il sole, compaiono poi la prugna matura, il pane sfornato, un accenno di caffè e la confettura di ciliegia. Bella bocca sapida e muscolare, una coloritura di pelliccia e caffè, sasso rovente, ma anche inchiostro e scorza di china, e una delicata e nobile nota amaricante. Il vino è sapido, teso, nervoso, ancora tanta la polpa di frutto rosso e nero. Poi ecco la crostata di ciliegia e i dolci da forno, il caffè e il goudronche compaiono sullo sfondo. Vino tonico, di grande spinta, ha equilibrio e un finale importante di frutto, erbe aromatiche e pepe. Legno perfettamente integrato.
Valutazione: 93
2003
Rubino cupo con un accenno d’evoluzione sull’unghia. Naso di cioccolato e spezia, erbe aromatiche e china, che introducono alla confettura di prugna e marasca. Poi toni più cupi, di caffè e speziati, di camino e legni aromatici. La bocca è ben espressa, ampia, calda, avvolgente e progressiva. Annata calda ma interpretata con classe e misura, senza sacrificare beva ed equilibrio. Sapidità, tannini eleganti, una vena astringente misurata e armonica, che si traduce in un finale lungo di spezia , balsamico ed equilibrato, con note di pepe e sottobosco estivo. Ancora integro e teso.
Valutazione: 90
2002
Rubino cupo, leggero riflesso evoluto sull’unghia. Il primo... Naso elegante di piccoli frutti, di macchia mediterranea ma anche sottolineato dalla vaniglia. Annata sorprendentemente soave e snella nella storia di questo vino. Non manca di concentrazione, ma oggi si offre deliziosamente distesa, in “minore”, ma con invidiabile equilibrio e promesse di longevità. Al palato note speziate, fini, eleganti. Legni misurati, senza cesure, con una bella ritmica cadenza che sottolinea le peculiarità dell’annata. Chiude soavemente lungo su note di ciliegia, fieno ed erbe aromatiche. Maturo ma nemmeno troppo. Andatura da marciatore, inarrestabile.
Valutazione: 92
2001
Impressionante. Nero, cupo, profondo. Un vino che sprigiona potenza ed energia impensabili per l’età. Concentrazione e struttura ai limiti dell’arroganza... È potente, vibrante, concentrato. Veramente muscolare, polposo, intenso. Potrebbe essere la débacle di una formula desueta, invece è la glorificazione d’una bella annata e di un terroir eccezionale. E d’una cura vignaiola che non trascura una sola pianta della vigna. Un grande rosso italiano tout court, potente, avvolgente, complesso, e finalmente ricco delle sfaccettature dell’età che agli altri ancora mancano. Impressionante per eleganza e solare mediterraneità, è uno degli acuti della giovane storia di questa grande azienda. Ai limiti dell’indimenticabile.
Valutazione: 97
2000
Classico colore rubino cupo fitto, elegante, intenso. Naso polposo e complesso di spezia e bei legni, nitido e armonico. Frutta rossa e nera matura all’attacco, e di grande integrità. Anche se il millesimo è caldo e ha maturato il frutto al limite, ha equilibrio e finezza. La freschezza acida e l’estrazione misurata dei tannini ne fanno un benchmark dell’annata. Erbe officinali, bouquet garni, toni di marasca e arrosto d’agnello, per descrivere un rosso fitto, elegante, ritmico. Tannini maturi, mai polverosi, e chiusura su un frutto opulento e maturo, sul pepe bianco. Una grande interpretazione di annata calda. Armonico. Equilibrato e dinamico. Caffè, nocciola, liquirizia, tostato in fine bocca.
Valutazione: 94
1999
Toni mentolati, liquirizia, china, tabacco di sigaro cubano, ci introducono a un vino elegante, teso, muscolare che si porge con grazia, armonia e sorprendente persistenza. Un gioiello di potenza e armonia. Fitto ma disteso, propone una qualità del tannino seducente, carezzevole e morbido. Al palato è davvero lungo, persistente, con un finale di tabacco e ancora menta, timo e maggiorana, che incantano nel mix di ciliegia e mora. Una delle annate più seducenti ed eleganti. Balsamico, complesso, empireumatico ma ancora turgido e teso nel frutto.
Valutazione: 95
1998
All’attacco ciliegia marasca ed erbe officinali, per un naso disteso, elegante e fitto, dai toni di scorza di china, di porcino e sottobosco, che vira sul bouquet garni, in bocca è materico, polposo, elegante nel frutto sapido e teso, nitido armonico e fresco. Mediterraneo, caldo e avvolgente, ha calore densità e fittezza, è polposo e delicatamente astringente, con tannino assolutamente levigato e carezzevole. Cioccolato chuao, caffè dell’Ecuador, mora di rovo e ciliegia di Vignola. Vitale, dinamico, armonico. Una delle prove che il tempo regala solo eleganza a questo vino. Rigoroso nell’equilibrio e nel ritmo, straordinariamente appagante.
Valutazione: 92
1997
Figlio d’una annata calda, è un vino dai toni evoluti e delicatamente terziari. Sottobosco, fungo porcino e tartufo, una vena acida a sorreggere un’impalcatura che qua e là qualche fessura inizia a mostrare. Il vino oggi ha un bel tono autunnale, all’insegna del sottobosco, e uno spigolo acido che emerge. Per anni ha tenuto botta per concentrazione, alcolicità e ricchezza, ma sulle lunghissime distanze le vampe del caldo agostano di quel millesimo hanno sacrificato l’equilibrio e l’integrità del frutto. Bella prova, che ha l’unico inconveniente di confrontarsi con altri millesimi dello stesso vino.
Valutazione: 88
1996
Elegante, maturo, fresco fruttato, polposo e fitto. Un vino di vent’anni in condizioni ideali di evoluzione e sviluppo. Ha un frutto ancora tonico, un carattere appena evoluto, ma è pieno sapido e fitto, d’una cremosità e una freschezza sorprendenti. Mora e prugna, spezie ed erbe aromatiche fresche ne sottolineano il carattere mediterraneo, elegante e armonioso. Toscano, sicuramente, ma con un tono internazionale. Bellissimo gioco di legni, grande freschezza e ritmo espressivo, tannini vellutati e avvolgenti, è nitido, polposo e ancor fresco al palato. Ha una delicata eleganza, una potenza rassicurante e tonica, una ricchezza di sfumature che solo l’età poteva dare e che finalmente sta regalando. Vent’anni. Meravigliosi.
Valutazione: 94
1995
Cioccolato liquirizia, spezie, corteccia di pino, note balsamiche all’olfatto. Dolce, morbido, carnoso e ricco, in bocca è ricco ma con equilibrio. Sfumature di caffè, arancia candita, cioccolato amaro e confettura di ciliegia e mora lo rendono complesso e intrigante. Rotondo, compiuto, è succoso, polposo, morbido. Tannini vellutati e una vena di fresca acidità a sorreggere il frutto. Vino integro che spinge ancora, con un finale elegante e polposo, morbido e fine. Una bella sorpresa.
Valutazione: 90
1994
Trama, fitta armonica, elegante. Ha frutto, polpa, freschezza e finezza. Note terziarie su un colore ancora compatto e integro, una meravigliosa armonica eleganza. C’è struttura, un uso attento del legno, un bouquet complesso di spezia, torrefazione ed eleganti sfumature balsamiche. Tutto alla fine si risolve in un’armonia ricca e non ostentata, in una misura ritmica costante e senza inceppamenti, in un finale caldo, appagante e solare che parla di Toscana, di Carmignano e di Piaggia. Lungo, pieno e rigoroso, ma anche piacevolmente carezzevole. Bravi.
Valutazione: 90
a cura di Marco Sabellico