Si chiama Musem - Museo Sensoriale e Multimediale del Vino, il progetto firmato dallo scenografo Dante Ferretti e dal manager Franco Malenotti. Obiettivo, portare 150 mila turisti sul territorio. L'inaugurazione il 3 giugno.
Il progetto
Gli ingredienti ci sono tutti. Uno scenografo tre volte premio Oscar, l'esperienza di un affermato gruppo cinematografico, una storia di sicuro successo, una location di rara bellezza e l'ambizioso progetto di un navigato imprenditore. Non si tratta di un film, ma della risposta italiana alla Cité du Vin di Bordeaux: a un anno esatto dall'inaugurazione del museo francese del vino, anche l'Italia è pronta a presentare al mondo il suo Musem - Museo Sensoriale e Multimediale del Vino. “Che non avrà niente da invidiare a quello dei cugini d'Oltralpe”, ci dice subito Franco Malenotti (ex patron di Belstaff), ideatore del progetto insieme all'amico Gaddo della Gherardesca. Taglio del nastro il prossimo 3 giugno.
Siamo a Castagneto Carducci, patria di alcuni dei più prestigiosi vini italiani conosciuti all'estero, i cosiddetti Supertuscan, come Sassicaia, Ornellaia, Grattamacco, Piastraia. Per il progetto di quella che si inserisce tra le “World Wine Town”, Malenotti si è fatto affiancare dallo scenografo Dante Ferretti (tre Oscar portati in Patria - due con il regista Martin Scorsese e uno con Tim Burton - e una carriera sui più spettacolari set di Hollywood), coinvolgendo anche uno dei maggiori esperti di viticoltura italiana, il professore Attilio Scienza. Un'idea nata 15 anni fa con un investimento di 12 milioni di euro (suddivisi tra Monte dei Paschi di Siena, Banca di Credito Cooperativa di Castagneto Carducci e fondi privati) e che si pone obiettivi importanti: dai 100 ai 150 mila visitatori l'anno.
Le sale
Abbiamo fatto un giro nelle sale del Musem - mille metri quadri sviluppati su due piani - che si trova all'interno di Casone Ugolini, l'antica fattoria della famiglia Della Gherardesca, rilevata qualche anno fa dallo stesso Malenotti e trasformato in un resort di campagna. Quattro le aree principali del museo che ripercorrono altrettanti periodi storici. Si parte dalla Zona storica, dove il professore Attilio Scienza – come una sorta di Piero Angela dell'enologia - racconta in sei lezioni magistrali la storia del vino dalla civiltà Etrusca ai giorni nostri, attraverso i filmati realizzati dalla casa di produzione Canecane (la stessa che sta realizzando il mega-musical IlDivo Nerone a Roma), in collaborazione con il gruppocinematograficoGalactus. Si passa, poi, alla Sala delle grandi famiglie, dove si incontrano i protagonisti del territorio - Gaddo della Gherardesca, Piero Antinori e Niccolò Incisa della Rocchetta - sotto forma di ologrammi a grandezza naturale, che intrattengono il visitatore raccontando la storia di Bolgheri. A seguire la Sala degli imprenditori visionari: Pier Mario Meletti Cavallari e Michele Satta, che narrano della nascita di etichette prestigiose come il Grattamacco ed il Piastraia. Infine, uno sguardo in avanti, nella Sala del futuro, dove tocca a Federico Zileri parlare del passaggio generazionale e del vino che sarà.
A completare la struttura, tre ristoranti, un wineshop e un futuro campus (da ottobre inizieranno i lavori) per i giovani che vogliono approfondire la conoscenza del vino.
Ecco perché investire nel turismo del vino
“Come si può vedere” spiega l'imprenditore Malenotti “la nostra città del vino è ben radicata nel territorio, ma con ambizioni nazionali e internazionali. D'altronde, per Bolgheri è un periodo particolarmente favorevole: è in atto la riscoperta di una Toscana meno inflazionata. Lo stesso Antinori, che crede molto in questo territorio, sta costruendo la sua nuova cantina in prossimità della nostra Wine Town”. A garantire, invece, la visione globale, c'è la partnership con la Cité du Vindi Bordeaux - gli stessi vigneron francesi saranno all'inaugurazione, con la degustazione Castelli Chateaux: i bianchi di Bolgheri e Bordeaux- e la collaborazione con le altre Wine Town italiane: House of Chianti Classico di Radda in Chianti, Wimu di Barolo, e la Venice Wine Town, che dovrebbe vedere la luce nei prossimi anni.
“Oggi” conclude Malenotti “l'enoturismo vive un momento magico ed è fondamentale promuoverlo tutti insieme. C'è in arrivo un flusso turistico di grandi dimensioni che l'Italia rischia di vedersi portare via da altre nazioni più capaci, come Francia o Spagna, che sono notevolmente salite in classifica. Guardando più lontano, anche la Cina è al lavoro per costruire la più grande Wine Town al mondo. Per inciso, gli archistar che la stanno progettando sono proprio fiorentini. Ormai è chiaro, quindi, che il turismo del futuro è quello che sa mettere insieme arte, natura, cibo e vino: meno discoteche, più cultura del territorio”.
www.casoneugolino.com/museo-multimediale-del-vino/
a cura di Loredana Sottile