Nel crocevia tra Oriente e Occidente, sale l'import di vino, nonostante l'altissima tassazione. Italia al 18% della quota di mercato, spinta dalla ristorazione: e anche Bottura è pronto a sbarcare a Dubai. Ecco il report dal Tre Bicchieri World Tour
Da Palazzo Versace Dubai arrivano ottime notizie per il vino italiano confermando un interesse che si dimostra sempre più forte e concreto per il nostro prodotto: i Tre Bicchieri hanno attirato 300 persone tra imprenditori, operatori e grandi collezionisti che hanno vissuto una notte italiana in pieno stile, tra saltimbocca e pizze napoletane sfornate sul posto dal maestro pizzaiolo, Enzo Coccia, le ricette dello chef dell’Accademia Barilla, Marcello Zaccaria, seminari tecnici e oltre 60 eccellenze enologiche, molte delle quali per la prima volta in città. Hanno voluto onorare l’evento anche l’ambasciatore italiano ad Abu Dhabi, Liborio Stellino, il console generale a Dubai, Valentina Setta, e uno dei più noti business man e grande sostenitore del made in Italy: Yogesh Mehta.
Parlare di consumo di vino, negli Emirati Arabi, non è cosa semplice: porta con sé l'analisi di un panorama complesso, che sta evolvendo fortemente negli ultimi anni e che cambierà ulteriormente.
Mercato del vino conteso da due soli grandi importatori
Dubai fa storia a sé in fatto di vino. È una città dove meno del 15% della popolazione è locale, con la comunità indiana che da sola supera il 50%, e dove il turismo fa da volano ai consumi. L’80% del consumo di vino è appannaggio degli hotel, che ospitano ristoranti e club di altissimo livello, con carte sempre più profonde e varie. I numeri della ricezione alberghiera sono impressionati: con 15 milioni i turisti nel 2016, Dubai ha sorpassato Roma in questa speciale classifica. E gli analisti prevedono una crescita che porterà i turisti a 20 milioni entro il 2020, anno dell’attesissimo Expo. Grazie alle rotte di Emirates - più di 3 mila i collegamenti settimanali - Dubai è sempre più il punto di raccordo tra Occidente, Asia e Africa. Come nessun’altra città al mondo.
“Al di fuori delle strutture turistiche, per comprare alcol, ma anche per trasportarlo, occorre una licenza ad hoc e avere almeno 21 anni. I ricarichi sono così alti perché la tassazione è tra le più elevate al mondo: 50% sul valore, più tassa municipale al 10% e altra tassa finale del 30% sul prezzo finito. Ma di certo, non frenano i consumi, anzi sono in fase di boom. In portafoglio, abbiamo raggiunto le 3 mila etichette”, commenta Jean-Philippe Le Rouzic, wine sales manager dell’African Eastern, il colosso che insieme alla MMI (Maritime and Mercantile International) detiene il controllo dell’importazione e della distribuzione. Solo due players per tutto il mercato. Numerosissimi gli operatori delle due compagnie accorsi all’evento del Gambero Rosso: “La sorpresa” ci dicono “è arrivata soprattutto dalla qualità dei bianchi proposti”.
L'interscambio commerciale con l'Italia
Considerando tutto il settore agroalimentare, i rapporti tra Italia ed Emirati Arabi sono molto solidi. Nel 2016, l'export italiano è stato di 317,1 milioni di euro, con una riduzione del 2,1% rispetto al record raggiunto nel 2015 (324 milioni di euro). Con appena 2 milioni di euro di import (+10,3%), il surplus commerciale nel 2016 è stato di 315,1 milioni di euro.
Gli Emirati acquistano dall'Italia soprattutto alimentari (54,2%, nel 2007 erano il 77,5%), derrate agricole (37,2%, era del 9,5% nel 2007) e bevande (8,6%, rispetto al 13% del 2007). All'interno di quest'ultima categoria si nota una progressione continua iniziata nel 2010. L'anno scorso è stato raggiunto il massimo storico di 27,2 milioni di euro, il 3,1% in più rispetto al 2015. Sono le bibite analcoliche e le acque minerali a registrare il valore delle vendite più alto, circa 10 milioni di euro nel 2016, con un aumento del 3,5% annuo; seguite dai vini da tavola che, come fa notare l'Ice di Dubai, nonostante le restrizioni associate alle regolamentazioni di importazione e alla concentrazione del settore della distribuzione, hanno realizzato esportazioni per 8 milioni di euro e un incremento del 3,7% in un anno. In calo i liquori (-4,7% a 3,5 milioni di euro), mentre si registra una grande progressione degli spumanti: +20% e un valore di 3,3 milioni di euro; segue la birra, con esportazioni per 2,8 milioni di euro (-4,3%).
E l'Italia esce bene anche dal confronto con la Francia: il vino tricolore stacca una quota di mercato del 18% (era ferma all'8% sette anni fa), mentre la Francia scende dal 25 al 20%. È l’effetto delle molteplici insegne italiane aperte in città, sono 14 mila oggi i nostri connazionali a Dubai, principalmente impegnati nel settore del food&beverage.
Il premio al miglior ristorante italiano
Come per altre tappe, l'evento di Dubai è stato anche un'occasione per premiare i migliori ristoranti italiani in città per la nuova guida Top Italian Restaurant. Il riconoscimento è andato a Il Borro Tuscan Bistro, espressione di una ristorazione che dopo anni di eccessi sta cercando nuove vie. Lo spiega lo chef Maurizio Bosetti: “C’è un ritorno anche qui a una cucina di prodotto, mentre i fine dininig faticano tantissimo. Arrivano persone che hanno girato il mondo, vengono qui per fare un’esperienza, provare cose semplici e autentiche. Il piatto più richiesto sono i pici all’aglione”.
a cura di Lorenzo Ruggeri
Questo articolo è uscito sul nostro settimanale Tre Bicchieri del 25 maggio
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