Non piace al Codacons il coinvolgimento di Eataly e del suo patron nell’ambizioso – e costoso – intervento di bonifica che permetterà al fragile Cenacolo di Leonardo da Vinci di sopravvivere per altri 500 anni. L’accusa? Puntare al ritorno d’immagine.
Salvare il Cenacolo. Una priorità
La notizia, quella degna di nota, è che Oscar Farinetti finanzierà il restauro del Cenacolo Vinciano con un milione di euro destinati al ripristino ambientale di una delle opere più celebri, ma più fragili, del mondo. La storia della pittura parietale che Leonardo da Vinci realizzò per la comunità monastica di Santa Maria delle Grazie alla fine del Quattrocento, infatti, si fa ricordare in secoli di letteratura dell’arte non solo per lo straordinario esempio di composizione rinascimentale, ma pure per la temeraria sperimentazione dell’artista toscano, che nel refettorio del convento utilizzò la tecnica singolare della tempera grassa su intonaco, anziché la consueta pittura a fresco. Destinando così il Cenacolo a una lotta costante con l’umidità dell’ambiente che lo ospita, oggi visitato da migliaia di persone ogni anno, su ingresso contingentato. E se dalla seconda metà del Novecento sono stati molteplici gli interventi di conservazione promossi con tecniche all’avanguardia per arrestare il degrado della pittura, proprio il nuovo piano di tutela e conservazione programmato dal Mibact – a 1,2 milioni di euro ammonta lo stanziamento statale – permetterà di igienizzare il microclima dell’ex refettorio in tre anni (l’operazione si concluderà nel 2019, filtrando ogni giorno 10mila metri cubi di aria pulita, per assicurare una buona ossigenazione per i prossimi 500 anni), garantendo l’accesso a un maggior numero di visitatori e triplicandone il dato complessivo annuale, che fa capo a circa 410mila ingressi, accontentando così parte delle moltissime richieste inevase.
L’operazione di restauro. Il contributo di Eataly
Ma Oscar Farinetti che c’entra? Sarà proprio Eataly a finanziare una voce di spesa importante dell’operazione Una cena da non perdere ("Una cena così non la puoi perdere" recita il discusso slogan) presentata un paio di giorni fa a Milano alla presenza del ministro Dario Franceschini, dello scrittore Alessandro Baricco, del Vicario episcopale per la cultura monsignor Luca Bressan, della direttrice del Cenacolo Chiara Rostagno. E del buon Farinetti, in qualità di ambasciatore del made in Italy nel mondo e ora pure nell’inedita veste di mecenate. Ma se questa vi sembra una storia a lieto fine – con tanto di plauso del ministro, che loda “l’impegno importante di Eataly, sperando che altri lo prendano d’esempio” – il Codacons minaccia tempesta.
Le proteste del Codacons
A poche ore dall’annuncio ufficiale, infatti, l’Associazione dei consumatori rende nota l’intenzione di vederci chiaro, presentando istanza d’accesso per conoscere, si legge “a quali condizioni Oscar Farinetti finanzierà la conservazione dell’opera”. In poche parole, si intuisce, l’associazione paventa il rischio di “privatizzazione” di un bene patrimonio culturale dell’umanità a fronte della vantaggiosa partnership pubblico-privato, e si dice pronta a ricorrere al Tar in caso dovesse accertare “clausole sproporzionate e condizioni svantaggiose per la collettività” dietro all’interessamento di Eataly e del suo patron.
Una battaglia, quella ingaggiata dal Codacons, che appare spropositata e viziata da questioni pregresse oltre che ideologiche. Dal canto suo, Farinetti, che da tempo aveva annunciato il sostegno economico al restauro e alla campagna di comunicazione dell’intervento, parla di “dovere e piacere” per motivare la discesa in campo di Eataly, senza nascondere le ricadute positive sul brand: “Penso sia giusto che qualche cliente possa preferire un'azienda che destina una parte del proprio valore aggiunto a questi progetti”. Insomma, sulle strategie per ottenere un buon ritorno d’immagine Farinetti è piuttosto navigato. E in ambito artistico i precedenti celebri non mancano: si pensi al caso recente di Fendi alla Fontana di Trevi, al finanziamento di Della Valle per il Colosseo, o, per restare tra le mura di Santa Maria delle Grazie, al contributo fondamentale dell’Olivetti per il restauro ultraventennale del Cenacolo terminato solo nel 1999. Ma in quale civilizzazione migliorare la propria immagine aziendale contribuendo al bene comune è considerabile come una colpa? E anche, per paradosso, se a Eataly, in cambio del denaro, fossero state offerte delle facilitazioni o magari la possibilità di organizzare un evento (come ha fatto Della Valle al Colosseo), qualcuno riesce a spiegarci cosa ci sarebbe di male o di sbagliato?
a cura di Livia Montagnoli