È il più grande mercato all’aperto d’Europa, e uno dei più caratteristici: Porta Palazzo, a Torino, non è solo un luogo destinato alla vendita, ma uno spaccato della vita cittadina degli ultimi 200 anni: dalla storia all’arte all’immigrazione.
L'impianto urbanistico
“Il mercato venne spostato qui nel 1835, per riunire in un solo grande spazio i tanti piccoli mercatini, come quello di piazza Palazzo di Città e piazza Corpus Domini”, ci spiega Piergiuseppe Menietti, autore del libro Porta Palazzo e il Balon nelle cartoline della collezione Piero Bianchi (Il Punto Editore, 2016). L’area che oggi ospita l’enorme Piazza della Repubblica, la sede del mercato, ebbe una secolare evoluzione nei pressi dell’ingresso sud della Torino romana, la Porta Palatina. “Nel 1729, per volere di Vittorio Amedeo II, fu Juvarra” continua Menietti “a organizzare la piazza, che nel 1831 venne ulteriormente ampliata, raddoppiando le sue dimensioni”. A ben guardare la parte porticata della piazza, giungendo dal Municipio attraverso via Milano, si possono infatti trovare ancora i segni che identificano gli edifici disegnati da Juvarra rispetto a quelli successivi, opera di Giuseppe Frizzi e Giovanni Aprile. A questi si aggiunse l’ampia area ottagonale progettata da Giuseppe Formento. “Il nome Porta Palazzo” spiega Menietti “deriva dalla vicina Porta Palatina, che a sua volta prese quel nome da un edificio medievale che si trovava lì vicino, il Palacium, un tempo identificato con la cosiddetta Casa del Senato”.
Nell’immediato dopoguerra, Porta Palazzo era il posto in cui si trovava tutto, “se non c’è a Porta Palazzo, allora non esiste”, ripetono ancora oggi; fino a diventare sede di contrabbando di sigarette o di armi.
La copertina del libro Porta Palazzo e il Balon nelle cartoline della collezione Piero Bianchi
Le strutture coperte
Nella piazza ci sono anche quattro strutture coperte, i padiglioni II e V, mercati alimentari costruiti nel 1836 su progetto dell’ingegner Barone. Il padiglione II ospita il mercato del pesce, mentre il V contiene rivendite di carne e di generi alimentari. “Nel 1915 inizia invece la costruzione della Grande Tettoia dell’Orologio” ci dice ancora Menietti“dovevano essere due, ma con la Guerra della seconda non se ne è poi fatto più nulla”. Al suo posto, nel 1963 venne costruita una tettoia per la vendita di stoffe e abbigliamento, poi scomparsa e sostituita con una struttura contemporanea disegnata da Massimiliano e Doriana Fuksas, oggetto di un ampio dibattito cittadino e subito definito Palafuksas, ancora oggi destinato ad abbigliamento e calzature.
Cartolina storica, per gentile concessione di Piergiuseppe Menietti
Le storie di Porta Palazzo
Cos’è Porta Palazzo oggi? “È Porta Pila” risponde sorridendo Menietti “e ‘Pila’ è il termine che in piemontese gergale significa denaro”.
Sono tante le curiosità che caratterizzano questo mercato; fu qui che Francesco Cirio, venditore di frutta e verdura, ebbe l’intuizione di mettere i prodotti in barattolo, dando vita alla sua industria conserviera (c’è una lapide nella piazza a ricordarlo). “Nel 1902” conclude Menietti “si cominciarono ad eleggere ‘Le Regine di Porta Palazzo’, un concorso di bellezza gemellato con Les Halles di Parigi”.
Le storie che si possono raccontare su Porta Palazzo sono molte, ma altrettante se ne possono vivere: basta semplicemente perdersi a passeggiare fra gli antichi negozi, le bancarelle e le urla dei venditori: un’esperienza unica, che raggiunge il suo apice il sabato mattina, quando si capisce al meglio qual è il cuore gastronomico di Torino.
Le botteghe
Il mercato, a Porta Palazzo, non vuol però dire solo merce a buon prezzo. Sono molte le particolarità e le eccellenze che si possono trovare qui. Ve ne suggeriamo alcune.
Rinaldi
Rinaldi
Fra i negozi più antichi del mercato c’è Rinaldi, una drogheria fondata nel 1890 che oggi è gestita da Giorgio e Alessio, rispettivamente quarta e quinta generazione della famiglia. Il negozio è lungo e stretto, con grossi banchi in legno, per metà con un pavimento in legno e per metà in pietra, a ricordare quella che una volta era la divisione fra la bottega e il magazzino delle farine. Adesso, entrando da Rinaldi, si percepiscono subito i profumi della liquirizia, delle caramelle, del caffè e delle tisane. Un salto temporale che ti mette subito a tuo agio.
“Oggi la vendita è solo al dettaglio” ci spiega Alessio. “L’ingrosso si è perso con gli anni, ma quello che più ci differenzia dalla grande distribuzione è il dialogo col cliente, i consigli”. Le pareti sono vere e proprie opere d’arte: da una parte la frutta secca e candita, dall’altra una serie di miscele e tè. “Se negli anni ’60 era il tè nero a farla da padrone” continua Antonio “oggi si vendono molto le tisane e le miscele”. Alcune non si possono non provare, come lo ‘Zar di Russia’ con tè nero, bergamotto, fiori di zagara, cartamo e lavanda; o lo ‘Shahrazad’, base di tè nero con melograno e papaya. Anche la frutta disidratata merita un cenno di riguardo: qui se ne trovano più di 30 tipi diversi.
Ceni
Con quasi 3000 articoli e una grande attenzione all’innovazione, alla ricerca e alla qualità, questo antico locale – la drogheria esiste da oltre 100 anni, mentre la famiglia Ceni lo gestisce dal 1963 – è un’altra perla di Porta Palazzo. Una ventina di diversi tipi di riso, farine macinate a pietra per panificazione o pasticceria, marmellate, cereali…e un grande impegno per i presidi Slow Food: lenticchie di Ustica, di Castelluccio o di Villalba e ancora i fagioli, gli zolfini di Pratomagno, i Badda di Polizzi o il fagiolo lungo di Scicli. Basta attendere qualche minuto in coda e chiedere.
“Molto del lavoro” ci dice Stefano, che coi fratelli gestisce il locale, “lo dobbiamo agli immigrati dal Sud, che per tradizione sono dei grandi consumatori di ottimi legumi, un tempo meno conosciuti da queste parti, almeno per quanto riguarda la varietà… pensiamo solo al fagiolo bianco”. Anche le spezie, più di un’ottantina da ogni parte del mondo e in particolare dal Medio Oriente, sono uno dei fiori all’occhiello di Ceni: si crede di entrare in una drogheria mentre, in realtà, si fa il giro del mondo.
Damarco
Damarco
Istituzione locale per la vendita di vini e liquori: basta dare un’occhiata alle nove enormi vetrine sotto i portici per farsene un’idea. Nel guardare le centinaia di bottiglie, sempre ben ordinate, è curioso notare che tutti i prezzi sono riportati su bigliettini scritti (forse meglio dire decorati) a mano.
La storia dei Damarco inizia nel 1959 – anche se in precedenza i locali ospitavano già una rivendita di vini e liquori da asporto, l’antica drogheria ‘Maffè dal 1890’ (la vecchia insegna è ancora appesa sopra il lungo bancone) – per diventare oggi uno dei negozi più forniti della città, frequentato da molti stranieri, soprattutto francesi. “Iniziò tutto mio suocero” ci spiega Nino Castaldo “e ora noi continuiamo con una gestione familiare, con più di 4000 fra dolciumi, caffè, vini, liquori e birre artigianali”. Su quali siano i vini più venduti, Castaldo ha le idee chiare: “Chi viene qui oggi lo fa per acquistare vini di un certo livello. Già da qualche anno i vini da prezzo non si vendono più, così come non facciamo più i volumi di una volta…meno ma di una buona qualità”. I più curiosi sul sito possono trovare le novità del momento.
Gallina
Se dici pesce, a Porta Palazzo, pensi a Beppe Gallina. Fino a un paio d’anni fa al mercato II, banco n. 2, oggi Gallina continua a vendere pesce di qualità, ma in più ha aggiunto un reparto di preparati. “È un’idea alla quale pensavo da tempo” ci spiega Beppe, che da dietro al banco dispensa consigli e sorrisi “per avere un po’ di movimento e dare un servizio in più ai clienti” o a chi preferisce trovare un pesce di ottima qualità bello e pronto.
“Siamo alla quarta generazione ormai. Nel 1920” continua “iniziò la mia bisnonna, con poche varietà di pesce fresco quasi esclusivamente d’acqua dolce, in aggiunta a qualche pesce conservato sotto sale o essiccato, come lo stoccafisso. Nel 1935 la sostituì mia nonna e nel 1960 mia madre, Rosangela Gallina”. Solo nell’84 viene rotta la tradizione matriarcale e Giuseppe Gallina comincia a lavorare con la madre, fino a rilevare l’attività nel 1996. Quello che traspare parlando con Beppe è l’amore e la passione per quello che fa. “Vedo con piacere” ci dice “che aumenta sempre più l’attenzione per quello che si compra. Mi piace parlare coi clienti, consigliar loro come cucinare il pesce”. Nel 2010 pubblica il libro Banco N. 2 (Blu Edizioni), curato da Paola Mazzarelli, in cui parla della sua storia, di quella del mercato di Porta Palazzo e di tante ricette di pesce. La sua preferita? “Una che ho inventato io, Rombo allo zafferano e rosmarino. Si mettono i filetti infarinati in padella con una noce di burro in cui si è sciolto dello zafferano e qualche foglia di rosmarino tritata grossolanamente. Bastano 3 o 4 minuti per lato prima di metterlo su un letto di orzo perlato cotto. Una spruzzata di limone e qualche scaglia di parmigiano per guarnire”.
Banco 35, Mercato V
Banco di macelleria sempre affollato – ma non ci sono numerini, bastano gli sguardi attenti dei macellai – dove, se non si arriva troppo tardi, basta chiedere. Santino di Feo questo mestiere lo fa da 50 anni. “Macelliamo a Riva di Chieri vitelli francesi allevati qui in Italia. Vendiamo diversi pezzi – bovini, ovini, selvaggina, conigli, pollame – ma facciamo anche preparazioni”.
Banco 7, Mercato V
Salumi e formaggi da tutta Italia, che Claudio Monteverde ama recuperare nelle varie regioni, facendo molta attenzione alla loro provenienza. E allora il salame è di Felino e il cotto di Parma, le mozzarelle sono pugliesi o campane, la provola silana rigorosamente made in Calabria e la fontina arriva da un caseificio valdostano.
I contadini
Da sempre alle spalle della Tettoia dell’Orologio ci sono i banchi dei contadini, dove si sente ancora parlare piemontese ed è un dovere passare. Verdure e frutti sono di stagione e non sempre – quasi mai, a dire il vero – tirate a lustro, come in altri banchi: quasi a dire che quei prodotti arrivano davvero dalla terra. Il posto migliore dove acquistare prodotti a Km0.
Ci sono poi delle figure a metà fra la storia e il folklore, dei veri e propri hotspot.
Il signore delle zucche
Di poche parole: parlano le grosse fette di zucca che si trovano già pronte sul banco, avvolte con cura nella pellicola trasparente. Ne volete una più grossa? Non c’è problema, “basta chiedere”.
La signora delle uova
Sommersa fra centinaia di uova, colpisce la velocità con cui si passa dalla richiesta ad avere un pacchetto in mano, fatto con pregevole maestria.
I venditori di menta e coriandolo
Non hanno neppure il banco e si trovano agli angoli del mercato. Pochi euro per un paio di mazzetti. Per il vero tè alla menta non si può far altro che rifornirsi qui.
Mercato di Porta Palazzo | Torino | piazza della Repubblica | https://scopriportapalazzo.com/
a cura di Marco Cambiaghi
foto di copertina: gentile concessione di Piergiuseppe Menietti