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Arte e cibo a Madrid. Food hall e sinergie trasversali al Salone d'Arte Contemporanea ARCO

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È un sodalizio che esplora territori diversi quello tra cibo, design, creatività e artigianalità. Che insieme raccontano il mondo del gusto e quello dell'arte, a braccetto per intrattenere il pubblico delle grandi occasioni – come nelle food hall di celebri saloni di settore – o l'uno ispirazione per l'altro, per inediti esempi di mecenatismo enogastronomico. L'esempio di Madrid.  

Arte e cibo. Una sinergia che si rinnova

La storia potrebbe cominciare da Granada, scrigno di bellezza secolare, che alla dominazione araba deve i celebri ricami intagliati nella pietra rossa, tra facciate affastellate a protezione della roccaforte dell'Alhambra. O tra gli stand riuniti sotto la volta della Galeria de Cristal di Madrid, in Plaza de Cibeles, dove fino al 26 febbraio va in scena l'edizione 2017 di Art Madrid, una delle manifestazioni di arte contemporanea tra le molte collaterali al più celebre salone internazionale di ARCOmadrid, che giunto alla sua 35esima edizione continua a radunare collezionisti dalla Spagna e dal mondo tra le opere delle principali gallerie del Paese (quest'anno con una nutrita rappresentanza di galleristi e artisti in arrivo dall'Argentina, la nazione ospite). Che il connubio tra arte e chef, cibo e design sia una strada che regala soddisfazioni è cosa ben nota ai frequentatori dell'uno e dell'altro mondo, quello dell'enogastronomia non meno del campo d'azione di artisti e creativi in cerca di ispirazioni trasversali e accattivanti. E così non sono pochi i sodalizi che si rinnovano in occasione di manifestazioni e fiere di settore: da anni ormai i più noti saloni d'arte - da Frieze ad Art Basel, ad Arco, per l'appunto - fanno a gara per offrire al proprio pubblico abituale un'offerta gastronomica stimolante e varia. Non lo stesso si può dire delle fiere italiane, molto spesso schiave degli accordi di esclusiva con i big della ristorazione industriale che monopolizzano i nostri enti fiera. Dal canto loro, non poche realtà dell'industria alimentare e della ristorazione individuano in queste grandi manifestazioni un'opportunità per raggiungere nuovi target, e – ancor più spesso – rilanciare la propria immagine grazie all'apporto creativo di artisti desiderosi di cimentarsi con committenze insolite.

 

Le food hall temporanee. Mangiare ad Arco Madrid

Quel che ne deriva, se vogliamo tracciare un'analisi di costume, è il proliferare di food area che assommano in fiera insegne votate allo street food di qualità e ristorazione veloce curata nei contenuti e nell'immagine. Ad Arco, per esempio, anche l'edizione 2017 presenta al pubblico che sceglie di trascorrere una giornata tra i padiglioni di Ifema una foodhall allestita dall'architetto Andrès Jaque con tavoli in legno, lucine colorate da sagra paesana – con quell'allure naif che oggi fa tendenza – corner brandizzati sistemati di tutto punto per ricreare l'atmosfera di un ristorante: c'è la proposta di Lateral, celebre insegna madrilena, e l'area affidata allo staff de La Florida per l'acqua Solan de Cabras, la cucina orientale di Sushita e il caffè di illy, il catering di Vilaplana. E la cerveceria di Alhambra, che i visitatori ammessi alla Vip Lounge (design di Briales del Amo, Patricia Reznak e Loreto Ramon-Solans) ritrovano nell'elegante piccolo bar disponibile per degustazioni guidate delle tre etichette del birrificio andaluso (Especial, Reserva 1925, La Roja), accanto allo spazio total black di Ruinart, che dispensa calici di bollicine francesi e stuzzichini per l'aperitivo. Si mangia, dunque, e si beve bene.

Foto Araceli Vazquez

 

Performance in fiera

Stessa sorte per gli ospiti di Art Madrid, che sono invitati a scoprire il gin di Hendrick's attraverso un espediente che non passa inosservato, la performance dello street artist Misterpiro, che ogni giorno improvvisa sul momento dipingendo su una tela piuttosto insolita: un cetriolo, in omaggio al simbolo della casa, che nella ricetta consigliata finisce a guarnire il gin (e l'Espacio Hendrick's in galleria, arredato con cetrioli rampicanti, non fa che ribadire il concetto). Ma nella Lounge area si può anche mangiare: jamon iberico Fisan con un bicchiere di birra La Virgen o un calice di vino rosso spagnolo. Partnership che non fanno che confermare quanto prolifico e usuale sia ormai il rapporto tra le due realtà.

Mecenatismo enogastronomico

Proprio Alhambra, e il suo legame con il territorio che ha visto nascere il birrificio nel 1925 nel cuore di Granada, rappresentano un ottimo esempio di come l'industria alimentare possa farsi mecenate dell'arte (in Italia sono celebri soprattutto i casi di tante aziende vinicole, da Ceretto in Piemonte a Cantina Petra in Toscana, a Ciccio Zaccagnini in Abruzzo), sfruttando a propria volta le ricadute positive in termini di marketing, comunicazione e restyling del brand. E questo è l'altro fenomeno di costume da evidenziare. In occasione di Arco, il birrificio andaluso un tempo artigianale e oggi legato al gruppo Mahon, ha voluto ribadire l'evoluzione in atto in chiave di riposizionamento del brand apponendo la propria firma in fiera. Non limitandosi cioè a gestire uno spazio nella foodhall, ma facendosi promotore di un premio all'arte emergente, che ha ricompensato gli sforzi di cinque giovani artisti, tutti ispirati da Granada, dagli arabeschi dell'Alhambra, dalla catena produttiva della birra omonima, che ancora cerca di mantenere traccia della sapienza artigiana delle origini. E trova terreno comune con il fare artistico proprio sul versante della manualità.

Un primo passo verso la costituzione di un Fondo Artistico permanente di Cervezas Alhambra, che in passato ha trovato precedenti nel sodalizio con alcuni importanti artisti spagnoli, come Martin Azua, che per il progetto crear/sin/prisa (creare senza fretta) ha esposto nel barrio del Born di Barcellona l'opera Parar, un tappeto di 50 metri quadri realizzato a mano, ideato come arredo urbano e illuminato con video mapping per riprodurre delle impronte. Prima ancora, a Valencia, era toccato alla street artist Raquel Rodrigo, in occasione del festival Intramurs, che al telaio ha lavorato ispirata dalle architetture dell'Alhambra. Solo alcune delle molteplici possibilità che uniscono il mondo dell'arte a quello del cibo. E i loro interessi, non solo a tavola. 

 

a cura di Livia Montagnoli


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