Si esce faticosamente dalla crisi – o ci si prova – e il comparto agricolo continua a proporsi come importante volano per la ripresa, facendo registrare dati importanti sul fronte produttivo, occupazionale, dell’export. Nonostante imprevisti e ostacoli dell’ultimo anno. Ecco i dati del primo trimestre 2015.
Ritorno alle terra. L’agricoltura che trascina
Gli ultimi dati riferiti al 2014 facevano ben sperare. E nel primo trimestre del nuovo anno – quello in cui l’Italia sta cercando faticosamente di rialzarsi in un’Europa sempre più instabile – la conferma arriva con numeri incoraggianti per tutto il comparto agricolo, nonostante le ultime vicissitudini legate agli ostacoli climatici, alle epidemie e ai fatti di politica internazionale (equilibrio ancora precario quella con il mercato russo). Lo dice la ricerca della Coldiretti, che registra una crescita della produzione, strada spianata per l’export e - ciò che forse conta maggiormente – risvolti occupazionali concreti, che avvicinano il mondo dei giovani ai mestieri dimenticati della terra.
Nel dettaglio, il confronto percentuale con il primo trimestre 2014 vede nelle tabelle dell’Istat una crescita doppia della produttività agricola rispetto alle generale tendenza nazionale ad una ripresa lenta (+ 0,1%): se servizi e industria continuano ad arrancare, il comparto agricolo galoppa facendo moltiplicare il numero di occupati impiegati nel settore.
Occupazione in crescita. Cala solo il Centro
Infatti, dei 133mila neoassunti del primo trimestre 2015 sul territorio italiano, ben 45mila hanno trovato lavoro nell’agricoltura, tanto al Nord (che ottiene la crescita più significativa) che nel Sud della Penisola, in posizioni autonome o subordinate (ancora pochi i contratti a tempo indeterminato, si preferisce la formula del determinato). Tra loro – e ne avevamo già parlato – la presenza straniera, comunitaria e non, dev’essere tenuta in gran conto, dal momento che ben il 36% degli occupati è di nazionalità estera. Chi invece sembra soffrire a tenere il ritmo sono le regioni dell’Italia Centrale, ancora indietro per produttività e occupazione.
Export delle meraviglie. Obiettivo 50 miliardi di fatturato
Ma la sorpresa (e il traino più efficace) arriva dall’export, per cui è bene snocciolare qualche dato in più per comprendere la portata del successo: +7,8% l’export agricolo, +5,8% il fatturato dei prodotti dell’industria alimentare che raccontano il made in Italy nel mondo. Totale (media comparata): + 6,2% portato a casa dall’agroalimentare nel suo complesso (il doppio dell’export totale dell’Italia!). Si cresce soprattutto nei Paesi extraeuropei – come effetto della svalutazione dell’euro – e l’obiettivo ambizioso a cui puntare nell’anno di Expo sembra essere il raggiungimento dei 50 miliardi di esportazioni del comparto. Senza dimenticare gli effetti auspicati del decreto Campolibero (strumento principe della legge di stabilità), che nel primo trimestre stentano ancora a fare numero, ma saranno registrati dalle prossime analisi di settore, determinando – come ci si augura - una ventata d’ottimismo che favorisce la stabilità, crea nuovo entusiasmo intorno al lavoro agricolo, attrae investitori e capitali. Italia (di nuovo) popolo di agricoltori?