Antinori: "Il vino parli con una voce diversa". Il presidente dell'Unione vini, Rallo: "Sessanta nuove adesioni nel 2016. Avanti così". Ma è pur sempre un terremoto quello che ha coinvolto grandi brand come Antinori, Mastroberardino, Santa Margherita. Che ora corrono per sé. Ecco cosa potrebbe succedere.
La scissione dell'Uiv
È certo che questo 2016 resterà negli annali dell'Unione italiana vini, tra gli enti più rappresentativi del mondo del vino italiano. Perché l'uscita in blocco di 20 aziende dalla compagine guidata da Antonio Rallo fa rumore, pone degli interrogativi e apre nuovi scenari. A recidere i legami sono grandi brand che rispondono ai nomi, per citarne alcuni, di Antinori, Masi, Santa Margherita, Mastroberardino, Ferrari, fortemente orientati all'export, per un fatturato aggregato vicino agli 800 milioni di euro. Una svolta concretizzatasi a fine ottobre, con l'invio delle lettere di dimissioni. Ma i primi segnali si erano avuti già in primavera, quando in vista del rinnovo delle cariche in Uiv (cda e presidenza) spuntò tra i possibili candidati il nome di Ettore Nicoletto (Santa Margherita) in alternativa a quello, preannunciato e quasi scontato, di Antonio Rallo, vice presidente nel triennio di Domenico Zonin. In quel momento, si era capito che un'anima interna all'Unione vini spingeva in un'altra direzione, legata alla necessità di far venir meno quella suddivisione, interna alla Confederazione, tra le tre rappresentanze imprenditoriali (industriali, viticoltori/produttori, commercianti).
Il marchese Piero Antinori, nel lanciare l'idea di una "casa comune" del vino italiano, ha inteso porre l'attenzione proprio sull'opportunità di convogliare meglio le energie: "Non c'è niente di personale, non vogliamo spaccare la rappresentanza del vino italiano" spiega Albiera Antinori a Tre Bicchieri "ma vogliamo dare una scossa al sistema, perché riteniamo che ci sia bisogno di creare una rappresentanza unica del mondo del vino di qualità, capace di parlare con le istituzioni presentando richieste univoche". Se questa mossa porterà alla nascita di un nuovo soggetto non è ancora chiaro. "Del resto" aggiunge la presidente della storica azienda toscana "la pelle delle organizzazioni sindacali in Italia sta cambiando velocemente e nel vino pensiamo ci si debba riaggregare e rifocalizzare le priorità del comparto in maniera diversa da prima". Ad alcuni potrebbe sembrare un salto nel buio, oppure l'eterna diatriba in salsa italiana tra Guelfi e Ghibellini amplificata da diversità di vedute emerse, dapprima nel 2015, su alcuni punti del Testo unico del vino (poi, di fatto, firmato da tutte le sigle) e, più di recente, dalla gestione turbolenta dei bandi Ocm promozione, su cui chi è uscito da Uiv si attendeva una più decisa presa di posizione.
Un futuro in Federvini?
Ora, è probabile che sia la Federvini, guidata da Sandro Boscaini (Masi), a dare ospitalità a queste cantine, dal momento che gran parte di esse faceva già parte della federazione aderente a Confindustria. Il dg di Federvini, Ottavio Cagiano, ci tiene a chiarire che "l'uscita di questo gruppo da Uiv non è una nostra iniziativa. Se imprese di tale valore, dimensione e diversità" spiega a Tre Bicchieri "hanno deciso di fare questo passo è perché forse non si sentono pienamente rappresentate. E ciò deve portare la stessa Federvini a fare anch'essa un doveroso esame di coscienza".
Il buon momento dell'Uiv
Quindi l'Uiv perde i pezzi per strada? No. Nel 2016, ci ha guadagnato, aumentando le adesioni. Il saldo è a +40 iscritti, dal momento che sono 60 i nuovi ingressi e 20 le uscite. Un'ulteriore crescita, dopo quella del 2015, che irrobustisce il sindacato. E in termini di fatturato? "Il saldo è all'incirca alla pari ", fanno sapere da via De Rossi. Ovvero un giro d'affari da 5,5 miliardi di euro e l'80% del valore dell'export italiano. "Andiamo avanti così, abbiamo un'Uiv più forte", dice Antonio Rallo "che sarà capace di sintetizzare al meglio le idee da proporre alle istituzioni". Italiane ed europee, visto che Domenico Zonin, membro del Consiglio di Uiv, sarà a Bruxelles come vice presidente del Comité vins per incontrare il commissario all'Agricoltura, Phil Hogan. Sul tavolo, il tema cruciale della Pac post 2020.
a cura di Gianluca Atzeni