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Ricette di Natale dal mondo. L'Uruguay di Matias Perdomo

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In Italia il Natale è sinonimo di freddo e piatti elaborati. Ma dall'altra parte del mondo, dove a dicembre si è nel pieno della stagione calda, quale sono i piatti natalizi? Lo abbiamo chiesto a Matias Perdomo, chef del Contraste di Milano, che ci ha raccontato come festeggia in Uruguay

Immagina che torni dalla spiaggia e a casa trovi l'albero di Natale con tutti gli addobbi e la neve finta. Ecco, questo è il Natale in Uruguay”. A parlare è Matias Perdomo, chef di Contraste a Milano. È lui che ci fa notare come, pur trovandoci dall'alta parte del mondo, non ci si scosti molto dalla tradizione che conosciamo qui. “Tu sei in pantaloncini e ti ritrovi con Babbo Natale tutto imbottito come se facesse freddo, invece ci sono 40 gradi”. È l'eredità di una colonizzazione che, prima che politica e commerciale, è stata culturale. “La tradizione locale non c'è, le persone non ne hanno consapevolezza: non ci siamo resi conto che dobbiamo fare la nostra festa; quel che c'è, invece, è lo specchio della colonizzazione” che arriva fino ai momenti più intimi e familiari, come il Natale. “Trovi panettoni, torroni, noci, le stesse cose che si mangiano in Italia”.

Lui in Italia c'è venuto per dare una mano a un amico che lavorava a Milano, al Pont de Ferr, e quel locale sui Navigli lo ha trasformato non tanto negli arredi rimasti spartani, quanto nei piatti, al seguito di una creatività lasciata libera di esprimersi e di elaborare tecniche e suggestioni diverse. Spagnole soprattutto. Ma questo è ormai acqua passata, perché il nuovo progetto di Perdomo, insieme ai compagni di avventura Thomas Piras e Simon Press, lo vede più maturo, alla guida di un ristorante che prima di ogni cosa è un luogo dell'ospitalità. Un candido salotto borghese in cui Perdomo si mette alla prova in un percorso di contrasti (ma sarebbe meglio forse dire dialogo) tra cucina e sala e, soprattutto, cucina e clienti. Ai quali promette una proposta tailor made che vuole soprattutto essere armonia tra i contrasti. A partire da quel cortiletto tranquillo che accoglie unacucina coraggiosa e quasi sfrontata, cosmopolita ed elegante.

 

Una festa aperta

Sarà per il clima, sarà per l'atmosfera più animata, ma lo spirito del Natale, in Uruguay, è quello di una festa tra amici “vedo che in Italia si sta più in casa, è una festa intima, da passare in famiglia, da noi no, il Natale è una festa grande, si sta con gli amici” e riflette “forse dipende dal fatto che qui, con il freddo, si tende a chiudersi, mentre da noi, con il caldo, si sta più i mezzo alla gente. Per me il Natale è invitare gli amici in spiaggia, stare all'aperto”. Festa grande il 24 dicembre, dunque. E il 25? “Il 25 ci si ritrova, sì, ma più liberamente, tra pochi amici o familiari”. Il momento più importante, nei festeggiamenti del Natale è dunque la Vigilia. Per il Capodanno, invece, 31 dicembre e 1 gennaio hanno più o meno la stessa importanza, ma mentre il 31 c'è un grande buffet in cui si cucinano tante cose, il giorno successivo, anche se lo spirito è ugualmente festoso, si sta insieme con quel che è avanzato dalla sera prima.

 

I piatti tipici

I piatti che si portano in tavola sono diversi, “molto dipende dalle famiglie di origine: c'è molta mescolanza di culture in Uruguay, e ogni famiglia, soprattutto in queste occasioni, porta un po' della sua storia in cucina”. C'è però qualcosa su cui tutti sono d'accorgo: “la grigliata”. Per Perdomo è un po' il piatto simbolo dell'Uruguay: “in qualunque momento la fai, è buona. Mette d'accordo tutti. È un rito, un momento in cui si sta insieme, tutti intorno a chi sta cucinando. Siamo sempre pronti per una grigliata”. Si accompagna con la salsa chimichurri a base di prezzemolo aglio e pomodoro.

Si fanno anche dei piatti più legati alla cultura locale, anche se ricordano da vicino alcune tradizioni nostrane. “Dal mio punto di vista” dice“ci sono due piatti che sono il simbolo del Natale nella mia famiglia: la lingua alla vinagreta e i pomodori ripieni: sono pomodori ramati con riso, tonno, maionese e altri ingredienti”. È il piatto che accompagna per tutte le feste, ridondante e semplice. “È una bomba, anche se ovviamente un pochino è cambiato con gli anni. È un po' l'incubo di tutti i bambini sotto le feste”. Poi spiega, “se ne fanno almeno quattro a testa”.

pomodoro

Pomodori ripieni
4 pomodori ramati

200 g. di riso

maionese

tonno sottolio

olive

capperi

mozzarella

 

Tagliare il pomodoro a 3/4 e svuotarlo.
Cuocere il riso, condirlo con maionese, tonno, olive verdi, capperi, mozzarella
Riempire il pomodoro con il riso e coprire con la parte che abbiamo tagliato precedentemente e tenuto da parte.

Ps. Quattro a persona è la quantità minima!

 

 

Contraste | Milano | viaGiuseppe Meda, 2 | tel. 02 49536597 | http://www.contrastemilano.it/

 

 

a cura di Antonella De Santis

 

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