La prefettura di Mie, a poche ore di treno da Kyoto e servita dall’aeroporto internazionale di Chubu è terra di templi e di prelibatezze gastronomiche, di dolci sacri e di grandi pesci e carni. Era chiamata la dispensa imperiale ed è la sede del 42° G7 di fine maggio: simbolo e partenza del nuovo Giappone.
Purificazione e gratitudine a Okage Yokocho
Okage Yokocho, regione di Ise-Shima, Prefettura di Mie. Ottocento metri è la distanza che separa il ponte Uji dal tempio interno, Kotaijingu (o Naiku) ed è ciò che resta dell’antica strada Oharai-machi, percorsa nei secoli dai pellegrini che si recavano al grande Santuario di Ise.
Oharaiin giapponese è il nome del rito Shinto per purificarsi dal male, e sembra che la strada sia stata chiamata così perché, in passato, questo rito veniva praticato dai viaggiatori arrivati alle porte del luogo sacro più importante del Giappone. Qui veniva anche offerto loro, come ristoro dell’anima, uno spettacolo di danza chiamato kagura, esibizione rituale nell’ambito delle pratiche shintoiste e strettamente collegata al mito di Amaterasu, così come narrato nel Kojiki, l’antichissima raccolta di miti sull’origine delle quattro isole giapponesi e dei Kami, gli dei.
Okage, invece, significa gratitudine, ed è stato scelto questo nome quando nel 1993, volendo costruire un luogo dove i nuovi pellegrini avrebbero potuto sostare, è stato deciso di allestire ex-novoquesto piccolo villaggio che doveva essere anche simbolo della riconoscenza verso le divinità.
Va da sé che, in una località che conta più di sette milioni di visitatori ogni anno, il ringraziamento passi attraverso una sfilza di negozi di souvenir e di ristoranti, che però non hanno quell’aggressiva invadenza profana che ferisce molti dei nostri luoghi di pellegrinaggio; anzi, è necessario solo un leggero sforzo di immaginazione per riuscire a respirare una atmosfera antica e di serenità, complici le strutture in legno di pino che riproducono le forme dell’epoca Edo (1603-1867), l’ambiente naturale che lo circonda e il sapore dell’akafuku.
Akafuku, il dolce sacro
Aka indica il colorerosso, e fukuha il doppio significato di rivestimento, ma anche di buona fortuna; rivestito di rosso si presenta l’akafuku mochi, forse uno dei dolci più antichi del Giappone. Creato nel 1707 nella Casa da Tè che elegantemente si affaccia sulla Oharai-machi, questo piccolo gioiello del gusto da allora viene realizzato rigorosamente a mano (l’azienda conta 500 impiegati) seguendo sempre la ricetta originale che lo vuole composto da un cuore di riso glutinoso pestato, avvolto da una pasta di fagioli rossi.
Voluta è l’assonanza con l’espressione giapponese Sekishin Keifuku, che indica lo stato di letizia, di leggerezza dello spirito liberato da pensieri negativi e permeato solo dalla gratitudine per la bellezza intorno, che pervade chi si reca al Santuario di Ise. E in effetti una sorta di beatitudine simile si prova mentre si assaggia l’akafuku accompagnato da un ojicha, un tè tostato direttamente in loco, salvo poi sorprendersi a scoprire che quel dolcetto delizia non solo il palato ma anche la fantasia, stuzzicata dalla storia che la sua forma inconfondibile racconta, e che lo distingue da tutti gli altri wagashi: è la storia del fiume Isuzu che attraversa l’area sacra, con tre “onde” sulla superficie che ne rappresentano l’acqua che scorre e un interno candido come i ciottoli che giacciono sul fondale.
La Prefettura di Mie e i suoi contrasti per il G7
Parco Nazionale dal 1945 nonché patrimonio Unesco, non è un caso che il Primo Ministro giapponese AbeShinzō abbia scelto proprio Ise-Shima e la Prefettura di Mie per ospitare quest’anno il quaranteduesimo G7: “Volevo che i miei ospiti potessero incontrare la bellezza naturale, la ricchezza culturale e le antiche tradizioni giapponesi in un luogo che al contempo sta vivendo un intenso sviluppo economico”.Erano infatti in lizza con Shimaaltre sette candidate fra le quali Sendai (nella Prefettura di Miyagi) risorta dopo il catastrofico terremoto del 2011, e Hiroshima. Ma lontano dal lasciarsi sedurre da facili simboli, Abe ha preferito un nome forse meno familiare a livello internazionale, che però meglio rappresenti la sua sfida nel rilanciare il paese verso una nuova crescita.
Infatti, come spiega il Governatore della Prefettura di Mie, EikeiSuzuki: “Tra le quarantasette prefetture giapponesi Mie è quella nella quale coesistono sia la tradizione che l’innovazione, e questo è il suo grande punto di forza: da una parte abbiamo i Santuari, le pescatrici Ama; dall’altra siamo una valley di nuove compagnie ad elevato tasso di tecnologia”.
A conferma di queste parole Vittorio Volpi– nel suo libro appena uscito Giappone delle meraviglie– anticipa che entro la fine del 2016 partirà proprio da Shima il cavo sottomarino in fibra voluto da un consorzio di colossi delle Tlc come Google e Kddi, in grado di gestire 60 terabyte al secondo: collegherà questa città con la costa occidentale degli Stati Uniti. Un punto a favore dell’Abenomicsverso il ritorno all’efficienza e la competitività di un paese che, sempre Volpi sottolinea, “alla metà degli anni ’90 veniva deriso come un latecomer fra i paesi avanzati sul piano della digitalizzazione.”
La dispensa imperiale. Umashi kuni: terra di bellezze e prelibatezze
Facilmente raggiungibile grazie alla presenza dell’Aeroporto Internazionale di Chubu e alla linea ferroviaria superveloce che in due ore porta a Nagoya e in tre a Kyoto, se non bastassero la particolarità delle sue coste frastagliate che creano piccole insenature naturali dai colori cangianti, le isole dalla natura incontaminata che ornano come gemme di un diadema l’Oceano che le circonda, e i panorami mozzafiato dove l’orizzonte si perde in otto livelli di prospettiva, come in una sorta di sfumato leonardesco, c’è un terzo aspetto che insieme a tradizione e innovazione caratterizza Ise Shima: la sua ricchezza gastronomica.
Dall’Ise-ebi (l’aragosta, simbolo locale) all’abalone (pescato ancora dalle donne Ama), dall’ostrica Matoya, fino alla pregiatissima carne di Matsusaka, la Prefettura di Mie – definita umashi kuni, ovvero terra di bellezze e prelibatezze – fin dall’antichità è nota infatti con il nome di Miketsukuni, dispensa imperiale, perché da questa regione, benedetta da una dea natura che le ha regalato monti, laghi, clima, mare, sorgenti, fertilità, provenivano i maggiori rifornimenti di cibo per l’Imperatore. Vista, udito, tatto, olfatto e gusto: non sono molti i luoghi che possono vantare il coinvolgimento dei cinque sensi in una unica esperienza percettiva, e a voler trovare una definizione in italiano verrebbe da affidarsi al concetto della sinestesia.Ma c’è un altro aspetto che colpisce e va oltre i sensi: è la semplicità con la quale si manifesta il felice incontro fra natura e uomo, e che non ha bisogno di affidarsi fascino delle figure retoriche per essere definita.
Matsusaka Beef, la carne che si taglia con le bacchette
A un’ora di viaggio da Shima, la città di Matsusaka è una meta imprescindibile a meno che non siate vegetariani. È questa, infatti, la città che dà il nome alla famosa carne di manzo di razza Wagyu e che – insieme a quella di Kobe e a quella di Miyazaki – è annoverata fra le sette meraviglie alimentari giapponesi. “Si deve tagliare con le bacchette, altrimenti non è di buona qualità”, ti dicono quando ti accingi a provarla: deve essere così morbida e tenera da sciogliersi in bocca. Contraddistinta dal colore rosa intenso e dalla finissima marazzatura, questa carne può a arrivare a costare oltre 150 euro il chilo. Un prezzo che però viene giustificato dal bassissimo numero di capi macellati in un anno e dal tipo di trattamento, cure e alimentazione con i quali vengono allevati.
Secondo il disciplinare di produzione definito dal Matsusaka-niku jigyo kyodo kumiai, che è la cooperativa degli allevatori delle vacche di razza wagyu destinate alla produzione della carne di Matsusaka, per avere la classificazione A5 (il massimo) si deve seguire un iter molto rigido. Innanzitutto devono provenire da esemplari vergini della zona di Tajima che abbiano almeno 900 giorni. Devono mangiare foraggio, crusca, riso e orzo. E – si dice – nei mesi estivi devono anche bere birra. Inoltre, il massaggio per la distribuzione uniforme del grasso deve avvenire con lo shochu, un distillato d’orzo che migliorerebbe la circolazione del sangue. Il divieto di mangiare carne di quadrupedi, in Giappone, è stato tolto nel 1868. Ma ancora la carne non è alimento quotidiano: il consumo è 10 volte inferiore alla media occidentale.
La Via delle Perle. Ostriche, aragoste, abaloni e donne Ama
La cosiddetta Via delle Perle si snoda da Toba lungo la costa della Penisola di Shima: è dai tornanti di questa strada che si vedono le Ama al lavoro. Ama significa donna del mare: così da sempre si chiamano queste pescatrici la cui specialità è l’immersione in apnea. La loro storia è una storia di amore e rispetto fra essere umano e mare che inizia più di 2.000 anni fa e arriva al personaggio di Kissy Suzuki nel film di James Bond Si vive solo due volte. Oggi il numero di pescatrici si è drasticamente ridotto, e l’età media è molto alta rispetto a pochi decenni fa, ma la loro presenza è un simbolo di questa regione che le vorrebbe ascritte a Patrimonio dell’Umanità. Vale la pena fermarsi in una delle capanne che queste donne gestiscono, per assaporare alcuni dei frutti di mare più deliziosi come le sazae (le conchiglie a turbante: Turbo cornutus), i canestrelli dagli interni variopinti o i cetrioli di mare, che sono serviti cotti su basse griglie, insaporiti con salsa umakunarue accompagnati da tè verde. Se si è fortunati ed è il periodo giusto, a completare l’offerta si aggiungono i prelibati e rarissimi abaloni, le orecchie di mare, la cui conchiglia più grande e bella della stagione viene portata in offerta al kami, come ringraziamento.
Le ostriche polpose di Matoya e le Miyabi sono invece le regine dei Grilled Oyster Restaurant che si trovano sempre lungo la strada: qui si mangiano solo ostriche grigliate. Una esperienza all-oysters-you-can-eatsenza pari per il gusto e per il divertimento. Ma se la strada si chiama Via delle Perle, è solo perché conduce all’isola di Mikimoto e al Museo dove si ripercorre la storia di Kokichi Mikimoto, inventore del sistema di coltivazione di ostriche perlifere.
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GLI INDIRIZZI
(i siti internet sono spesso solo in lingua giapponese)
Dormire
Japanese style inn “Nakagawa” | 480 Osatsu | Toba | Mie Prefecture | tel. +81 (0)559 33 6868 | www.toba-nakagawa.gr.jp
Arashima Onsen Yumoto Amanoshima Ryokan | 1075-100, Arashima | Toba | Mie Prefecture | tel. +81 (0)599 26 2662 | www.amanoshima.com
Kinpokan Hotel | Toba | Mie Prefecture | tel. +81 (0)559 25 2001 | www.kinpokan.com
Suzunami Hotel | Wagu | Toshijima Island | Toba | Mie Prefecture | tel. +81 (0)559 37 2001 | www.suzunami.net
Toba Hotel International | 1-23-1 Toba | Toba-shi | tel. +81 (0)599 25 3121 | Mie Prefecture 517-0011 | www.tobahotel.co.jp/en
Thalassa Shima Hotel & Resort | 1826-1 Uramura-cho | Toba | tel. 081 (0)0599 32 1111 | Mie Prefecture 517-0025 | www.thalasso.co.jp
Shima Kanko Luxury Hotel | 731 Shinmei | Ago-cho | Shima City | tel. +81 (0)599 43 1211 | Mie Prefecture 517-0502 | www.miyakohotels.ne.jp/shima-classic/english/
Mangiare
Matsusaka Maruyoshi Kamada Honten | macelleria e ristorante| 239-2 Kamada-cho | Matsusaka | Mie Prefecture| tel. +81 (0)598 51 2240 | www.matsusakaushi.co.jp
Kameya restaurant | 508 Kyo-machi | Matsusaka | Mie Prefecture | tel. +81 (0)598 21 0109 | antico ristorante, famoso per la carne; 10 minuti a piedi dalla stazione dei treni
Akafuku | 26 Ujinakanokiri-cho | Ise | Mie Prefecture (Oharai-machi) | tel. +81 (0)596 22 7000 | dolci e tea house
Himono-juku Ise | 35 Ujiimazaike-cho | Ise | Mie Prefecture (Oharai-machi) | specialità: pesce secco
Ama Hut | prenotazioni osatsu.org/en | pranzo con le pescatrici Ama e frutti di mare grigliati
Da vedere
Pearl Museum | Mikimoto Pearl Island | www.mikimoto-pearl-museum.co.jp/eng/index.html
Sea Folk Museum | 1731-68 Daikichi | Uramura-cho | Toba | Mie Prefecture | www.umihaku.com
Santuario di Ise Shrine| Ufficio del Turismo di Ise | tel. +81 (0)596 21 5565 | www.isejingu.or.jp
Ama House Gozaya di Osatsu e Museo della cultura Ama | Osatsu | Mie Prefecture | http://osatsu.org/en/
Acquario di Toba | www.aquarium.co.jp/english/
a cura di Serena Guidobaldi
foto di Paolo Della Corte
Articolo uscito sul numero di Maggio 2016 del Gambero Rosso. Per abbonarti clicca qui
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