L'area geografica compresa tra le province di Firenze e Siena, deputata alla produzione di Chianti, punta a conquistare il riconoscimento ottenuto nel 2014 da Langhe, Roero e Monferrato. Le motivazioni del Consorzio del Chianti Classico.
La candidatura
Anche il Chianti Classico prova la candidatura Unesco. L'assemblea dei soci del Consorzio di tutela ha ufficialmente deciso di intraprendere il percorso che potrebbe portare all'inserimento del territorio nella Lista di quelli considerati patrimonio mondiale dell'umanità. L'area geografica è quella compresa tra le province di Firenze e Siena, coincidente coi confini fissati dalla Commissione ministeriale del 1932 che ritoccò, allargandoli, quelli del 1716 contenuti nell'editto del Granduca di Toscana, Cosimo III de' Medici, che delimitò la zona di produzione del Chianti. Si tratta di circa 70 mila ettari, di cui 9.500 vitati (tra Docg e Igt), e comprende i Comuni di Castellina, Gaiole, Greve, Radda e in parte Barberino Val d’Elsa, Castelnuovo Berardenga, Poggibonsi, San Casciano in Val di Pesa e Tavarnelle Val di Pesa.
Il cuore della proposta contenuta nel progetto di candidatura, che è promosso dal Consorzio del Chianti Classico e verrà seguito dalla Fondazione per la tutela del territorio, sarà la valorizzazione del complesso delle risorse culturali, storiche e paesaggistiche con in testa la componente enologica.
I precedenti
Un'iniziativa che, dopo l'ok arrivato per le colline di Langhe, Roero e Monferrato nel 2014, potrebbe regalare all'Italia un nuovo territorio tutelato dall'organismo delle Nazioni Unite con sede a Parigi. I tempi dell'iter, va detto, non sono brevi. L'Italia è il Paese al mondo col maggior numero di siti: 51. Va ricordato che anche le Colline del Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene sono nella 'tentative list' dal 2010; di recente, le colline del Collio-Brda (Brda è il nome della parte slovena del Collio) si sono mosse per valutare la candidatura e preparare il dossier. Tra le altre zone viticole che potrebbero provarci c'è anche l'area delle colline vitate del Soave, che per ora hanno incassato un altro riconoscimento, quello di Patrimonio storico e rurale d'Italia, da parte dell'Osservatorio nazionale del Paesaggio rurale istituito presso il Mipaaf.
Un anno di Chianti. Il bilancio del 2015
E così, proprio nell'anno in cui si celebrano i 300 anni dalla nascita del Chianti Classico, il Consorzio regala al territorio e ai produttori un nuovo obiettivo da raggiungere. Forte dei numeri, decisamente incoraggianti, diffusi proprio in questi giorni durante la Chianti Classico collection a Firenze. Tutto il distretto vanta un fatturato complessivo stimato in 700 milioni di euro e un valore della produzione vinicola imbottigliata di 400 milioni, a cui va aggiunto un giro d'affari di 10 milioni di euro per l'olio. In particolare, nel 2015, le vendite di vino a marchio Gallo Nero sono cresciute dell'8%, sostenute dall'export, che ha raggiunto la quota dell'80%, ma anche dal mercato interno, in ripresa per un 2%.
“L'inserimento del Chianti nella prestigiosa lista del Patrimonio mondiale Unesco” ha detto il presidente del Consorzio, Sergio Zingarelli “apporterà al territorio e ai suoi prodotti vitivinicoli e turistici un consistente valore aggiunto, in termini di prestigio e notorietà internazionale”. Per Tessa Capponi, presidente della Fondazione per la tutela del territorio Chianti Classico “dovrà essere una candidatura 'popolare', sostenuta dal più ampio schieramento di forze sociali economiche, culturali e ambientaliste del territorio”.
a cura di Gianluca Atzeni