Per le più grandi aziende italiane il 2015 si chiude col segno più. L'estero sostiene la crescita dei ricavi e buoni segnali arrivano anche dall'Italia. Il punto e le strategie per il 2016 in questo sondaggio.
Un 2015 più che generoso per le imprese italiane del vino. E un 2016 che si prospetta altrettanto positivo, soprattutto se proseguirà nei prossimi mesi la scia fortunata della spumantistica e, ovviamente, del Prosecco. L'anno solare appena concluso ha portato un'ulteriore crescita dei fatturati rispetto al 2014 per la gran parte dei top brand che hannorisposto a questo sondaggio, quelli - per intenderci - che realizzano ricavi a otto zeri. E l'anno appena iniziato segnerà per molti di questi marchi ulteriori investimenti, basati su piani di espansione che, senza dimenticare l'Italia, guarderanno soprattutto all'estero, che rappresentaper diverse società oltre i due terzi delle vendite totali.
È, infatti, fuori confine che si sta continuando a volgere lo sguardo, visto che anche il 2015 potrebbe stabilire il nuovo record a valore dell'export rispetto al 2014, con stime che parlano di 5,4 miliardi di euro. L'imperativo sembra essere di sfruttare il trend positivo per aprirsi nuovi spazi nelle fasce più alte del mercato, rifilare qualche spallata alla concorrenza nelle piazze più importanti, come Nord America, Nord Europa ed estremo Oriente, per poiconsolidare le posizioni, forti di una qualità e di un appeal che stanno ottenendo la giusta considerazione di consumatori e addetti ai lavori.
Gruppo Italiano Vini
Il Gruppo Italiano Vini prevede una chiusura d'anno con oltre 350 milioni di euro di fatturato, contro i 348 del 2014. Il presidente Corrado Casoli rileva che sono state molto buone le performance della società americana Frederick Widman e della francese Carniato, che "chiudono il 2015 in grande crescita per fatturato e quote di mercato". I mercati più importanti del Giv restano quello nazionale, seguito da Stati Uniti, Francia e Canada. "I prodotti che hanno segnato gli incrementi maggiori sono stati il Prosecco, i vini della Valpolicella e i vini del Sud", dice Casoli, soffermandosi su alcuni principali brand in portafoglio: la Nino Negri prosegue l'andamento positivo in Italia e all'estero, soprattutto negli Usa e nelle fasce alte di mercato; "molto soddisfacente" la crescita di Bolla e delle tre cantine meridionali come Tenuta Rapitalà, Castello Monaci e Re Manfredi, che tengono in Italia e guadagnano spazi fuori confine.
Il 2016? "Prevediamo che la crescita del Prosecco continuerà, così come quella dei vini sostenibili e biologici e quella dei vini del Sud Italia" sottolinea Casoli "dove prevediamo di registrare risultati ancora più positivi. Gli Usa continueranno a crescere e prevediamo anche un buon sviluppo in Cina, grazie alla trasformazione della nostra società in società di trading".
Botter
Soddisfazione in casa Botter per i risultati conseguiti nell'anno appena trascorso. I ricavi dovrebbero raggiungere la cifra di 155 milioni di euro (+14%), con 75 milioni di bottiglie vendute, di cui 73 milioni all'estero (in oltre 65 Paesi). Dal suo quartier generale di Fossalta di Piave, il direttore Michele Fornasier sottolinea il considerevole balzo in avanti dei ricavi e stima un ulteriore incremento della redditività (ebitda). Il biennio 2014/2015 si è concluso con l'ultimazione di un piano di investimenti per oltre 15 milioni di euro: "Gli obiettivi per il 2016" dice "sono e restano quelli, certificati dagli studi annuali di Mediobanca, che ci classificano
come azienda virtuosa e che ci segnalano come quella con la più alta percentuale di export, oltre 97%, con il migliore indicatore di sintesi delle performance economiche, della solidità patrimoniale e dell'efficienza produttiva". L'azienda veneta ha in programma investimenti di oltre 7,5 milioni di euro nel 2016 per potenziare la struttura produttiva, quella organizzativa direzionale e consolidare i prodotti in alcuni mercati strategici.
Italian Wine Brands
Italian Wine Brands, primo gruppo del settore vitivinicolo quotato a Piazza Affari, vede rosa. La società, che con Giordano Vini e Provinco Italia è partita da un fatturato aggregato di 140 milioni di euro, si appresta a chiudere i conti del 2015 in crescita rispetto al 2014: "Un segnale molto positivo ed esplicito di complementarietà delle società consolidate nel gruppo e coerente con il core business: produzione e commercializzazione di vino italiano di eccellente qualità a prezzi competitivi", afferma il vice presidente Simone Strocchi, che attende riscontri positivi in bilancio da una maggiore efficienza di gestione del circolante e degli stock. L'amministratore
delegato Alessandro Mutinelli evidenzia come l'estero abbia fatto segnare la maggiore crescita "sia nel canale B2B, sia in quello B2C, dove i prodotti del food & beverage italiani godono di un ottimo appeal. Il mercato italiano, sofferente da anni sul fronte dei consumi, si è stabilizzato, molto probabilmente per le forti azioni commerciali e di comunicazione messe in atto dalla società nell’anno appena trascorso. Cresce il canale web, con punte molto interessanti nei paesi del Nord
Europa".
Nel dettaglio, sul fronte dei mercati, Mutinelli evidenzia il fenomeno Prosecco, che prosegue in una dinamica di crescita molto sostenuta quasi ovunque: "Tutta la categoria degli spumanti e dei vini frizzanti è però in attivo" aggiunge "segno, forse, di un nuovo atteggiamento nel consumo del vino, che si sta spostando sempre più verso il fuori pasto". Sempre all'estero,bene i rossi strutturati (Nord Europa) soprattutto quelli del sud Italia e, in particolare, il Primitivo pugliese. Il Gruppo sta investendo molto sugli autoctoni di questa regione (ricordiamo che in Puglia è presente con una cantina propria di vinificazione). Non c'è stato tuttavia, nel 2015, il grande colpo di mercato, ovvero l'importante acquisizione più volte prospettata e ribadita, ma restano diversi i tavoli di discussione aperti con importanti controparti di settore. "Dialogo aperto", fanno sapere dal board di Iwb. Non si esclude quindi che si possa arrivare a qualcosa di concreto "in tempi contenuti".
Caviro
Cooperative in gran spolvero nel 2015. Caviro, coop romagnola da 11.500 viticoltori (32 cantine socie in otto regioni italiane, tra i marchi Tavernello, Castellino, Botte Buona, Cesari, Leonardo Da Vinci) prevede di chiudere il 2015 con un fatturato stabile (il precedente è stato chiuso a 314 milioni di euro) e un volume di vendita di oltre duecento milioni di litri di vino. Sergio Dagnino, Ceo della cooperativa agricola con sede a Faenza, conferma le linee programmatiche: "Il focus del prossimo anno verterà attorno alla crescita dei mercati export e la valorizzazione dei nuovi marchi superpremium". Ma la novità è l'ingresso nella categoria spumanti: "Questa scelta ci consentirà di ampliare ancora di più l'offerta e parlare con un segmento di mercato particolarmente dinamico e ricettivo".
Mezzacorona
Mezzacorona, gigante trentino, chiude il 2015 con ricavi record, che hanno sfiorato i 175 milioni di euro (+2,1%), per l'80% realizzati con l'export, un utile di 1,5 milioni di euro e oltre 44 milioni di euro liquidati ai soci. Fabio Maccari, direttore generale, parla di strategia che haconcentrato gli sforzi commerciali verso una sempre più chiara focalizzazione sui marchi e sulla crescita della distribuzione. "Una scelta strategica vincente soprattutto negli ultimi anni nei quali il nostro Paese ha conosciuto la stagnazione dei consumi e la recessione economica, anche se bisogna dire che c’è stato un interessante risveglio dell’Italia durante il corso dell’anno". Ai buoni risultati di Mezzacorona (2.800 ettari in Trentino e 700 in Sicilia) ha giovato il rafforzamento del dollaro a spese dell’euro, ma bisogna tenere presente che "la differenza la fa sempre la capacità di penetrazione commerciale e l’organizzazione", sottolinea Maccari. E proprio negli Usa e nei mercati di lingua tedesca (Germania, Austria e Svizzera) sono due le società di importazione, una con base New York, l'altra a Monaco di Baviera. Oltre a proseguire il lavoro su mercati come Scandinavia, Uk, Benelux, Canada, Giappone, Est Europa, con prospettive "estremamente interessanti" in Cina ed Estremo Oriente, il gruppo Mezzacorona si concentrerà anche commercialmente sul tema della sostenibilità: "Anche commercialmente avrà un impatto sempre più forte per l’affermarsi ormai planetario di una cultura più attenta all’ambiente alle produzioni green".
Cavit
Cavit, altra importante realtà trentina, con 4.500 viticoltori, guidata dal neo presidente Bruno Lutterotti dopo nove anni a guida Adriano Orsi, ha trovato sotto l'albero natalizio un +5,2%, a166,8 milioni di euro, considerando i 6 milioni di ricavi della controllata tedesca Kessler. Utile netto a 5 milioni di euro. Per la coop di Ravina di Trento, il cui export vale quasi l'80% sui valori incassati nel 2015, ha inciso positivamente il +6,5% registrato sul mercato nordamericano, soprattutto Canada e Stati Uniti. Bene sia il canale Gdo (+8,5%) sia l'Horeca (+5%). Tra le tipologie, spicca il +8,5% degli spumanti. Lorenzo Vavassori, export director Americas, parla di "buon esercizio: stiamo crescendo sia in Gdo sia in Horeca, con buoni risultati per la spumantistica". Gli Usa e, in generale, il Nord America sono un importante sbocco per i vini Cavit e anche per il 2016 resteranno un focus strategico: "È un mercato che negli ultimi due o tre anni ha rallentato i ritmi di crescita ma il rallentamento si è notato nelle fasce di prezzo mediobasso. I prodotti italiani, compresi i nostri che guardano invece ai segmenti medio alti e premium,stanno proseguendo l'espansione". E i buoni segnali arrivano anche da Paesi come Messico, Colombia, Ecuador e Perù, nonostante la forte influenza ispanica. Tra le tipologie, oltre al Trento Doc, si punta a valorizzare i vitigni locali appartenenti alla Doc Trentino e alla Igt Vigneti delle Dolomiti, con le varietà Pinot Grigio, ma anche Sauvignon e Chardonnay.
Enoitalia
Annata 2015 molto positiva per Enoitalia (Gruppo Pizzolo): "Continuiamo a crescere" rileva il presidente Giorgio Pizzolo "e stimiamo di attestarci sui 136 milioni di euro rispettando le previsioni di aumento di fatturato anticipate lo scorso anno, così come le previsioni di aumento volumi. Cresce, inoltre, la nostra quota export, nonostante gli spostamenti della domanda di vino. E quanto al 2016" aggiunge "prevediamo di crescere ancora, nei mercati più importanti per l’export vino ma con un occhio anche all’Italia, ovviamente non sfavoriti dalle prestazioni del settore spumanti, ma forti anche dei nuovi posizionamenti e progetti di filiera che mettono ancora più inluce la nostra propensione alla creatività e all'innovazione".
Antinori
Cresce, infine, il gruppoAntinori con ricavi che passano dai 157 milioni di euro del 2014 a 165 milioni del 2015, con un incremento intorno al 4,5%, a volumi stabili. Per l'azienda toscana, il mercato Italia, che vale circa 35%, cresce di più rispetto all'estero (bene comunque gli Usa e i Paesi Asiatici, tranne Giappone, male la Russia per la crisi del rublo). "L'incremento sull'Italia è superiore a quello medio aziendale, grazie a un +6%", fa notare l'amministratore delegato Renzo Cotarella."Tra i fattori che hanno contribuito al buon andamento generale hanno pesato il maggior turismo interno, il cambio euro/dollaro, la buona qualità dei vini, un andamento meteo favorevole nell'estate 2015 che ha favorito i consumi e, infine, l'effetto Expo". La musica potrebbe essere diversa in questo 2016, ma anche nel 2017. Si attendono gli effetti della difficile annata 2014 in termini quantitativi e qualitativi, soprattutto sui rossi. Tradotto: si produrranno meno Brunello Pian delle Vigne, Tignanello, Solaia. Non si produrrà il Chianti Badia a Passignano. "Non ci interessa un aumento sconsiderato dei volumi" spiega Cotarella "ma puntiamo al miglioramento della qualità, dell'immagine e della percezione del valore. Preferiamo una crescita moderata". Tra le tipologie si lavora al Franciacorta, ai rosati e ai bianchi generici. "Puntiamo sui prodotti di fattoria" conclude Cotarella "seguendo la logica dello sviluppo e del consolidamento".
a cura di Gianluca Atzeni
Questo articolo è uscito sul nostro settimanale Tre Bicchieri del 7 gennaio
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