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Appunti di degustazione. Verticale storica di 7 annate di Taurasi Docg di Michele Perillo

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Dal 2001 all'anteprima del 2007: alla scoperta del Taurasi di Michele Perillo con una verticale di 7 annate.

Se in Italia c’è un vignaiolo che non ama la luce dei riflettori questo ha un nome ed un cognome: Michele Perillo. La sua storia, ufficialmente, inizia nel 1999 quando, aiutato da Carmine Valentino - ancora oggi il suo enologo - imbottiglia la prima annata di Taurasi. Prima di quella data Michele Perillo, un passato da dipendente della Ferrero, si era fatto il vino per sé e per gli amici conferendo il resto dell’uva ad altre aziende irpine. E per molto tempo rimaneva disorientato quando qualcuno si spingeva fino a Castelfranci, sud-est dell’areale del Taurasi Docg, per visitare le sue vigne e la sua piccola cantina.

 

I vigneti

I cinque ettari di vigneto curati da Perillo, posti ad altezze che sfiorano i 500 metri s.l.m., sono frazionati in tre parcelle distinte che Alessandro Masnaghetti, con chiaro riferimento alla Francia, non ha esitato a chiamare veri e propri grand cru campani. I primi tre ettari si trovano a Contrada Baiano (terreno argilloso misto a calcare con la presenza di molto scheletro) mentre gli altri due si trovano equamente divisi tra Montemarano (terreno ricco di argilla e calcare) e Contrada Valle (terreno tufaceo ricco si sabbie marine compatte) ovvero nella zona dove sorge la casa e la cantina di famiglia.

Girando tra le vecchie vigne di aglianico, coda di volpe e coda di volpe rossa, alcune delle quali ancora a piede franco e innestate probabilmente dal nonno di Michele, si può notare come la viticoltura da queste parti rimanga ancora saldata a livelli “primordiali” visto che uve e rosse e bianche sono spesso mischiate tra loro perché un tempo, non troppo lontano, venivano vinificate assieme per dar vita al vino della casa, il c.d. pane liquido dei contadini.

 

L'aglianico

Puntando l’attenzione sull’aglianico, allevato da Perillo ancora secondo il vecchio sistema a raggiera o pergola avellinese, questo è il frutto di una selezione massale che ha portato a un frutto molto particolare, dal grappolo spargolo e con acini piccoli, che in zona viene chiamato “coda di cavallo” per la tipica forma allungata. Complice un clima continentale caratterizzato da inverni freddi, spesso nevosi, e da estati miti, tutte le uve hanno una maturazione estremamente tardiva che porta spesso a una vendemmia effettuata a novembre inoltrato.

Prima o poi sarebbe venuto a Roma per organizzare assieme una verticale del suo Taurasi Docg, ci disse in una visita che lo vide stupito di trovarsi di fronte degli appassionati spintisi fin da lui. Dopo quasi quattro anni quella parola data è diventata realtà ma, fedele al suo essere schivo, ha mandato suo figlio Felice, una futura laurea in enologia, che prima o poi raccoglierà l'eredità paterna assieme a suo fratello Nicola.

 

La degustazione

Un percorso storico di 7 annate con un duplice obiettivo: studiare l’evoluzione nel tempo di questo vitigno, con particolare riferimento al territorio di Castelfranci, e far capire a un vasto pubblico di appassionati perché il Taurasi di Perillo va annoverato fra i grandi vini di Italia e non solo della Campania.

 

Taurasi Docg 2001 Riserva | Perillo

L’annata è stata caratterizzata dalla gelata primaverile durante il germogliamento che ha causato una drastica riduzione delle rese che, fortunatamente, non ha inficiato la materia prima finale, risultata di elevata qualità. Quattordici anni di invecchiamento hanno dato vita a un aglianico sontuoso per complessità olfattiva, i cui profumi terziari sanno di spezie, fiori e frutta rossa matura. Sorso di raffinato equilibrio dove si apprezza la superba qualità del tannino, di stile bordolese, e l’intensità della dolcezza di frutto. Lunga la persistenza sapida finale.

 

Taurasi Docg 2002 Riserva | Perillo

L’annata è stata caratterizzata dalla notevole piovosità che ha determinato in zona problemi di muffa diffusa. Ma, stando alla parole di Felice, l’azienda ha in parte evitato questo inconveniente grazie alle temperature notturne più basse e grazie al clone “coda di cavallo” che, essendo più spargolo, ha sofferto meno il marciume e il conseguente sviluppo di Botrytis cinerea. Questo Taurasi Riserva, viste le premesse, non ha la complessità del precedente ma rimane un aglianico di pura limpidezza dominato da una fervente freschezza a segnare il suo X Factor.

 

Taurasi Docg 2003 Riserva | Perillo

L’estate straordinariamente calda e secca ha avuto effetti non troppo deleteri grazie all’elevata altezza delle vigne (che, almeno di notte, hanno goduto di temperature più fresche) e alla tardiva invaiatura della vite (15-20 settembre) che ha scavalcato il periodo estivo più afoso. Il vino si presenta ovviamente solare ma, nonostante il suo essere “boteriano”, rimane perfettamente su strada senza alcuna sbavatura che possa far pensare a un frutto eccessivamente maturo e a un alcol fuori scala. Anzi, è uno dei 2003 più piacevoli e calibrati assaggiati in questi anni e solo un vignaiolo come Michele Perillo, che tutti i giorni è a sudare in vigna, poteva dar vita ad un Taurasi quasi geniale per bevibilità e possibilità di abbinamento gastronomico.

 

Taurasi Docg 2004 Riserva | Perillo

Annata decisamente generosa ed equilibrata che ha dato vita a Taurasi molto tradizionali e austeri. In questo, almeno per una volta, Perillo non fa eccezione visto che il suo aglianico non si caratterizza certo per estroversione aromatica visto che i profumi rimangono molto compatti e prendono la forma del sottobosco, prugna, spezie nere così come nera è la mineralità che fa da sfondo. Al sorso manca ancora quello slancio e quell’equilibrio che solo il tempo, sì ancora lui, potrà cesellare per rendere questo vino davvero indimenticabile. Da aspettare, un po’ come le sorprese migliori.

 

Taurasi Docg 2005 | Perillo

L’annata è molto simile alla precedente visto che sia in primavera che in estate ha fatto sì caldo ma senza picchi e l’autunno, decisivo per la maturazione dell’aglianico, ha garantito forti escursioni termiche tra giorno e notte senza problemi di piogge eccessive. Anche in questo caso, come successo per la 2004, il vino è risultato abbastanza monolitico, carico di materia e freschezza anche se non particolarmente complesso. Bella, comunque, la scia sapida finale di questo aglianico che, probabilmente, deve ancora esprimersi al meglio. Piccola nota tecnica: fino ad ora tutti i Taurasi degustati sono caratterizzati da un affinamento di 18/20 mesi in barrique di secondo terzo passaggio e un successivo affinamento in bottiglia di otto anni. Come vedremo in seguito le cose cambieranno….

 

Taurasi Docg Riserva 2006 | Perillo

Millesimo abbastanza irregolare nell’areale del Taurasi Docg, talmente che molti produttori, viste le piogge e il caldo umido di agosto e settembre, hanno deciso di non imbottigliare. Perillo, invece, ha tirato fuori probabilmente un aglianico abbastanza memorabile che, nonostante la gioventù, tira fuori una complessità prorompente giocata tutti sui toni agrumati, floreali, balsamici e fruttati. Al sorso non possiamo che apprezzare il grande equilibrio reso sartoriale grazie alla perfetta fusione di tannini, acidità e materia fruttata che spingono il Taurasi verso una lunghissima chiusura sapida. Perillo con questa annata cambia completamente registro, punta a produrre un aglianico più verticale, in punta di piedi ed è lo stesso Felice che conferma questa tesi visto che, per la prima volta, il Taurasi ha svolto 24 mesi di affinamento in legno alternando botte grande da 20 hl e barrique di terzo e quarto passaggio. La 2006 è l’ultima annata in commercio e questo la dice lunga sulla filosofia dei Perillo che mi ricorda molto una scritta che all’interno del birrificio Cantillon: “Le temps ne respecte pas ce qui se fait sans lui”.

 

Taurasi Docg Riserva 2007 | Perillo

Anteprima assoluta visto che uscirà tra un anno, è un aglianico ancora in fasce ma che riprende molto i caratteri del precedente visto che, già oggi, emergono profumi di fiori e frutta fresca. Anche in questo caso la persistenza è assolutamente significativa così come importante è la scia sapida, quasi di cenere, che il vino lascia al palato. Non resta, anche in questo caso, che aspettare, ma se le promesse sono queste ci sarà da divertirsi. Nota tecnica: anche per questa versione il Taurasi ha svolto 24 mesi di affinamento in legno alternando botte grande da 20 hl e barrique di terzo e quarto passaggio. Felice confida che per le annate successive ci saranno ulteriori cambiamenti ma è ancora presto per parlarne.

Ultima dritta finale? Qualcuno dice che i vini migliori di Perillo sono ancora in botte ad affinare. Non rimane che passare a trovarli in cantina.

 

Michele Perillo | Castelfranci (AV) | contrada Valle 19 | tel. 0827.72252

 

a cura di Andrea Petrini


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