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Papa Francesco ci insegna la convivialità dello stare a tavola. Scomunica per smartphone e tv

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Quante volte avete odiato i vostri commensali alle prese con smartphone e distrazioni continue? Beh, Papa Francesco la pensa come voi. Ecco come ci insegna il valore della convivialità a tavola. Dall'Udienza del mercoledì. 

Che Papa Francesco fosse un pontefice tutt'altro che convenzionale si era capito sin dall'inizio. Una guida spirituale salda, sì, ma sempre a proprio agio nel confrontarsi con la vita quotidiana di ognuno di noi, con parole autentiche e metafore veraci. E così per argomentare la riflessione della consueta Udienza del mercoledì dedicata alla convivialità, eccolo chiamare in causa le abitudini alimentari degli italiani, con una Catechesi che richiama all'unione familiare, proprio a cominciare dalla mensa domestica. “La condivisione del pasto è un'esperienza fondamentale”, sostiene Papa Francesco senza indugi. E allora bando agli smartphone, alla tv e a qualunque distrazione possa distogliere l'attenzione dei commensali, tanto più che “la pubblicità ha ridotto la convivialità a un languore di merendine e a una voglia di dolcetti”. E invece, continua il pontefice, condividere un pasto va ben oltre il desiderio di cibo, favorendo il dialogo, lo scambio di affetti, racconti, eventi.

Ma la parola “tavola” ricorre in molti passaggi del suo bonario ammonimento contro l'ossessione da smartphone, come quando ribadisce il ruolo sociale del cibo: “Se in famiglia c’è qualcosa che non va, o qualche ferita nascosta, a tavola si capisce subito. Una famiglia che non mangia quasi mai insieme, o in cui a tavola non si parla ma si guarda la televisione, o lo smartphone, è una famiglia “poco famiglia”. Quando i figli a tavola sono attaccati al computer, al telefonino, e non si ascoltano fra loro, questo non è famiglia, è un pensionato”.

E rincara la dose soffermandosi sulla piaga del “silenzio dell'egoismo”: “A tavola si parla, a tavola si ascolta. Niente silenzio, quel silenzio che non è il silenzio delle monache, ma è il silenzio dell’egoismo, dove ognuno fa da sé, o la televisione o il computer… e non si parla. No, niente silenzio. Occorre recuperare quella convivialità familiare pur adattandola ai tempi”.

Concludendo con un inno alla carità cristiana, che passa ancora una volta per il valore della condivisione a tavola: “Tanti, troppi fratelli e sorelle rimangono fuori dalla tavola. E’ un po’ vergognoso!”.


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