Nel 1915 nel laboratorio dell'azienda emiliana si sperimentava per la prima volta la ricetta della Marena con Frutto. A idearla Rachele Buriani, moglie di Gennaro Fabbri. Poi vennero il vaso in ceramica bianco e blu e il successo planetario. Oggi una mostra celebra un secolo di successi.
La ricetta di Rachele e il primo vaso
La storia delle amarene più celebri d'Italia non può prescindere dall'incontro con l'altrettanto nota Bottega Gatti di Faenza. Erano gli anni Venti del Novecento quando il laboratorio di ceramiche emiliano elaborava per la prima volta quei decori blu su fondo bianco che all'epoca riassumevano l'immaginario di un mondo borghese accomunato dalla passione per il decò e le linee eleganti. Oggi quei vasi liberty che profumano di ciliegia sciroppata campeggiano in molti bar e cucine d'Italia, celebrando il successo planetario di un'idea partorita un secolo fa da Rachele Buriani (in Fabbri), moglie di Gennaro, fondatore dell'azienda emiliana.
Proprio a Rachele, Gennaro portava in dono il primo esemplare del vaso in ceramica che, ispirato ai decori dell'arte cinese, fu banco di prova per tanti maestri ceramisti, da Angelo Minghetti a Riccardo Gatti. Sono passati cent'anni, ma l'impresa continua ad essere guidata dalla famiglia Fabbri, con la quarta generazione che vede lavorare l'uno affianco all'altro i pronipoti Nicola, Andrea, Paolo e Umberto.
Un secolo di storia. Dalla distilleria alla Marena con Frutto
L'attività era nata agli inizi del secolo nel ferrarese, con l'apertura della Premiata Distilleria di Portomaggiore, specializzata in liquori come l'Amaro Carducci, il Primo Maggio, il Gran Senior Fabbri (un brandy invecchiato in botti di rovere sloveno); ma solo nel 1915, ecco la svolta: l'impresa si trasferisce a Bologna, nella palazzina sulla via Emilia, e la donna di casa, Rachele, sperimenta per la prima volta la ricetta della cosiddetta “Marena con Frutto”, inizialmente destinata ai mesi estivi. Da allora sarà tutto un trionfo di ciliegie al liquore, marmellate, confetture, sciroppi e canditi in grado di conquistare i mercati internazionali e far registrare ordini dai quattro continenti alla voce esportazioni.
E il segreto del successo resta immutato nel tempo: frutti selezionati, denocciolati e canditi nello sciroppo secondo la ricetta tramandata nei decenni. Oggi dire Amarena è come dire Fabbri. E viceversa.
Il centenario. 26 artiste in mostra a Bologna
Ecco perché a Bologna, in Palazzo Pepoli Campogrande, fino al prossimo 8 dicembre si celebrerà un compleanno tanto sentito in città, offrendo ai visitatori del palazzo una mostra doppia che racconta cent'anni di mode e abitudini alimentari. Si intitola Un secolo di Amarena e racchiude due anime, l'una riconducibile alla storia commerciale del brand, l'altra legata all'immaginario artistico. Così accanto alla sezione che ospita i documenti d'archivio, i prototipi dei primi vasi, le locandine dei celebri Caroselli, il percorso si snoda attraverso l'opera di 26 artiste contemporanee e straniere – tutte donne, in omaggio a Rachele – ispirate dall'icona dell'Amarena Fabbri. D'altronde la storia dell'azienda ha sempre privilegiato lo scambio con il mondo dell'arte, coinvolgendo artisti del calibro di Guttuso e Capogrossi, e rinnova ogni anno l'appuntamento con il Premio Fabbri per l'Arte Contemporanea (alla sua quinta edizione). Tutte le opere presenti in mostra hanno partecipato al concorso, ma il riconoscimento finale è spettato a Donatella Spaziani, Marisa Albanese e Gea Casolaro (rispettivamente per le sezioni pittura, scultura e fotografia). L'ingresso è gratuito. Intanto ripercorriamo il secolo dell'Amarena Fabbri attraverso le foto dei lavori in mostra.
Un secolo di Amarena | Bologna | Palazzo Pepoli Campogrande | dal 10 novembre all'8 dicembre, dalle 9 alle 19 | ingresso gratuito