È il frutto di una lunga ricerca l’Università di Milano e dell'Università di Palermo e traccia un profilo accurato del patrimonio ampelografico siciliano. È un libro curato da un team di esperti che ripercorre una parte della nostra storia vitivinicola.
La genesi del volume
Il volume Identità e ricchezza del vigneto Sicilia presentato a Expo nel padiglione del Bio Cluster Mediterraneo, nasce a seguito dell’incarico che l’Assessorato regionale all’Agricoltura della Regione Sicilia affidò all’Università di Palermo e di Milano e all’Istituto Sperimentale per la Patologia Vegetale di Roma, di curare il coordinamento tecnico scientifico e il monitoraggio delle azioni operative del Progetto di selezione clonale e recupero dei vitigni antichi siciliani.
La ricerca
Un lavoro di larghissimo respiro con l’obiettivo di fornire del materiale di propagazione di migliore qualità, genetica e sanitaria, e di reintrodurre dei vitigni minori di cui si era persa la memoria, sopravvissuti alla fillossera. La ricerca iniziò nel giugno 2003 e nell’arco di pochi mesi i tecnici delle Sezioni operative di assistenza tecnica (Soat) raccolsero una mole imponente di dati: circa 7.000 piante controllate in tutto il territorio regionale, 480 vigneti studiati, 90 comuni interessati, oltre 2600 test ELISA per la ricerca delle virosi. A fonte di questo lavoro di indagine furono impiantati due campi di confronto e di omologazione a Marsala e Comiso con 3500 viti.
Grazie alla ricerca è stato possibile individuare dei biotipi qualitativamente molto diversi e più complessi sia dal punto di vista del contenuto polifenolico che da quello sensoriale di frappato, nero d’Avola, catarratto e grillo. Il Progetto di ricerca inoltre ha permesso di omologare 9 cloni mentre altri 13 presunti cloni sono in fase di omologazione. Inoltre è stato possibile approfondire le conoscenze su tutti i vitigni attualmente presenti nella Regione.
Gli studi sulla viticoltura siciliana nel tempo
Il libro è arricchito da un pregevole saggio del prof. Rosario Lentini intitolato “Per una storia dell’ampelografia e della viticoltura siciliana” nel quale si dà conto dell’importante contributo che gli studiosi siciliani hanno dato, in particolare nell’Ottocento, alla viticoltura siciliana e nazionale. Tra i tanti spiccano le figure di Francesco Minà Palumbo di Castelbuono, del Barone Mendola di Favara, del Duca di Salaparuta Edoardo Alliata di Villafranca e ancora del romano Federico Paulsen, uno dei protagonisti della rinascita della viticoltura siciliana post fillossera e uno dei più quotati ibridatori italiani nel settore dei portinnesti, molti dei quali ancora oggi portano il suo nome.
Le relazioni genetiche tra le varietà siciliane e i maggiori vitigni italiani
Il progetto di valorizzazione dei vitigni autoctoni siciliani ha permesso anche di monitorare la situazione sanitaria (vedi paragrafo su La situazione sanitaria dei vitigni siciliani) del patrimonio viticolo siciliano, con conseguente miglioramento del patrimonio viticolo regionale. Particolare importanza assume lo studio su la “Caratterizzazione genetico-molecolare della piattaforma ampelografica siciliana” che ha permesso di indagare le relazioni genetiche tra le varietà siciliane e i maggiori vitigni italiani. Le analisi genetiche sulle 11 principali cultivar e su 61 accessioni minori hanno dimostrato numerosi casi di sinonimie tra le varietà minori e tra le varietà principali e varietà minori. Nonostante ciò sono stati identificati 48 profili genetici unici che hanno dimostrato l’alta variabilità della piattaforma viticola siciliana.
Alla luce delle analisi vale la pena di evidenziare che si è confermata l’origine meridionale del sangiovese con una rapporto di parentela di primo grado (genitore-figlio) con foglia tonda, frappato, gaglioppo, mantonicone, morellino del Casentino, morellino del Valdarno, nerello mascalese, perricone, susumaniello, tuccanese di Turi e vernaccia nera del Valdarno. Sull’origine del sangiovese attualmente sono due le ipotesi accreditate, progenie di ciliegiolo del Centro Italia e calabrese di Montenuovo dalla Calabria (Vouillamoz et al. 2007); la seconda, progenie di ciliegiolo e negrodolce dalla Puglia (Bergamini et al. 2012).
Le schede dei vitigni
Identità e ricchezza del vigneto Sicilia presenta di ognuno dei vitigni di interesse locale e per i vitigni minori e antichi, una scheda con tutti i sinonimi, i cenni storici, la diffusione, la descrizione della varietà. La novità assoluta è una messe di dati sulla composizione del profilo aromatico con le principali classi dei composti, le principali caratteristiche enologiche, le caratteristiche dei mosti, ecc. oltre ad un inedito profilo genetico molecolare. Alla fine anche un repertorio fotografico dei vitigni antichi o della memoria.
Sicilia: miniera di biodiversità
In sostanza un’indagine come non si era mai fatta in passato, sulla ricchezza del vigneto siciliano. La Sicilia infatti si conferma, prima tra le regioni italiane insieme alla Calabria, una vera e propria miniera di biodiversità. L’indagine da questo punto di vista è un punto di arrivo ma anche un solida base scientifica per poter programmare non solo il miglioramento del patrimonio viticolo regionale ma anche per la possibilità di introdurre dei vitigni unici e sconosciuti, base per la viticoltura siciliana di domani. “La Sicilia ha una grande responsabilità nei confronti della storia vitivinicola europea: quella di custodire il senso della storia che è insito nella tradizione, di mantenere vivo quel rapporto che esiste tra l’universalità del mito e la tradizione, dove i segni tangibili dei simboli sono veicolati dai vitigni antichi e dai luoghi che li fanno rivivere”.
Identità e ricchezza del vigneto Sicilia | a cura di Giacomo Ansaldi, Dario Cartabellotta, Vito Falco, Francesco Gagliano, Attilio Scienza | Regione Siciliana Assessorato regionale all’Agricoltura, dello Sviluppo rurale e della Pesca mediterranea Dipartimento dell’Agricoltura | Pagine: 288 | Edizione Fuori Commercio | È possibile scaricare gratuitamente il volume clicca qui
a cura di Andrea Gabbrielli