Lo chef del The French Laundry, a capo di un solido gruppo di ristorazione, inaugura il suo primo ristorante a Miami, nello spazio che un tempo ospitava il celebre The Surf Club. Design e cucina in linea con la storia del luogo, con allestimenti Art Deco e classici della cucina continentale.
Thomas Keller, chef e imprenditore
Si è lasciato ispirare dall’anima vintage del vecchio club di cui ha preso il posto, iconico ritrovo degli anni Trenta sulla spiaggia di Miami. E così il primo progetto di Thomas Keller in Florida è fortemente intriso dello spirito del luogo (inaugurato dal tycoon Harvey Firestone nella notte di Capodanno del 1930 e frequentato da personaggi del calibro di Frank Sinatra, Dean Martin, Elizabeth Taylor, Gary Cooper, Winston Churchill) negli spazi e sul menu. Lo chef californiano, uno dei più celebrati protagonisti della storia della cucina americana degli ultimi decenni (negli anni Ottanta fondamentale il suo passaggio in Francia), è a capo di un solido gruppo di ristorazione, dal quartier generale di Yountville (20 anni nel 2014 e una recente ristrutturazione per il mitico The French Laundry) al Per Se di New York, passando per il concept Bouchon (Bar o Bakery), replicato in California, New York e Las Vegas. E da qualche giorno il The Surf Club Restaurant di Miami (adiacente all’hotel Four Seasons at The Surf Club progettato da Richard Meier e inaugurato un anno fa, con la collaborazione di Antonio Sersale, patron del resort Le Sirenuse di Positano, che all’interno della struttura di Miami ha portato Le Sirenuse Restaurant e Champagne Bar), su Collins Avenue, si è aggiunto alla famiglia, dopo anni di anticipazioni che preannunciavano il debutto di Keller in città.
The Surf Club Restaurant a Miami
L’approccio che sin dall’inizio ha animato l’operazione di ripristino della vecchia allure del club è legato alla voglia di regalare agli ospiti del ristorante un contesto ideale per incontrarsi e celebrare occasione speciali, proiettandoli indietro nel tempo all’epoca del sogno americano, quando la fiducia nel futuro orientava il Paese. Dunque tra le chiavi di volta del progetto il glamour gioca un ruolo importante, negli allestimenti che omaggiano l’Art Deco – con profusione di lampadari in stile, boiserie, superfici che riflettono la luce – come sull’orientamento della cucina, che interpreta i classici della ristorazione continentale per mano di Manuel Echeverri, da tempo nella squadra di Keller. Cominciando con gli appetizer ideati per il momento dell’aperitivo – in abbinamento i classici della miscelazione del post Proibizionismo – dalla crab cake alla Caesar Salad preparata al tavolo, al cocktail di gamberi, per proseguire con i piatti principali, che dichiarano numerose influenze europee: fettuccine all’Alfredo con tartufo, aragosta del Maine alla Thermidor, filetto alla Wellington, parmigiana di melanzane, sogliola alla mugnaia, pollo arrosto per due, filet mignon e molteplici variazioni sul tema della bistecca. Tarte au citron e torta al cocco per finire. E cantina importante con referenze in arrivo da tutto il mondo.
a cura di Livia Montagnoli