“La cucina è un atto di consapevolezza”, esordiscono così le ragazze di Altatto, una realtà milanese che chiamare catering è riduttivo. E che da pochi giorni ha lanciato la sua fanzine Pinches.
È la storia di tre amiche - neanche cento anni in tutto! - reduci dall'Alma e da un'esperienza al fianco dello chef del ristorante Joia Pietro Leemann, che nel 2005 hanno aperto la loro società di catering Altatto “per proporre una cucina vegetariana di alta qualità in grandi eventi, per clienti esigenti” e che ora lanciano la loro fanzine Pinches. Sono Cinzia De Lauri, Sara Nicolosi e Giulia Scialanga.
Altatto
Fuori dalla cucina, ognuna ha il proprio ruolo. Giulia si occupa dei clienti e delle pubbliche relazioni (con lei abbiamo fatto l'intervista), Cinzia fa ricerca e scova i fornitori e Sara è l'addetta alla mise en place, “creando vassoi ad hoc, ma anche packaging o grembiuli sempre coerenti al tema dell'evento. Vogliamo, infatti, dare un valore aggiunto al nostro lavoro rendendo ciascun evento unico e rappresentativo, proponendo supporti, divise e cibi che traggano spunto dall'installazione e dallo spazio nel quale vengono fruiti”.
Il loro è un servizio catering a tutto tondo, tailor made lo definiscono, che vuole comunicare anche un messaggio. “Il gesto culinario ha inizio nell’istante in cui si sceglie cosa cucinare. La provenienza, l’etica nel lavorare la terra, la qualità e il rispetto di stagioni e paesaggio, sono temi imprescindibili della cucina di oggi e sono i cardini di Altatto”. La loro cucina è vegetariana, una scelta maturata con grande consapevolezza, per varie ragioni: “Alimentarsi evitando l’uccisione animale, cucinare vegetali, ridurre al minimo l’impatto ambientale. Tutte scelte etiche e sociali estremamente attuali e moderne, che dal punto di vista professionale hanno costituito un punto di partenza per il nostro progetto”. La sfida è poi quella di far comprendere a tutti, clienti onnivori in primis, quanto sia semplice rinunciare alla carne. “Riuscire a cucinare qualcosa di goloso, prezioso ed estremamente bello, servendosi esclusivamente del mondo vegetale, è per noi un grande stimolo, che ci permette di uscire dagli schemi classici in totale libertà”.
Le materie prime
Con il loro Altatto, le tre ragazze cercano anche di finanziare piccole realtà virtuose. “Non esiste alta cucina senza conoscenza del prodotto e rispetto della tradizione. I nostri produttori, selezionati con cura e attenzione, sono amici e complici fondamentali della nostra cucina”. Un discorso giusto, che in un ambiente urbano come quello di Milano è ancor più apprezzabile: “In un contesto in cui diventa sempre più difficile trovare prodotti genuini, naturali, che provengano da produttori locali, la valorizzazione della semplicità agreste diventa luogo di resistenza culturale. Oggi è doveroso valorizzare e proteggere queste tradizioni produttive, che sono tra l'altro la testimonianza di un’identità culturale fatta sì di territorio, ma soprattutto, di persone”. Tra i fornitori, Riserva San Massimo per il riso, Cascina Corbari per frutta e verdura bio, l’azienda agricola il Cascinello per le piante aromatiche. E ancora Vanifarm o il Boscasso per i formaggi di capra. “Conoscere il prodotto finale avendone seguito ogni passaggio rende sicuramente speciale quello che facciamo”, dicono, e ora è giunto il momento di far conoscere a tutti il lavoro che c'è dietro “perché la filosofia e il messaggio di Altatto sono importanti tanto quanto i piatti che ne risultano”.
Pinches
“Abbiamo lanciato Pinches per stuzzicare anche le vostre menti!”. Di che si tratta? “Di una piccola fanzine stagionale dove vorremmo raccontare posti, viaggi, chef, prodotti, ricette”. Così, con l'aiuto di Alessandro Brunetti, che ha curato anche logo e sito, hanno sviluppato un piccolo magazine, “un po' per accorciare le distanze tra noi e il pubblico, un po' per raccontarci”. Il primo numero di Pinches (che letteralmente significa “pizzicchi”) è solo in italiano, “ma già dai prossimi numeri sarà bilingue”, e contiene un omaggio a Leemann che le ha fatte incontrare. “L'intervista allo chef ci sarà sempre, così come ci saranno il focus su un prodotto (questa volta è la barbabietola), le ricette, gli abbinamenti con i cocktail, le riflessione sui vini, principalmente naturali. Ci sarà sempre spazio per parlare degli eventi e dei nostri viaggi, Sara è stata per esempio in Giappone, dove ha visto un sacco di posti curiosi che vendono oggetti particolarmente interessanti, dalle ceramiche alle pentole, e ha voluto condividerli con tutti”. Una piccola rivista, dunque, che racconta un pizzico di loro. Brave ragazze.
a cura di Annalisa Zordan
foto di Valentina Vasi