Nel numero di luglio del mensile del Gambero Rosso raccontiamo la Murgia Tarantina, un pezzo di Puglia ionica che si sta facendo strada con una sua cifra essenzialmente enogastronomica, dove le protagoniste sono le Donne del Primitivo. Qui un'anticipazione del bel racconto.
C'è un mare aperto e limpido, ci sono i suggestivi paesi dell'entroterra, scavati nella roccia o incollati a gravine impressionanti. Un patrimonio diffuso di arte, cultura, archeologia intrecciato all'agricoltura che tradotto vuol dire da sempre buon vino e buona tavola. La Murgia Tarantina è ancora lontana dalle rotte del turismo di massa. Ma è arrivato il suo momento: questo pezzo di Puglia ionica si fa strada con una sua cifra essenzialmente enogastronomica. Protagoniste le Donne del Primitivo.
Il Primitivo di Manduria
Portabandiera e volano della crescita sono un vitigno e un vino, il Primitivo di Manduria, che, nemo profeta in patria, ha iniziato a raccogliere più successi all'estero che in Italia. Da noi scontava ancora l'idea di un vino surmaturo, non sempre pulito sul piano olfattivo, poco fresco, troppo alcolico. Un "vecchio" vino del Sud, per attingere da un luogo comune. Poi dieci anni fa l'inversione di tendenza: il Primitivo, tra Nero di Troia e Negroamaro, è stato definito come il frutto enologico più facilmente riconoscibile di questa regione. E così il Tarantino – con Manduria in testa che è anche la porta del Salento – ha conquistato lo status di territorio vitivinicolo. Il circuito enogastronomico segue di conseguenza, con un'accoglienza sempre più accurata (e anche sofisticata) e una cucina che si spoglia di una veste eccessivamente rustica.
Taranto
È dunque un posto che ti sorprende. A cominciare da Taranto che paga pegno da decenni per la presenza delle acciaierie Ilva. Il suo destino è ancora in bilico perché a tutt'oggi non si sa se esista o meno un’alternativa all’industria dell’acciaio nella Città dei due mari: il futuro del complesso industriale deve ancora essere scritto. E se la soluzione – o una tra queste – fosse nell'orgoglio di un passato dove tutto aveva una sua coerenza e bellezza, almeno fino allo scempio dell'industrializzazione? Una visita al Marta (il Museo Archeologico Nazionale) potrebbe offrire diversi spunti. Un ri-allestimento terminato nel 2016 ha evidenziato ancor più come questo sia uno dei musei più importanti d'Europa e che l'antica Taras, città fiera e non a caso di origine spartana, era tra i centri più fiorenti della Magna Grecia. Nelle sue sale il tema del vino è sempre presente con gli splendidi vasi del V secolo a. C dedicati al simposio. I crateri (le coppe) dedicati a Dioniso (dio nato dalla gamba di Zeus) raccontano delle pratiche di speziare il vino, di come questo dovesse essere bevuto, del gioco del κότταβος, che consisteva nel colpire un bersaglio con il vino rimasto nelle coppe: Il premio poteva essere un dolce o il bacio di un giovane (la pederastia non era di certo reato). Le donne raffigurate erano solo danzatrici o suonatrici perché non era loro permesso di partecipare ai simposi da protagoniste. Ben altra storia è quella delle tarantine di oggi – di nascita o di adozione – che nel percorso di crescita legato al Primitivo si sono ritagliate uno spazio importante e poliedrico.
Nel numero di luglio del mensile del Gambero Rosso vi raccontiamo questo pezzo di Puglia attraverso il loro sguardo e il loro impegno.
a cura di Francesca Ciancio
foto di Pietro Amendolara
QUESTO È NULLA...
Nel numero di luglio del Gambero Rosso,un'edizione rinnovata in questi giorni in edicola, trovate il racconto completo con le testimonianze delle Donne del vino: Anna Gennari (Produttori Vini di Manduria), Maria Teresa Varvaglione (Presidente Movimento Turismo del Vino Puglia), Simona Lacaita (Trullo di Pezza e Vinilia Resort), Simona Natale (Cantina Gianfranco Fino), Antonella Millarte (scrittrice e giornalista). Un servizio di 8 pagine che include anche un focus sulla cozza pelosa e gli indirizzi dove mangiarla, le spiagge più belle, i vini premiati con Tre Bicchieri nella guida Vini d'Italia 2018 del Gambero Rosso, gli indirizzi utili dove mangiare e dormire. E ancora il racconto del “vigneto ondeggiante” di Amastuola.
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