Trovato senza vita nella camera di albergo dove alloggiava in Francia, impegnato con le riprese di Parts Unknown. Le prime comunicazioni ufficiali parlano di suicidio.
Addio a Anthony Bourdain
61 anni e una vita trascorsa a raccontare ciò che più gli piaceva, guardare il mondo con la curiosità di un cuoco appassionato di cibo, dei suoi rituali sociali, di quanto stando intorno a un tavolo e condividendo segreti di cucina, in fondo, si avessero in mano le chiavi di una conoscenza profonda degli altri. Grande comunicatore prima di ogni altra qualifica – eppure il suo curriculum presenta una miscela esplosiva di ruoli, impegni, progetti illuminati da precursore del racconto gastronomico – Anthony Bourdain è stato trovato senza vita (ironia della sorte, proprio dal suo amico fraterno, chef di Le Bernardin e partner sul lavoro da una vita, Eric Ripert) qualche ora fa, nella camera di albergo in cui soggiornava in Francia, a Strasburgo, impegnato sul set di una delle sue serie televisive più celebri, Part Unknown (l'undicesima stagione ha esordito sulla Cnn giusto un mese fa,uno degli episodi, girato a Hong Kong, vede alla regia la sua compagna Asia Argento, a cui era legato sentimentalmente da tempo).
Cuoco, scrittore, esploratore del cibo
La notizia, ufficializzata dalla Cnn, rimbalza in rete e deflagra con la potenza che si porta dietro la difficoltà di comprendere una simile circostanza: di suicidio, parla senza appello il primo bollettino, riferendosi alla possibilità che il celebrity chef di New York, prossimo a compiere gli anni il 25 giugno, si sia impiccato per togliersi la vita. “Ci mancherà molto, e il suo talento non smetterà di ispirarci” recita la comunicazione ufficiale del network “La sua passione per le grandi avventure, i nuovi amici, il buon cibo e le storie più incredibili del mondo hanno fatto di lui un grande narratore”. Dalla cucina (negli anni Novanta executive chef della brasserie Les Halles, a Lower Manhattan) al mondo dei media, Bourdain è stato autore di libri diventati best seller – come Kitchen Confidential. Avventure gastronomiche a New York, pubblicato per la prima volta nel 2000 e rapidamente diventato un cult dello storytelling gastronomico (in tempi non sospetti), col suo mix di spunti autobiografici, cinismo, lucidità e grande capacità di fotografare ciò che realmente accade nelle grandi cucine - e programmi televisivi di successo, tradotti in tutto il mondo (proprio su Gambero Rosso, all'epoca di RaiSat, una delle prime messe in onda in italiano di Anthony Bourdain. Viaggio di un cuoco, poi diventato un libro altrettanto premiato da pubblico e critica). Tra le serie più celebri No Reservation - ancora sul dietro le quinte dei ristoranti, fino alle bettole più improbabili incontrate nelle sue trasferte da globetrotter - vincitrice di due Emmy Awards e numerosissime nomination. Con Parts Unkown, invece, il concretizzarsi del desiderio di raccontare la vita degli altri, indagando nella storia e tra le abitudini sociali di comunità agli antipodi, attraverso il “pretesto” del cibo. Tra gli ultimi lavori, l'autunno scorso, la co-produzione del docufilm Wasted!, contributo contro lo spreco alimentare. Mentre a lungo, da grande estimatore e conoscitore del cibo di strada, aveva lavorato negli ultimi anni alla realizzazione di un grande food market ispirato ai mercati del Sud-Est asiatico al molo Pier 57 di New York: progetto definitivamente sfumato alla fine del 2017 (chissà che ora non se ne possa riparlare). Irriverente, curioso, sensibile e impegnato in numerose cause sociali, ha contribuito alla divulgazione di un'idea di cultura gastronomica che non conosce confini, esaltando il valore della diversità, in cucina e fuori.
a cura di Livia Montagnoli