Aperto nel 2004, si è imposto sulla scena gastronomica di New York come modello per una ristorazione d'autore informale che ha rinnovato l'immagine del pub con cucina. Ma gli scandali sessuali che hanno travolto Ken Friedman, co-proprietario dell'insegna, portano all'abbandono della chef inglese.
Si sgretola l'impero di Ken Friedman
Fine di un'era a New York. La prospettiva che il mitico Spotted Pig fosse in procinto di crollare si rincorreva ormai da qualche settimana, ma nessuno, finora, aveva avuto il coraggio di sancirne la fine prima del tempo. Eppure gli scandali sessuali che hanno travolto Ken Friedman - ristoratore di successo al pari di Mario Batali, che con lui ha diviso le pagine di cronaca più tristi e imbarazzanti degli ultimi mesi, e ugualmente oggi assiste impotente allo sgretolarsi dell'impero costruito nella ristorazione – tutto lasciavano intendere fuorché per il solido gruppo fondato con la fidata April Bloomfield ci fosse speranza di restare in piedi. Così è stato: prima la tegola caduta sulla macelleria gourmet White Gold Butchers, che a marzo registrava l'addio di Erika Nakamura e Jocelyn Guest, protagonisti dietro al banco; poi la chiusura di Salvation Taco, l'insegna nata nel 2012 all'interno del Pod 39 Hotel di Manhattan, causa rottura degli accordi con la proprietà della catena alberghiera. E le voci insistenti che volevano in seria difficoltà anche le altre insegne del gruppo, dai locali gestiti all'interno dell'Ace Hotel (sempre a New York) agli avamposti sulla costa ovest, Tosca Cafè a San Francisco e l'ultimo arrivato, Heart&Hound a Los Angeles. A sorpresa, invece, la notizia circolata nelle ultime ore riguarda la decisione più difficile da prendere, maturata dopo una fuga di qualche settimana in Cornovaglia, dove Bloomfield è co-proprietaria di una guest house con ristorante e bakery aperta nel 2016 con lo chef britannico Tom Adams (unico progetto della cuoco inglese a non coinvolgere Friedman): Spotted Pig chiude.
April Bloomfield lascia Spotted Pig
O meglio, non vedrà più la presenza alla guida della cucina di April Bloomfield, che tra i fornelli del gastropub del West Village ha fatto scuola, promuovendo una moderna cucina informale d'autore in tempi non sospetti (era il 2004, e Spotted Pig faceva parte di quella avanguardia della ristorazione che nello stesso anno si concretizzava con David Chang e il suo primo Momofuku Noodle Bar e l'apertura di Blue Hill at Stone Burns, by Dan Barber). Un successo tale da ottenere la stella - persa solo di recente – e il riconoscimento come miglior chef assegnato alla Bloomfield nel 2014 dalla James Beard Foundation, che ora rischia di incappare in una damnatio memoriae senza appello. L'abbandono di Bloomfield segue la conclusione di un processo che ha portato i due ex soci a dividersi le proprietà: alla chef resta la costola sulla West Coast (quindi Tosca e Heart&Hound), oltre al controllo dei due ristoranti all'interno dell'Ace Hotel, the Breslin – steakhouse fondata nel 2009 – e il John Dory Oyster Bar, che ora la chef si prefigge di rinnovare. Mentre è definitivo l'addio allo Spotted Pig, che aveva segnato il suo esordio a New York, per concentrarsi sul recupero di quella tranquillità che negli ultimi mesi è mancata al suo staff, in vista di una compagnia solida e gestita in solitaria, “di cui poter essere orgogliosi”. Molto incerto, invece, il futuro dello Spotted Pig: al momento Friedman si trincera dietro l'assoluto silenzio.
a cura di Livia Montagnoli