A 88 giorni dal voto, la squadra di governo del professor Conte giurerà il 1 giugno alle 16. Al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali sale il senatore leghista Gian Marco Centinaio, attivista di vecchia data, con un passato nell'impresa del turismo. A lui il compito di condurre le battaglie indicate nel contratto Lega-M5S.
Chi è Gian Marco Centinaio
È Gian Marco Centinaio il nuovo ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali designato nella squadra di governo che, faticosamente, ha preso forma intorno alla figura del professor Giuseppe Conte. Una scelta perfettamente in linea con la trazione giallo-verde della nascente legislatura, che sull'esponente leghista farà affidamento per portare avanti le linee programmatiche del contratto di governo redatto da Lega e M5S in materia di tutela dell'agricoltura, sostegno della piccola pesca e made in Italy. Nei giorni scorsi, Centinaio – nato a Pavia nel 1971, laureato in Scienze Politiche con indirizzo economico-territoriale all'Università degli Studi di Pavia – era già accreditato nella lista dei ministri, pur dato al ministero del Turismo, che, si vociferava, potesse essere accorpato con quello dell'Agricoltura (e invece il Mibact è rimasto com’è, affidato ad Alberto Bonisoli), visto il pregresso come direttore commerciale di tour operator, a lungo legato al gruppo Club Med. Già Vicesindaco di Pavia, attuale capogruppo della Lega al Senato (il suo attivismo nel partito è una storia di lunga data, più volte si è definito “leghista fin dal primo vagito”) e grande amico di Matteo Salvini, era molto probabile che potesse spuntare un ruolo di peso anche una volta sfumata l'ipotesi Mibact, nonostante proprio lui, nei giorni scorsi, avesse messo un'ipoteca sul ruolo, dichiarando “mi piacerebbe occuparmi di quello che conosco”.
Il precedente leghista con Luca Zaia
Invece dopo il giuramento – oggi, 1 giugno, alle 16, 88 giorni dopo il voto - sarà a capo del Mipaaf, secondo esponente della Lega a ricoprire l'incarico dopo il precedente di Luca Zaia, ministro delle politiche agricole dal maggio 2008 all'aprile 2010 durante il governo Berlusconi. All'ex ministro di Conegliano, oggi presidente della regione Veneto, si lega la battaglia per la difesa identitaria del made in Italy agroalimentare, con provvedimenti mirati a contrastare le frodi alimentari, l'impegno a redigere un codice agricolo nazionale per semplificare il quadro legislativo dell'agricoltura italiana e stimolare l'impresa, il decreto per lo stop alla coltivazione di mais OGM sul suolo nazionale. E anche molte polemiche. All'inizio del 2018, in campagna elettorale, proprio a questo proposito si era pronunciato Gian Marco Centinaio: “C’è chi teme un ritorno della Lega al ministero delle Politiche agricole? La Lega è sempre stata quella dalla parte degli agricoltori. E il fatto lampante è che ancora oggi gli agricoltori rimpiangono Luca Zaia”. Ma nello specifico, il suo curriculum finora parla poco di agricoltura. Il 28 e 29 giugno, il neoministro sarà impegnato a Bruxelles, in sede europarlamentare per la discussione sul bilancio di previsione che comporterebbe tagli importanti agli aiuti all'agricoltura italiana. Sarà la prima occasione ufficiale per difendere le idee impugnate dalla Lega di Matteo Salvini in merito alle regole UE sull'agricoltura, in funzione di una maggiore libertà e competitività delle imprese italiane (il leit motif leghista, del resto, è ampiamente condiviso da Centinaio, e più volte rivendicato nelle scorse settimane: “Vogliamo un'Italia più forte in Europa”).
Il lavoro del Mipaaf secondo Contratto
Ma vediamo quali sono le principali questioni su cui Centinaio dovrà lavorare, secondo il Contratto Lega-M5S. Complessivamente sono quattro le pagine che vanno sotto la lettera A di Agricoltura, in cui emergono alcuni dei temi cari alle due forze politiche già dalla campagna elettorale.
Politica Agricola Comune
“Storicamente il Governo italiano è stato remissivo e rinunciatario in Europa, rispetto alle esigenze del settore agricolo, preferendo spesso lasciare il campo ad interessi europei opposti rispetto alle esigenze nazionali”. Quale proposta, quindi? “Il nostro impegno per il futuro” continua il testo “è quello di difendere la sovranità alimentare dell'Italia e tutelare le eccellenze del Made in Italy. A tal fine è fondamentale incidere nel contesto normativo dell'Unione Europea e condizionare le scelte all'interno della prossima riforma della Pac, nonché individuare strumenti per garantire tempi certi nell’attribuzione ed erogazione, da parte delle Regioni, dei fondi della Pac”. Un tema su cui non c'è tempo da perdere, considerato che proprio in questi giorni l'Europa sta disegnando gli scenari futuri per il settore primario, alla luce del nuovo bilancio comunitario 2021-2027, fortemente condizionato dagli effetti economici della Brexit (circa 15 miliardi di euro in meno nel bilancio Ue post 2020) e dalle necessità di fronteggiare i temi dell'immigrazione e dei cambiamenti climatici in un'Unione a 27 Paesi. I fondi stanziati per le politiche agricole potrebbero, quindi, subire tagli fino al 15%, passando da 420 miliardi totali ai 365 miliardi. Non ne resterebbere immune neppure il vino che con la Pac attuale ha beneficiato dell'Ocm per un totale di 337 milioni annui (2,3 miliardi in 7 anni).
Accordi commerciali
C'è, poi, un intero paragrafo relativo agli scambi commerciali con gli altri Paesi, dove viene ribadita la posizione meno aperta e permissiva rispetto alla politica adottata fino ad ora: “Il settore agricolo avrà altresì bisogno di un nuovo approccio europeo agli accordi di libero scambio con i Paesi terzi. Sarà quindi prioritario fare in modo che questi trattati siano necessariamente qualificati come misti dall’Unione Europea e pertanto, ratificati dagli Stati Membri ed esaminati dai Parlamenti nazionali in base alle rispettive procedure di ratifica”. Considerando che, visti gli ultimi risvolti, bisognerà fronteggiare, in prima battuta, la decisione di Trump di far scattare i dazi su acciaio e alluminio anche per l'Europa.
Si parla, poi, in modo specifico della Russia e della necessità di riconsiderare questo Paese “non come una minaccia ma quale partner economico e commerciale potenzialmente sempre più rilevante. A tal proposito” continua il testo “è opportuno il ritiro delle sanzioni imposte alla Russia”. Insomma, la famigerata “riabilitazione” di Putin di cui tanto si è discusso in queste settimane. Senza dimenticare, però, che proprio l'agricoltura ha pagato il prezzo più alto delle braccio di ferro tra Ue e Russia: come ricorda Coldiretti le sanzioni e il conseguente embargo verso i nostri prodotti agroalimentari è già costato all'Italia circa 3 miliardi l'anno.
Lavoro e Iva
Sul fronte lavoro, invece, si prospetta la possibilità di reintrodurre i voucher (aboliti un anno fa), per certi settori – agricoltura compresa – o trovare uno strumento simile che faciliti le assunzioni “La cancellazione totale dei voucher ha creato non pochi disagi ai tanti settori per i quali questo mezzo di pagamento rappresentava, invece, uno strumento indispensabile. Occorre pertanto porre in essere una riforma complessiva della normativa vigente volta ad introdurre un apposito strumento, chiaro e semplice, che non si presti ad abusi, attivabile per via telematica attraverso un'apposita piattaforma digitale, per la gestione dei rapporti di lavoro accessorio”.
Buone notizie per quanto riguarda l'Iva (anche se bisognerà vedere se ci saranno le coperture finanziarie), perché la posizione dei due partiti è categorica nel dichiarare: “l’intenzione di sterilizzare le clausole di salvaguardia Ue che comportano l’aumento delle aliquote Iva e delle accise”. Ma il tempo corre e se ne è perso già abbastanza.
Agea
Altro tema affrontato nel documento è quello relativo alla riforma dell'Agenzia nazionale per le erogazioni in agricoltura (Agea) e del Sistema informativo unificato di servizi del comparto agricolo (Sian). Non si specificano le modalità della riorganizzazione, ma va considerato che, proprio mentre si scriveva questo contratto, la riforma Agea è stata sottoscritta dal premier uscente e ministro dell'Agricoltura ad interim Paolo Gentiloni, con l'approvazione di un decreto che prevede l'introduzione di una piattaforma informatica che permetta una più forte integrazione tra le articolazioni regionali e la struttura centrale e la separazione netta tra le funzioni di organismo di coordinamento e di organismo pagatore attribuite ad Agea.
Ricerca, pesca e green economy
Nel documento M5S-Lega, si parla, poi di ricerca (con la creazione di un'Agenzia Nazionale della Ricerca), di territori montani e in pendenza (con una maggiore attività di tutela), di pesca (revisione dei “fermi pesca”) e di green economy (promozione dell'economia circolare), ma non è mai presente un riferimento esplicito alle parole vino o viticoltura, nonostante il settore valga complessivamente 19,6 miliardi di euro e le sue esportazioni abbiano raggiunto nel 2017 quota 6 miliardi di euro. Ma siamo sicuri che ci sarà tempo per recuperare… Certo, speriamo non soltanto alla passerella del prossimo Vinitaly.
a cura di Livia Montagnoli e Loredana Sottile