Continua il ciclo di interviste ai grandi gruppi stranieri che hanno investito nel territorio montalcinese. Dopo quella al nuovo ceo di Biondi Santi, ecco i progetti di ABFV: creazione di cru, sostenibilità e ospitalità. Il futuro? Magari in Lombardia, ma per ora si lavora su Chianti Classico, Brunello e Bolgheri
Con il passaggio di proprietà di alcuni dei marchi più prestigiosi, la filiera produttiva montalcinese sta subendo delle importanti trasformazioni. In questa nuova fase della storia di Montalcino, non sono più le famiglie o i singoli a intervenire bensì sono gruppi finanziari, soprattutto esteri, con ambiziosi progetti di sviluppo e con logiche di bilancio stringenti. Ciò, secondo alcuni, rappresenterebbe un rischio perché porterebbe alla diluizione del legame tra aziende e territorio così tipico dell'esperienza montalcinese e a cui si attribuisce gran parte dei successi del Brunello di questi anni. Con le attuali quotazioni della terra e dei vigneti, notano altri, difficilmente un giovane montalcinese potrebbe permettersi di dare vita a una nuova azienda o più semplicemente ipotizzare un ampliamento della propria. C'è da notare però che nessuna delle cantine passate di mano (Biondi Santi, Poggio Antico, Cerbaiona, Poggio di Sotto, Podere Brizio, ecc.) aveva la possibilità di assicurare un turn over interno oppure la capacità finanziaria per rilanciare l'attività.
Alejandro Bulgheroni Family Vineyards
Per capire meglio la portata dei cambiamenti in atto, abbiamo parlato con gli esponenti di alcune nuove proprietà con cui abbiamo discusso di programmi e di progetti. E così, dopo l'intervista al nuovo ceo Biondi Santi, Olivier Adnot, ora è la volta della ABFV (Alejandro Bulgheroni Family Vineyards) che nel corso del tempo ha costruito un importante insediamento a Montalcino. Dopo l'acquisizione di Poggio Landi (2012), storico podere della Fattoria de Barbi, è seguita Podere Brizio (2013), già dell'imprenditore bresciano Roberto Bellini (presente a Montalcino sin dagli anni Settanta con l'azienda Chiesa di S. Restituta), e infine le Tenute Vitanza (2016), nate per opera di Rosalba Vitanza e Guido Andreatta da un primo nucleo creato nel 1994. Si tratta di quasi 70 ettari di Brunello oltre a Rosso di Montalcino, Chianti e Igt. Il gruppo, inoltre, ha proprietà in Chianti Classico (Dievole) e Bolgheri (Tenuta Le Colonne e Tenuta Meraviglia). Complessivamente gli investimenti sono stimati in circa 120 milioni di euro. ABFV, inoltre, è presente con aziende vinicole in Argentina (Mendoza), Uruguay (Garzón), California (Napa Valley), Bordeaux (Cadillac Côtes de Bordeaux) e a Barossa in Australia.(www.bulgheroniwine.com).
Chi è Alejandro Pedro Bulgheroni
Classe 1944, Bulgheroni, come buona parte degli argentini, vanta origini italiane. La famiglia di suo padre era comasca e proprio da lui ha ereditato l'attività di famiglia, trasformandola insieme al fratello Carlos, in uno dei colossi mondiali dell'energia (petrolio e gas) dal valore di oltre 5 miliardi di dollari. Secondo la rivista Forbes, nel 2018 la stima netta del suo patrimonio personale è di 3 miliardi di dollari (primo posto in Argentina, 791esimo tra gli uomini più ricchi del mondo). Dalla fine degli anni Novanta Bulgheroni e sua moglie Bettina hanno sviluppato progetti avanzati di agricoltura, allevamento zootecnico, viticoltura, produzione di olio d'oliva, frutteti, apicoltura, silvicoltura e progetti di energia alternativa sino alla creazione del gruppo ABFV, ramificato in tutto il mondo. Il motto di Bulgheroni, secondo Forbes, sarebbe "Ricevi molti consigli perché è molto facile commettere errori". Molto saggio.
La squadra
Lo staff montalcinese, a cui in tempi più recenti si è aggiunto il general manager Stefano Capurso, è composto dall’enologo Giovanni Alberio dall’agronomo Lorenzo Bernini, con il supporto di Alberto Antonini, enologo e consulente esterno di fama internazionale, profondo conoscitore del terroir ilcinese. “Creare vini provenienti da vigne dislocate nelle aree più prestigiose di Montalcino” ci ha detto quest'ultimo “è una sfida affascinante. Da quelle storiche poste nella parte nord dell’areale di produzione a quelle di più recente acquisizione abbiamo un solo obiettivo: proporre vini che mantengano inalterate le caratteristiche di un terroir unico al mondo”. Il team opera insieme dal 2012.
Dei programmi montalcinesi ne abbiamo parlato direttamente con Alejandro Bulgheroni e il general manager Stefano Capurso, ex Ricasoli, incontrati a Podere Brizio a Montalcino e in occasione del Vinitaly a Verona.
Signor Bulgheroni, lei ha aziende vinicole in tutto il mondo ma l'interesse per il nostro Paese, e in modo particolare per la Toscana, negli ultimi anni è andato crescendo. Ci vuole raccontare perché?
La qualità dei vini è stato il motivo principale per cui ho scelto di venire in Italia. Alberto Antonini, che collabora come mio consulente da 10 anni e che mi ha accompagnato nei miei primi passi nel vino, mi ha sempre detto che per fare grandi vini, bisognava avere grandi terroirs. Per questo motivo ho scelto Chianti Classico, Montalcino e Bolgheri. Oltretutto le tipologie di vino che si producono in queste aree mi piacciono molto.
Qual è l'aspetto di Montalcino che alla fine lo fa preferire ad altri terroir? Il gusto del vino, la sua storia, la cultura che esprime, il paesaggio?
Credo che la Toscana sia un'esperienza, e il vino riassuma tutta questa esperienza. Tutti quelli che decidono di bere o di acquistare Brunello mentre lo consumano pensano ai paesaggi che hanno visto, ai luoghi che hanno visitato, ai sapori che hanno assaggiato. Per me tutto ciò è molto importante e nel mondo rappresenta una sorta di plusvalore anche culturale.
Lei ha fatto molte acquisizioni in Toscana e a Montalcino. Prevede di farne ancora?
In primo luogo, dobbiamo sistemare quello che già esiste, e poi non lo so, vedremo. La mia famiglia è originaria della Lombardia (il padre era comasco; ndr) e l'idea di andare anche lì mi piacerebbe, ma per ora ci dobbiamo concentrare su Dievole e Montalcino, dove stiamo rinnovando molti vigneti, facendo la cantina e l'agriturismo. Inoltre, abbiamo molto da fare anche a Bolgheri. Sono tutti aggiustamenti che richiedono tempo.
Prevede che il trend favorevole ai vini di alta gamma si sviluppi ancora nei prossimi anni?
Io credo che sarà sempre un mercato competitivo e noi dobbiamo essere sempre migliori, anche perché dobbiamo riuscire a vendere tutto quello che c'è dietro il vino. Naturalmente il Brunello deve essere di alta qualità, altrimenti non funziona. Ci dobbiamo far conoscere per le doti di eccellenza, sia del nostro vino sia per la nostra ospitalità.
Con il general manager Stefano Capurso siamo entrati nel dettaglio del progetto montalcinese.
Ci racconti le strategie per Montalcino...
Poggio Landi, dopo l'acquisizione della cantina di Tenute Vitanza già operativa, diventerà il marchio strategico per tutta la parte viticola a nord di Montalcino. Tra i nostri obiettivi la valorizzazione delle proprietà acquisite, attenzione all’impatto ambientale, rispetto della tradizione. Il gruppo ABFV d'altra parte ha come valori sostenibilità, tutela del territorio e la valorizzazione di tutti gli uomini che ci lavorano.
Quali sono gli elementi che caratterizzano specificatamente ABFV rispetto alle altre aziende presenti nel territorio?
Innanzi tutto, le cantine Bulgheroni sono senza barriques e senza tonneau, come del resto succede nelle altre tenute. L’obiettivo è di produrre un Brunello il più classico ed elegante possibile, orientato verso la massima espressione delle sue peculiarità. Noi applichiamo tecniche di agricoltura biologica, per mantenere i vigneti in equilibrio, assicurando un’ossigenazione costante del terreno per produrre uve di alta qualità. In questo modo, le radici delle viti traggono beneficio da un suolo vitale e possono svilupparsi e spingersi facilmente in profondità nel terreno, favorendo così la massima espressione del terroir. Inoltre, per la riuscita dei vini di territorio - secondo la filosofia del gruppo ABFV - la fermentazione alcolica è spontanea (cioè senza l'impiego di lieviti selezionati; ndr), mentre la fermentazione malolattica, è svolta in botti di rovere francese non tostato da 40-50 hl, all’interno delle quali avviene anche l’invecchiamento.
A Montalcino i vostri poderi hanno esposizioni e altitudini diverse, da 180 a 320 metri s.l.m. Come pensate di sfruttare queste opportunità?
L'idea è quella di fare dei cru nelle singole proprietà. Stiamo studiando i terreni e le diverse possibilità che ci offrono.
Ci può dire qualcosa di come si muove il gruppo?
Bulgheroni non è un grande intenditore di vino, ma gli piace e per il resto si affida allo staff aziendale. Naturalmente i conti devono tornare e c'è un impegno gestionale importante vista l'ampiezza e la distribuzione geografica delle aziende, ma c'è indipendenza dal punto di vista operativo. Il progetto ha richiesto investimenti importanti e ci stanno mettendo non solo capitali ma anche la faccia. Poggio Landi con il suo consistente patrimonio di vigneti è un player di primo piano del pianeta Brunello di Montalcino. Ciò ci consentirà di avviare strategie mirate sia per quanto riguarda la fase squisitamente produttiva, sia per quella concernente l’approccio commerciale con il mercato interno e con quelli internazionali.
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a cura di Andrea Gabbrielli
Questo articolo è uscito sul nostro settimanaleTre Bicchieri del 26 aprile
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