Il vigneto globale si stabilizza, la produzione è scarsa, gli scambi superano quota 30 miliardi di euro e confermano il momento di grande vivacità. In Italia, aumentano superfici vitate e consumi interni. Prime stime per la produzione 2018 dell'emisfero Sud.
Un potenziale viticolo che si mantiene stabile, una produzione tra le più basse di sempre, i consumi in ripresa per il terzo anno consecutivo e scambi internazionali vivaci che toccano per la prima volta i trenta miliardi di euro. Il quadro che emerge dalla consueta congiuntura primaverile dell'Oiv, Organizzazione internazionale della vigna e del vino, è da leggere con un certo ottimismo soprattutto per l'Italia. In primis, perché il commercio mondiale sta vivendo uno dei suoi momenti migliori di sempre e il nostro Paese, nonostante debba ancora migliorare il proprio posizionamento in diversi mercati, sta giocando un ruolo decisivo e da protagonista; in secondo luogo, perché i consumi interni dimostrano che l'aumento registrato nel 2015, dopo anni consecutivi di calo, rappresenta un trend in fase di consolidamento, che deve far ben sperare l'industria vitivinicola nazionale.
Il vigneto globale
Il direttore generale dell'Oiv, Jean-Marie Aurand, nella conferenza parigina sullo stato di salute del settore vino mondiale, ha parlato di stabilizzazione del potenziale viticolo. Con una superficie pari a 7,6 milioni di ettari, inclusi quelli destinati a uve da tavola e uve da essiccare, si può affermare che il quinquennio 2013-2017 abbia contribuito a frenare la costante erosione delle superfici, che era stata registrata a partire dal 2003. Spagna (13%, con circa un milione di ettari vitati), Cina (12%), Francia (10%), Italia (9%) e Turchia (6%) si spartiscono la metà delle superfici.
Nel corso del 2017, gli elementi da segnalare sono diversi: il rallentamento della progressione del vigneto cinese (che ha guadagnato 6 mila ettari), il forte calo del vigneto turco (-20 mila ettari) e di quello spagnolo (-8 mila ettari); infine, la buona notizia per l'Italia: l'unico Paese in Europa che ha visto aumentare le proprie superfici, con 5 mila ettari in più rispetto al 2016. Se si considerano i principali cambiamenti a partire dall'anno 2000, si nota una diminuzione del vigneto europeo (che ora è assestato a 3,3 mln/ha), di quello turco e di quello iraniano, un aumento di quello cinese e una stabilità per gli Stati Uniti e gran parte dei Paesi dell'emisfero australe.
Produzione storicamente bassa
Il 2017 ha toccato il minimo storico dal Duemila per quanto riguarda la produzione di vini e di mosti. I 250 milioni di ettolitri rappresentano infatti uno dei livelli più bassi di sempre, con un calo dell'8,6% sul 2016. Le ragioni sono da attribuirsi principalmente alle condizioni climatiche avverse che hanno condizionato il raccolto in Europa: Italia, Francia, Spagna e Germania hanno perso rispettivamente il 17%, 19%, 20% e 15%. Al di fuori dell'Ue, si registra una produzione superiore alla media degli anni precedenti negli Stati Uniti, Australia, Sudafrica e Brasile (con un balzo pari al +169% a 3,4 mln/hl dopo un 2016 disastroso).
Guardando nel dettaglio alla top ten mondiale, l'Italia con 42,5 milioni di ettolitri si conferma il primo produttore, seguita dalla Francia (36,7 mln/hl) e dalla Spagna (32,1 mln/hl). Alto anche il livello produttivo negli Stati Uniti (23,3 mln/hl) e Australia (13,7 mln/hl). Torna ai livelli medi anche l'Argentina (11,8 mln/hl) dopo anni difficili legati all'influenza negativa de El Niño nelle campagne. La Cina perde il 5% e si attesta al settimo posto nella classifica dei Paesi produttori seguita dal Sudafrica. Cile e Germania sono rispettivamente all'ottavo e al nono posto, ma perdono il 6% e il 15%. Decima piazza per il Portogallo: +10% a 6,6 mln/hl.
Consumi in ripresa
Alla voce consumi mondiali di vino, i 243 milioni di ettolitri stimati dall'Oiv per il 2017 segnano un leggero miglioramento rispetto all'anno precedente. "Dopo la flessione dovuta alla crisi economica del 2008/2009" ha sottolineato il segretario generale dell'Oiv, Aurand "il consumo mondiale di vino ritrova un'evoluzione positiva. E questa tendenza alla crescita si osserva dal 2014". Gli Stati Uniti restano in testa alla classifica dei Paesi consumatori, con 32,6 milioni di ettolitri nel 2017 e un primato non scalfito dal 2011 in poi. Seconda piazza per la Francia (27 mln/hl) seguita dall'Italia (22,6 mln/hl), Germania (20,2 mln/hl) e Cina (17,9 mln/hl). Questi primi cinque si spartiscono il 50% del consumo globale di vino. In linea generale, sembra essersi stabilizzato il calo che ha contraddistinto i Paesi storicamente consumatori (Francia, Italia e Spagna) e si conferma il continuo aumento negli Stati Uniti, in Cina e in Australia. In particolare, l'Italia registra il terzo incremento consecutivo dal 2014, con un consumo pro capite a 43,6 litri, terzo posto dopo Francia (51,2 litri) e Portogallo (51,4 litri).
Scambi vivaci
Nonostante il calo dei volumi pari al 3,4% rispetto al 2016, il mercato internazionale del vino dovrebbe raggiungere un valore di 30,4 miliardi di euro, con un aumento del 4,8%, confermando l'evoluzione positiva del commercio globale di vino partita nel 2001 e fermatasi solo per un anno (nel 2008). A volume, la Spagna si conferma primo esportatore (22,1 mln/hl); tra le crescite maggiori si segnalano quelle di Nuova Zelanda, Cile, Portogallo, Francia, Italia e Sud Africa, a fronte di un calo di Stati Uniti, Argentina e Spagna. Per quanto riguarda i valori, il superamento del tetto dei 30 miliardi di euro è determinato dai marcati incrementi registrati per Australia, Francia, Italia, Spagna, Portogallo e Nuova Zelanda, mentre si registrano diminuzioni per Stati Uniti, Argentina e Sud Africa. Nella speciale classifica a valore, la Francia, con 9 miliardi di euro mantiene il primo posto tra i Paesi esportatori, seguita da Italia, Spagna, Cile e Australia. Assieme, Francia e Italia dominano il mercato a valore con quote rispettive del 30% e del 19%.
Passando a considerare le tipologie di prodotto, i principali trend di mercato dicono che i vini fermi imbottigliati passano dal 54% al 57% delle quote, invertendo la tendenza ribassista osservata da diversi anni (tra 2000 e 2016 tale quota era scesa dal 65% al 54%). La Germania è il mercato con quote più elevate di import di vini in bottiglia, così come in Portogallo, Argentina e Francia. Se si considerano i valori, nel complesso i vini in bottiglia costituiscono il 72% di tutto l'export 2017.
Altro trend da tenere presente per il 2017 è quello legato agli spumanti che, con 8,6 mln di ettolitri esportati, sono protagonisti della crescita (+11,2% a volume e +8,9% a valore). Italia e Francia detengono rispettivamente il 18% e il 13% delle quantità esportate. Da notare che gli spumanti con l'8% del volume totale detengono il 19% del valore del vino scambiato a livello mondiale nel 2017.
Infine, tra i trend del 2017, il forte calo degli sfusi (contenitori superiori ai 2 litri) esportati che continuano a essere importanti per Spagna, Sud Africa, Cile, Australia e Usa, ma si riducono drasticamente in Germania, Argentina e Portogallo. Questa tipologia di prodotto con il 35% in termini di volumi rappresenta appena l'8% a valore.
Produzione emisfero sud (stime)
L'Oiv ha, infine, diffuso a Parigi le prime stime di produzione per l'emisfero Sud del mondo, che vedono una raccolta in crescita per Argentina (+14%), Cile (+19%), Nuova Zelanda (8,7%), Uruguay (+4%) e cali anche marcati per il Sud Africa (-20%) ma anche Australia (-8,7%) e Brasile (-11,2%). Troppo presto, ancora per le stime produttive dell'emisfero Nord, quello con la quota più importante. Se ne parlerà nei mesi estivi.
In sintesi
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Con 7,6 mln di ettari nel 2017, la dimensione del vigneto mondiale sembra stabilizzarsi.
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Nel 2017 sono stati prodotti 250 mln hl di vino, considerata una raccolta storicamente bassa, a -8,6% sul 2016, per via del clima sfavorevole nell'Ue (-14,6% a 141 mln/hl).
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243 mln hl di vino consumati nel 2017. Consumo quasi stabile dopo la crisi economica del 2008, che segna una tendenza positiva da 3 anni.
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Commercio mondiale: saldo positivo per volume (108 mln hl, +3,4%) e per valore (30,4 miliardi di euro, +4,8%).
a cura di Gianluca Atzeni
Questo articolo è uscito sul nostro settimanale Tre Bicchieri del 26 aprile. Abbonati anche tu se sei interessato ai temi legali, istituzionali, economici attorno al vino. È gratis, basta cliccare qui.