Un concorso che premia l'olio prodotto dagli istituti agrari italiani: in 15 hanno superato le selezioni di Oli d'Italia del Gambero Rosso. Ci raccontano l'esperienza.
Abbiamo un patrimonio ma lo conosciamo poco. La squadra dei circa 300 istituti agrari - di cui oltre un centinaio sono storiche realtà ben radicate sul territorio e nella tradizione - formano una compagine sempre più attenta alla formazione dei futuri agricoltori (ma anche tecnologi alimentari, veterinari ed enologia) e alla sostenibilità delle pratiche agricole. Uno spaccato abbastanza rappresentativo di questa realtà l’abbiamo toccata con mano alla consegna dei premi per il concorso Diploma d’Argento, voluto da Pandolea-donne dell’olio in partnership con Gambero Rosso e Re.N.Is.A. Rete Nazionale degli Istituti Agrari.
Diploma d’Argento
Il concorso è dedicato agli oli extravergine prodotti dagli istituti agrari italiani: sono stati in 15 a superare le selezioni (lo scorso anno sono stati 11) del panel di degustazione della guida Oli d’Italia del Gambero Rosso. Ad accogliere prof e studenti dei 15 istituti c’era il Direttore Generale del MIPAAF (ministero dell’Agricoltura) Felice Assenza che li ha accolti nella preziosa sala Cavour. Un gesto importante da parte del “padrone di casa”: un gesto simbolico, ma anche ben concreto. Infatti il direttore ha voluto fare un saluto sintetico, ma pieno di sostanza: ha toccato i principali nodi cruciali del settore agricolo e dell’olivicoltura in particolare evidenziando l’importanza dell’aumento di produzione (perché in sostanza – per il fabbisogno interno e per la produzione industriale – ne importiamo una quantità pari a quella che produciamo), dell’attenzione e della presenza sui mercati esteri e – quindi – della necessità di fare massa, di mettersi insieme, di fare fronte comune da parte degli agricoltori, partendo dalle organizzazioni di categoria che devono puntare ad unirsi e non a frammentarsi.
Olivicoltura: la lezione del Mipaaf
A questo proposito basta pensare che le circa 900mila aziende agricole italiane hanno circa 1,3 ettari di superficie a disposizione in media: una realtà che fa pensare all’artigianato e che per diventare influente deve saper aggregarsi. Poi, e non ultimo, il tema della qualità: fondamentale per affermare il made in Italy.
È proprio sul fronte della qualità che gli istituti agrari hanno accettato la sfida partecipando al concorso Diploma d’Argento: prof e studenti (ma anche presidi e tecnici) hanno scelto di sottoporsi al giudizio di un panel terzo e di accettare il verdetto; ma anche di confrontarsi con gli altri colleghi da tutt’Italia. Un passo importante verso l’aggregazione e lo scambio, che ben fa sperare per il futuro dei nostri agricoltori. A guardarli da vicino, questo istituti agrari non sono delle “semplici” istituzioni scolastiche: sono realtà piene di storia e di spessore, che gestiscono importanti aziende agricole e in cui l’obbligo dell’alternanza scuola-lavoro sembra trovare una dimensione idilliaca.
La prima scuola agraria d’Italia a Todi
Stefania Muti, insegnante di matematica al Ciuffelli Einaudi di Todi, spiega come lavorano: “Quest’anno abbiamo voluto incrementare molto le attività di laboratorio basate sulla scelta dei ragazzi e ciò ha avuto molto successo e partecipazione”. Gli fa eco uno dei ragazzi, Emanuele Colopardi, 19 anni, ospite del convitto, venendo lui da Caprarola (VT), terra di nocciole oltre che di olivi: “Sono felice di questa scelta. È il modo migliore per approfondire l’attività manuale che a me interessava. Quest’anno poi la riduzione dell’ora di lezione da 60 a 50 minuti ci ha permesso di inserire 3 ore in più al giorno per fare laboratori ed esperienze in campo: io ho scelto la potatura sia della vite che dell’olivo”. Questa di Todi è un’esperienza importante in Italia. Giampiero Scassini, docente di scienze e tecnologie, è orgoglioso dell’istituto: “Abbiamo un piccolo frantoio sperimentale. E facciamo fare ai ragazzi esperienza su tutta la filiera: dalla cura delle 500 piante d’olivo fino alla produzione di extravergine. E curiamo all’interno della scuola anche la parte chimica, con un piccolo laboratorio di analisi”. Non è un caso, quindi, che abbiano vinto il primo premio con un punteggio di 92: Tre Foglie piene se fossero stati in guida! Ma la realtà di Todi non è solo in campo. “I ragazzi sono stati coinvolti anche nella commercializzazione del nostro olio– sorride Gilberto Santucci, responsabile dell’azienda agraria dell’istituto umbro – Nel nostro frantoio si moliscono anche le olive prodotte da una fattoria sociale, anch’essa legata alla scuola, e di una fattoria didattica annessa: così anche gli olivi che abbiamo in cura aumentano. Si tratta di situazioni complesse e varie cui i ragazzi partecipano nell'alternanza scuola-lavoro. Hanno partecipato anche al progetto di recupero di un grande oliveto sequestrato nel corso di indagini per corruzione, i cui proventi sono andati a organizzazioni che lavorano nel sociale. Grazie al MIUR, poi, partecipiamo anche al recupero di un’antica corte contadina in cui faremo 900 metri quadrati di laboratori per la trasformazione agroalimentare: un progetto territoriale perché è aperto anche alle aziende agricole della zona e a corsi di professionalizzazione e specializzazione per adulti e non solo per gli studenti dell’Istituto”. Così lavorano nell’azienda agricola del Ciuffelli-Einaudi di Todi che scopriamo essere la prima scuola agraria dell’Italia unitaria: nasce infatti nel 1863.
A scuola di qualità e sostenibilità
Esce fuori, insomma, un racconto di esperienze importanti da questa piccola graziosissima sala-parlamentino del Mipaaf, tutta affrescata in stile Liberty e dalle calde luci e boiserie che fanno pensare davvero a uno spazio del periodo in cui all’agricoltura del Paese ci pensava Camillo Benso Conte di Cavour. Ma se allora erano i Sabaudi a tirare il carro italiano, ora le diverse realtà hanno assunto coscienza dei propri tesori e i ragazzi cominciano ad apprezzarli, a conoscerli e a lavorarli nelle scuole. Così fanno a Roma, presso l’Itas Garibaldi. “Noi abbiamo un bell’oliveto che si compone di diversi pezzi dove gli olivi sono stati messi a dimora fin dalla metà dell’800 – spiegano Attilio Ferraiolo e Franco Monti, rispettivamente insegnante di biotecnologie e coltivazioni vegetali e direttore dell’azienda agricola dell’Istituto – Oltre a Frantoio e Leccino, abbiamo diverse varietà particolari coma la Marina e altre cultivar piccole e molto verdi, tarde a maturare e ad annerirsi, che dobbiamo ancora verificare di che tipo siano: quest’anno, per esempio, ci hanno salvato proprio queste olive che hanno dato ai 20 quintali di extravergine che abbiamo prodotto degli importanti profumi e caratteristiche organolettiche fresche e vitali. I ragazzi nell’alternanza scuola-lavoro seguono tutte le fasi della lavorazione: il prossimo anno dovremmo riuscire a realizzare anche dei silos di stoccaggio delle singole moliture per poter fare lezione sui blend, sugli oliaggi. E abbiamo vinto un progetto per l’innovazione grazie al quale avremo a breve un nuovo frantoio in cui poter sperimentare la frangitura a ultrasuoni e particolari tipologie di gramole”.
L’accento sull’importanza delle nuove tendenze “verdi” lo mette Valentina Guarnieri, insegnante di chimica e trasformazione dei prodotti all’Iis Bettino Ricasoli di Siena: “I ragazzi sono molto motivati e molto sensibili ai temi della sostenibilità sia ecologica che energetica. Oggi, poi, rispetto a 20-30 anni fa, abbiamo molti più studenti: sono circa 400, rispetto al centinaio degli anni ’80. E sono giovani molto motivati che in larga parte provengono da famiglie di agricoltori del Senese, di Firenze e del Grossetano: ragazzi molto attenti e che hanno in casa propria un ulteriore laboratorio in cui fare esperienza. ma anche qui a scuola facciamo tanta attività in campo. E oggi, poi, non è più un classico istituto professionale dei vecchi tempi: oggi si boccia se non si studia! Le classi al primo anno sono di 30 persone e alla fine ne restano una ventina. Solo 4 su 20 studenti sono donne ed è un peccato! Ma il mondo legato alla terra si sta trasformando e sta crescendo molto”. Lo speriamo anche noi. E fanno ben sperare sia le parole del direttore generale del ministero, sia le storie di questi ragazzi e dei loro prof: parlano di un’altra agricoltura possibile, sulla strada della qualità e della sostenibilità, con l’occhio ben attento alla tradizione ma anche molto curioso verso il futuro.
Gli extravergine “promossi”
Gli istituti che hanno partecipato al concorso Diploma d’Argento e hanno superato il giudizio di Oli d’Italia del Gambero Rosso: i loro oli e le loro aziende sono il filo conduttore della prossima rubrica di giugno del mensile Gambero Rosso in edicola a fine maggio.
Il podio
1°
Monte Cristo - Iis Ciuffelli-Einaudi - Todi (PG) - isistodi.it
2°
Olio Extravergine di Oliva - Ipaa Benito Ferrarini - Sasso Marconi (BO) - istitutoserpieri.gov.it
3°
Tenuta San Paolino - Isis Paolino d’Aquileia - Cividale del Friuli (UD) - paolinodaquileia.gov.it
Gli altri classificati
Iis Stefani Bentegodi - Isola della Scala (VE) - stefanibentegodi.gov.it
Itas Giuseppe Pastori - Brescia - itaspastori.gov.it
Itas Dionisio Anzilotti - Pescia (PT) - agrariopescia.gov.it
Iis Giuseppe De Gruttola - Ariano Irpino (AV) - iisgdegruttola.it
Itas Giuseppe Garibaldi - Roma - itasgaribaldi-roma.gov.it
Iis Bettino Ricasoli - Siena - iisricasoli.it
Ita Nicolao Brancoli Busdraghi - Mutigliano, Lucca - politecnico.lucca.it
Iis Fanfani–Camaiti - Pieve Santo Stefano (AR) - isiscamaiti.it
Isiss Scorciarini-Coppola - Piedimonte Matese (CE) - isissmatese.it
Istituto Principi-Grimaldi - Modica (RG) - issgrimaldi.gov.it
Iiss Presta–Columella - Lecce - istitutocolumella.it
Iis Riccardo Lotti–Umberto I - Andria (BT) - iislotti.gov.it
a cura di Stefano Polacchi