Il nostro report da Cerea in 10 assaggi. Ecco le etichette che ci hanno colpito di più nella manifestazione ViniVeri
Compie 15 anni ViniVeri, la prima manifestazione italiana dedicata ai vini, e prodotti alimentari, prodotti nel pieno rispetto dell’ambiente e della sua biodiversità, secondo principi naturali e sostenibili. “Amore per la natura e i suoi cicli” il tema conduttore della 15esima edizione che ha raccolto 130 tra vignaioli italiani ed europei. Amore come arte del saper attendere, come “certezza che la natura non tradisce mai”, nelle parole del Presidente di ViniVeri Giampiero Bea. Tanti gli interventi e le degustazioni in programma, così come le aziende alla prima uscita. Ci siamo concentrate su quest’ultime, insieme a qualche classico imperdibile. Ecco i 10 assaggi che ci hanno colpito di più.
Franciacorta Pas Dosé Il Contestatore ‘13 - Il Pendio
Partiamo con l’ultima sboccatura, fresca fresca, di questo chardonnay coltivato nella parte alta, circa 450 metri di quota, di Monticelli Brusati. 42 mesi sui lieviti per una cuvée che esce dal coro per il suo carattere grintoso, il nerbo acido quantomeno vivace, senza risultare magro o stretto sul piano aromatico. Ha tensione e sapidità, ricordi agrumati croccanti e un finale saporito di mandorla e anice. Tanta energia e qualche spigolo da smussare con qualche mese in bottiglia. 30 euro in cantina.
Fine Metodo Classico Rosé - Bergianti
Batteria di grande carattere, e ottima pulizia gustativa, per questa realtà biodinamica nel modenese che produce seminativi, grani, legumi, con tanto di fattoria sociale. Il Fine è un metodo classico da Lambrusco di Sorbara che sosta 24 mesi sui lieviti, non dosato, come tutte le cuvée della casa. Colore buccia cipolla e profumi che ricordano la scorza d’arancia, le erbe spontanee e i piccoli frutti rossi. Bocca tesissima e sferzante, perfettamente giocata su un carattere maturo dell’annata e una vena acida rigenerante. Finale di melograno e lunga sapidità. Chiama tortellini in brodo con gli ‘occhi’, ovvero con il grasso che galleggia. Squisito e graffiante il Bergianti Rosso Metodo Classico 2013 da salamino. Bellissima scoperta; 15mila le bottiglie totali prodotte.
Costafredda ’16 - Carlo Noro
Tra le novità di questa quindicesima edizione di ViniVeri, annoveriamo questa giovane azienda che ha alle spalle una solidissima tradizione di preparati biodinamici. Due ettari nel comune di Piglio, divisi tra cesanese e passerina. Spicca la Passerina del Frusinate Costafredda 2016, succosissima e dal sorso rilassato e ben ritmato da ricordi di camomilla e pesca. Frutto puro e delicatissima punta tannica (il 20% delle uve fa macerazione), con sensazioni di tè verde che condano carattere e tensione. Elegante e armoniosa. Buono anche il Cesanese Collefurno di pari annata, appena marcato da sensazioni speziati un po’ astringenti.
Solo ’15 - Vodovipec
Per noi, il vino della fiera. Un vino misurato e profondissimo, capace di dire tantissime cose senza mai alzare la voce, senza strappi, con una declinazione sapida magistrale. Questa Vitovska, che sosta un anno in anfora con le bucce per poi passare 18 mesi in botti grandi di rovere, profuma di estate, sintetizza al meglio il carattere solare dell’annata e straordinaria complessità minerale dei terreni rocciosi del Carso triestino. Profuma di fieno, ma anche di ostrica, ha un respiro iodato che cresce lento e inesorabile nel bicchiere. Ancora basilico, tratto tannico ricamato, frutto puro, ancora richiami di menta e tè verde. Il finale è appena piccante, pepe e zenzero. Progressione incantevole e potenziale d’invecchiamento enorme.
Don Chisciotte ‘16 - Pierluigi Zampaglione
Due ettari vitati e una sola etichetta prodotta. Pierluigi Zampaglione produce vino a Calitri nell’Alta Irpinia, a ben 800 metri di altitudine e dal 1990 segue i dettami biologici. Qui le uve vengono raccolte tra fine settembre e inizio ottobre quando riescono a raggiungere la piena maturazione, per uno stile peculiare. La prima uscita del Don Chisciotte è del 2006: in breve è diventato un classico, guadagnano nel tempo in freschezza e profondità sapida. Lo dimostra l’annata 2016 tutta giocata sulla nota fumé e le erbe aromatiche, salvia e timo; preciso e netto, al palato è maturo e dalla scia minerale trascinante.
Barbaresco Rio Sordo ‘15 - Cascina delle Rose
Ha tanto da raccontare, anche se in fase embrionale, il Rio Sordo di Cascina delle Rose. Protagonisti Giovanna Rizzolio, suo marito Italo e i figli Davide e Riccardo, nella località Tre Stelle, nel comune di Barbaresco. Rio Sordo ’15 è un inno alla classicità del Barbaresco. Sfoggia una compostezza di beva e un rigore eccezionale. Sentori delicati di cannella, tabacco e profumi balsamici si riconoscono nel bicchiere, per una beva complessa e austera. Frutto maturo, e molto puro insieme a un tannino pregevole che placherà la sua potenza tra qualche anno.
Quinta da Serradinha ’15 - Antonio Marques – da – Cruz
Antonio Marques ha un passato nel mondo dell’economia e una predilezione per il mondo del vino. Nel 2003 riprende le vigne del nonno per produrre vini molto originali, caratterizzati da una spiccata acidità, valorizzando l’enorme patrimonio di vitigni autoctoni. L’azienda si trova nelle vicinanze di Leiria, un’ora di viaggio a nord di Lisbona, e si contraddistingue come una di quelle realtà pioneristiche del biologico. Quinta da Serradinha ’15 è un blend di castelato, touriga nacional e tinta miuda; colore scarico e brillante, i profumi ricordano il melograno e la macchia mediterranea con una piacevole e distinta nota di ginepro. Il sorso sorprende per la sua estrema freschezza, tannini cremosi e una freschezza sorprendente. L’influenza del vicino Atlantico è netta. Si beve, beve e ribeve. Importato in Italia da Alibante.
Montecucco Sangiovese Poggio d'Oro Ris. '12 - Le Calle
Siamo partiti dal Rosso delle Calle '17, che a dispetto del nome è un rosato (molto carico) da ciliegiolo che del vitigno conserva tutta la carica speziata e piccante; abbiamo continuato con il Montecucco Rosso Campo Rombolo '16 fresco, fragrante e croccante, di grande bevibilità. Abbiamo chiuso con una bella versione Riserva di Poggio d'Oro '12, che del territorio conserva il tratto fumé e lo sbuffo di sottobosco mentre il tannino è fitto e di buona grana.
Montefalco Sagrantino Campo di Raina '14 - Raina
Dai suoi 10 ettari sulle colline di Montefalco Francesco Mariani tira fuori circa 50mila bottiglie che parlano il dialetto regionale tra trebbiano spoletino, grechetto e sagrantino. La versione 2013 del Montefalco Sagrantino Campo di Raina ha carattere e grinta. Naso scuro, a tratti balsamico, ha tannino da vendere (dal sagrantino non ci aspettavamo da meno) ma ben gestito. Nota di merito a una versione terragna di Sagrantino Passito '14 e al Vermouth Numero Uno, 80% Sagrantino, 20% Trebbiano Spoletino aromatizzato con erbe aromatiche e spezie, equilibrato nelle sue piacevoli note di timo, rosmarino, china e rabarbaro.
Vino Santo Trentino '02 - Gino Pedrotti
Cinque ettari nella Valle dei Laghi sono più che sufficienti per creare un piccolo (e raro) gioiello di vino. L'etichetta dice 2002; nella bottiglia c'è nosiola in purezza, fatta appassire per cinque mesi (da fine settembre a Pasqua, per questo è vino "santo") che nel frattempo viene attaccata anche dalla preziosa botritis cinerea. Lunga e lenta pigiatura, lunga e lenta fermentazione, lunghissima maturazione (può uscire già a 5 anni per disciplinare, ma qui in azienda preferiscono aspettarne almeno dieci): il risultato è un profilo aromatico giocato su note dolci di castagna e noce, di grande fragranza e complessità. Armonia ed equilibrio e freschezza cercano di fermare il tempo che passa (come conferma un '85 custodito gelosamente sotto il banchetto nel quale abbiamo avuto la fortuna di imbatterci).
ViniVeri - Cerea (VR) - AreaExp – via Libertà 57 - 13-15 aprile 2018 - http://www.viniveri.net/
a cura di Stefania Annese, William Pregentelli e Lorenzo Ruggeri