Tutto il bello e il buono della vitivinicultura della Campania e – per la prima volta – anche della Basilicata. A Napoli, quasi una settimana per scoprire il meglio dell'enologia di queste due regioni, con oltre 100 produttori e circa 270 vini in assaggio.
I migliori vini di Campania e Basilicata sono stati protagonisti della rassegna Basilicata e Campania Stories, che si è tenuta a Napoli, dal 4 al 9 aprile, nei suggestivi spazi di Palazzo Caracciolo e della Reggia di Caserta. La novità dell’edizione 2018 è stata la giornata d’apertura dedicata ai vini della Basilicata. Il tradizionale appuntamento napoletano organizzato da Miriade & Partners è stato anche quest’anno l’occasione per presentare alla stampa nazionale e internazionale le nuove annate delle principali denominazioni di Campania e Basilicata e per visitare le zone di produzione di alcune tra le migliori eccellenze del nostro Sud. Numerosa la partecipazione delle aziende, con 18 produttori della Basilicata e 86 della Campania, per un totale di circa 270 vini in degustazione.
Basilicata Stories
La giornata d’apertura del 4 aprile è stata dedicata ai vini della Basilicata. Un tasting di 45 etichette tra bianchi, rosati e rossi, che hanno offerto un panorama esaustivo dei vini lucani e in particolare dell’areale del Vùlture, senza dubbio il più interessante della regione. L’antico vulcano, che con i suoi 1300 metri d’altitudine domina l’area nord della Basilicata, al confine con Campania e Puglia, costituisce un punto di riferimento anche per la produzione enologica. Il clima fresco e continentale, i terreni d’origine vulcanica, ricchi di sabbie, lapilli, rocce e suoli di disfacimento magmatico, offrono un habitat perfetto per l’aglianico, presente da secoli in Basilicata con cloni tipici del territorio. Le vigne si trovano ad altitudini comprese tra i 300 e i 600 metri e producono rossi profondi, strutturati, con un profilo piuttosto austero e sapido. Il tasting di Basilicata Stories, ha messo in luce un buon livello complessivo dell’Aglianico del Vùlture, che nelle migliori versioni sa esaltare la tipicità territoriale, portando in primo piano le peculiarità “vulcaniche” dei vini.
I migliori assaggi
Aglianico del Vulture Titolo 2016, Elena Fucci
Aglianico del Vulture Teodosio 2015, Basilisco
Aglianico del Vulture Grifalco 2015, Grifalco
Aglianico del Vulture Logos 2015, Ripanero
Aglianico del Vulture Pian del Moro 2013, Musto Carmelitano
Aglianico del Vulture Damaschito 2013, Grifalco
Aglianico del Vulture La Firma 2013, Cantine del Notaio
Aglianico del Vulture Nero degli Orsini 2011, Lagana
Aglianico del Vulture Stupor Mundi Riserva 2011, Carbone
Campania Stories: i bianchi
I vitigni a bacca bianca trovano nelle diverse aree della Campania una grande varietà di condizioni pedoclimatiche. La zona di Caserta, il Sannio, l’area di Napoli, con il Vesuvio i Campi Flegrei e la Penisola Sorrentina, l’Irpinia, la Costiera Amalfitana e il Cilento, formano un mosaico di terroir, diversi tra di loro e tutti molto vocati per la viticoltura. Nella regione Campania l’area vitata copre complessivamente una superficie di 25mila ettari, con una produzione di vini bianchi pari al 46% del totale. I suoli, spesso d’origine vulcanica, e i microclimi particolari costituiscono un habitat perfetto per la vite, che dimora in queste terre fin dai tempi della prima colonizzazione greca. La presenza di vitigni storici di grande valore, come fiano, greco e falanghina, oltre ai meno diffusi caprettone, coda di volpe, pallagrello bianco, biancolella, asprinio, catalanesca, fenile, forastera ginestra, pepella e ripoli rappresenta una grande risorsa di biodiversità da salvaguardare e valorizzare. La degustazione ha confermato la tradizionale vocazione della Campania a produrre bianchi di alto profilo. Fiano e greco, in particolare, esprimono vini di grande carattere e personalità, con un potenziale d’evoluzione e invecchiamento estremamente interessante, tanto da far preferire quasi sempre i vini affinati due o tre anni in bottiglia rispetto all’annata corrente.
I migliori assaggi
Spumante Metodo Classico Caprettone 2014, Casa Setaro
Catalanesca del Monte Somma Catalunae 2017, Tenuta Augustea
Pallagrello Bianco Caiati 2016, Alois
Vesuvio Lacryma Christi Bianco Vigna Lapillo 2016, Sorrentino
Costa d’Amalfi Ravello Bianco Selva delle Monache 2017, Ettore Sammarco
Costa d’Amalfi Furore Bianco Fiorduva 2016, Marisa Cuomo
Campania Falanghina Preta 2017, Capolino Perlingieri
Campi Flegrei Falanghina Cruna del Lago 2015, La Sibilla
Bianco Polveri della Scarrupata 2016, Nanni Copé
Fiano di Avellino 2017, Petilia
Fiano di Avellino 2017, Tenuta del Meriggio
Fiano di Avellino 2017, Vigne Guadagno
Fiano di Avellino Numero Primo 2016, Ventitréfilari
Irpinia Fiano Vigna Rotole 2015, Di Prisco
Fiano di Avellino Colle dei Cerri 2007, Di Meo
Greco di Tufo Vigna Cicogna 2017, Benito Ferrara
Greco di Tufo 2017, Petilia
Greco di Tufo Cutizzi 2017, Feudi di San Gregorio
Greco di Tufo Torrefavale 2016, Cantine dell’Angelo
Greco di Tufo 2016, Pietracupa
Sannio Greco Vento 2013, Capolino Perlingieri
Campania Stories: i rossi
Se fiano, greco e falanghina si dividono il palcoscenico dei bianchi, tra i rossi il protagonista assoluto è l’aglianico. Coltivato in molte zone della regione, regala espressioni diverse a secondo dei territori e delle scelte dei produttori. Le differenze tra vini sono abbastanza significative: si passa da versioni che sanno interpretare questo vitigno potente e spigoloso nel segno dell’eleganza, della profondità e della complessità, a versioni che restano imprigionate nella sua giovanile e scontrosa irruenza o che, con un uso del legno un po' troppo invadente, non fanno che sommare tannini dalle sensazioni secche e polverose alle sue naturali durezze. Sicuramente si può lavorare per elevare il livello complessivo dei vini e trovare una linea interpretativa che doni all’aglianico un volto qualitativamente più omogeneo. Tuttavia non sono mancati anche interessanti spunti provenienti dalle altre varietà autoctone a bacca rossa. È il caso del piedirosso, che nei Campi Flegrei e sui terreni leggeri di sabbie e lapilli della zona del Vesuvio, si esprime con particolare finezza o del palagrello nero, antica varietà già apprezzata al tempo dei Borboni, tanto da far parte della famosa Vigna del Ventaglio, realizzata per volere di Ferdinando IV a San Leucio, nei pressi della Reggia di Caserta.
I migliori assaggi
Campi Flegrei Piedirosso 2016, Agnanum
Vesuvio Lacryma Christi Rosso Don Vincenzo 2014, Casa Setaro
Costa d’Amalfi Furore Rosso 2014, Marisa Cuomo
Casavecchia Il gallo di fretta canta all’alba lontana 2016, Aia delle Monache
Rosso Sabbie di Sopra il Bosco 2016, Nanni Copé
Pallagrello Nero Cunto Murella 2014, Alois
Campania Rosso Terra di Lavoro 2012, Galardi
Irpinia Campi Taurasini Cretarossa 2012, I Favati
Taurasi Coste 2012, Contrade di Taurasi
Taurasi 2011, Borgodangelo
Taurasi Riserva 2008, Perillo
Taurasi Principium 2007, Vigna Maurisi
Paestum Aglianico Naima 2010, Viticoltori De Conciliis
a cura di Alessio Turazza