Un progetto imprenditoriale ambizioso, con l'obiettivo di presidiare un segmento dell'ospitalità finora inesplorato da Alex Atala, quello dell'hotellerie. La struttura sarà pronta solo nel 2021, ma lo chef brasiliano ha le idee chiare, e anche il D.O.M., in attività da 18 anni potrebbe trasferirsi all'interno dell'edificio.
Alex Atala. La sua storia imprenditoriale fin qui
Bisognerà aspettare il 2021 per vederlo realizzato, ma il progetto in cantiere fa presagire i piani ambiziosi di Alex Atala, sempre più saldo nel confermarsi ambasciatore della cucina brasiliana nel mondo e grande imprenditore di se stesso. A San Paolo, nella sua città natale, lo chef ha ormai all'attivo 4 ristoranti – il D.O.M. è l'insegna che l'ha portato ai vertici della ristorazione mondiale, Bio, locale informale aperto all day long, l'ultima delle sue scommesse nella grande metropoli brasiliana – e una fondazione impegnata a studiare la biodiversità alimentare e la cultura gastronomica del Brasile, Atà, fondata nel 2013. Protagonista di una puntata monografica della serie Chef's Table, che ne ha ripercorso la carriera portando sullo schermo la sua filosofia gastronomica e di vita, di recente ha anche officiato i giochi del primo congresso gastronomico organizzato in Brasile, Fruto, da lui ideato per porre l'accento sulla lotta allo spreco e l'etica in cucina. Ora, invece, si appresta a portare a termine un'impresa decisamente più materiale, da imprenditore rampante qual è.
D.O.M., l'hotel
D.O.M. si chiamerà il suo hotel da 35 piani, come il ristorante da cui tutto ha preso le mosse. E ospiterà pure diversi ristoranti e format gastronomici guidati dal team che Atala ha messo insieme negli anni, con la possibilità che anche il D.O.M. (stavolta il ristorante) possa trasferirsi all'interno dell'edificio di Jardins, da cui dista poche centinaia di metri. In aggiunta ai 5 locali in cantiere, inoltre, il team dello chef si preoccuperà delle colazioni, del servizio in camera e dei catering per gli eventi. Di 50 milioni di dollari sarà l'investimento stanziato dal gruppo per concretizzare l'impresa, che per la prima volta vedrà Atala alle prese con un segmento dell'ospitalità che gli è sconosciuto, ma apre moltissime prospettive di crescita. Non a caso, prima di strutturare un piano d'azione, lo chef brasiliano ammette di aver guardato a chi ce l'ha fatta, in mente un modello ben chiaro, quello del NoMad che Daniel Humm e Will Guidara gestiscono in partnership con Sydell Group: “A Daniel ho chiesto molti consigli”, racconta oggi a Eater Atala.
Ma l'approccio resterà molto personale, e identitario, con l'idea di trasmettere agli ospiti il senso dell'ospitalità brasiliana. E anche per dialogare con la città, il ristorante su strada sarà aperto al pubblico. Il progetto di ristorazione, del resto, sarà ampio e diversificato, e prevede il coinvolgimento di chef con cui Atala ha già avuto modo di collaborare, come Rodrigo Oliveira di Mocotò.
a cura di Livia Montagnoli