Le famiglie del vino al cambio generazionale. Parliamo di giovani leve che affiancano i patriarchi e danno nuova linfa alle attività di famiglia, attraverso percorsi innovativi per raccontare il territorio. È la volta del Vermentino di Gallura.
Continua l’appassionante racconto del cambio generazionale nelle case vitivinicole della Penisola. Questa volta andiamo in Sardegna, in particolare nella Gallura.
La Sardegna e la Gallura
Arrivare in Sardegna non è semplice, come è noto i collegamenti col continente sono scarsi e costosi. E a volte si ha come la sensazione di attraversare delle atmosfere, un po’ come la sonda Cassini – Huygens attorno a Saturno. Ma una volta arrivati sull’isola le peripezie del viaggio vengono totalmente ripagate da un territorio fine e articolato, lontano anni luce dagli stereotipi che gli gravitano attorno. La Sardegna ti sorprende, e lo fa anche attraverso l'arte. Con le opere di Maria Lai, il jazz di Paolo Fresu e la letteratura di Grazia Deledda, solo per citare alcuni nomi, attuali o passati. Una bellezza a trecentosessanta gradi che tocca l'intera isola. Compresa la parte nord-est, ovvero quella che va dal fiume Coghinas, fino a San Teodoro, la Costa Smeralda e l’arcipelago della Maddalena. È la Gallura, l’unica DOCG della regione.
Il Vermentino di Gallura
Dal punto di vista enologico la Sardegna è un’isola capace di mostrare le sue prodezze e le sue sconfitte senza mezzi termini e forse proprio per questo rappresenta una delle sfide più avvincenti di tutto il comparto. In particolare la Gallura - che gode di una certa notorietà grazie alla vicinanza con la Costa Smeralda - con il vermentino. Un grande vitigno mediterraneo, complici le condizioni pedoclimatiche uniche: suoli composti da disfacimento granitico, venti di maestrale e di scirocco, boschi di querce secolari, fiumi e macchia mediterranea che circondano la maggior parte dei vigneti e sanità diffusa delle uve. In più un aspetto fondamentale: la grandissima manodopera sarda che proprio in questi ultimi tempi sta acquistando competenza agronomica, uscendo pian piano da una concezione imprenditoriale basata sulla stagionalità per entrare in quella della specializzazione di settore. Tanto basta per sperare in un’audace nouvelle vague di produttori desiderosi di realizzare vini icone del Mediterraneo. Di seguito alcuni esponenti.
Vigne Surrau
Testimone di un’antica realtà rurale originatasi nello stazzo - insediamento agropastorale tipico del territorio - la famiglia Demuro porta avanti questa tradizione in chiave moderna, grazie a un gusto imprenditoriale giocoso e risoluto, intellettuale e politico, capace di contaminare un territorio atavico con un piglio avveniristico. Il background manageriale dei Demuro si basa sulla storia di Giovanni e Mariarosa che sono stati capaci di trasmettere ai loro 12 figli la cultura del lavoro, della casa e del vivere in una comunità. Reinvestire sempre per crescere insieme: questo concetto ha attraversato le vite dei loro figli, alcuni dei quali hanno saputo sfruttare la nascita della Costa Smeralda per divenire prima imprenditori edili di successo e poi chiudere il cerchio tornando alla terra con l’azienda vitivinicola Surrau.
Lo stile di famiglia
Tino Demuro è di sicuro il più avvincente sostenitore di questa avventura, un Indiana Jones ante litteram, capace di maneggiare curiosità, rischio e novità con destrezza e concretezza. Fortemente influenzato dall’amicizia con Fabrizio De Andrè e dalle abilità del Principe Karim Aga Khan IV, demiurgo della Costa Smeralda, sta lasciando oggi a figli e nipoti giovialità, efficienza produttiva e distributiva e l’utilizzo dell’arte, in particolare la fotografia, come linguaggio per identificare la Sardegna e la Gallura nel mondo. La bella cantina, un esempio di bioedilizia riuscita, ospita spesso delle retrospettive fotografiche esilaranti, non ultima quella su Maria Lai. Bene, ma quali sono i punti di discontinuità con le new generation? Sicuramente il coming out da una logica aziendale per entrare in quella territoriale, favorendo la nascita di una comunità vitivinicola capace di valorizzare ogni singola identità, diventando così glocal.
I vini
Le vigne della tenuta Surrau sono ripartite in 7 appezzamenti dislocati in diverse zone della piana di Arzachena e le colline di Luogosanto. La gestione agronomica dei vigneti è altissima. Per intenderci basti considerare il progetto Ga-Vino. Uno studio di ricerca finanziato dall’UE, in partnership con Agris Sardegna, Università di Sassari e CNR, che sta fornendo al team agronomico Surrau gli strumenti giusti per interpretare il linguaggio della vite ed esaltarlo. Poi sono il vento, l’escursione termica e la maturazione delle uve a fare il resto. L’interpretazione della cantina ha un savoir faire finemente bilanciato tra acciaio, cemento e vetro per i bianchi e barrique per i rossi. Il Branu 2016, è un Vermentino di impatto, classico , giovane e sapido. Lo Sciala 2016 è una versione superiore: luminoso, complesso ed elegante, con una struttura agile ed equilibrata. Finisce in un attimo, soprattutto se accompagnato da una fregola sarda con arselle. La versione vendemmia tardiva 2014 è interessante ma meno scattante. Lo Sciala 2010 è un vino marino, intenso, bronzeo. Arriva al palato con decisione e facilità, regalando un affondo fresco-sapido che sa di Mediterraneo. Da gustare ascoltando Creuza de mä di Faber. Last but not least il Brut Millesimato (Metodo Classico da uve Vermentino) 2014: una bollicina sulfurea, calibrata e corrispondente.
Masone Mannu
Arrivando in località Su Canale, frazione del comune di Monti, si viene accolti da profumi di macchia mediterranea quali elicriso, alchimissa (lavanda selvatica), mirto, corbezzolo, cisto e ginepro. Qui è immersa la cantina Masone Mannu, situata in una vallata a conca distante solo 10 chilometri dal mare, che si sviluppa su un corpo unico al tempo stesso elegante, selvaggio e minimalista. L'azienda è forse uno degli esempi più belli e riusciti di team bulding.
Lo stile
Il merito di Michele Ghirrà, il fondatore, è stato quello di creare nel 2003 l’azienda valorizzando un luogo unico. Concentrandosi su un miglioramento fondiario del vigneto e incrementando la produzione del Vermentino che qui ha trovato un territorio d’elezione. La nuova acquisizione avvenuta nel 2014 per conto di un fondo di investimenti dell’Azerbaigian, con sede a Londra, non ha svalutato o snaturato nulla, anzi, ha incrementato il tutto con un upgrade fondamentale. Un’iniezione di liquidità usata con discrezione, capace di custodire la visione enologica e le maestranze locali e al tempo stesso di virare sul biologico. Diversamente, l’investimento sul territorio si è arricchito di una visione internazionale capace di prestare attenzione al dettaglio, senza lasciare nulla al caso. Mantenendo quello che c’era dandogli solo più definizione e un approccio globale.
L'enologo
Dal 2006 Roberto Gariup, enologo friulano cresciuto alla corte di Marco Felluga e trapianto in Sardegna per sfida e per amore, gioca il ruolo di playmaker imprimendo una personalità ben precisa allo stile e all'evoluzione del vermentino, che nelle sue mani diventa un vino carismatico e longevo. Persuaso che la macerazione sia la via maestra per dare alla luce un grande Vermentino gallurese figlio del suo territorio, riconosce nel vento di settembre la capacità di influenzare il gusto del vino. Il magic touch dello scirocco è nel fermare l’estate sulle uve regalando vini sapidi, mentre quello del maestrale di favorire l’escursione termica esaltando aromaticità e verticalità.
I vini
Abbiamo assaggiato due anteprime, frutto di una sperimentazione che portano avanti da anni in cantina: il 47 giorni macerato è un Vermentino graffiante, espressivo nelle note di elicriso. Reattivo al palato e con un finale ammandorlato da brivido, un macerato mediterraneo in chiave friulana. Il 30 giorni macerato mette d'accordo tutti: è tardivo, affascinante, avvolgente e persistente. I due vini a breve verranno introdotti sul mercato. Il Roccaìa 2016 è cangiante, fermentativo nelle note floreali con cenni agrumati e iodati. Assaggio teso, cala un po’ nel finale ma è figlio di un’annata calda. Il Petrizza 2016 è arioso, salino, generoso e composto, di grande corrispondenza gusto-olfattiva. Ideale con pasta e ricci. Il Costarenas 2016 vendemmia tardiva(anch'esso un'anteprima), è un vino con un sottofondo dolce- sapido a rilascio lento, con un ritmo caldo e fruttato, da provare con culurgiones con crema di zucca arrostita e scaglie di mandorle. Il Roccaìa 2013, è un vino intellettuale. Macchia mediterranea nel bicchiere allo stato puro, è invitante, materico e agile. Un vino complesso ma goloso. Da gustare ascoltando Life on Mars?di David Bowie, magari accompagnandolo con un carpaccio di ombrina. Il Costarenas 2011 è affumicato, sulfureo, meditativo; perfetto con una tartare di tonno e semi di sesamo. In fine, il Collezione privata 2009: carnoso, morbido, sapido, progressivo e piccante; trasmette perfettamente le potenzialità evolutive del Vermentino di Gallura.
Vini Mura
Entrando nel confine sud della DOCG si entra nella vallata Azzanidò. Lungo la strada si ha la sensazione di stare sul set di “C’era una volta il West” ma una volta arrivati presso la cantina Mura il set cambia, e ci si sente piuttosto sull’isola di Lost. Il comune di appartenenza è quello di Loiri Porto San Paolo, a pochi chilometri a sud di Olbia e dalle spiagge incantevoli di Porto Istana, Capo Coda Cavallo e l’Isola di Tavolara. Il vigneto, uno tra i più vecchi della DOCG, si sviluppa per 9 ettari davanti alla cantina. Tutto intorno una vegetazione inizialmente bassa composta da cisto, ginestra e lentisco, pian piano si alza con il corbezzolo arrivando fino a querce e pini. Qui, la ventilazione costante data dall’incontro tra due correnti ventose, una proveniente dal mare e l’altra dalla montagna, oltre a favorire la quiescenza della vite, dona al luogo un carattere vivace, in continuo movimento.
Lo stile di famiglia
Nata negli anni '70 dalla capacità visionaria di Filippo Mura, l’azienda è diventata nel tempo un esempio di imprenditoria sarda capace di scrivere la sua storia con le proprie mani basandosi sulle maestranze del luogo e le caratteristiche del territorio. Quello che Filippo e Giovanna Rosa hanno lasciato ai loro quattro figli è stato l’insegnamento che la Sardegna non è solo una terra di conquista straniera. Un ottimismo ricorrente e la capacità di saper leggere la situazione sono i punti di continuità con la nuova gestione, oggi soprattutto nelle mani di due figli: Salvatore e Marianna. I punti di discontinuità sono la specializzazione agronomica ed enologica dei due fratelli e una forma mentis capace di correre i rischi di impresa con preparazione e consapevolezza tecnica oltre a una predisposizione caratteriale a lasciar si che “le lampadine si possano accendere in ogni momento”.
Il lavoro dell'enologo
A Marianna Mura, secondo enologo donna nella storia dell’isola, va dato il merito di aver contribuito alla ridefinizione del lavoro femminile in Sardegna. Con una sensibilità unica e una base di studi in biologia ha poi virato verso enologia terminando il suo percorso in Friuli, anche lei presso Marco Felluga, compiendo svariati viaggi in Georgia. La sua visione della vigna e del vino è a trecentosessanta gradi ed è capace di interpretare e portare tutta la biodiversità del terroir nei suoi vini. Considerare il vermentino un vitigno figlio del Mediterraneo le ha permesso di sviluppare una tecnica di vinificazione basata sul bâtonnage e la macerazione delle uve in barrique, dando così un’interpretazione unica e personale al Vermentino gallurese. Un Vermentino 2.0 che porta nel suo DNA i ricordi macerati che caratterizzavano l’interpretazione del padre.
I vini
Il Prisma 2016 è un Vermentino capace di esprimere chiaramente il suo intento: luminoso, floreale, con cenni mentolati, scorrevole e sapido. Il Cheremi 2016 è affascinate e generoso. Gioca poco sul frutto e molto su erbe aromatiche e tonalità iodate. Goloso e saporito ha un gran portamento con un finale lunghissimo. Da provare con polpo e farina di ceci. Sienda 2016 è magnetismo ed equilibrio allo stato puro. Oro alla vista ha una profondità sapida, profumi intensi e complessi di macchia mediterranea e cenni agrumati. Vivace e reattivo all’assaggio restituisce nel bicchiere l’unicità del suo territorio. Audace con un finger food made in Gallura come un piccolo burger di pecora, casizolu, giardiniera e salsa bbq, oppure perfetto con una zuppa gallurese. In alternativa compagno di “Que rest-t-il de nos amours” di Trenet interpretata da Richard Galliano, Jan Lundgren e Paolo Fresu.
Vigne Surrau - Arzachena (OT) - Località Chilvagghja, Porto Cervo - 0789 82933 - vignesurrau.it
Masone Mannu - Monti (OT) - Località S.S. 199 km 48 - 0789 47140 - masonemannu.com
Vini Mura - Loiri (SS) - Località Azzanidò - 340 260 2507 - vinimura.it
a cura di Emanuele Schipilliti
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