Circa 300 bollicine in degustazione e 70 banchi d'assaggio in rappresentanza di tutta Italia nella grande manifestazione dedicata agli spumanti nostrani. Tante le etichette interessanti, ma noi ne abbiamo scelte solo 9. Ecco le nostre preferite.
Lo scorso 2 dicembre presso l’Hotel Westin Excelsior di Roma è andato in scena lo Sparkle Day 2018. Manifestazione, che arrivata al suo decimo anno di vita, festeggia l’uscita della guida Sparkle dedicata unicamente al mondo delle bollicine Made in Italy ed edita dalla rivista Cucina&Vini.
La manifestazione
Più di 300 le etichette in degustazione per un totale di 70 espositori che per l’evento capitolino sono accorsi da tutte le parti d’Italia. I vini selezionati per questa edizione della guida sono stati 863, provenienti per lo più da Lombardia, Veneto, Trentino-Alto Adige, Abruzzo, Puglia, Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Marche, Umbria e Sicilia.
Nata nel 2003 e giunta ormai alla sua sedicesima edizione, la guida Sparkle è un unicum nel panorama editoriale italiano. Francesco D’Agostino, curatore della guida e direttore della rivista Cucina & Vini restituisce nel bicchiere una descrizione puntuale della scena spumantistica italiana. Negli ultimi dieci anni le bollicine Made in Italy sono state capaci di farsi interpreti di un trend globale; comprendendo le domande di mercato ed offrendo una risposta puntale fatta di numeri, export, know how, territorio, qualità e diversità.
Bollicine mon amour
Il bubbling italiano continua a sorprendere registrando dal 2003 al 2013 un incremento del 40% della produzione. Come ci racconta D’Agostino “sono tanti i dati per dire che assistiamo a due macroeventi, quello del vino immediato, leggero, piacevole che seduce il mondo e quello dei vini spumanti ad alto valore aggiunto che per accedere all’export devono garantire livelli di qualità elevatissimi, che possano confrontarsi col leader mondiale di categoria”. Lo stato di salute dei distretti spumantistici italiani è ottimale e le bollicine italiane sono sicuramente il prodotto più glamour di tutto il comparto agroalimentare firmato Made in Italy.
La degustazione
Prosecco
Gli assaggi ci restituiscono uno scenario variegato con molte conferme, scommesse riuscite e the next big thing. Il Prosecco in generale ha fatto della leggiadria uno stile. Particolarmente riuscito il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Collalto Dry 2016, note dolci e sapide dai contorni erbacei al naso ed un attacco di bocca dinamico e di piacevole persistenza.
Gli antipodi: Alto Adige e Sicilia
L’Alto Adige stupisce per il A.A. Riserva Hausmannhof Brut 2007 di Haderburg, da sole uve chardonnay, un metodo classico montanaro, fine, leggiadro a tratti esotico con un carbonica ben fatta ed una lunga sapidità nel finale. Niente male la versione Pas Dosé 2013 anche se perde di tensione nel finale. Il Riserva Nobile Brut 2013 D’Araprì è una sorpresa che il bombino bianco sa regalare agli estimatori più attenti. Al naso assume sfumature speziate, assaggio morbido ed affondo sapido con un chiusura fresca e bilanciata. Un vino con carattere e determinazione, bravi! La Sicilia è ben rappresentata dal Terre Siciliane Gaudensius BdB Brut di Firriato: solare, dal frutto carnoso e con una trazione fresco/sapida molto interessante.
Alta Langa
L’Alta Langa è per molti the next big thing della spumantistica tricolore ed il Totocorde Brut 2012 di Giulio Cocchi ne è un esempio: naso fine, verticale con un frutto elegante e ben espresso, avvolto da lievi sentori di tabacco e pan dolce. Assaggio deciso e calibrato, non perde mai tensione regalando sul finale di bocca freschezza e personalità. Austero e risoluto. Ottimo. Sulla stessa linea ma da un distretto diverso arriva il Lugana Nature Brut 2011 di Perla del Garda anche in questo caso è l’eleganza olfattiva a colpire mentre un assaggio di grande progressione ed equilibrio regala un affondo fresco-sapido ed un ritorno ammandorlato e fruttato di grande stile.
Franciacorta e Trentodcoc
La Franciacorta è una fucina di talenti e di conferme capace di offrire un esempio di qualità diffusa, personalità ed interpretazione del territorio e dell’annata. Il Trentodoc affida al Trento Domini Nero Brut 2011 di Abate Nero una delle interpretazioni più riuscite di Blanc de noirs affiancato da un Trento Brut di Balter in stato di grazia.
a cura di Emanuele Schipilliti