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Il nuovo volto della Cina. Viaggio in tre tappe nell'Oriente del vino

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Approfondita conoscenza delle denominazioni italiane, interesse crescente da parte di giovani e donne, materie prime da far invidia ai migliori locali tricolori. Altro che Paese da istruire. Sono passati 7 anni dalla prima degustazione del Gambero Rosso in Cina e oggi il Paese è veramente pronto

Il Worldtour del Gambero Rosso riparte dalla Cina

Sigarette accese in degustazione, sbadigli, sguardi persi nel vuoto. Una delle nostre prime degustazioni in Cina fu uno shock. In sette anni, il rapporto con il vino, nello specifico, quello degli addetti ai lavori, è radicalmente cambiato. Di certo, è cambiato anche il nostro approccio, perché un atteggiamento squisitamente tecnico qui non ripaga, bisogna fare uno sforzo in più: calarsi e rimettersi in gioco. E, anno dopo anno, abbiamo visto un pubblico sempre più giovane avvicinarsi al vino, sempre più volti femminili, sempre più curiosi e affamati.

 

Pechino e le nuove generazioni

L’evento di Pechino si è tenuto nel nuovo Intercontinental di Sanlitun, il quartiere modaiolo dei grandi ristoranti (e delle pizzerie). Le domande, il modo di degustare e parlare di vino confermano che ci sono ormai basi solidissime per costruire un percorso di crescita, e i numeri - lo vedremo tra poco – supportano la tesi. “Perché l’Etna Rosso non è una Docg se questa è la qualità media? Qual è la differenza tra versante Nord e Sud”?. Sono solo alcune delle domande sollevate in uno dei tre seminari proposti. Le carte dei vini a Pechino stanno finalmente uscendo dal binomio Toscana-Piemonte, sta cambiando la ristorazione, ci sono trattorie con taglio regionale, pizzerie gourmet e nuove aperture firmate. “Il mondo del vino italiano non sta considerando ancora la nuova generazione cinese e un mondo che è soprattutto femminile e aperto all’innovazione. La nostra comunicazione è ancorata a un pubblico maschile, di businessman. Oggi in Cina c’è un consumo diverso, un altro approccio, vogliono vini più facili, con un packaging accattivante”, commenta Francesco Paganelli, che da più di 25 viaggia tra Cina e Giappone e da 10 lavora come export manager per il Gruppo Cevico.

 

Shanghai, dove il vino fa tendenza

Se a Pechino, viste anche le temperature, il gusto è ancora molto legato a vini concentrati e muscolosi, a Shanghai si vendono sempre più vini freschi e bollicine con moderato contenuto alcolico, continua Francesco. Anche qui – l’evento del Gambero ha attirato più di 1200 persone - il cambio di passo sembra proprio dettato dagli operatori, importatori e giornalisti che cercano sempre più finezza e bevibilità, pur ammettendo divergenze con le richieste del mercato.

È in atto un grande cambiamento sul vino italiano. Le vendite stanno decollando e non vedo come questo trend possa fermarsi, almeno fino al 2019. Dovete considerare che il vino è qualcosa entrato da poco nel lifestyle dei cinesi. Vedo il 1997 come data spartiacque, in quell’anno abbiamo ripreso il controllo di Hong Kong, ci siamo aperti al mondo, al commercio, sono arrivati tantissimi expat, soprattutto qui a Shanghai. I ventenni di oggi sono cresciuti con il vino, sono stati influenzati dagli occidentali, sono ora abituati a bere vino a tavola. Ancora questa generazione ha poca capacità di spesa, sta finendo gli studi, ma a breve avranno molti più soldi e cambieranno il mercato. I risvolti sul vino italiano possono essere enormi”.

Su cosa punto? Sono pronto a scommettere sui vini lombardi per il futuro. Hanno tutto: storia, appeal, diverse tipologie che qui possono sfondare”, aggiunge Ray Chen, direttore vendite di Sinodrink.

Più che trend e cambiamenti di gusto, diversi manager e sommelier di ristoranti italiani a Shanghai rimarcano l’importanza di guidare la scelta, come fa, ad esempio, Gian Luca Fusetto, food & beverage director di 8 ½ Otto e Mezzo Bombana, in Cina da ben 9 anni:“Bisogna creare un rapporto di fiducia, poi si fanno guidare completamente. Qui da Bombana hanno imparato a bere maturo, anche sui bianchi. E la presenza del vino italiano è finalmente profonda grazie al coraggio di professionisti, che hanno filtrato e portato cose nuove. Shanghai corre a ritmo diverso rispetto al resto della Cina, qui si sono messe le basi, sono molto ottimista ma c’è da lavorare tanto nel resto della Cina, nelle città di terza fascia dove ancora non arriviamo”.

 

Meno controlli sul vino europeo

Un ottimismo sospinto anche dalla sospensione, fino a settembre 2019, dell’Harmonized Certificate che avrebbe portato ulteriori analisi e controlli sul vino europeo. Il momento è caldo.

I dati forniti dal centro Eusme, relativi al periodo Gennaio-Agosto 2017, certificano che l’Italia è diventata il quarto paese per esportazioni, scavalcata la Spagna, con una quota del 6.6%, pari a 107 milioni di dollari. Numeri in crescita, ma ancora incredibilmente esigui se si pensa alle dimensioni del mercato e alla quota francese, che da sola vale oltre il 43% di tutta la torta.

Le cantine italiane devono capire che la Cina ha regole e logiche commerciali completamente diverse rispetto a Stati Uniti o Europa. Nella vendita non si può replicare quel modello, dobbiamo calarci nella prospettiva cinese. Sono estremamente ottimista, ma ricordiamo che parliamo di Cina: qui il governo può cambiare le carte in tavola dalla mattina alla sera”, sorride Francesco Paganelli.

 

È ancora Hong Kong la porta dell'Oriente

E Hong Kong come si muove? Come al solito, fa storia a sé. A differenza della Cina continentale, qui non occorrono licenze d’importazione, non ci sono dazi e tassazioni, tutti possono importare, non è imprescindibile la conoscenza della lingua cinese. Di riflesso la competizione è spietata, la conoscenza media decisamente superiore. L’evento del Gambero Rosso, come di consueto, si è tenuto il giorno prima della decima edizione della Hong Kong Wine & Spirits Fair (9-11 novembre). I nostri intervistati in fiera evidenziano una minore presenza di buyer da altri Paesi asiatici, ma allo stesso tempo una domanda che finalmente si sposta sui vini di fascia alta, sui grandi vini, con un prezzo medio della domanda in crescita. Il Gambero Rosso tornerà ad Hong Kong in primavera, in occasione di HK Vinexpo (29-31 maggio), con una masterclass d’approfondimento su italian wines & spirits ed un grand tasting.

 

Decima edizione per Hong Kong Wine & Spirits Fair

Intanto, la Fiera che si è appena conclusa è stata anche l'occasione per per annunciare un'importante novità doganale. Il Governo di Hong Kong – ospite d'onore della manifestazione – ha, infatti, comunicato che il vino riesportato da Hong Kong usufruirà di sdoganamento immediato una volta arrivato nei porti di destinazione. Agevolazione che prima era limitata a cinque distretti - Pechino, Shanghai, Tianjin, Guangzhou e Shenzhen - e che adesso sarà estesa a 42 distretti. In questo modo, Hong Kong si riconferma porta principale per la Cina. "Nei primi otto mesi di quest'anno” ha dichiarato il vice direttore esecutivo di HKTDC, Benjamin Chau “le importazioni di vino di Hong Kong hanno raggiunto 7,5 miliardi di dollari. La maggior parte dei vini è stata importata dalla Francia, dal Regno Unito e dall'Italia. Le importazioni dagli Stati Uniti e dall'Italia hanno registrato una crescita rispettivamente del 16% e del 22%”.

 

Honk Kong scopre l’Oltrepò Pavese

Ottimi responsi per la prima degustazione a Hong Kong interamente dedicata al metodo classico dell’Oltrepò Pavese, ai suoi 3mila ettari di pinot nero e una vocazione che pesca in una tradizione di oltre 150 anni. Sette le cuvée presentate, per una lineup di alto profilo. Abbiamo visto facce stupite, incredule al costo delle etichette assaggiate, e non si può certo dire che gli operatori locali non siano abituati ad assaggiare ogni giorni nuovi territori e stili. “Ma qual è il posizionamento in Italia di questi prodotti? Come mai non ne abbiamo sentito prima? Con questa qualità e questi prezzi si possono aprire straordinari occasioni di mercato se si ha una strategia”, dice a caldo Lina Au Yeung della Camera di Commercio di Hong Kong. A volte bisogna andare all’estero per comprendere la portata di ciò che abbiamo per le mani…

 

a cura di Lorenzo Ruggeri

 

 

Questo articolo è uscito sul nostro settimanale Tre Bicchieri del 16 novembre

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