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Mercato Centrale di Roma. Le riflessioni di Umberto Montano a un anno dall'inaugurazione

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Fare imprenditoria nel settore della ristorazione è sempre un rischio azzardato. Specialmente in alcuni quartieri. Umberto Montano ci è riuscito a Firenze, facendo il bis a Roma, e triplicando l'offerta poi all’interno del Centro Commerciale I Gigli, ancora nel capoluogo toscano. A poco più di un anno dell'inaugurazione capitolina, abbiamo chiesto all'ideatore le sue impressioni.

Il Mercato

5 ottobre 2016. Sotto la Cappa Mazzoniana, il Mercato Centrale a Roma Termini apre le porte ai consumatori romani, con una lista di botteghe d'eccellenza e un piano riservato alla ristorazione d'autore firmata Oliver Glowig. Figlio del già collaudatissimo format di successo a Firenze, un anno fa il mercato capitolino poneva le basi per una rivoluzione del concetto di spesa, pasto e gastronomia nella Città Eterna, grazie all'impegno di Umberto Montano, imprenditore della ristorazione che da anni lavora col gruppo EC Vacanze di Claudio Cardini. Lo avevamo salutato con un po' di timore, il progetto nato all'interno dello spazio visionario realizzato da Angiolo Mazzoni negli anni '30 alla stazione Termini, con l'auspicio che potesse funzionare, ma consci del rischio che l'Esquilino non fosse ancora pronto per accogliere uno spazio simile. Ambienti ampi, design studiato per conservare l'anima conviviale del mercato pur in uno spazio – a differenza di Firenze – che prima mercato non era. Artigiani all'opera dietro le botteghe, materie prime e piatti pronti ben esposti sui banconi, da acquistare e portar via o da consumare al momento.

L'inaugurazione

Un progetto realizzato in pochi mesi che non ha tardato a cogliere l'entusiasmo del pubblico.“Stanotte non ho chiuso occhio. Sono stato assalito da tutti i dubbi da imprenditore, forse per la prima volta”, ci raccontava Montano il giorno dell'inaugurazione. Perché gli obiettivi e i rischi del Mercato Centrale stavolta erano tanti, a cominciare dalla riqualificazione del quartiere Esquilino, una zona che, nonostante l'intenso flusso di stranieri dovuto al transito dei visitatori in partenza o in arrivo dalla stazione Termini, ha sempre fatto fatica ad aprirsi agli stimoli internazionali condivisi dalle maggiori capitali europee.

Il Mercato Centrale un anno dopo

In un anno lo abbiamo visto crescere, accogliere romani e turisti, viaggiatori in cerca di uno spazio dove rifocillarsi dopo il tragitto in treno. Lo abbiamo visto ospitare eventi e degustazioni, festival e seminari, ma come è cambiato il Mercato Centrale nei suoi primi 12 mesi? “Più che di cambiamenti, parlerei di piccole modifiche: il dinamismo è nel dna del format, che mantiene sempre integra la sua identità”. Un anno di successi, con 2 milioni e mezzo di accessi e oltre 200 dipendenti assunti, per un giro di affari di 15 milioni di euro. “L'80% del pubblico è romano, e questo ci fa molto piacere, perché significa che il Mercato si è inserito a pieno nel ritmo della vita cittadina. Cerchiamo spesso di organizzare eventi di vario genere, coniugando cibo e cultura, proprio come dovrebbe fare ogni mercato”.

La riqualificazione dell'Esquilino

Un po' per i nomi già conosciuti dagli appassionati gourmet, da quello di Bonci a quello di Beppe e i suoi Formaggi, passando per Galluzzi, un po' perché evoca i sapori dell'infanzia, il Mercato riesce a raccontare la cucina e la tradizione romana. In uno spazio, e il merito è doppio, che è sempre stato considerato respingente e commercialmente segnato come fallimentare. “Per progetti di questo genere c'è bisogno della partecipazione sinergica di tre elementi: l'imprenditore, che deve investire in spazi di interesse pubblico, la pubblica amministrazione, che deve sostenere le iniziative di questo genere, e i cittadini, che devono trovare il coraggio di abbandonare i pregiudizi e cominciare a frequentare zone apparentemente meno accoglienti”. In via Giolitti, queste tre componenti si sono fuse insieme in maniera armonica, “non è un gioco facile, ma in qualche modo ci siamo riusciti, e dobbiamo continuare a far sì che queste collaborazioni avvengano”.

Il futuro del Mercato

Il Mercato è uno spazio difficile da gestire, perché riunisce più anime, quella delle botteghe artigianali e quella della ristorazione, che è sempre più integrata all'interno dello spazio - consiglio a tutti di provare il brunch!”, racconta Montano mentre, al pianterreno, imperversano i festeggiamenti di consumatori e addetti ai lavori per celebrare il primo anno di vita di un ambiente sui generis, in grado di abbracciare un target ampio ed eterogeneo. Ma prima ancora un'idea, un concetto dinamico e in continuo movimento: “Le variazioni fanno parte del Mercato, altrimenti come facciamo a restare sempre attuali?”.La prossima mossa? “Per ora ci concentriamo sui nostri tre punti. Sperando di proseguire sempre al meglio, con l'entusiasmo che ci caratterizza”.

Mercato Centrale Termini | Roma | via Giolitti, 36-38 | www.facebook.com/mercatocentraleroma/

a cura di Michela Becchi


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