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Vino, crolla la produzione mondiale del 2017

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 L'Oiv pubblica le prime stime: con 246,7 milioni di ettolitri è il quarto record negativo dagli Anni 50 a oggi. L'Italia conserva il primato su Francia e Spagna. Pesa negli Usa l'incertezza dopo gli incendi in California. I consumi globali sono stimati a 243,2 mln/hl.

L'Europa trascina al ribasso la produzione mondiale di vino, a un livello che non si vedeva da oltre cinquant'anni. Quello che l'Organizzazione internazionale della vigna e del vino (Oiv) ha certificato a Parigi è un passaggio storico. Perché, con appena 246,7 milioni di ettolitri (mln/hl) e una riduzione dell'8,2% rispetto allo scorso anno, il livello globale di vino risulta "eccezionalmente scarso" e "senza precedenti". Per trovare un dato simile occorre andare indietro al 1991 (con 251,6 mln/hl) e al 1994 (con 249,4 mln/hl). E se si va ancora indietro, l'annata 2017 risulta superiore solo ad altre tre annate: la 1957 (173,8 mln/hl), la 1961 (213,5 mln/hl) e la 1956 (219,5 mln/hl). Pertanto, risulta la più scarsa dagli Anni Cinquanta a oggi. Gelate tardive, siccità e alte temperature estive: tutto ha contribuito a condizionare il raccolto, soprattutto quello dei principali produttori europei dell'area occidentale. All'appello, in Europa, mancano 24 milioni di ettolitri di vino. Mancanza che condiziona il dato mondiale, compensato a sua volta da quanto si registra negli altri continenti.

 

L'Italia resta leader. Per il terzo anno consecutivo, l'Italia mantiene il primato produttivo a livello mondiale, ma c'è poco da esultare vista la vendemmia complicata e la qualità eterogenea delle uve che i produttori hanno portato in cantina. Tra i principali tre Paesi produttori, l'Italia perde il 23% sul 2016 (con stime di produzione a 39,3 mln/hl), la Francia perde il 19% (a 36,7 mln/hl) e la Spagna il 15% (a 33,5 mln/hl). Segno meno anche per Germania e Grecia, rispettivamente con 8,1 e 2,5 mln/hl e cali del 10% e del 5%. La Bulgaria, con 1,1 mln/hl (-2% rispetto al 2016), risulta in linea col suo potenziale, dopo la produzione molto scarsa del 2014. Fanno eccezione Portogallo (6,6 mln/hl), Romania (5,3 mln/hl), Ungheria (2,9 mln/hl) e Austria (2,4 mln/hl).

Gli altri continenti. Dall'altra parte del mondo le cose vanno un po' meglio, con una produzione di vino che, a giudizio di Oiv, dovrebbe risultare "abbastanza stabile". Torna a crescere l'America del Sud dopo un 2016 condizionato dagli effetti de "El Nino". In Argentina, la produzione 2017 risale del 25%. In Brasile, dopo un 2016 scarso sono attesi 3,4 mln/hl e un maxi aumento del 169 per cento. Nuovo calo in Cile: 9,4 mln/hl, con un -6,4% sul 2016. Negli Usa, in particolare, pesa l'incognita degli incendi in California che hanno distrutto vigneti e cantine. Le prime stime del governo che riferivano di una diminuzione di appena l'1%, a 23,3 mln/hl di vino potrebbero essere riviste al ribasso. Tra gli altri Paesi, cresce il Sud Africa (a quota 10,8 mln/hl) con +2% sul 2016. Per quanto riguarda l'Oceania, le stime Oiv mettono l'Australia a 13,9 mln/hl, con un aumento del 6% (è il terzo consecutivo. In Nuova Zelanda, invece, il 2017 segna un leggero calo (-9% a 2,9 mln/hl), ma rispetto a una produzione record nel 2016.

La stima sui consumi. Sul fronte dei consumi, infine, non sono ancora disponibili le cifre definitive, ma l'Oiv ha elaborato una proiezione che considera due scenari: uno sulla ripresa nel lungo periodo partita nel 2000, l'altro sull'andamento negativo di questo mercato a partire dalla crisi economica del 2008. Pertanto, il consumo mondiale di vino 2017 è inserito in una forchetta compresa tra 240,5 e 245,8 mln/hl, il cui punto medio è 243,2 milioni di ettolitri.

 

www.oiv.int

a cura di Gianluca Atzeni


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