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G7 dell'Agricoltura. Appuntamento a Bergamo per i grandi del mondo agricolo

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Dalla Carta del Biologico alla Dichiarazione sulle Indicazioni Geografiche, dalla discussione sulla Pac alla risposta ai cambiamenti climatici. Ecco di cosa si sta parlando nel G7 dell'Agricoltura. Intanto il monastero di Astino si trasforma in un tempio gourmet

La Settimana dell’Agricoltura e del diritto al cibo

Da Milano a Bergamo il passo è stato breve. Un percorso durato due anni e che sposta i riflettori dall'Expo del 2015 al G7 dell'Agricoltura nella città orobica, ma sempre sullo stesso fil rouge di Nutrire il pianeta. A fare, letteralmente, gli onori di casa, c'è ancora lui, il ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina, che nella provincia di Bergamo è nato e cresciuto e che adesso presiede il tavolo del Summit di Palazzo della Ragione alla presenza dei suoi colleghi dei Paesi più potenti del mondo (Francia, Germania, Giappone, Regno Unito, Canada e Stati Uniti).

Dopo l'appassionante esperienza che abbiamo vissuto a Expo Milano” spiega il Ministro “torna nelle nostre terre un momento internazionale di grande rilievo per confrontarsi sulle azioni e sulle responsabilità da esercitare in campo agricolo e alimentare per produrre meglio, sprecando meno e per garantire livelli di sostenibilità sempre maggiori al futuro dell'agricoltura globale”. Le domande sul tavolo del confronto internazionale sono molteplici: come sostenere la svolta ecologica? Come tutelare meglio i medi e piccoli produttori di fronte ai rischi determinati dalle calamità, dal cambiamento climatico e dalla volatilità dei prezzi? Come sviluppare un'efficace cooperazione agricola? “C'è bisogno di risposte internazionali” chiosa Martina “Anche per questo, a due anni da Expo, l'Italia rilancia il suo contributo a questa agenda globale”.

 

Per il G7 dell'Agricoltura è la seconda volta in Italia

In realtà, l'appuntamento di Bergamo è un ritorno in Italia. Il primo G7 dell'Agricoltura (anzi, ai tempi era un G8: al tavolo c'era anche la Russia) si tenne proprio nel Belpaese nel 2009, voluto dall'allora ministro delle Politiche Agricole Luca Zaia. Teatro del Summit era stato Castelbrando, in provincia di Treviso. Il secondo appuntamento è più recente, del 2016, e si è svolto a Niigata, in Giappone.

I lavori di quest'anno, invece, si svolgono il 14 e il 15 di ottobre e coinvolgono, oltre ai sette Ministri, anche Fao, Ocse, Ifad, World Food Programme su quattro principali filoni: sicurezza alimentare, gestione dei rischi in agricoltura, spreco alimentare e lotta ai cambiamenti climatici.

Ma di fatto, i “giochi” sono già iniziati: dal 7 ottobre, Bergamo è teatro di un fitto programma di incontri che stanno coinvolgendo associazioni di categoria, istituzioni, e produttori.

La Carta del Biologico di Bergamo

Uno degli obiettivi prefissati dall'Italia, per questo G7, è mettere nero su bianco una Carta del biologico, che si ponga in continuità con quella già scritta all'Expo di Milano. Per questo a Bergamo si è tenuto l'incontro Il biologico come modello di sistemi agricoli sostenibili,che ha messo i principali attori del settore attorno a un tavolo per definirne i punti essenziali del documento, come ci racconta il presidente Federbio Paolo Carnemolla: “Partendo dai principi fissati nella Carta del Bio di Expo, abbiamo voluto richiamare le caratteristiche che rendono il modello di agricoltura biologica e il percorso di transizione, l’innovazione più efficiente per rispondere alle grandi sfide dell’agricoltura anche nei Paesi del G7. Per questo, con la Carta di Bergamo chiediamo alla Presidenza italiana del G7 agricolo di portare al tavolo dei ministri questa opzione strategica, e di proporre azioni di cooperazione che consentano di sviluppare questo percorso impegnativo nei Paesi che guidano l’economia mondiale”. Si vuole, quindi, fare un passo in avanti rispetto alla Carta del Biologico di Milano, con la quale si era chiesto di mettere il tema della transizione al biologico fra le opzioni nel dibattito alla COP 21 di Parigi sulla lotta al cambiamento climatico e nella discussione sui nuovi obiettivi del millennio in ambito Onu. “A Parigi” dice Carnemolla “non si è discusso abbastanza del ruolo che può avere l’agricoltura per decarbonizzare il nostro sistema produttivo anche attraverso i principi dell’economia circolare, mentre proprio i 17 obiettivi fissati dall’Onu per la sostenibilità rendono chiaro come solo una massiccia transizione al modello agricolo biologico ne potrà consentire la piena attuazione. Crediamo, quindi, di aver anzitutto posto le basi per un approccio all’opzione del biologico non più solo su base culturale o etica ma anche scientifica e economica”.

 

Il G7 delle Indicazioni Geografiche

Altro documento condiviso, prodotto all'interno di questo G7, è la cosiddetta Dichiarazione di Bergamo sulle Indicazioni Geografiche, stilata nella conferenza G7 delle Indicazioni Geografiche, che ha coinvolto oltre 30 rappresentanze da quattro continenti. “I punti cardine della dichiarazione” ha subito commentato il ministro Martina “sono in linea con la nostra azione e, in qualità di Presidenza del G7 Agricoltura, li assumo come punto di impegno. Vogliamo lanciare un segnale forte per ridare spinta ai sistemi di protezione multilaterali in un momento storico cruciale in cui assistiamo invece a un ripiegamento verso antiche logiche protezionistiche”.

Se vogliamo vederla lunga e dare anche un'interpretazione politica”è il commento del direttore di Qualivita Mauro Rosati “credo che anche dalla tutela delle Ig possa partire una riaffermazione del ruolo dell'Unione Europeadi fronte a localismi e separatismi: se l'Ue sarà grado di garantire un mercato stabile, forte e soprattutto tutelato, verranno meno anche gli interessi a dissociarsi, anzi prevarrà un maggiore senso di comunità. Per questo al centro della discussione del G7 dell'Agricoltura, abbiamo voluto mettere il tema delle Ig con quattro filoni strategici e altrettanti richiami ai potenti del mondo per intervenire”.

 

I 4 punti della Dichiarazione delle Ig

Il primo punto della Dichiarazione delle Ig di Bergamo riguarda i Trattati internazionali: “il nostro è un richiamo a continuare a lavorare in questa direzione, servendosi di quello che riteniamo uno dei maggiori strumenti per garantire la parità di riconoscimento delle Ig”. Dopo il Ceta, ormai entrato in vigore - sebbene in regime provvisorio - i riflettori sono adesso puntati su Giappone e Cina.

Il secondo tema riguarda la sostenibilità: “Oggi la qualità e il riconoscimento sul mercato passa anche dalla sostenibilità” spiega il direttore “per questo vogliamo dire ai ministri di continuare a destinare fondi a questo ambito, inserendo l'off grid nella prossima Pac per dare maggiori stimoli e strumenti ai produttori per investirvi”.

Altro filone è quello della cooperazione: “Siamo convinti” continua il direttore“che le indicazioni geografiche siano un grande strumento di crescita anche per i Paesi in via di sviluppo, per poter portare sul mercato le piccole produzioni non tutelate. In questo senso, Italia e Francia hanno dato la loro disponibilità a fare, in un certo senso, da tutor ai Paesi emergenti: avere più indicazioni geografiche sul mercato non indebolisce le nostre, ma anzi serve a creare un sistema di cooperazione”.

Infine, la tutela via web, attraverso la trasparenza della Internet governance, con il coinvolgimento degli stakeholders, sia per la gestione da parte di Icann del sistema assegnazione dei nomi di dominio di primo livello e di secondo livello, sia per l’utilizzo dei nomi delle Ig nei portali di e-commerce e nei motori di ricerca. “Oggi” conclude Rosati“l'Italia si è accorta delle fake news – un tema che riguarda tutto lo scibile, compresi i prodotti Ig - ma di fatto è un fenomeno che esiste da anni. Per quel che riguarda le indicazioni geografiche vorremmo che il problema venisse anticipato, attraverso strategie comuni. Una su tutte? Spesso abbiamo chiesto ai motori di ricerca il diritto all'oblio, magari si può dare degli input agli stessi per dare le informazioni e delle indicizzazioni corrette. Se in rete si continua a parlare di Semisecco o Whitesecco al posto di Prosecco, gli americani continueranno ad acquistare quello. È il rischio di avere a che fare, non più con un mondo locale, ma con un mercato internazionale”.

 

Cambiamenti climatici e Pac

Altro capitolo, altro incontro. Quello sui cambiamenti climatici, su cui si è, invece, focalizzato il Crea nei diversi momenti di confronto di Bergamo. “Non possiamo più ignorare le conseguenze dei cambiamenti climatici” ha detto il direttore dell'Unità di ricerca per la viticoltura del Crea Paolo Storchi Lo abbiamo visto anche per quel che riguarda l'annata in corso e probabilmente dovremo abituarci a periodi lunghi simili a quelli di quest'anno, con alte temperature e senza piogge. Anche per questo, bisognerà ripensare alle nostre basi ampelografiche, magari introducendo nuovamente vitigni tardivi messi da parte in passato. Oltre a insistere su progetti di ricerca di varietà resistenti”.Fondamentale in questo senso si rivela la collaborazione internazionale, attraverso programmi di ricerca come Horizon 2020. Non da meno le scelte comunitarie della prossima Pac dovranno, in qualche modo, tener conto delle nuove esigenze: “Penso alla distribuzione dei diritti d'impianto” continua Storchi “oggi, alla luce dei cambiamenti climatici, potrebbe sorgere la necessità di cambiamenti di altitudine per l'impianto di certi vitigni. Cosa che al momento si scontra con il sistema delle autorizzazioni previsto dalla Pac 2014-2020”. Trovare un modo per una ridistribuzione meno rigida potrebbe essere una via possibile. Oltre a una delle tematiche che saranno affrontate, da più parti, nei prossimi giorni dal G7 in corso. Dal canto suo il Crea, invoca una Pac 2020 più flessibile (in grado di affrontare con rapidità i cambiamenti di un’agricoltura in continuo evoluzione), territoriale (che coinvolga e aggreghi soggetti diversi intorno a obiettivi comuni) e verde (in grado di misurare gli impatti ambientali a livello territoriale, attraverso la predisposizione di incentivi per il raggiungimento di target ambientali prefissati). “Solo in questo modo” si legge nel documento stilato dal Centro di ricerca “verrebbe riconosciuta e valorizzata la rilevanza della diversità dei sistemi agricoli e dei differenti modelli di agricoltura presenti nell’Ue”.

 

Le ultime novità dal Trilogo sul regolamento Omnibus

Per parlare di Pac è volato a Bergamo anche Paolo De Castro, il primo vice presidente della Commissione agricoltura del Parlamento europeo e capo del team negoziale del PE, reduce proprio dal quarto e ultimo Trilogo di Bruxelles tra Consiglio, Commissione e Parlamento sul regolamento Omnibus, in vista della Pac 2020-2026. “L’accordo fra Parlamento europeo, Commissione e Consiglio è stato raggiunto” ha annunciato “Come Parlamento europeo siamo molto soddisfatti: la proposta approvata in Commissione agricoltura è stata infatti adottata quasi interamente. Molte sono le novità contenute nella riforma di medio termine della Pac che siamo certi riusciranno a creare le condizioni per un miglioramento della posizione dei nostri agricoltori all’interno della filiera agro-alimentare, ad allargare la possibilità di accesso agli strumenti di gestione dei rischi e a semplificare l’applicazione del greening dell’attuale Pac”. Soffermandosi sul sistema vitivinicolo, l'europarlamentare ha spiegato che “le misure previste dalla Riforma Omnibus per le autorizzazioni per gli impianti viticoli saranno tre. La prima riguarda la possibilità che verrà data ad ogni Stato Membro - come richiesto dall’Italia - di definire limiti minimi e massimi di assegnazione di nuovi diritti per richiedente. La seconda escluderà dalla platea dei beneficiari dei nuovi diritti di impianto i richiedenti in possesso di superfici vitate impiantate in precedenza senza autorizzazione. Infine, ogni Stato Membro potrà decidere se utilizzare lo status di giovane agricoltore, per gli agricoltori sotto i 40 anni, come criterio per la concessione di nuovi diritti di impianto in modo addizionale a quelli attualmente previsti”.

 

Astino del gusto: il programma gourmet

Se Bergamo è la Capitale dell'agricoltura, il monastero di Astino è per tre giorni (13-15 ottobre) il suo tempio del gusto, con la partecipazione di 16 chef di alto rango, 4 pizzerie d'autore, 8 pasticcerie, 16 produttori e 32 cantine East Lombardy. Guest chef della kermesse e protagonisti dei cooking show live saranno Carlo Cracco, Heinz Beck, Antonino Cannavacciolo, Antonia Klugmann, Davide Oldani, Enrico e Roberto Cerea. Il programma completo su www.astinonelgusto.it

 

a cura di Loredana Sottile

 

http://www.astinonelgusto.it

Questo articolo è uscito sul nostro settimanale Tre Bicchieri del 12 ottobre

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